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Autore: Greynax    23/01/2020    5 recensioni
Lily Evans cerca di essere un oggetto inamovibile, ma Sirius Black è una forza inarrestabile.
E Severus Piton non ne vuole proprio sapere di spostarsi dalla traiettoria.
Questa storia partecipa al contest "Personaggi random per situazioni random" indetto da Setsy/meiousetsuna sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Setsy
«Sev, è una sciocchezza! Una sciocchezza pericolosa - non capisco come fai ad essere così...»
«Così? Così come? Mh?»
«Così testardo. Non mi aspetto di riuscire a ragionare con Black, ma almeno con te sì! Facciamo finta, per un momento, che nessuno rischi di farsi del male - facciamo finta, okay -  quanti punti hai già fatto perdere a Serpeverde? Vuoi perderne ancora? Oh, non fare quella faccia! Non capisco perché continui a complicarti così tanto la vita, ti basterebbe lasciar correre - almeno una volta, una!»
«Lily.»
«Non ti azzardare ad attaccare con i "Lily", Sev, non t'azzardare. Li vuoi passare così i prossimi cinque anni? Sii almeno furbo, dannazione. Sono degli idioti, lo so, ma se continui così - Sev, basta con quella faccia!»
«Lily, guardami.»
«Ti sto guardando. Altrimenti come farei a vedere quella cavolo di espressione da...»
«No. Guardami! Guarda quello che mi ha fatto!»
«Oh, andiamo, quante storie. Sei solo un... un po'...»
Unto, avrebbe voluto dire, ma forse non era la parola giusta da usare con Severus. Stupido, testardo, suscettibile Severus. Coperto dalla testa ai piedi da una patina lattiginosa e viscida, con i capelli tutti appiccicati alla faccia e il naso che sembrava ancora più lungo, grazie a quella schifezza che continuava a gocciargli lungo il viso. Chissà cos'era, poi. Neanche con un anno e mezzo di frequentazione assidua della biblioteca di Hogwarts alle spalle Lily osava fare qualche cauta supposizione. Sembrava che un enorme fantasma avesse deciso di soffiarsi il naso con il suo amico, questo sì.
Sospirò, non esattamente sconfitta ma almeno rallentata. Si cavò di tasca il fazzoletto - quello bello, che le aveva regalato sua madre, quello con le iniziali vezzosamente ricamate in un angolo - e fece il gesto di passarlo al Serpeverde. Che, prevedibilmente, si ritrasse.
«Andiamo, Sev. Si può lavare, sai.»
L'altro sbuffò e basta. Lily abbassò il tono di voce, lo guardò con occhi così grandi ed imploranti da costringerlo a distogliere lo sguardo.
«Non ci andare. Adesso sei arrabbiato, è normale. Lo sono anch'io. Ma un duello con Black... è una sciocchezza. Di sicuro te ne rendi conto anche tu.»
«Mmmppffff.»
«Senti, perché non andiamo dalla McGrannit?»
«'fondoro.»
«Eh? Oh, dai! Cosa c'entra, adesso? Lo sai benissimo che, Grifondoro o meno, li farebbe pentire di aver messo mano alla bacchetta. L'hai visto com'è quando si arrabbia!»
L'aveva visto, sì, e di prima persona. La sua capacità di inimicarsi il prossimo era pazzesca, davvero. Lily non sapeva mai se chiedersi come fosse possibile riuscire a farsi odiare così tanto o domandarsi direttamente come fosse possibile sopravvivere in mezzo a tutto quell'odio.
«Mmmmh.»
«Dai, Sev...» lo blandì, con un mezzo sorriso, avvicinando piano il fazzoletto al viso dell'amico. Madornale errore. Con uno scatto repentino come quello di un uccello Severus prese immediatamente il volo, lasciandosi dietro una scia, come di bava di lumaca, e il suono umido delle scarpe zuppe di muco viscido che correvano lungo il corridoio di pietra.
Lily curvò le spalle. I suoi dodici anni le pesavano addosso come se fossero stati quaranta. A volte, tra sè e sè, lo chiamava "effetto Severus" - e subito dopo si sentiva uno schifo.

