Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Segui la storia  |       
Autore: _Cthylla_    26/01/2020    1 recensioni
La Decepticon Justice Division, recatasi per vari motivi nella città-Stato più folle del cosmo, ha deciso di trascorrere lì qualche ora di vacanza.
Quale piega prenderà, tra notizie e incontri più o meno inaspettati?
Genere: Avventura, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Tarn
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Last Day To Repent (Almost)
 
 
 


 
 
 
 
 
 
Il rumore assurdo era sempre più vicino, i recettori uditivi di tutti quanti potevano udirlo chiaramente.
 
«Problemi in arrivo, sì» disse Tarn, preparandosi a sparare.
 
Né lui né gli altri avevano idea di quale orrore cosmico si sarebbe potuto trattare, nei database di nessuno di loro era classificato un qualcosa che emettesse quel “tekeli- li! Tekeli- li!” e che potesse congelare l’ambiente con la sua sola presenza, ma ben presto le loro domande avrebbero avuto una risposta: stavano arrivando e, a giudicare dai rumori, sembravano tanti.
Tanti.
 
«Formazione compatta e prepariamoci a fare fuoco» ordinò Tarn, schiena a schiena con Helex e Tesarus «Arrivano da dietro di noi!»
 
«Anche dai due corridoi a sinistra» aggiunse Nickel «Mi sembra di sentirli!»
 
«E hai ragione» confermò Tesarus.
 
La brina che ricopriva le pareti divenne una sottile lastra di ghiaccio, e i Decepticon iniziarono a intravedere le ombre confuse e deformi di coloro che a breve li avrebbero attaccati.
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
«ARRIVANO!» urlò Helex, preparandosi a fare fuoco come Tarn aveva ordinato.
 
Quando però le creature svoltarono l’angolo ci fu un attimo in cui si irrigidì perfino, con le ottiche e la bocca semi spalancati.
Non era facile impressionarlo in condizioni normali: era un membro della DJD col comune amore per la violenza, sadico, pressoché cannibale e nel corso della sua vita aveva visto tante cose che avrebbero sconvolto un processore più sensibile del suo, ma quelle creature riuscivano ad andare al di là di… qualunque cosa.
 
«Cosa CAZZO sono?!» gridò Nickel, dando voce al pensiero comune.
 
Mostri enormi -in linea con l’ambiente immenso in cui si trovavano- dall’aspetto grumoso, catramoso, senza una forma indefinita, con globi in continuo movimento che se fossero stati comuni esseri organici si sarebbero potuti definire “occhi” e arti su arti in costante mutamento dal quali colava una sostanza dal colore indefinito che, giunta a terra, sembrava annichilire tutto ciò che toccava.
 
Gli studi di Tarn alla Jhiaxian Academy gli suggerirono qualcosa.
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
«Antimateria» disse Tarn, tirandosi istintivamente indietro.
 
«Cosa?!» esclamò Tesarus, visibilmente incredulo per la prima volta da quand’era iniziata quella faccenda.
 
«Quei cosi hanno-» avviò a dire Helex, venendo però bruscamente interrotto dal suo comandante.
 
«RITIRATA!»
 
Quell’unico grido di Tarn bastò e avanzò per spingere i due colossi a iniziare a correre veloci come mai nella loro esistenza, rischiando di scivolare più volte sul pavimento coperto di brina senza che questo, per fortuna, accadesse mai; Tarn dal canto suo fece lo stesso, gettando continue occhiate dietro di sé e sparando un colpo di cannone a fusione dopo l’altro contro quei mostri.
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
Azione completamente inutile dato che ogni suo colpo veniva assorbito come se non fosse stato sparato affatto o letteralmente annichilito da spruzzi di antimateria sputati fuori dalle infinite bocche che si aprivano e chiudevano di continuo sui corpi di quelle bestie.
 
«No! Non di qua! A destra, a destra!» urlò Nickel, vedendo che nel tentativo di fuggire stavano sbagliando direzione.
 
Benedicendo la presenza della minicon e i suoi nervi saldi, i tre Decepticon svoltarono a destra. La velocità dell’azione tuttavia causò un rovinoso impatto tra Helex e Tesarus, il quale andò a sbattere contro una parte di lastra di ghiaccio tanto dura e tagliente da infilzare profondamente la sua gamba sinistra, facendolo crollare a terra.
 
«Tess!» esclamò Helex «Alzati, forza! Che razza di ghiaccio è questo?!»
 
«Non è normale, niente è normale in questo dannato posto» rispose il Decepticon, digrignando i denti per il dolore.
 
Era riuscito ad alzarsi ma non avrebbe mai potuto correre, ne era consapevole.
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
«Lasciatemi qui» disse.
 
«Cosa?! Non dire idiozie, Tesarus, corri!»
 
«Non posso, Helex. Lasciatemi q-»
 
Si sentì sollevare di peso: Tarn e Helex, dopo essersi scambiati una brevissima occhiata, avevano avuto la stessa idea.
 
