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Autore: Fuffy91    04/08/2009    3 recensioni
Strinse il pugno sul suo bastone magico, aggrottando il viso, corrucciato. Era ancora vigile, su di loro, e pronta ad attaccare. Poteva avvertire il suo respiro gelido sulla sua pelle e il suo risolino beffardo scuotergli le viscere. Sbarrò gli occhi, alzandosi dal suo seggio di scatto, attirando l’attenzione di Frodo e di Aragorn, che seguì lo sguardo di Legolas, dilatato e teso, verso un punto indefinito della boscaglia.
“ Arrivano.”
Sussurrò, nel momento esatto in cui una massa brulicante di orchi fuoriuscì dagli alberi, urlando e sguainando le loro armi.
AGGIUNTO 25° CAPITOLO!!! BACISSIMI, FUFFY91!!!^____^***
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Frodo, Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo19

Come previsto, la Compagnia della Gemma, capeggiata dall’amazzone Romilda, che cavalcava sicura il suo destriero bianco panna, giunse nei pressi dei territori delle amazzoni nel tardo mezzo dì. Avevano cavalcato il restante della notte, fino all’alba rosata e dorata, per poi essere coperti da un cielo turchese, privo di nubi e brillante dai raggi del sole infuocato.

“ Ecco, questa è Marzia, terra delle amazzoni dell’Ovest.”

Annunciò Romilda, arrestando il suo cavallo con una tirata di redini decisa e secca. Ben presto venne imitata dai suoi compagni, che crearono, ai suoi lati, due bande di cavalli maestosi posti in fila. Fra questi, spiccava Ombro Manto, il re di tutti i cavalli, che alla luce del tardo sole, il suo vello sembrava emanare una luce evanescente, come la veste e la chioma liscia del suo padrone, Gandalf il Bianco, che fu il primo a rompere il silenzio.

“ Molto caratteristiche, direi.”

In effetti, Mariza era una terra prospera di alberi alti, di tutte le specie, che si alternavano a praterie ricolme di alci, cervi e lepri saltellanti. Più in là, verso nord, si intravedevano alte rupi di roccia, dalle quali si videro svolazzare aquile stridenti che avevano posto sulle loro cime i loro ampi nidi.

“ Vogliamo andare?”

Propose, come se stessero per intraprendere una tranquilla passeggiata , per scegliere il posto adatto dove intavolare un pic-nic.

“ Certamente. Però vi avverto: dovremmo essere molto cauti. Le mie sorelle non sono famose per la loro ospitalità.”

Disse severa Romilda, e dopo un loro assenso, spronò il suo cavallo che corse lungo il declino della vallato, seguita dagli altri come un branco selvaggio. Per quanto fosse veloce, il destriero di Romilda venne superato da Ombro Manto, che si arrestò ai piedi della foresta su ordine gentile di Gandalf, che osservò il luogo in un misto di incredulità e desiderio di scoperta.

“ Sembra la Foresta dei Vell.”

Costatò Pipino, una volta che Gandalf scese dal dorso di Ombro Manto, che si allontanò con un nitrito, una volta che anche Pipino lo smontò.

Ben presto, i due vennero seguiti dai loro compagni e amici, anche se mancava Varen, che concordò con Taras di ritornare al palazzo di Murnirm per informare suo padre, Sir Edward e Sir Rayon degli ultimi positivi avvenimenti, e Luthien che, nonostante le speranze di Legolas, non si vide raggiungerli prima della partenza. Tuttavia, la pena dei suoi amici venne smorzata da Gandalf, che li rincuorò affermando che la loro compagnia li avrebbe affiancati nuovamente, molto presto.

In compenso, la sua assenza venne riempita da Romilda che, in veste di guida, li condusse nel fulcro di Marzia.

Nonostante il luogo sconosciuto, Aragorn mostrò di cavarsela molto meglio degli altri, a parte Legolas che, essendo un elfo silvano, era abituato a quel genere di vegetazione indomabile.

Anche Romilda lo notò, tanto che quando il re di Gondor aiuto Frodo a non cadere in una buca parzialmente profonda, gli disse:

“ Siete molto abile, per essere un damerino uscito da un palazzo di marmo.”

Aragorn sorrise alla sua ironia sprezzante, per poi risponderle con la sua voce profonda e pacata.

“ Ho vissuto come un ramingo per un lungo periodo della mia esistenza, viaggiando nelle Terre Selvagge del Nord.”

“ Curioso, anche Vanesia ha esplorato quelle terre. Forse l’avete incontrata.”

Aragorn ci pensò su, ma poi scosse la testa, rammaricato.

“ Credo di no. Quelle terre erano molto vaste. Non è da escludere che i nostri destini si siano incrociati, ma mai uniti.”

Romilda sorrise alle sue ultima parole, scostando un ramo raggrinzito con la sua spada.

