Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Eris Gendei    24/01/2020    1 recensioni
[Finale alternativo Vento Aureo_Parte 5]
Chariot Requiem e Diavolo sono stati sconfitti, la Bucci Gang ha perso la sua guida e non sa come andare avanti. Cosa succederebbe se Gold Experience riuscisse per la seconda volta ad operare l'impensabile? E se vecchi e nuovi sentimenti venissero alla luce?
Piccola reinterpretazione super fluff e demenziale a tratti, perché soffro per la carenza di materiale BruTrish in giro.
[Angst_Fluff_POV_Headcanon; BruTrish_Giomis]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bruno Bucciarati, Giorno Giovanna, Guido Mista, Jean Pierre Polnareff, Trish Una
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV del capitolo: Mista

Improvvisamente stanco, come se avesse portato il peso del mondo sulle spalle, Mista rientrò nella stanza deciso a dormire sul divano per qualche ora; non contava di riposarsi, ma almeno di spegnere il cervello per un po’.
Si insinuò attraverso la porta finestra, socchiusa quel tanto che bastava a farlo strisciare dentro, e si trovò ingarbugliato nelle pesanti tende che coprivano la vetrata; Giorno doveva averle tirate perché non filtrasse il chiarore da fuori, finendo per ridurre la camera alla più completa oscurità.
Avanzò tentoni, senza accendere la luce per non disturbare il compagno che già dormiva, e finì per inciampare in qualcosa di alto e sottile: doveva essere la lampada a piantana che si trovava a fianco del divano, che rischiò di finire in pezzi e mandarlo lungo disteso in un colpo solo.
Alla cieca stese le braccia per acchiapparla, finendo per prenderla in testa; imprecò a denti stretti e cercò di rimetterla a posto, con un inevitabile fracasso che sicuramente aveva svegliato anche gli ospiti al piano di sotto.
“Guido?”
Una voce bassa e morbida emerse dal buio, chiamandolo.
Perché non era più cauto nel muoversi?
“Scusa, sono inciampato. Non volevo svegliarti.” rispose asciutto il ragazzo, massaggiandosi il bernoccolo incipiente e cercando di raggiungere il divano senza ulteriori incidenti.
Una volta capito dove si trovava si lasciò cadere pesantemente sui cuscini, sperando di non centrare il bracciolo con la testa: una commozione cerebrale era l’ultima cosa che gli serviva in quel momento, anche se l’avrebbe aiutato a dormire meglio.
“Guido…posso parlarti un istante?”
La voce di Giorno era delicata come una carezza, come il vento in primavera, ed era insopportabile.
Mista si calcò in testa il cappello, sperando inutilmente che potesse aiutarlo a non sentire e che il ragazzo si arrendesse di fronte al suo silenzio, ma sapeva che non sarebbe successo.
“Volevo chiederti scusa per quello che è successo prima.” mormorò Giorno in un soffio.
Le parole rimasero ad aleggiare su di loro nel silenzio denso della stanza, in attesa di una qualunque reazione; Mista non voleva prestargli ascolto, ma non poté negare a se stesso di sentirsi sorpreso di fronte alla frase del compagno.
“Credo che ci siamo fraintesi” continuò Giorno nervosamente “Non volevo assolutamente prendermi gioco di te o sminuire quello che c’è stato, anzi. Ero…confuso, non mi aspettavo nulla del genere. Non pensavo che tra noi potesse succedere una cosa così…così bella.”
Malgrado i suoi tentativi di isolarsi Mista scattò come una molla a quelle parole: ma cosa significava?
Incapace di controllarsi, cercò quantomeno di tenere un tono di voce accettabile per quell’ora di notte: “Giorno, cosa stai dicendo?”
Un sospiro giunse dal buio spesso che li avvolgeva: “E’ così imbarazzante da dire…sono stato uno sciocco, Guido. Quando ti sei allontanato da me pensavo l’avessi fatto perché eri disgustato. Temevo ti fossi pentito di avermi baciato e non potevo immaginare che in realtà tu avessi la stessa paura. Mi sono sentito così mortificato…un attimo prima era tutto incredibile e un attimo dopo tu sei fuggito. Ma ho capito che sbagliavo…” ammise, un sorriso nella voce.
Mista ascoltava attonito, incapace di proferire parola.
“Per favore, non prendertela…so di averti dato l’impressione di volermi beffare di te, ma ti giuro che non volevo! Davvero ero convinto di averti disgustato, quando ho realizzato che non era così ho detto la cosa giusta nel modo peggiore…è che non mi sono mai trovato in una situazione simile…” si sentì in dovere di spiegare l’oscurità, lasciando trapelare un certo imbarazzo.
Mista si sentiva completamente stordito, come se avesse preso una gran botta in testa, e di certo non era colpa dell’incidente con la lampada.
