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Autore: My fair lady    23/01/2020    0 recensioni
Sono belli, sono uniti, sono divertenti, sono incasinati. Sono amici. Sono gay. Sono i personaggi di questa storia. Imparerete ad amarli.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Non posso venire”
John rispose “Max, la cena non è facoltativa, se ti ricordi bene.”
L’uomo dagli occhi azzurri, che risaltavano sulla sua carnagione olivastra era alle prese con i fornelli, e mentre girava le seppie ripiene ascoltava al telefono Max che aveva appena disdetto la cena.
Il povero cercava di spiegare la situazione “I miei genitori mi hanno fatto una sorpresa e sono venuti a trovarmi. Restano questa notte e vanno via domani. E vogliono stare insieme un po’ con me. Ti giuro. Preferirei mille volte venire da te. Credimi.”
John assaggiò il sugo e imprecò perché si era dimenticato di soffiare, ustionandosi la lingua.
Qualche secondo dopo propose “Perché non li porti qui? Così loro staranno in compagnia del figlio e dei suoi amici. E io sto cucinando per un esercito.”
Max rise istericamente “Si. Come no. I miei hanno accettato a fatica il fatto che sono gay, figurati se li invito ad un gay pride ambulante. Poi se fossimo solo noi, si potrebbe anche fare, ma vengono anche Chuck e George.”
Chuck e George erano gli altri componenti del gruppo. In realtà gli ultimi due ad unirsi. E in effetti erano vistosi.
John tentò “Mi rendo conto che loro due siano appariscenti. Ma potresti provare. In fondo siamo un gruppo di amici omosessuali ma eterogenei.”
Max sbuffò “Beh, Chuck sembra Burt Reynolds trentenne, e George è una drag queen. Comunque ne parlerò a loro, ma non aspettarti nulla. Te l’avevo detto che dovremmo smetterla con queste ‘cene di famiglia’”
John sbuffò. “Senti, sono un cuoco, e ho poche occasioni per cucinare per me stesso e le persone che amo, e inoltre è un modo per stare insieme in maniera infornale. Senza che Alex sparisca in qualche vicolo a farselo succhiare, o che George si chiuda in bagno a piangere perché ha visto un tizio che l’ha rifiutato vent’anni fa. E senza che Chuck si tolga la camicia hawaiana, mostrando i peli del petto che crede siano sexy”
Max rimase in silenzio per qualche secondo. Sapeva quanto il suo amico ci teneva. “Ci provo. A dopo”
 
**
 
“Abbiamo quasi finito signora, le metto un po’ di lacca, così i suoi capelli diventeranno soffici e vaporosi come zucchero filato.” sorrise Alex.
L’uomo aveva quasi finito per quel giorno. Dopo quella cliente probabilmente avrebbe chiuso il negozio. Aveva avuto molte clienti. Iniziavano ad avvicinarsi le vacanze Natalizie, e le donne volevano farsi belle.
Alex quando lavorava si trasformava completamente. Diventata molto serio e professionale. Indossava un paio di sottili occhiali trasparenti, una camicia bianca, jeans neri e una cravatta rossa.
I suoi capelli erano un po’ stile soft punk, selvaggi, anche se con un ordine. Il moro era contento al pensiero della cena. Non solo un’occasione di stare insieme ai suoi amici, ma anche di mangiare del cibo casalingo, visto che per il resto del tempo andava avanti a cibo precotto.
Il campanello della porta suonò, ed entrò un ragazzo. Alex lo squadrò a fondo e dovette riconoscere che era molto attraente. Sembrava di origini latine, e lui aveva un debole per gli ispanici. Secondo lui avevano i culi migliori.
Alex sorrise “Ciao. Cosa posso fare per te?”
Il ragazzo rispose “Ehm, volevo tagliarmi i capelli…ma stai chiudendo? Purtroppo, non ho chiamato per prendere un appuntam…”
Il parrucchiere lo interruppe “Ehi, tranquillo. Siediti. Sarò da te tra qualche minuto.”
Guardò la sua assistente, e le chiese di lavare i capelli al ragazzo.