“ Non credo. Vanesia non crede nel destino. È una donna molto concreta. Paradossalmente al suo ruolo, non solo una volta l’ho vista ridere delle nostre leggende. Ma penso che, sia proprio il suo carattere forte e deciso a farla diventare il nostro capo.”

“ Credi che ci appoggerà nell’impresa?”

Chiese Taras, saltando per evitare una zolla.

“ è possibile. Ma non ne sono sicura. Lei è pratica, sa riconoscere quando ha bisogno d’aiuto. Ma, come capo, deve adattarsi al volere della sua gente. E non sono sempre concordi con le sue idee.”

“ Quindi è finita.”

Urlò Will, tagliando un ramo ricolmo di foglie verdi, minacciando di bruciare l’intero albero.

“ Stupido! Non usare le spade di Amlach qui. Vuoi farci scoprire?”

“ Troppo tardi!”

Esclamò una voce squillante e femminile, che apparteneva ad una fanciulla che fuoriuscì dalle chiome di un faggio e atterrò dietro la schiena di Aragorn, immobilizzandolo e solleticando il suo collo con la lama luccicante di un pugnale.

“ Vi consiglio di deporre le armi, se non volete che la testa del vostro amichetto penzoli dal suo collo.”

Sibilò minacciosa ma divertita allo stesso tempo, forse per la posizione di stallo che si era creata.

“ Fate come dice.”

Li incitò Aragorn, alzando una mano verso Legolas che già aveva  teso una freccia dal suo elegante arco. Con il volto accigliato, ubbidì poggiando lentamente le sue armi al suolo erboso, seguito dagli altri, tranne Gandalf che depose la spada ma non il bastone. L’amazzone sembrò accorgersene, visto che gli disse:

“ Tutte le armi. Anche il bastone, vecchio.”

Gandalf le sorrise, con sorpresa di tutti, e fece cadere il suo bastone a terra, facendo tintinnare l’ammasso di spade, con i pugnali di Merry e Pipino, oltre che l’ascia fedele di Gimli.

“ Molto bene. Siete stati ubbidienti. Bravi bambini. E adesso, fate ancora i buoni e fatevi legale dalle mie sorelle.”

Suggerì dolce, mentre uno sciame di donne vestite di pelli di animali, che lasciavano il busto e buona porzione delle gambe e del decoltè scoperto, belle quanto pericolose, immobilizzarono con forza le braccia di tutti, trattenendo gli hobbitt per le spalle, stringendole forti quando cercavano di ribellarsi, tralasciando solo Romilda.

“ Tanya! Vieni a prendere il mio posto.”

Molto lentamente, l’amazzone ripose il suo pugnale, senza lasciare la presa su Aragorn che, stranamente, non si mosse né cercò di ribellarsi, quando l’altra di nome Tanya, prese il posto della sua aguzzina. Quest’ultima, poi, esaminò la sua persona da capo a piedi. In seguito, prese il manico della sua spada e quello del suo pugnale, nascosto nella cintola dei pantaloni da ramingo, gettando quest’ultimo a terra, insieme alle altre armi, ma esaminando a lungo la prima, sorridendo verso di lui.

“ Molto bella. Manifattura elfica, vero?”

Aragorn non rispose, ma lei proseguì.

“ Si, penso proprio che la regalerò a Vanesia. È il genere di arma che gradisce.”

“ No! Non potete farlo. Quella spada appartiene a lui di diritto. Nessun altro può impugnarla.”

Fu Legolas a parlare, dimenandosi alla stretta dell’amazzone che lo trattenne saldamente, afferrandolo anche per il collo. La sconosciuta lo guardò curiosa, ripiegando la testa da un lato e scrutandolo con occhi fiammeggianti di qualcosa molto simile alla ribellione. Quando avanzò verso di lui, Frodo la scrutò per la prima volta attentamente, illuminata com’era dalla luce del sole, che calda e vaporosa, filtrava dalle chiome degli alberi rigogliosi. Era una fanciulla molto simile a Violet, piccola e minuta, anche se i muscoli delle braccia e delle gambe erano tesi e tonici, rispetto alle membra morbide della biondina delle Luci di Fata. I capelli, corti e sbarazzini, le incorniciavano il volto ovale e delizioso, anche se i suoi tratti sembravano emanare tensione ed attesa, di un colore simile alla brace più infuocata. Alcune lentiggini spruzzavano sulle sue guance, sul nasino appuntito e sulle spalle, mentre gli occhi a mandorla brillavano di un nero di determinazione. Facendo vibrare la lama della spada di Aragorn, solleticò il mento perfetto di Legolas, che non si sottrasse al suo sguardo acceso.

“ Davvero? Nessun altro può? Strano, perché come vedi, elfo, io lo sto facendo.”

Gli disse, allontanando la spada da lui e caricandosela sulle sue spalle nude, continuò incurante di chi la stesse ascoltando.

“ E si sa, che non c’è nulla che io non possa fare.”

Annunciò allegra, guardandoli con superiorità.