“Quando ti ho chiesto se mi avresti baciato di nuovo…” continuò titubante la voce incorporea del ragazzo, vagamente preoccupata di fronte al silenzio dell’altro “pensavi davvero ciò che hai risposto?”.
Nella squadra di Bucciarati Mista era un cacciatore, di piantagrane, di minacce o di nemici, e come tale aveva sviluppato una capacità necessaria per svolgere il suo compito: fiutare la paura.
Poteva sentirla nell’aria, si spandeva nello spazio oscuro che li separava: Giorno aveva paura della sua risposta, la temeva ma non poteva fare a meno di volerla conoscere; era intimorito dal suo giudizio, ma voleva chiudere la questione definitivamente.
O forse aprirla.
Senza neanche rendersene conto il  giovane si era alzato dal divano e si era avvicinato al punto in cui doveva trovarsi il letto; lì la tenebra era meno fonda, una lama di luce filtrava da sotto la porta e i suoi occhi potevano intuire la sagoma di Giorno, seduto immobile fra le lenzuola.
Doveva aver sciolto i capelli, perché il viso sembrava incorniciato da una cascata di riccioli scomposti; provò l’irrefrenabile desiderio di toccarli per sentire che consistenza avessero.
“Sei qui?” la voce dell’amico era poco più che un sussurro.
“Giorno…” Mista sentiva la gola contratta, la voce uscì debole e rauca: “perché me lo stai chiedendo?”
“Perché ho bisogno di saperlo. Se la risposta è realmente no lo accetto, rispetto la tua scelta; ma se invece non è così…non vorrei che un malinteso ci precludesse una possibilità.”
Il silenzio fra loro sembrò diventare solido e dilatarsi, carico di aspettativa e diffidenza; era come essere separati da un muro elastico, che si lasciava trapassare ma sarebbe schizzato indietro alla minima esitazione, allontanandoli.
Giorno saggiò per primo l’ostacolo affondando delicatamente una mano nel buio, cercandolo:“Ti prego Guido…se il tuo non è un rifiuto fallo di nuovo…”
Il ragazzo rispose quasi meccanicamente:“Cosa?”.
Stavano superando il punto di non ritorno, lo sapeva.
Sentì le dita dell’amico che lo sfioravano appena, incerte, provocandogli una strana fitta alla bocca dello stomaco. Se non si fosse tirato indietro in quel momento non sarebbe più stato capace di farlo.
La voce di Giorno lo accarezzò, così leggera da essere quasi impercettibile:“Dammi un bacio…”.
Quelle parole suonarono come un detonatore per Mista; avanzò fino a toccare il letto con le ginocchia, quindi salì cautamente sul materasso. Le sue mani cercarono alla cieca l’amico, fino a quando non sentì le sue dita morbide intrecciarsi alle proprie e trarlo a sé.
Si mosse con circospezione, attento a non schiacciarlo, per sedersi sulle sue ginocchia. Poteva percepire il battito potente del giovane rimbombare nel buio e dentro di lui, scuotendolo dall’interno.
Mista separò le loro mani allacciate per poterlo abbracciare: si strinse a lui e immerse il viso nella cascata di seta dei suoi capelli, ancora umidi per la doccia recente e profumati di shampoo; percorse con le mani la schiena forte, inspirando a fondo il suo odore per non dimenticarlo mai più.
“Guido…” sussurrò dolcemente Giorno stringendo il compagno, la voce rotta dall’emozione.
Percorse con le mani i dorsali potenti, sentendo sotto le dita la trama morbida del maglione, il profilo delle braccia e delle spalle, fino a raggiungere il suo viso: voleva sapere che consistenza avesse la pelle del giovane, accarezzare le sue labbra e i suoi capelli.
Sentendo la mano di Giorno che tentava di insinuarsi sotto il cappello Mista si tirò indietro:”Ehi, aspetta, il cappello no.”
“Perché?” chiese stupito il ragazzo “Hai intenzione persino di dormirci ?”
“Sì! Cioè, no, di solito non lo faccio…insomma, preferisco non toglierlo.”
“C’è un motivo particolare?” la voce di Giorno esprimeva sincera curiosità.
Mista ringraziò che il compagno non potesse vederlo, non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelare certe cose alla luce:”Mi vergogno a mostrarmi a testa scoperta. I miei capelli non hanno un verso e non li pettino mai.” ammise; non poteva certo reggere il confronto con la chioma d’oro fuso del compagno.
“Ma io non ti vedo” ridacchiò lui, giocherellando con il bordo del cappello: “Ti prometto che domattina potrai rimetterlo prima che io apra gli occhi, non sbircerò. Ora posso togliertelo?”