*******


«Lupin.»
«L-lily? Ehm, ciao?»
Non le faceva pena, proprio no. Anche se stava stringendo i libri al petto come uno scudo - hai voluto la bicicletta, adesso pedala, avrebbe detto suo padre. Hai voluto il tuo piccolo club di bulli? Affaracci tuoi, amico, adesso inizia perlomeno a pagare. A partecipare allo sforzo bellico, recluta cara.
«Non per essere scortese, ecco, ma come... come sei entrata qui? È, ehm, il dormitorio dei maschi» la informò, con vocina fioca fioca. A volte era sorpresa di non sentirlo direttamente cinguettare come un passerotto. Aveva più o meno la stessa presenza scenica.
«Lupin, devi parlare con Black. La situazione sta diventando ridicola, davvero!»
«Ehm...»
Lo bloccò piazzandogli l'indice a pochi centimetri del naso.
«Risposta sbagliata, Lupin. Devi parlare con Black.»
«Lily, non...»
«Oh, sssshhh! Sei suo amico, dannazione! Ti ascolterà, no?»
«...no.»
Risposta sbagliata, ancora, ma questa non se l'aspettava. L'indice proteso si accartocciò in un pugno moscio, dimenticato a mezz'aria.
«Come sarebbe a dire "no"?»
Ma Lupin, troppo impegnato ad imitare una testuggine, si limitò ad incassare la testa tra le spalle con aria colpevole. Lily affondò le dita nei capelli, strinse forte i pugni, coprendosi per un attimo il viso con due belle manciate di capelli rossi.
«Va bene» mormorò, senza mollare la presa sulle ciocche. «Ci parlerò io. Dov'è?»
«È, ehm, in bagno. Credo si stia facendo la doccia e - Lily, ti prego, non - cioè, te lo vado a chiamare io! Va bene? Ci  vado subito.»
Non ridere fu quasi un atto di violenza contro se stessa. Cosa temeva, che si infiltrasse nelle docce dei maschi? Ma si limitò a scrollare all'indietro i lunghi capelli ed annuire, grave, con cipiglio severo. Sperava di somigliare un po' alla McGrannit, onestamente.
«Vai.»
E lui andò, di tutta fretta, lasciandola da sola nella camera.

Fu con un sospiro che Lily si lasciò cadere sul letto, fu con un gemito di disgusto che scattò di nuovo in piedi, lontano dalla biancheria sudicia su cui si era involontariamente seduta. Non ebbe in realtà bisogno di sbirciare il nome inciso sul baule ai piedi del letto per capire di essere finita sulle mutande sporche di Black: sembrava proprio una cosa da lui. Rabbrividì, chiudendo per un attimo gli occhi. Per certe cose, non bastava neanche tutto il coraggio di Godric Grifondoro.
Mentre respirava piano (respiri piccini, ora che era consapevole del rischio biologico davanti a sè) sentiva giusto un paio di pensieri farsi pigramente largo nella sua mente. Anche loro suonavano stanchi, e il primo diceva semplicemente "avvertire un professore è l'ultima risorsa, rischierei di far precipitare la situazione - grazie, Sev, per il tuo carattere amabile". Il secondo non sembrava avere molto a che fare con il problema attuale: "Black dev'esserci andato nudo come un verme, a fare la doccia. Ha lasciato tutta la sua roba qua".
Per un qualche motivo, la sua vocina interiore continuava a ripeterlo. No, non aveva molto senso, non la stava aiutando.  Black aveva lasciato tutta la sua roba in camera, e se n'era trotterellato verso il bagno. Lupin era andato a chiamarlo, probabilmente sarebbe tornato entro qualche minuto. La camera era vuota. Black non c'era, tutta la sua roba sì.
La camera era vuota...
Lily riaprì gli occhi di scatto, si ritrovò la bacchetta in mano prima ancora di aver veramente preso una decisione.
Eppure, adesso sapeva cosa fare.

*******


Due accessi, e non sarebbero di certo entrati da quello che portava alla stanza delle armature. Quella porta si poteva quindi considerare perfettamente inutile - ma anche come via di fuga? Non che avesse veramente intenzione di fuggire - ah! Macchè. Un solo accesso, quindi, era l'unico importante. Poteva dare le spalle all'altra porta, farlo era sicuro. Non sembrava sicuro, ma lo era. E, comunque, l'idea di trovarsi con le spalle al muro era anche peggio.
Aveva fatto bene ad arrivare in anticipo, aveva tutto il tempo per osservare la stanza. E gli serviva tutto il vantaggio possibile.
Oggetti contundenti? Molteplici. Taglienti? Ancora meglio: con tutte quelle teche, c'era solo l'imbarazzo della scelta. Non che volesse davvero spaccarne una con la faccia di Black, e poi magari fargli ingoiare una delle targhe per "servigi resi alla scuola", fargliela mordere e calare il piede contro la sua nuca - ma erano comunque delle possibilità da considerare. Sorrise, immaginandosi già davanti ai professori - quegli avvoltoi inutili. Ops, Black è inciampato, avrebbe detto.
In realtà avrebbe annegato quel fottuto a forza di Aguamenti - suonava buffo, lo sapeva (se ne rammaricava), ma gli dava un vago senso di giustizia divina, visto quello che gli aveva fatto. E poi era sempre meglio cercare di fare il massimo del danno con il più innocuo degli incantesimi. Finire nei guai era meno probabile. Ops, non credevo fosse possibile fare del male con qualcosa di così inoffensivo, avrebbe detto. Forse dovreste rivalutare i vostri metodi di insegnamento, avrebbe aggiunto. E loro? Muti. Forse Lily gli avrebbe addirittura sorriso.
Sperava solo di non dover giocare sporco, venire alle mani era indegno di un mago. Ma era una speranza da idioti - quando c'era di mezzo Black tutte le speranze, in generale, erano da idioti. Che provasse pure a disarmarlo, non aveva paura. Sarebbero stati in due, e lui da solo, ma non aveva paura.

