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Autore: Namielly    23/01/2020    1 recensioni
E poi ti conobbi, Naruto; eri come me. La tua solitudine era speculare alla mia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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“Per te.”


Il mio cammino verso l’introversione partì con le urla dei miei genitori, gli insulti gratuiti e quel loro ridicolo incitarmi a “fare meglio di mio fratello”.

Nato e cresciuto nell’incertezza, nella paura di non essere abbastanza e dunque di non essere amato, ho deciso che avrei puntato sull’accettazione esterna alla mia famiglia e ad essere ancora meglio del mio tanto idolatrato fratello. Il mio obiettivo era essere il migliore, e finché ho potuto lo sono stato. Eccellevo a scuola, nelle tecniche ninja, ma non sembrava mai abbastanza da superare quel genio di mio fratello. Tutti mi paragonavano a lui, ma mancava sempre qualcosa perché arrivassi al suo fantomatico livello.

Poi accadde. Sterminò la mia famiglia, quella famiglia che mi aveva sì disprezzato ma che io, con il mio cuore grande di bambino, avevo disperatamente amato. Ne rimasi distrutto, deluso, furioso. Giurai vendetta verso quel fratello che volevo morbosamente eguagliare.

L’accettazione esterna cominciò a mancare proprio allora, quando più ne avevo bisogno: eccoli lì, quegli idioti che tanto vuoi salvare, che si allontanano da me assieme ai loro adorati figlioletti.

“Ti vedo cupo, Naruto. Non provare pietà per me e non odiare loro; odia, invece, la mia incapacità di andare avanti.” Sussurro, mentre il mio passato ci scorre davanti e vedo con la coda dell’occhio il corpo di Naruto tremare.

Solo, distrutto nell’autostima e senza affetti a cui aggrapparmi, mi isolai nella mia camera buia, che altro non faceva che rimandarmi alla mente le urla di rabbia, il rumore degli schiaffi e gli insulti di mio padre. In parte, la rabbia nei loro confronti mi ha aiutato a superare il dolore per la loro perdita; non erano mai stati grandi genitori, soprattutto mio padre.

“Poi ti conobbi, Naruto; eri come me. La tua solitudine era speculare alla mia; il tuo modo forzatamente allegro di fare e quella luce di malinconia negli occhi mi permisero di riconoscermi in te.“

Ci siamo riconosciuti e amati, disperatamente, come solo due con lo stesso carico di dolore possono fare; un amore fraterno che sfociava nel melodramma e nel sacrificio l’uno per l’altro.

Ove c’eri tu, c’ero io e laddove c’era la tua stravaganza c’era la mia pacatezza. Eri la parte di me che mancava, quella rinnegata che infine il destino forzatamente ha deciso di piazzarmi davanti agli occhi.

Quanto ti ho amato, Naruto, e quanto ti amo; anche adesso che sto per ucciderti, se dovessi mai sopravviverti, saresti l’amore più grande della mia vita. Il nostro vissuto ci ha unito come fratelli ma la conoscenza ci ha fatto evolvere in qualcosa che non saprei definire: non è il solito amore romantico, quello che vedo negli occhi dei fidanzati o nelle loro bocche affamate di baci. No. T’amo di un amore che non m’è dato spiegare, che mi fa fremere di rabbia quando ti ho lontano ma che quando sei vicino mi sconvolge visceralmente il corpo fin dentro l’anima.

Sei la parte che mancava, quella che mi rende una persona completa, indipendentemente da chi ti scopi. Perché noi, senza toccarci ma solo con le parole, possiamo fare l’amore molto più di due corpi che s’uniscono. Tra le urla e le drammatiche dichiarazione, noi ci amiamo molto più forte di chiunque altro. E quando i nostri corpi, sudati e sfiniti, si scontrano ancora, ancora, e ancora, avviene un’unione che il sesso non può dare.

“Dicono che quando due ninja lottano duramente, possano vedere l’uno nel cuore dell’altro.”

E tu, Naruto? Riesci a vedere i miei veri sentimenti?” esclamo, guardandolo dritto negli occhi.

“Sas’kè…” sospira Naruto in un gemito che sembra venirgli da dentro l’anima; lentamente, mi si avvicina, gli occhi lucidi e la bocca tremante.

“Mi guardo le mani e immagino che si sciolgano, corrose dalla mia rabbia e dal mio odio, che caschino al suolo seguite poco dopo dal resto del mio corpo, lasciando di me solo una melma fumante.” sussurro fissandomi insistentemente i palmi delle mani macchiati di sangue.

“Mi guardo dall’esterno e vedo una persona schiacciata dal dolore, chiusa tra delle mura che si sorreggono forse solo grazie alla forza della disperazione e della paura.”

Vorrei poter vedere oltre il mio corpo piegato in due, vorrei scavarmi nell’animo e abbracciare quel bambino che ero, e che dentro di me c’è ancora. Vorrei consolarlo, dirgli che andrà tutto bene. Dirgli che non gli accadrà più nulla di male, che lui è forte. Forse, allora, mi risolleverei. Se solo quel bambino, nato estroverso e chiusosi per paura, capisse che può essere sé stesso senza che nulla di male gli accada, allora io, forse, tornerei davvero me stesso.

“Non c’è nessuno” singhiozzò lui, fissandomi “che io ami più di te. Se il tuo dolore dovesse ucciderti, ucciderà anche me. Moriremo insieme.” Protende una mano verso di me, mentre l’altra è intenta ad asciugarsi rabbiosamente le lacrime.

“Io non mi arrendo, ok?!” strilla, il labbro tremante “Non posso vivere senza di te… Un eroe cos’è senza la sua nemesi, no?” prova malamente a scherzare con voce arrochita.

Mi lascio scappare una risata triste “Cercherò di sopravvivere.”

Naruto mi stringe forzatamente la spalla e mi scuote con violenza.

“NO!” grida, gli occhi spalancati fissi nei miei “Tu SOPRAVVIVRAI! Chiaro?!”

“Fallo per me.” freme infine Naruto, gli occhi liquidi persi nei miei.

Il mio volto teso si scioglie in un flebile sorriso.

“Per te.”



   
 
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