Mista sospirò e annuì, lasciando che le dita di Giorno sfilassero la stoffa dai suoi capelli con un fruscio: “Ah, aspetta, credo che ci siano dei proiettili lì dentro!”
“Non inventarti scuse” lo canzonò affettuosamente l’altro, accarezzando la corta chioma scura “Qui non c’è niente…a parte te.”
Mista avrebbe voluto vederlo: in quel momento doveva essere bellissimo.
Sentì le dita delicate del compagno intrecciarsi ai suoi riccioli corti e scuri, provocandogli una deliziosa cascata di brividi lungo la schiena. Forse non era così male non indossare il cappello…quantomeno in certe occasioni.
Non oppose resistenza quando le mani dell’amico si insinuarono sul suo torace e gli sfilarono il maglione, lasciando una scia bollente dove lo toccava; lo voleva ancora più vicino, voleva sentire la sua pelle sulla propria senza tentennamenti e senza barriere.
Oramai aveva preso la sua decisione: che fosse per sempre, per un anno o solo per quel momento non si sarebbe tirato indietro, per una volta avrebbe concesso a se stesso il privilegio di scegliere ciò che desiderava e non ciò che il dovere gli imponeva.
Vagamente ostacolato dal buio, prese con delicatezza il volto di Giorno fra le mani e si avvicinò lentamente.
Non poteva vederlo, ma sentiva il suo respiro caldo come l’estate sulla pelle: ecco di nuovo il profumo del grano al sole, della vita che nasce, forse del sole stesso.
Muovendosi con cautela sfiorò la bocca del compagno con la propria, una carezza quasi impercettibile.
Neanche il tempo di capire che sapore avesse.
Le  labbra di Giorno erano caldissime e soffici e lo cercavano, chiedendo qualcosa di più; lo lambivano vibrando  come se l’amico stesse mormorando parole senza suono, una litania senza senso che poteva avere un solo significato.
Senza più pensare Mista premette con decisione la bocca su quella di lui, abbracciandolo con forza e stringendolo a sé. Giorno, euforico ed elettrizzato da quella reazione, si avvinghiò al suo petto, posandogli una mano sulla nuca per avvicinarlo di più, quasi intrappolarlo.
Infiammato dall’entusiasmo Mista lo stava baciando in modo confusionario, strofinando il naso sul suo, a volte mordendogli un labbro nella troppa foga; non c’era nulla che gli interessasse in quel momento, a parte non separarsi mai più dalla bocca di Giorno.
Il tempo sembrava attendere sospeso, quasi che avesse smesso di esistere: in quell’attimo infinto non c’erano altri che loro e qualcosa che andava fiorendo, un sentimento sbocciato nel terreno fertile del loro reciproco cercarsi.
Tutto questo non riusciva a tradursi in parole nei pensieri di Mista: il giovane si limitava a sentire, a provare, quasi ebbro di quel tutto che il compagno poteva dargli. Voleva dargli.
Giorno si era completamente donato a lui in piena coscienza, fiducioso ed entusiasta; lo baciava come se fosse lui il vincitore e non il premio, come se anche Mista avesse qualcosa di bellissimo che gli stava regalando.
Chissà cosa aveva trovato, si chiese per un attimo il ragazzo, prima di tornare ad essere un grumo di sentimento, retrocedere ad uno stadio quasi primordiale fra le braccia del compagno.
Sulle labbra di Giorno aveva vissuto il Big Bang, capito cosa dovevano aver provato i più piccoli frammenti dell’universo quando l’esplosione aveva mandato tutti al proprio posto; aveva sentito il gusto della natura che nasce e si scopre viva, l’emozione del primo essere vivente che calca la terra gli aveva attorcigliato le viscere.
Era come nuotare in una luce abbagliante, fluttuare senza peso e senza pensieri…
Da un luogo molto lontano sentì Giorno trattenere il fiato e separarsi da lui, sgomento.
Chissà quale forza superiore lo spinse a tornare in sé, affannato e in preda alle vertigini, come se si stesse riprendendo da un lancio mozzafiato con il paracadute.
“Giorno…” sillabò, incerto su cosa volesse dire: chiedergli cosa c’era, come stava, dove erano, come si chiamava, dove era stato fino a quel momento…
Ci volle un attimo prima che il tempo ritornasse a scorrere e Guido Mista si accorgesse della causa dello sbigottimento del compagno, che nel frattempo aveva acceso la piccola luce sul comodino e guardava attonito il soffitto: dapprima non riuscì a trovare un senso alla cascata di morbidi fiori viola che pendeva sopra le loro teste, anche se pensò che erano davvero belli.
Istintivamente allungò la mano per toccarne uno e il suo braccio sfiorò qualcosa laddove non avrebbe dovuto esserci nulla: l’istinto rallentato lo portò ad abbassare gli occhi, per appurare con vaga sorpresa che il letto era intarsiato di tralci di vite.