Il ragazzo camminò verso la postazione di lavaggio, e Alex ne approfittò per esaminare il suo corpo da dietro. Sembrava quasi un lupo affamato con la preda.
La signora che stava terminando il trattamento con Alex guardò il ragazzo attraverso lo specchio e sorrise maliziosa “Bel ragazzo, vero?”
Alex sorrise “Hai occhio, Grace.”
Il parrucchiere ultimò la signora e lei pagò alla sua assistente, che nel frattempo aveva finito di lavare i capelli al ragazzo ispanico.
Alex si fece scrocchiare le dita, poi disse “Danielle, grazie di tutto. Finisco io con lui. Ci vediamo domani, ok?”
La ragazza sorrise, avendo capito le intenzioni dell’uomo.
Prese la giacca e uscì dal negozio.
Iniziava lo spettacolo.
Alex fece accomodare il ragazzo sulla poltrona, e iniziò a massaggiargli la testa, spostandogli i capelli. Le sue mani erano magiche. Sapeva fare ottimi massaggi, in grado di rilassare anche la persona più tesa.
Prese forbici e pettine, e guardò il ragazzo attraverso lo specchio. Gli chiese “Come ti chiami?”
Il ragazzo rispose “Javier.”
Alex scoccò uno sguardo di intesa e rispose “Io mi chiamo Alex. Come vuoi i capelli? Hai in mente un taglio particolare?”
Javier rispose solo “Corti.”
Alex non era molto soddisfatto dalla poca loquacità del ragazzo, ma prese la macchinetta e chiese a Javier “Ti va bene se uso la macchinetta?”
Il ragazzo annuì.
Il parrucchiere iniziò l’operazione, e dopo dieci minuti era a buon punto. Non aveva avuto molto successo nel far parlare di sé il ragazzo. Ma lui amava le sfide.
Prese la spazzola morbida e disse “Adesso ti spazzolo un po’, così ti tolgo i capelli tagliati e poi abbiamo finito.”
Spostò leggermente la maglietta del ragazzo e iniziò a spazzolare molto lentamente, passò all’altra spalla, e mentre teneva la maglietta, iniziò ad accarezzare la pelle della spalla, e della schiena, e nel frattempo cercava di vedere attraverso lo specchio se il ragazzo aveva delle reazioni.
Sembrava leggermente teso. Non sapeva se fosse un buon segno o no.
Si girò per posizionarsi davanti al ragazzo, e pulì anche il viso del ragazzo, avvicinandosi sempre di più a lui, con il corpo.  Javier sembrava imbarazzato, ma anche emozionato. Alex premette con il suo corpo verso quello di lui.
Con la mano, sfiorò la pelle del viso di Javier, accarezzandogli la guancia. Javier chiuse gli occhi, e Alex capì che era in suo potere. Lo baciò. Intensamente. Quasi subito la lingua saettò nella bocca del ragazzo, che rispose, giocando con la sua. Alex si avvicinò sempre di più con il corpo, quasi a salirgli sopra. E iniziò a strusciarsi su di lui. La sua mano, entrò nella maglietta di Javier, mentre l’altra, tastò sopra i pantaloni.
Fu proprio quel gesto che ruppe qualcosa. Javier aprì gli occhi, e si separò da Alex. “No, no…questo…” ansimando aprì la porta del negozio e corse via.
Alex sbuffò. “Proprio ora che le cose iniziavano a scaldarsi…”
Poi il suo sguardo cadde in direzione del suo basso ventre. “Torna pure a dormire che per oggi non mangi.”
**
Erano le sette, e i ragazzi iniziavano a venire.
Dave era sulla scala a sistemare il lampadario, che come al solito aveva qualcosa che non andava. Gli svantaggi di vivere in una casa vecchia.
Il campanello suonò. Tato andò alla porta e salutò George con un abbraccio.
Aveva con sé un porta abiti con la zip e sorrise “Rifornimenti! Alcool e film porno!”
John scosse la testa “Cambio di programma. A parte che è passato il periodo in cui mi eccito vedendo due tizi inchiappettarsi, e poi oggi probabilmente avremo due ospiti in più. I genitori di Max.”