«Per Kaon non c’era speranza, qui è diverso» sentenziò Tarn, che ora stava portando Tesarus a spalla insieme a Helex «Come hai detto tu, i Decepticon non abbandonano gli altri Decepticon!»
 
«Vedo le ombre, corriamo via! Dritto davanti a noi!» strillò Nickel, che nel frattempo era salita sulla testa piumata di Tarn.
 
Obbedirono, e il disperato desiderio di sopravvivere anche a quell’incubo fece addirittura sì che portare Tesarus non li rallentasse quanto avrebbe potuto.
 
«Ora a sinistra!» li guidò la minicon «Non manca molto a “Shaula” ormai!»
 
«Se usciamo da questa cosa voglio una vacanza!» esclamò Helex «Una vacanza in un posto assolato!»
 
«Magari con la tizia che ci ha massacrato l’inguine» aggiunse Tesarus.
 
«Sì, cazzo!»
 
Anche in quella situazione, Nickel riuscì a trovare la forza di alzare gli occhi al soffitto e rimproverarli. «Ma vi pare il momento di pensare a-»
 
Gridò.
Il suo braccio sinistro era stato afferrato da una sottile appendice schizzata fuori dal corpo protoplasmatico di uno dei loro inseguitori, e solo grazie alla coda prensile riuscì ad aggrapparsi a uno dei cannoni di Tarn e non essere trascinata subito indietro, destinata a finire divorata dalle molteplici fauci mostruose o direttamente annientata dall’antimateria.
 
Tarn si accorse solo allora di quanto era accaduto, sentendosi tirare indietro. «Nickel!...»
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
La minicon cercò freneticamente di sganciarsi dalla presa, senza ottenere risultati, cercò di tagliare l’appendice con una delle piccole lame che aveva nelle braccia e di nuovo non ottenne nulla. Tutto successe in pochi brevissimi istanti, nessun altro avrebbe avuto tempo e modo di fare alcunché, ma furono abbastanza per farle capire di non avere scelta: stringendo i denti, recise il braccio sinistro all’altezza della spalla con una serie velocissima di disperati e profondi colpi di lama.
 
«Vai, vai, VAI!» urlò a Tarn una volta che si fu liberata, tornando ad aggrapparsi alla sua testa e assistendo al terrificante spettacolo del suo piccolo braccio che veniva risucchiato nel corpo del mostro.
 
Tarn sentì l’energon caldo della minicon colare sulla propria testa,  poi sulla maschera. Non aveva modo di verificare i danni, non aveva neanche il tempo, nessuno di loro lo aveva.
 
«Nickel-»
 
«Era solo un braccio» lo interruppe lei, brusca, con un vago tremolio nella voce solo all’inizio della frase «Poteva essere peggio. Svolta a destra, ci siamo quasi!»
 
Il Decepticon non replicò a parole, ma il modo in cui sollevò la mano sinistra per stringere brevemente e con fermezza una gamba di Nickel, per poi riabbassarla e contrarre il pugno fino a conficcare le dita nel palmo e ferirsi, poteva lasciar intuire quale fosse il suo stato d’animo.
 
La corsa continuò folle più di prima, tanto che Helex iniziò a sentire un vago odore di bruciato all’altezza delle giunture delle gambe. Il suo corpo non era fatto per le corse frenetiche, tantomeno per corse frenetiche fatte portando del peso, ma non si lamentò lo stesso.
 
Fu allora che si accorsero dell’acqua che, se prima lacrimava dalla serie infinita di vetrate, adesso penetrava e gocciolava da crepe che si allargavano ogni istante di più.
 
«Qui crollerà tutto!» esclamò, allarmato.
 
«Basta riuscire ad andarsene prima» replicò Tarn, cercando di mostrarsi fiducioso com’era suo dovere «Nickel! Quanto manca?!»
 
«Ora dovremmo… ci siamo! Ci siamo, siamo a “Shaula”!» esclamò Nickel, mentre sbucavano in una stanza enorme e allagata che al centro recava un grosso forziere «La campana è sicuramente lì dentro, ci siamo, Tarn, ci siamo!»
 
«E quei cosi ci sono ancora alle calcagna, sbrighiamoci!» aggiunse Helex, per poi dare un’occhiata al soffitto «Qui le crepe sono peggio che nei corridoi, Tarn-»
 
Non fu necessario che Helex aggiungesse altro: Tarn mise giù Tesarus e, più velocemente che poteva, raggiunse il forziere. Notò subito che recava tre serrature, ma dopo aver tirato fuori le chiavi dallo scomparto ove le aveva riposte vide che era facile stabilire quali servivano, ciò grazie alla forma diversa di ognuna.
 
Nickel, ancora aggrappata alla sua testa, infilò la chiave nella prima serratura e la fece scattare. «Presto! Tu hai due braccia, apri le altre due insieme!»
 