“ Sempre modesta come sempre, non è vero…Oleandro?”

La ragazza si voltò verso colei che aveva pronunciato il suo nome, guardandola contrariata. Ma poi sorrise per nulla allegra.

“ Romilda, chi non muore si rivede. Anche se, avrei preferito non rincontrare il tuo bel faccino per un altro po’ di tempo.”

Romilda sogghignò alle sue parole, avvicinandosi a lei, per nulla impaurita. In breve le due donne si ritrovarono faccia a faccia nello spiazzo verde e luminoso che avevano creato.

“ Lo sai, Oleandro…mi sono sempre chiesta, dove sarebbe potuta arrivare la tua arroganza smisurata. Beh, oggi me ne hai dato la conferma. Non ha limiti.”

“ Ah, Romilda, Romilda! Mi deludi, lo sai…non avrei mai creduto che potessi scendere a tanto. Portare a Marzia un gruppo di stranieri senza il consenso della regina, solo per metterti in mostra. Oh, questo ti costerà molto.”

Concluse falsamente dispiaciuta Oleandro. Romilda rise della sua ipocrisia.

“ Quelle come te, Oleandro, mi fanno solo ridere.”

“ E quelle come te, invece, Romilda, solo piangere.”

“ Cosa vuoi?”

“ Combattere.”

Concluse l’amazzone, con gli occhi accesi di sfida, mentre un sorrisino eccitato si apriva sulle sue labbra.

“ Battermi con te e vincerti.”

Romilda sorrise beffarda. I suoi denti luccicarono al sole, spiccando sul suo viso color cioccolato.

“ Continua a sognare, Ole. Sai perfettamente che perderai, come sempre.”

“ Oh, chi è ora che pecca di presunzione, uh?”

Romilda e Oleandro si fissarono per attimi eterni, finché la tensione trasportata dall’attesa si sgretolò come polvere, quando Romilda parlò.

“ D’accordo, accetto. Ma a una condizione…”

“ Quale?”

“ Se vinco io, tu lascerai andare i miei amici e non ti opporrai quando li guiderò al cospetto di Vanesia.”

“ E se, come logico, vincerò io?”

Chiese Ole, facendo roteare la spada di Aragorn da un braccio all’altro, per poi lasciarla cadere al suolo, infilzandola in una zolla.

“ Se vinci tu, sarò tua schiava in eterno, finché non soccomberai, che sia la vecchiaia o la spada di un nemico a prenderti.”

A quella proposta, il viso di Oleandro si accese di piacere, per poi sorridere contenta.

“ Accetto.”

“ No, Romilda. È troppo per un semplice rilascio.”

Disse Will, animandosi.

“ Decido io se la posta sia alta o meno. E questa non lo è.”

Disse secca, zittendolo. Poi sfoderò la sua spada, mentre Oleandro impugnò due pugnali ben elaborati ed affilati.

“ Bene. A te la prima mossa.”

Le disse gentile, ricambiando il suo sorriso.

“ Con piacere.”

Poi con un urlo si avventò su di lei, attaccando incessante e senza freni. Romilda parò i suoi colpi uno ad uno, come se li conoscesse da sempre. Tuttavia si sbilanciò quando Ole le dette un calcio nello stomaco, dandole la possibilità di attaccarla al fianco, riuscendo solamente a strappare un lembo della sua veste.

“ Era nuovo, questo.”

Ole scrollò le spalle, facendo roteare tra le dita uno dei suoi pugnali.

“ Non importa. È orrendo.”

E detto questo, ricominciò lo scontro. Questa volta, Romilda decise di attaccare e, dandosi leva con i pugnali intrecciati alla lama della sua spada, saltò e atterrò dietro di lei che, pronta, parò il suo calcio con il proprio, sbilanciandosi a vicenda, ma senza cadere.

“ Sei migliorata.”

Le disse Romilda, mentre l’altra roteava in circolo, come una leonessa che decide la posizione giusta dove attaccare.

“ Già. Mentre tu ti dilettavi a lavare bicchieri, io mi sono allenata.”

Romilda rise, rispondendo al suo sorriso e parando il colpo del suo pugnale con la sua spada.

“ Ah. Ora capisco perché non hai una vita.”

Ole ringhiò in risposta, mentre Romilda rise, come se trovasse divertente farla arrabbiare. con un movimento fulmineo, girò su se stessa e con l’aiuto del piede sinistro, pensò di far perdere l’equilibro alla sua avversaria che, prevedendo il suo attacco, saltò come fa una bimba con la corda, per poi sorriderle beffarda e ricominciare il suo attacco con i suoi affidabili pugnali.

Con una mossa ben assestata, disarmò Romilda che seguì con lo sguardo la sua arma volare verso l’albero più lontano.

“ Ops! La piccola è rimasta senza caramelle.”