George si sedette sulla poltrona. “Uff.”
“A cuccia bello. Cerchiamo di non scandalizzarli troppo con uscite strane. Capito?”
George rise “Che tipo di uscite?”
“Del tipo che si parla di chi scopiamo, di come, quando e perché. Di chi sta con chi, e pettegolezzi vari.”
George sbuffò “Quindi di niente.”
John rise “Praticamente. Dai. Se fai il bravo poi ti concedo mezz’ora di film porno.”
“Ho dei titoli fantastici: “Il signore degli Uccelli” e “Batman e Robin. Super Sex”“
“Interessante” annuì Tato.
Alex disse alle loro spalle “Niente da fare. Stasera si va nei locali, dopo.”
George si voltò e rise “E quando sei arrivato?”
Il parrucchiere si tolse la sciarpa e rispose “Due minuti fa. Mi hai dato tu le chiavi. Ricordi? Ho bisogno di alcolici.”
John disse “Non bere a stomaco vuoto. Fa male. Prenditi almeno degli stuzzichini.”
Alex sbuffò “Non voglio ingrassare.”
George commentò velenoso “Non che ti freghi più di tanto della tua salute, con tutto quello che ti sei messo in corpo.”
“Zitta. Checca fallita.”
John alzò la voce “Ragazzi. Io cerco di evitare proprio queste scene, di fronte ai genitori di Max.”
“Ah, che cazzo. Vengono i genitori alla cena? Lo sai che io odio la gente come loro.”
“Si chiamano eterosessuali.” commentò George.
“Si loro. Mi stanno sul cazzo. Li trovo inutili.”
John sbuffò “Che diavolo hai?”
Il parrucchiere bevve un sorso di vodka pura, e poi parlò “È che oggi è venuto in negozio un ragazzo davvero bello… Eccitante e con un bel culo. Sono riuscito a baciarlo, ma poi è scappato, non appena gli ho messo una mano sul cazzo.”
John rimase in silenzio qualche secondo “Beh, devi ammettere che la mano di un estraneo sul proprio pene non è il massimo degli approcci. Qualcosa di più romantico era meglio magari.”
Alex fece una faccia disgustata. “Romantico? Viviamo in una società, caro mio, dove il romanticismo è obsoleto. Solo pochi idioti come te e il maritino caro ci credete ancora. È solo una scusa per poter scopare.”
John rispose “Rispetto la tua visione, ma non condivido. Non è che dico che devi regalare rose rosse alla gente, ma un pochino di tatto e delicatezza non fa mai male, a proposito… DAVE!! PORTA SUBITO QUI IL CULO!”
Il biondo arrivò in pochi secondi nella stanza e ironizzò “Chi è che bisbiglia soavemente il mio nome?”
John rise “Se volevi la grazia hai sbagliato persona. È pronto il primo?”
Dave si asciugò la fronte e annuì “Si. Ho scolato e condito la pasta. Il lampadario è a posto. Ora vado a fare una doccia veloce e si mangia. Sempre se posso.” sorrise guardando il fidanzato.
John diede un bacio con schiocco al fidanzato e sorrise “Vedete? L’ho educato bene. Vai amore.”
Dave salì le scale per andare al piano superiore.
Il campanello suonò di nuovo e Tato andò ad aprire. Era Max, e insieme a lui c’erano quelli che dovevano essere i suoi genitori. Erano abbastanza giovanili, anche se la madre esibiva con orgoglio i capelli bianchi.
John sorrise a trentadue denti e salutò calorosamente i coniugi “Buonasera signori Patterson. Sono contento che siate riusciti a venire.”
I due sembravano un po’ impacciati, ma poi la madre parlò “Si. Alla fine, Max ci ha convinti. Anche se non capisco come mai dei giovani come voi vogliano passare del tempo con delle mummie”
John rise “Ma quali mummie. Nella mia casa tutti sono i benvenuti. Entrate.”
Il padre si guardò intorno e mormorò “Bella casa. Soprattutto molto grande. Come può permettersi l’affitto di questa villetta in stile spagnolo? Mi scusi. Sono agente immobiliare. Deformazione professionale.”
