Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    24/01/2020    1 recensioni
SPOILER FROZEN 2
La vita dei due regni prosegue serena. Elsa, finalmente, ha scoperto la sua vera identità ed Anna governa sicura il proprio regno. La loro vita sembra proseguire tranquilla tra risate, gioco del mimo del venerdì sera, dialoghi con Kristoff, Sven ed Olaf, tra matrimonio e ricevimenti. La vita però, risulta spesso spesso cattiva e crudele e i protagonisti dovranno essere pronti a superare ogni ostacolo. Governare un regno non sarà più così semplice, fidarsi e andare d'accordo non sarà scontato ma, soprattutto, reagire al dolore si trasformerà nella missione più difficile.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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XXXI.
LA NUOVA REGINA DI GHIACCIO

 
Altri mesi sono passati dalla morte di Giacomo e, finalmente, la primavera porta un po’ di gioia nel regno. Il mese della rinascita, però, pare non influenzare l’andamento della vita a palazzo che, purtroppo, continua monotona e deprimente come sempre. Kristoff non bacia sua moglie da molto tempo, non dorme più con lei e preferisce passare le giornate nei boschi insieme all’amico Ryder e alle renne che, in questo orribile momento, gli danno molto più affetto.

“Ciao Giacomo…sono di nuovo qui…come ogni giorno, nella speranza di entrare in contatto con te. Oggi sono quattro mesi che non ci sei più e l’atmosfera è diventata opprimente. Mostrati a me, ti prego!” è questa la preghiera che Elsa rivolge ad Athohallan senza però ricevere risposta. La regina di ghiaccio non ha mai esternato il suo dolore, non ha il coraggio di prendere di petto la sorella e la situazione e preferisce agire nell’ombra, senza però rinunciare al momento serale in cui chiede al nipote di entrare in contatto con lei e al tentativo di riappacificarsi con Anna bussando incessantemente alla sua porta.

Anna, invece, si è tramutata in una donna dura, temprata nel corpo e nello spirito, maniaca del lavoro e amante del silenzio e della solitudine. Anna si era trasformata nella persona peggiore, in una donna che, non sentendosi più madre, aveva nascosto e represso ogni singola goccia di felicità e ottimismo.

Quel giorno, nel quale si ricordavano i quattro mesi esatti dalla morte di Giacomo, la regina sente riaprirsi le sanguinanti ferite e, con pochi e chiari segnali, dà ordine di sospendere tutti gli impegni della giornata e decide, dopo tanto tempo, di intraprendere una camminata nei prati, lontana dallo sguardo di tutti.

Anna esce furtivamente dal castello grazie a un passaggio segreto e si trova immediatamente su un piccolo sentiero che porta a un immenso prato. Anna fa un passo alla volta lentamente rivedendo man mano tutti i momenti della sua infanzia trascorsi in quel luogo. La regina si rivede sulle spalle di suo padre, tra le braccia di sua madre mentre le porgeva dei fiori, sdraiata sull’erba insieme a Elsa intente a contare le nuvole e, infine, rivede quei pochi momenti vissuti con Giacomo: le sue risate, i suoi starnuti dopo aver annusato un fiore, le carezze date a Kristoff, la gioia di toccare ed esplorare la neve e molto altro ancora.

Anna si blocca e non riesce a sorridere di fronte a quei ricordi. Nemmeno la regina è a conoscenza di come si sia tramutata in una donna simile, ma chiudere il cuore le permetteva di andare avanti, per quanto possibile.

La regina è ancora intenta a camminare quando, improvvisamente, una voce la distoglie dai suoi pensieri.

“Sei la regina vero?” domanda una vocina squillante alle sue spalle.

“Sì, chiunque tu sia non devi dire a nessuno di avermi visto o ti punirò!” risponde severa Anna alzando il dito in segno di minaccia.

“Ma…io ti ho già visto!” afferma la regina una volta girata verso il fulcro della voce e trovandosi davanti a un bambino dal volto conosciuto.

“Sono Giacomo, ti ricordi di me? Quella volta in piazza?” chiede il ragazzino sperando di rinfrescarle la memoria. In pochi secondi Anna rivive quel pomeriggio sereno ad Arendelle dove, insieme a Zia Ester, salvò il giovanotto coraggioso dall’attacco dei compagni bulli.

“Certo che mi ricordo di te” riesce a dire fredda Anna sentendo le lacrime riempirle gli occhi.

“Se vuoi piangere puoi farlo, non devi vergognarti” le dice Giacomo comprendendo il momento.

“Sai, ora devo proprio andare. È stato un piacere rivederti!” taglia corto Anna cercando di allontanarsi, non riuscendo neanche a chiamarlo per nome.

“Volevo solo dirti che anche a me spiace tanto per il tuo bambino. Se mia mamma scopre che ho nominato il principe defunto mi mette in punizione, ma io sono coraggioso e quando penso di avere ragione, parlo e mi comporto di conseguenza. Regina Anna, nonostante sia tutto diventato brutto e triste, ci tenevo a dirti che secondo me il tuo bambino non se n’è andato del tutto” spiega coraggioso il ragazzino gonfiando il petto.

“Che cosa intendi dire?” chiede Anna curiosa voltandosi di nuovo verso di lui.