La schermì Ole, giocando con i suoi pugnali con lo sguardo da tigre che pregusta la sua preda indifesa. Romilda cercò di calcolare il tempo necessario per correre sull’albero e recuperare la spada, ma Oleandro sembrò prevedere anche questo, visto che rise sinceramente divertita dal suo stato.

“ Come pensi di correre con quella gonna così lunga? Inciamperesti ad ogni passo e io ti immobilizzerei da dietro. Oppure potresti anche farcela, ma ti impiglieresti tra i rami e io riuscirei comunque a raggiungerti, quindi…”

Disse scrollando le spalle sorridendo dolcemente.

“ L’unica cosa che ti conviene fare è arrenderti.”

Molte risero alle sue parole, urlando il suo nome come un ululato di vittoria.

“ Visto? Anche loro sono d’accordo.”

Disse Ole, con un ghigno dipinto sulle sue labbra sottili e un mano alzata, libera dal pugnale che ora stringeva nell’altra con il suo gemello, ad indicare le sue sorelle compiaciute.

Ma a dispetto di tutti,  Romilda rise sonoramente, facendo scomparire dal suo viso il suo ghigno beffardo e preoccupare le sue sorelle.

“ Ole, Ole…sei così tremendamente ingenua. Tu credi davvero che mi arrenda per così poco? Sei un’illusa! Ti ricordo che sono amazzone prima di te, quindi ora la tua sorellina maggiore ti farà vedere come combatte davvero un’amazzone.”

E detto questo si stracciò la gonna del vestito, rivelando le sue gambe scure e toniche, luccicanti al sole. Poi, con un altro strappo, stupendo tutti e facendo sorridere Will, si tolse le maniche immacolate, mostrando un bracciale di perline molto simile a quello di Oleandro.

“ Ah! Ora sono più a mio agio.”

E ammiccando verso di lei, cominciò a correre veloce verso l’albero dove si celava la sua spada luccicante.

Ole ringhiò feroce, per poi lanciare entrambi i suoi pugnali. Il primo si conficcò nel  terreno, mentre l’altro provocò un profondo taglio sulla guancia di Romilda, che non si fermò.

Frustata, con una serie di salti acrobatici, la raggiunse proprio mentre sfilava la sua spada dal ramo in cui si era conficcata. Con un balzo riuscì ad atterrare dietro Ole che, priva di pugnali, la guardava scontenta.

Romilda, nonostante la vittoria sicura, decise di buttare via la spada, con lo sconcerto loro e di Ole, che la guardò male, come se con quel gesto l’avesse offesa.

“ Così siamo pari.”

Ole rise della sua umiltà.

“ Oh, Romilda! È questa la tua debolezza. Sei così dannatamente nobile, anche in battaglia.”

“ Io non la penso come te, Ole. È per questo che non andiamo d’accordo. Tu pensi che la forza sta nelle armi che possiedi o nelle abilità che acquisisci. Ma in realtà, essere onesti e saper ragionare anche quando un tuo caro amico è in difficoltà, è la vera forza. Ma il tuo orgoglio e la testa calda che ti ritrovi non ti permetteranno mai di capirlo.”

Oleandro rise delle sue constatazioni, per poi risponderle a tono:

“ Puoi pensare quello che vuoi di me, tanto le cose non cambiano. Noi due saremmo potute essere una squadra vincente, ma abbiamo opinioni troppo differenti della vita per riuscire a trovare una giusta sintonia. Ma in fondo, questo nostro antagonismo non mi dispiace affatto. E sinceramente, il tuo idealismo mi da fin troppo sui nervi, per essere sopportato a lungo, senza contare che sei fin troppo antipatica per andarmi a genio.”

E sorridendo, si mise in posizione d’attacco, i muscoli vibranti pronti a scattare.

Romilda la imitò sorridendo divertita.

“ Già, lo stesso vale per me. Allora, la facciamo finita?”

Chiese, mentre il sogghigno di Ole venne illuminato dal sole filtrante.

“ Non chiedevo di meglio.”

Fu una lotta corpo a corpo molto dinamica, composta da salti, acrobazie, arti immobilizzati, colpi dati a segno o parati da entrambe le parti. L’aria sembrava accesa di un fuoco acceso, finché Romilda non afferrò un bastone, imitata da Ole, cominciando a fare sul serio. Il bastone di Romilda colpì lo stomaco di Ole, che si sbilanciò e velocemente, Romilda fece scivolare l’estremo del bastone dietro le caviglie di Ole, che perse l’equilibro e cadde a terra. Romilda si mise cavalcioni sul suo corpo, immobilizzandolo, mentre le puntava i pezzi di bastone spezzato ad incrocio sul collo, pronti a stringerli per strozzarla. Ansimando, nonostante Oleandro cercasse di sciogliere la sua presa, si rassegnò a rimanere immobile.

“ Allora, ti arrendi?”

A dispetto di molti, Oleandro sorrise, rispondendole anch’ella affannata:

“ Solo se lo fai tu.”