“Beh, in realtà non pago l’affitto. La casa è della mia famiglia da generazioni. Mia madre vive in Florida, e mi ha lasciato la casa. Certo. Mantenerla ha dei costi, ma io e il mio compagno ce ne occupiamo.”
Alla parola ‘compagno’, i due genitori di Max ebbero un sussulto, ma cercarono di non darlo troppo a vedere “Allora…che lavoro fate, lei e il suo…ehm…”
John rispose “Io sono un sous chef di un ristorantino non molto distante da qui. Il Jungle. Dave, il mio fidanzato è infermiere. Ma accomodatevi. Vi porto gli aperitivi.”
Da perfetto padrone di casa, Tato sistemò i Patterson sul divano nel soggiorno. George era seduto sulla poltrona e Alex era in piedi davanti al mobiletto degli alcolici.
John guardò i due con sguardo da rimprovero, e sorrise “Loro sono George e Alex. Due cari amici. All’appello manca solo Chuck.” ‘sperando che abbia letto il mio messaggio di WhatsApp e che venga vestito bene’ aggiunse mentalmente Tato. 
La madre di Max squadrò George ed Alex come se fossero animali rari, e Alex ricambiava lo sguardo con strafottenza.
Tato se ne accorse e guardando Alex sorrise “Alex, vieni un attimo in cucina?”
Il parrucchiere lo seguì in cucina, e sbuffò “Già mi stanno antipatici”
John scosse la testa “Stiamo parlando di Max. Gli facciamo un favore. Chi ti ha aiutato a contattare tutti i tuoi amanti quando hai preso la Gonorrea?”
Alex sbuffò “Ok. Farò il bravo. Ma voglio una cosa in cambio. Non usciamo insieme da tanto. Stasera molla Dave e vieni con me al Diablo.”
John tirò fuori dal forno la Quiche Lorraine e chiese “Come mai ci rivai? Non hai beccato qualche giorno fa con Max?”
Alex rispose “Ieri era giovedì. E giovedì c’è la serata bear, e a parte pochissime eccezioni non mi piacciono gli orsi. Oggi invece c’è la serata studenti. È da tanto che non mi faccio uno studentello.”
“Va bene, vengo. Anche se non capisco che ci vengo a fare.”
“A rifarti gli occhi, ragazza.”
Tato ed Alex uscirono dalla cucina con la Quiche affettata e John sorrise “Servitevi pure.” La posò sul tavolo da caffè, e il campanello suonò. Andò ad aprire. Era Chuck.
Ovviamente non aveva letto il messaggio. Aveva una giacca di pelle stile John Travolta in Grease, e pantaloni militari. Chuck amava stupire. Il suo look attirava l’attenzione. Aveva baffi e barba che si univano ai capelli in un trittico micidiale. In qualche modo il look lo rendeva affascinante, ma la cosa che attraeva era il fatto che se ne fregava di quello che gli altri pensavano.
“Oh, mio dio, che giornata di merda. Per fortuna c’è la cena. Ma mi sono dovuto fare due seghe per stare di buonumore…e..”
John riuscì solo a dire “Chuck. Abbiamo i genitori di Max a casa. Stasera.”
L’uomo capì e fece un gesto come per sigillarsi la bocca. Max cercò di rimediare “Possiamo accomodarci a tavola?”
John rispose “Aspettiamo Dave oh, eccolo.”
Il biondo stava scendendo le scale. Si era vestito bene, e John entrò in ammirazione estetica.
Dave sorrise in maniera sicura e affascinante ai genitori di Max “Buonasera signori Patterson. Sono felice di avervi come ospiti in casa nostra.”
Prese delicatamente la mano della madre di Max, e la baciò galantemente, gesto che la fece avvampare, e sorridere in maniera imbarazzata ma compiaciuta.
Insomma, con la galanteria, Dave salvò quella parte di serata e riuscì a far dimenticare l’entrata di Chuck. Max scortò i genitori a tavola, mentre John sorrise e baciò Dave “Ottimo Tempismo.”
  
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