Così pensava Severus, senza remore nè morale, ragionevolmente compiaciuto con se stesso - finchè non sentì il rumore di passi. Il flusso di fantasie si interruppe di schianto, sostituito dall'unico brandello di saggezza ottenuto nei suoi dodici anni di vita. Pensato con l'accento pesante di suo padre, con il suo volgare pragmatismo: proteggi la testa. Se tutto va a puttane, proteggi almeno la testa - incassa con la fronte, se proprio devi, dove l'osso è più duro.
I passi si stavano avvicinando. E...
Che hanno da ridere tanto?, pensò Severus, con il cuore che gli batteva direttamente nei timpani.

*******

A sua discolpa, James aveva passato gli ultimi dieci minuti cercando disperatamente di trattenere le risate. Forse non tanto per riguardo verso l'amico, va bene, ammettiamolo. Però avrebbe voluto smettere, davvero! Ormai gli faceva male la pancia - a malapena sapeva più in che corridoio fosse, da quanto gli lacrimavano gli occhi!
Con un verso strangolato cercò di riportare la mente sui giusti binari, sulla solennità che un duello tra maghi richiedeva. Il trucco era smettere di guardare Sirius. Se non guardava verso la divisa così meravigliosamente e totalmente rosa dell'amico poteva riuscire a trattenersi. Una cosa da nulla.
Poi però si ritrovò a pensare che anche i mutandoni sotto la divisa erano così rosa e - oh, zietta Sirius, che bello vederti!
«Avrei dovuto portare Peter» sibilò Sirius, e se le sue labbra tremavano non era per trattenere una risata. Pareva più un tic nervoso.
Quando finalmente entrarono nella sala dei trofei James stava praticamente ululando.

*******

Il mostriciattolo aveva già la bacchetta in mano, e Sirius avrebbe scommesso cinquanta galeoni sul fatto che non avrebbe aspettato l'inchino di rito per scagliargli una maledizione in faccia. L'unico Serpeverde buono era un Serpeverde con la bacchetta spezzata a metà - e con la lingua tranciata via di netto, magari.
Che gli importava se Piton vedeva rosa? Lui vedeva rosso, invece. Da quando era tornato in camera per rivestirsi e aveva scoperto lo scherzetto di Lily, Sirius vedeva rosso. Arrivava ad ondate, come le risate di James, ma fu lo sguardo basito del mostriciattolo a farlo definitivamente annegare nella rabbia.

*******

«Tutto solo, Mocciosus? Nessun secondo? Non sono queste, le regole di un duello tra maghi. Male, Mocciosus. Molto male.»
«...cos'è. Una specie di scherzo, Black?»
«Tu sei uno scherzo! Vedo che non ti sei portato dietro la tua amichetta... sei sicuro di non volerti nascondere di nuovo dietro una ragazza?»
«È questo quello che stai cercando di fare? Dimmi, Black, per caso i tuoi genitori erano cugini di primo grado? Questo spiegherebbe molte cose.»
«Io non sto cercando di fare proprio»
«Devo parlarti al femminile, devo abbassare la bacchetta e dirti "oh, mi scusi signorina"?»
«Smettila.»
«È un duello o un'occasione galante, Black? Potter, forse dovresti riaccompagnare la tua fidanzata nella Sala Comune - mi sembra nervosetta, ha bisogno di stendersi.»

«Va bene, va bene» intervenne James, con la voce strozzata dalle risate e gli occhi ancora pieni di lacrime, impermeabile ad ogni brutto segnale proveniente dagli altri due. Alzò le mani, un po' teatrale, enfatizzò per bene le parole. «Il vostro bravo riscaldamento l'avete fatto. Ora, da bravi: inchinatevi e....»
E il mondo attorno a James esplose, in una pioggia di schegge di vetro ed imprecazioni.

*******

Lily osservava, spassionata, le clessidre. Con le braccia incrociate e il freddo della stanchezza addosso, una manciata di pensieri fissi in testa, un sacco di rimorsi. Aveva davvero pensato che potesse funzionare. La strega più brillante del secondo anno, diceva Lumacorno. E lei ci aveva creduto, pensava davvero che per far desistere un pallone gonfiato bastasse un intervento così piccino. Solo una specie di scherzo, uno di quelli che facevano davvero ridere, non come i loro. Qualcosa di buffo ed umiliante, qualcosa che costringesse Black a starsene nascosto nella torre di Grifondoro fino all'indomani. Un piccolo esercizio di trasfigurazione, un tentativo innocente.
Un tentativo inutile.
E, intanto che pensava, rubini e smeraldi continuavano a risalire le rispettive clessidre. Meno dieci punti, meno venti...

Prima o poi le cose miglioreranno, si disse.
Dovessi acchiapparli per i capelli e sbattergli la testa uno contro l'altro.

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Prompt: A causa di un incantesimo III° personaggio (Sirius Black) ha tutti i vestiti tinti irrimediabilmente di rosa, e deve presentarsi così ad un incontro con IV° personaggio (Severus Piton).


  
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