“Non lo so, io non sono magico come Elsa o come gli spiriti, ma io credo che quando qualcuno muore non se ne va per sempre. Anche la mia sorellina non c’è più… è morta anche lei per una polmonite e mio zio è morto durante la guerra. La mia mamma e il mio papà sono molto tristi. Anche io ho pianto tanto per mia sorella Emma, ma non sono arrabbiato. Spesso la sento accanto a me! La rivedo nel vento e ci gioco insieme. Forse anche il tuo Giacomo cerca di mettersi in contatto con te, ma se tu chiudi il cuore non lo potrai mai sentire!” conclude il fanciullo mostrandosi saggio e profondo.

Anna si limita a sorridergli e, ringraziandolo con un cenno della mano, ritorna nella propria abitazione lasciando scivolare le lacrime. Quanto vorrebbe provare le stesse sensazioni di quel bambino!
Vedere il volto di suo figlio nelle nuvole, sentire la sua voce grazie al soffio del vento e avvertire la sua presenza dentro di sé. Peccato che la Anna creativa, speranzosa, ottimista e fantasiosa era ormai scomparsa e tornare libera e coraggiosa come un bambino risultava impossibile.

La sera Anna decide di posizionarsi davanti al camino e, dopo aver respinto l’ennesimo invito di Olaf a dilettarsi nel tradizionale gioco del mimo, viene lasciata da sola sul divano avvolta dallo scialle di Iduna.

“Scusami, non pensavo di trovarti qui” dice Kristoff imbarazzato desideroso di poter passare la serata sul divano come solito.

“Sono io che disturbo. Resto qui pochi minuti” risponde fredda Anna noncurante del marito che, senza il suo permesso, le si siede accanto.

Tra i due cala il silenzio, interrotto solo dal suono delle scoppiettanti fiamme del fuoco acceso. Anna e Kristoff non condividevano più niente da troppi mesi. Ognuno viveva la propria vita da solo incrociandosi e salutandosi solo poche volte durante la giornata.

“Oggi sono quattro mesi” rompe il ghiaccio Kristoff, sperando di poter dialogare e parlare con la moglie di quel prezioso dono della loro vita che avevano fatto nascere e avevano perso insieme.

Anna si limita a non rispondere e, dopo alcuni secondi di silenzio, inizia a parlare con voce sottile e sofferente.

“Sono diventata una persona orribile. Nemmeno io ne conosco il motivo e non so come rialzarmi. So solo che la mia vita non ha più un senso. Più di un anno fa su questo divano vi annunciavo, tra le lacrime, di aspettare un bambino. Oggi, invece, piango perché l’ho perso”

“Kristoff, io ti sto facendo male” aggiunge poi Anna lasciando scorrere le lacrime anche se, in tutti quei mesi, le aveva quasi esaurite per colpa dell’innumerevole quantità versata.

“Tu sei giovane, puoi farti una nuova vita, invece ti tocca, per colpa di un vincolo matrimoniale, stare con me e logorarti. Va e trova di meglio”

Quelle parole inaspettate sono ulteriori pugnalate per Kristoff che, incredulo, non avrebbe mai immaginato di poter arrivare a tanto.

“Non puoi scegliere se una persona desideri o meno starti accanto. È ora di rialzarsi Anna e andare avanti! Io non voglio altri figli lo capisci? Io vorrei solo tornare con te, tornare ai due giovani innamorati che eravamo prima! Non eri forse tu a dire che bisogna fare ciò che giusto e continuare a camminare?” riesce a dire lui provando a guardarla negli occhi mentre avverte il cuore battere talmente forte da bloccargli le parole in gola.

“Sì, lo dicevo…quando avevo qualcosa per cui lottare. Ora non ho più niente!” dice lei secca rivolgendogli finalmente lo sguardo e incrociando, dopo tanto tempo, quegli occhi marroni e caldi che amava tanto e che, ora, non le fanno né caldo né freddo.

“Hai me! Lo capisci?! Io sono qui!” alza la voce lui prendendole la mano istintivamente e ricevendo un ennesimo rifiuto.

“Ma io non ti amo più!” taglia corto Anna facendo tornare il rimbombante silenzio.

La donna si sfila la fede nuziale dal dito e, senza aggiungere altro, la porge al marito.

Kristoff non trova più parole. Sente solo il cuore in mille pezzi e vorrebbe svegliarsi da quel brutto incubo. Lui le aveva provate tutte: con le coccole, con i rimproveri, con il bastone, con la carota, con la sopportazione, con la pazienza ma, a quanto pare, non era servito a niente. Davanti a lui c’era una nuova regina di ghiaccio che solo un miracolo avrebbe potuto sciogliere.

L’uomo si alza in piedi, cominciando a piangere silenziosamente e si allontana da lei. Probabilmente Anna lo riteneva in parte responsabile della morte del figlio o, forse, si sentiva lei la colpevole e la persona fuori posto. Una cosa era certa: lui non poteva più fare niente.

Con molta calma Kristoff si dirige verso la camera da letto, prepara un bagaglio con i suoi indumenti e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo a quella stanza che aveva custodito la sua vita d’amore, annuncia:

“Io Anna ti ho sposata e ti amerò per sempre. Quando ti deciderai a reagire, saprai dove trovarmi”

Queste sono le sue ultime parole, pronunciate con dolore e amarezza mentre esce definitivamente dal castello di Arendelle, pronto a tornare a vivere nella sua casetta di legno in mezzo alla foresta.
  
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