All’inizio nessuno capì cosa le desse così tanta fiducia, finché non notarono un luccichio sinistro sul fianco di Romilda, che si scostò, mostrando a tutti il pugnale di Ole che solleticava la carne scoperta dal vestito stracciato.

Entrambe sorrisero, ritrovandosi in una posizione di stallo. Nessuno fiatò, né i membri della Compagnia, né tanto meno le tese amazzoni dietro di loro. All’improvviso, dal folto degli alberi, venne scagliata una freccia dalle piume nere, che fece scostare Romilda dalla sua posizione e alzare Ole, che guardava torva la freccia che per poco non le aveva trapassato il ginocchio, infilandosi perfettamente nel solco creato tra i corpi intrecciati delle avversarie.

“ Adesso basta. Ho visto fin troppo.”

Il volto delle amazzoni era preoccupato, tranne quello attento di Romilda e quello infastidito di Oleandro. Anche la Compagnia era in trepida attesa per scoprire la proprietaria di quella voce autoritaria e sonora, che fece spiccare il volo ad uno stormo di passeri irrequieti dal folto della chioma spinosa di un abete.

Una figura esile, quanto possente, fuoriuscì dal baldacchino naturale che le edere rampicanti avevano creato, mentre una pioggia di ricci scomposti e biondo dorato, che si confondeva con i raggi giallastri del sole, si smuovevano attorno al viso fiero della proprietaria, come la criniera di un indomabile leone, anche se gli occhi color giada erano simili a quelli di un puma.

Indossava un vestito molto corto, che metteva in mostra due lunghe gambe dalle caviglie sottili, i piedi nudi affondati nell’erba corta, la vita di vespa fasciata da pelle di cervo, che terminava in un nodo sulla spalla destra, il suo colorito nocciola metteva in risalto quello dorato della sua pelle abbronzata.

Una lunga serie di collane di perline e bracciali su entrambi i polsi le conferivano un aspetto esotico, mentre un alone di fierezza e determinazione smorzava la sua bellezza, che sembrava un incrocio tra un elfo e un umano molto grazioso.

“ Oleandro. Immaginavo che la causa di tutto questo trambusto fossi tu.”

La sua interlocutrice sbuffò, voltando lo sguardo dalla sua persona e mutando l’espressione in una molto buffa, che fece ridere Pipino, il quale si gelò non appena lo sguardo deciso ed infuocato della sconosciuta incontrò il suo e quello degli altri.

“ Voi!”

Esclamò all’improvviso, e sentirono le loro soggiogatrici tremare al suo richiamo.

“ Che cosa state facendo? Non mi sembra di aver dato l’ordine di catturare sconosciuti.”

“ Proprio perché sono stranieri, ho dato l’ordine di catturarli.”

Disse spazientita Oleandro, non sottraendosi alle sue iridi verde giada funesti.

“ Come al solito sei indomabile, Ole. Agisci sempre di testa tua.”

“ Almeno io ho un cervello.”

Ribatté lei, i capelli accesi in lingue di fuoco, come il suo animo instabile.

“ Non credere di essere l’unica ad avere intelletto. Anche se, quando gli dei hanno distribuito presunzione ed arroganza, vedo che tu ne hai fatto buona scorta.”

Oleandro ringhiò risentita da quella battuta, mentre le sue sorelle ridevano e Romilda sorrideva.

“ Lasciateli andare e restituite loro le armi.”

Le amazzoni li lasciarono andare ed una ad una restituirono le armi, finché il mucchio al suolo non scomparve del tutto.

“ Cosa fai? Sei impazzita! Vuoi farti uccidere?”

Esclamò Oleandro, indignata dall’ordine di quella che doveva essere la sua regina. Aragorn uscì dal gruppo per recuperare la sua spada brillante al sole, ancora infilzata nel terreno, fra i ciuffi di erba smeraldina. Ma prima che potesse afferrarla, Oleandro lo precedette, scostandolo con una mano, che lo fece indietreggiare stupito, mentre un sorrisino beffardo increspava le sua labbra sottili.

“ Tieni. Almeno questa te la regalo, come consolazione per il mio lavoro che non è servito a molto, per colpa tua.”

Disse ancora indignata, ma serena in volto, lanciando la spada alla donna bionda, che la prese al volo per il manico scintillante di piccole gemme ed ornamenti.

La esaminò a lungo, soffermandosi a leggere la scritta in lingua elfica che Sire Elron di Gran Burrone fece incidere sulla sua lama.

Poi, con i suoi occhi scintillanti di giada, osservò Aragorn a lungo, sul suo viso altrettanto fiero e regale un’espressione di pura imperturbabilità, anche se divenne incredula quando la vide avvicinarsi e puntargli la sua spada contro. Poi, con un movimento invisibile, la rigirò, tendendogli il manico ed incitandolo ad impugnarlo. Così fece, e non appena le sue dita si chiusero intorno all’elsa, lei si rigirò, i lunghi capelli fluttuanti che lasciavano una scia di rose selvatiche e menta, le perle delle sua collane tintinnarono ad ogni passo, allontanandosi dalla sua persona senza dire una sola parola o trapelare alcuna emozione.