Estasiato lasciò vagare lo sguardo sul baldacchino frondoso che li avvolgeva, ammirando la delicatezza dei fiori in boccio e il lucore dei grappoli d’uva che spuntavano qua e là; c’erano addirittura delle farfalle che svolazzavano pigre da una corolla all’altra, morbidi cuscini di muschio e un tappeto di fiori dai colori meravigliosi abbarbicati alla struttura del letto, ai comodini, ovunque.
Languidamente si voltò ad osservare Giorno, seduto al centro di quell’alcova pittoresca come una ninfa in una radura, esterrefatto da ciò che aveva combinato: anche nello sgomento era una creatura di rara bellezza, sembrava uscito da una fiaba.
E lui, Mista, nella favola sarebbe sicuramente stato il cacciatore.
Intrecciò le dita a quelle dell’amico per attirare la sua attenzione:”E’ bello eh?” esclamò deliziato, come se fosse la cosa più normale del mondo svegliarsi e trovare la propria camera trasformata in una serra. Probabilmente con Giorno lo era.
Il giovane sbatteva la palpebre, incapace di farsi una ragione di ciò che aveva combinato:”Credo di aver perso un po’ il controllo…” mormorò, e le parole uscirono confuse, quasi disarticolate.
Mista rise di cuore:”Allora sei umano anche tu! Non preoccuparti, sicuramente sei in grado di riportare tutto come era prima…specialmente il mio maglione spero!” aggiunse, guardando allarmato la cascata di fiori azzurri al suo fianco.
Rinfrancato, anche Giorno si lasciò sfuggire una risata:”Immagino di sì…altrimenti potresti valutare lo stile floreale, è di moda!”
“Non ci contare, non sono io qui ad avere l’attitudine della farfalla.” lo prese in giro l’amico.
Sentì un lago di emozione liquida farsi strada in lui al vedere Giorno avvampare, timido e delicato, la più bella creatura di quella strana foresta.
Non ne avrebbe mai avuto abbastanza…
Esausto, sazio di bellezza e ubriaco di sole, Mista si lasciò cadere sulle lenzuola e attirò il compagno contro il suo petto, posando un bacio sui suoi capelli d’oro:”Vieni qui, Cappuccetto Rosso. Non vorrei ti venisse l’idea di fuggire via come un cerbiatto, sono troppo stanco per rincorrerti nel bosco” mormorò sulla sua tempia, scatenando un brivido che percorse Giorno da capo a piedi.
Il giovane mugolò una protesta contro la sua clavicola:”Non avevo intenzione di fuggire…e non sono così sciocco da fidarmi del primo lupo che passa” lo prese in giro con malizia.
“Dovresti stare attento più che altro ai cacciatori…sembrano brave persone, ma a volte sono loro i più pericolosi” mormorò Mista irrigidendosi, un lampo scuro negli occhi.
Giorno sorrise candido e lo baciò delicatamente sulle labbra:”Non se anche la prenda sa impugnare una pistola” sussurrò.
L’amico lo osservò per un attimo prima di lasciarsi andare ad una risata:”Sei scaltro Riccioli D’oro, devo ammetterlo!”
“Paragonami ancora ad un personaggio delle favole e ti faccio svegliare in un campo di crisantemi” lo minacciò l’amico, rannicchiandosi meglio contro di lui in cerca del suo calore.
Mista resistette all’impulso potente di chiamarlo Biancaneve e lo avvolse nel suo abbraccio, in quel Paradiso Terrestre che pulsava di amore e di vita.
Si addormentarono avvinti, i respiri che si intrecciavano placidi nell’abbraccio del loro piccolo bosco personale.
Giorno, gli occhi chiusi ed un largo sorriso, aveva l’espressione vittoriosa di chi ha scoperto un segreto; e se avesse potuto vedersi allo specchio, Mista avrebbe visto sul suo viso quella di chi ha trovato tutta la bellezza del mondo.



Nota dell'autrice: Come promesso, ecco il secondo capitolo di questa mandata ed ecco il fluff!
Una delle questioni spinose si è risolta, almeno per ora metà dei personaggi può tirare un sospiro di sollievo dopo i disastri dei capitoli precedenti...l'altra metà chissà. 
Spero che questa iniezione di zucchero vi sia piaciuta e vi abbia risollevato un pò la glicemia (che si sa, d'inverno con questo grigiore cala), personalmente GioMis è uno dei miei Jojo pairing preferiti. 

Purtroppo non so quando riuscirò ad aggiornare di nuovo. Potrebbe verificarsi il caso molto fortuito in cui entro il weekend riesca a mettere online un altro brano, altrimenti alla prossima settimana!
Namaste

  
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