“ Ma cosa fai? Gliel’hai riconsegnata?!”

Le chiese incredula e trepidante Ole, osservando sia lei che uno stupito Aragorn. Vide la sua spada ritrovare la sua naturale luminescenza, per poi offuscarsi all’interno del suo fodero elegante.

Osservò Vanesia fermarsi e scrutarla attentamente, con lo stesso volto attento e severo che prima aveva riservato a lui, mentre una ciocca di ricci selvaggi e biondo dorato le offuscava il volto abbronzato.

“ Non potrebbe mai essere mia. Appartiene a lui di diritto.”

Oleandro trasalì a quelle parole, le stesse che Legolas le aveva rivolto quando aveva trapelato il desiderio di donarla proprio a lei. L’amazzone guardò truce Aragorn, come se volesse infiammarlo con il suo sguardo oscuro, le lingue di fuoco che si dimenavano al vento che filtrava dalle chiome degli imponenti alberi della foresta. Poi, indignata, si avvicinò a Romilda e con forza la strattonò verso di lei, scaraventandola al suolo. L’erba scricchiolò sotto il suo peso, mentre lei si spostava i capelli raccolti in trecce dal viso, guardando quella che poco prima era stata la sua avversaria con gli occhi luccicanti d’ira, per poi puntarli verso Vanesia che si voltò a guardarla con aria sospettosa.

La rabbia di Romilda scemò, ma non si alzò dal terreno, mantenendo il suo sguardo.

“ Ora non dirmi che la perdonerai dopo l’affronto che ci ha fatto? Ha portato qui, a Marzia, nelle nostre terre, degli stranieri, che potrebbero essere benissimo delle spie di Venia o di quanto altro. E non venirmi a dire che l’ha fatto per i nostri interessi, perché non ci credo!”

Esclamò risentita ed arrabbiata Oleandro, puntando il dito contro Romilda, che a quel punto si alzò forse più indignata di quanto si potesse sentire Ole in quel momento.

“ Come osi affermare una cosa del genere? A tal punto arriva il tuo odio per me Oleandro, da farmi passare per una traditrice agli occhi della regina e delle nostre sorelle?!”

“ Le mie sorelle, la mia regina, vorresti dire, Romilda!”

Esclamò avanzando di un passo e osservando truce ed accigliata Romilda, che non si sottrasse al suo sguardo di fuoco. Le altre amazzoni arretrarono nell’udire la sue voce squillante risuonante di rabbia, mentre Vanesia, osservata attentamente da Aragorn e Gandalf, mentre gli altri seguivano la scena, chi a bocca aperta, chi, come Will, con un sorriso elettrizzato, di chi ama le risse fra donne.

“ Tu, ormai, non sei più un’amazzone. Hai smesso di esserlo quando te ne andasti per inseguire un uomo che poi ti ha abbandonata come un cagnolino insistente, che abbagliava troppo per essere sopportato.”

A quelle parole, lo sguardo di Romilda si incupì, indietreggiando di un passo.

“ Cosa? Cos’è questa storia? Io non ne sapevo nulla!”

Esclamò Will, sorpreso quanto gli altri presenti, amazzoni comprese, che si guardarono a vicenda a bocca aperta e bisbigliando fra loro, ma ad uno sguardo accigliato della regina, ora seduta su una roccia sporgente, addentando una mela caduta da un albero, del tutto estranea, almeno in apparenza, alla discussione di due delle sue suddite.

Ole sorrise della tristezza della compagnia, ed ora a Frodo quel sorriso beffardo sembrò oltremodo cattivo. La Gemma brillò del suo ardimento, e per un momento lo sguardo verde-giada di Vanesia sembrò puntare su di lui, ma poi riprese a masticare la sua mela ad occhi bassi.

“ Non lo avevi raccontato a nessuno, nemmeno ai tuoi amici, vero? Oh, povera cara! Deve essere stato terribile per te, sentirti sola dopo aver avuto l’illusione di aver finalmente trovato una persona in grado di amarti come desideravi. Peccato che di uomini come quelli non ci possa fidare, vero? Scommetto che ti ha presa in giro tutto il tempo, facendoti promesse, per poi infrangerti il cuore abbandonandoti nella prima locanda che aveva trovato a Murnirm.”

Romilda non la guardava più, ma ascoltava triste e con gli occhi che minacciavano di traboccare di lacrime da un momento all’altro.

“ Ma non preoccuparti.”

Le disse, accarezzandole una ciocca di treccine nere e un lembo della sua guancia, pronta a darle la scoccata finale.

“ Scommetto avrà trovato conforto nelle tue amichette della locanda.”

Poi rise cattiva, godendo nel vederla triste e le lacrime cominciarono a sgorgare, rigandole le guance divenute più scure per la mortificazione subita.

“ Brutta strega! Ora le faccio…”

Ma prima che Will potesse reagire, con sua grande sorpresa venne preceduto da Vanesia che, senza che nessuno lo avesse previsto,  con un salto riuscì a raggiungere Oleandro e a farle perdere l’equilibro, grazie ad un calcio ben assestato allo stomaco, e prima che potesse cadere al suolo, la afferrò per un braccio e la scaraventò al tronco dell’abete vicino, con uno schianto tremendo ed un suo urlo di sorpresa e dolore, facendo tremolare la cima dell’abete e facendola cadere al suolo gemendo di dolore, mentre si teneva lo stomaco e sveniva con un singulto.

Accadde tutto così velocemente che solo in pochi riuscirono a capire la dinamica dell’attacco, ma Romilda, ora con lo sguardo luminoso di lacrime, la guardò a bocca aperta, mentre fredda e distaccata, come se avesse mosso un fuscello e gettato nel fiume vicino, ordinò ad una sua amazzone, che non appena si sentì chiamare sobbalzò impaurita e sorpresa, come tutti:

“ Daila!”

“ S-Si, mia regina?”

Vanesia indicò con un gesto secco del capo il corpo inerme di Oleandro, i ciuffi dei suoi capelli rosso-fuoco offuscati dall’ombra dell’abete, il corpo scomposto come una bambola di pezza, il viso nascosto tra l’erba corta.

“ Portala via e farla curare da Meiscia, e dirle che quando si sveglierà, non voglio vederla finché non si sarà scusata con Romilda per il veleno che le ha iniettato contro, in mia presenza. Non umilmente, tanto so perfettamente che l’umiltà non far parte di lei, ma almeno pentita, questo lo pretendo. Solo quando lo avrà fatto, riceverà le mie di scuse pubblicamente, hai capito?”

Le puntò contro uno sguardo di fuoco, e Daila rispose annuendo tremante, abbassando il capo e alzando le mani in una posa caratteristica, come per mostrare rispetto. Poi, veloce, raccolse il corpo di Oleandro caricandosela sulle spalle e scomparve nella vegetazione con un debole fruscio.

Vanesia guardò ancora gelida, ma con lo sguardo acceso di rabbia le sue amazzoni, che si irrigidirono all’istante.

“ Anche voi. Tornate al villaggio, adesso. Voglio che torniate alle vostre mansioni e che mandiate un avanguardia a proteggere i confini ad est. Sono stata chiara?”

Anche loro annuirono, ripetendo gli stessi gesti di rispetto e sottomissione, per poi sparire veloci come la loro precedente sorella nel fulcro della foresta, chi correndo, chi saltando fra gli alberi, chi seguendo semplicemente il percorso già seguito da Dalia.

In breve, rimasero solamente i membri della Compagnia e Romilda, che si stava asciugando con il dorso delle mani le ultime lacrime.

Vanesia sospirò e la posa rigida delle spalle si addolcì, per poi massaggiarsi la fronte con aria stanca, ad occhi chiusi, il volto parzialmente tranquillo.

Ignorando tutti loro, si voltò verso Romilda, che la guardò cercando di sorridere, ma il risultato fu una smorfia di dolore che quelle parole le aveva causato.

Vanesia le sorrise con una dolcezza che Frodo non credeva potesse avere, vista l’autorità fredda e decisa con cui aveva gestito la faccenda e dato ordini precisi alle sue sorelle.

Strappandosi un lembo del vestito, scoprendo sulla spalla una profonda cicatrice bianca a forma di stella, come una bruciatura, glielo porse a Romilda, che accettò ubbidiente.

“ Tieni. Asciugati le lacrime. Non servono, davvero. E non dovresti nemmeno soffrire per ciò che ti ha detto Oleandro, soprattutto perché non corrisponde alla verità.”

Romilda rimase sbalordita dalle sue parole, ma accettò le sue carezze sulle guance, mentre le sue dita, chiare in confronto alla sua pelle, andavano ad asciugare altre lacrime che cercavano insistenti di deturpare il suo volto fiero. Ma Romilda si sciolse grazie alla tenerezza che Vanesia le dimostrava, abbracciandola con trasporto e singhiozzando affranta, mentre lei le accarezzava i capelli gentile.

“ Ssssth…coraggio non piangere. Tu sarai sempre la benvenuta a Marzia, anche se un giorno decidessi di abbandonare queste terre. Oltre ad essere un’amazzone, sei pur sempre una mia amica, ricordalo.”

Romilda annuì tra i singhiozzi, mentre le sue spalle sussultavano ad ogni singulto, stringendola forte. Vanesia ricambiò l’abbraccio, finché non fu Romilda stessa a scioglierlo e a ridere di una ritrovata allegria, facendo sorridere sincera Vanesia.

“ Brava, così va bene.”

“ Mi dispiace per il vestito.”

Disse Romilda, schiarendosi la voce divenuta roca per il pianto. Vanesia scrollò le spalle reclinando il capo da un lato dolcemente.

“ Non importa. Non era uno dei miei preferiti.”

Romilda rise ancora, tendendo la mano per restituirle il lembo del vestito, ormai fradicio.

“ No. Tienilo tu, nel caso ti servisse ancora.”

Le disse, ammiccando serena.

Romilda sorrise annuendo e se lo fissò al braccio con un nodo stretto, riconoscente.

Intanto, Vanesia rivolse il suo sguardo ai presenti, che ancora la guardavano sia ammirati che sconvolti. Fu Will a fare un passo per primo, inginocchiandosi alla sua presenza, sotto lo sguardo sorpreso di Romilda e quello imperturbabile di Vanesia.

“ Le sono grato, mia regina, per aver difeso Romilda. Se non sareste intervenuta voi, non so cosa avrei fatto a quella…”

Terminò con rabbia, stringendo i pugni e tremando leggermente. Non lo avevano mai visto così adirato, forse solo nell’occasione in cui Luthien era stata colpita da Venia.

“ L’ho fatto perché mi sentivo di farlo. Non accettò rivalità né che ci siano ostilità fra le mie sorelle. È una cosa che non accettò e non tollero. Comunque, ti ringrazio per la tua solidarietà William Brown, cavaliere di Amlach.”

Will alzò lo sguardo sorridendo ammaliante, per poi essere ricambiato da uno a fior di labbra della regina.

“ Puoi anche alzarti. Non ce ne è alcun bisogno.”

Will la prese in parola, alzandosi e avvicinandosi a Romilda, abbracciandola nonostante le sue proteste, che presto svanirono sotto il suo tocco caldo, ricambiandolo con un sorriso. Vanesia alzò un sopracciglio dorato, sorridendo per poi puntare lo sguardo verso Gandalf, poi Aragorn, che come prima non si sottrasse al suo sguardo indagatore. Eppure fu Legolas a rompere il silenzio.

“ Voi siete una mezz’elfo, non è vero?”

Tutti lo guardarono stupiti, per poi vedere la reazione di Vanesia che non tardò ad arrivare.

“ Si, ho fatto parte dei Dunèdain, un tempo. Conosco quasi tutti voi, di fama, per così dire. Specialmente voi, Sire Aragorn, re di Gondor, colui che Venia vuole uccidere.”

I suoi occhi verde-giada si mescolarono nelle iridi cristalline di Frodo.

“ Oltre al portatore della Gemma del Destino, Frodo Baggins.”

“ Le voci girano in fretta.”

Mugugnò Gimli.

“ Più in fretta di quanto crediate, mastro nano. Non per nulla, le mie orecchie sono più fini delle vostre.”

Gli sorrise, facendo sorridere anche gli altri per la sua battuta.

“ Venite con me. Abbiamo molto di cui discutere.”

“ Del tipo?”

Chiese Pipino, cercando di non apparire nervoso da quella donna dal carattere volubile più di Romilda, senza contare che aveva anche autorità.

“ Tipo la nostra alleanza per combattere insieme Venia, Pellegrino Tuch.”

Gli disse, senza voltarsi a guardarlo, mentre li guidava nel fitto della vegetazione.

“ Conosce il mio nome!”

Esclamò Pipino, sbigottito. Gandalf gli sorrise, indicando il suo orecchio destro.

“ Udito fine, ricordi?”

Pipino annuì deciso, insieme a un Merry attento, seguendolo con dietro Frodo e Sam che si sorrisero divertiti.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve!!! Scusate il ritardo, ma era un capitolo clù!!! Manca poco alla guerra decisiva!!! Chissà cosa decideranno di fare i nostri protagonisti, per sconfiggere e salvare, allo stesso tempo, la Signora delle Tenebre??? Lo saprete solo nei prossimi cap!!! Ora passiamo alle risposte alle recensioni di…

LadyElizabeth: Ciao carissima!!! Grazie per le tue immancabili recensioni!!! Hai visto?? Vanesia è una tipa tosta, ma spiacente, non è attratta da nessuno!!! Dopotutto, è un’amazzone fiera e determinata!!! Spero ti sia piaciuto anche questo cap, come il precedente!!! A presto e baci baci da Fuffy91!!! ^__^

Stellysisley: Ciao, ben tornata e ritrovata!!! Mi ha fatto piacere risentirti e leggere le tue recensioni! Spero ti diverterai alla tua prossima vacanza e che il mio nuovo cap ti sia piaciuto tanto!!! Baci baci e alla prossima Fuffy91!!!^__^

E adesso, un bacione speciale anche a tutti voi che leggete ma che mi fate comunque tanto contenta!!! A prestissimo, bacioni sbaciucchiosi Fuffy91!! ^______________________^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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