Lo avrebbe fatto anche se Nickel non gliel’avesse detto, ma l’accenno al braccio perso fu quasi una stilettata.
Obbedì, le serrature scattarono entrambe e, finalmente, poté mettere le mani sulla tanto agognata campana: non aveva nulla di particolare, era grossa, liscia e nera.
 
«L’abbiamo presa!» esultò Nickel «L’abbiamo-»
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
L’esultanza durò poco, perché i mostri entrarono anch’essi nella stanza con tanta veemenza da distruggere l’ingresso, colando antimateria come dalle ferite infette di un essere organico avrebbe potuto colare del pus.
 
«Dov’è l’uscita?!» urlò Tesarus «Hai la campana, dov’è l’uscita?!»
 
Non c’era.
Niente arco semi diroccato a offrire loro la salvezza, non stavolta.
 
«Perché non c’è? Perché non compare?!»
 
Nickel aveva ragione, pensò Tarn, in quel momento di sconforto mentre erano tutti sulla barca l’aveva detta giusta: anche se avevano preso la campana, le sorelle di Stiria non avevano intenzione di lasciarli andare e non l’avevano mai avuta. Le loro erano state tutte fatiche inutili, erano servite solo a divertire due sorelle annoiate.
Non sarebbero mai dovuti atterrare sul loro piccolo pianeta, non avrebbero mai dovuto ascoltare Stiria, non avrebbero mai dovuto esporsi a un simile pericolo. Anzi: lui in quanto comandante non avrebbe mai dovuto esporre la sua squadra e se stesso a un simile pericolo. Essendo il leader, la responsabilità delle decisioni, delle conseguenze e della salute del gruppo era sua soltanto.
 
«Io…»
 
 
Tekeli- li! Tekeli- li!
Tekeli- li! Tekeli- li!
 
 
«Ho condannato a morte tutti noi».
 
“E questo perché sei uno dei peggiori fallimenti dell’Universo e lo sarai sempre, anche con tutte le tue abilità, col tuo essere point one percenter, con tutta la tua forza e tutti gli upgrade che hai fatto. Non si sfugge alla propria natura. Eri uno scarto anche quando ti chiamavi Damus”.
 
Quelle parole impietose risuonarono nel suo processore con una voce che era un miscuglio tra la sua e una molto più femminile, che aveva già udito ridere e parlare in precedenza, in quelle che aveva creduto fossero una sorta di allucinazioni uditive. Tarn però era troppo impegnato a pensare alla morte imminente e al suo fallimento per curarsi veramente di un simile particolare.
 
Fu allora, proprio quando le creature stavano per divorarli, che le pareti si ruppero definitivamente e la stanza venne riempita di acqua. Nessuno vide più niente, nessuno riuscì ad afferrare l’altro, proprio com’era accaduto quando erano stati risucchiati dal vortice.
 
Tutto quel che Tarn riuscì a fare fu tenere stretta la campana e, di nuovo, venire inghiottito dal buio.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Colpi ritmici in testa la cui forza aumentava gradualmente.
Un peso sul petto.
Altri colpi ritmici in testa, raddoppiati.
 
Mugugnando parole incomprensibili, Tarn socchiuse leggermente i sensori ottici.
 
“Sono morto e questo è l’Afterspark al quale io, in realtà, non credo” fu il suo primo pensiero compiuto.
 
Non si sentiva stanco, solo intontito.
Non aveva ancora avviato bene il processore, si disse, quando le sue ottiche ora semiaperte incontrarono lo sguardo seccato di due henn giganti, una seduta sul suo petto, l’altra che incombeva su di lui e continuava a riempirgli la testa di beccate.
 
“Un momento: henn?!”
 
Si rizzò bruscamente a sedere causando così l’irritazione dei volatili, i quali comunque si limitarono a protestare con versi striduli e batter d’ali invece di sputare fiamme come avrebbero potuto.
 
All’inizio realizzò di trovarsi nel giardino della casa che prima di allora aveva solo intravisto, quella munita di orto; poi realizzò di essere circondato di henn munite di caschi e pettorine -alcune li avevano blu, altri gialli- che lo stavano guardando male per aver interrotto la loro partita di…
 
“Henn giganti sputafuoco che giocano a Cube” alias la variante cybertroniana di quello che i terrestri avrebbero chiamato rugby “Dopo tutto quello che ho visto, mi sembra perfettamente sensato”.
 
Solo allora notò altre due cose fondamentali: la prima era che la campana nera era ancora stretta tra le sue mani, la seconda…
 
«Testa pesante» borbottò Tesarus, mettendosi lentamente a sedere.
 
«Sono tutto pesante» mugugnò Helex, sdraiandosi in posizione supina.
 
Qualche metro più lontano, anche Nickel aprì le ottiche. «D-dove… ma siamo vivi?»
 
Sì, lo erano: l’avevano scampata, erano lì tutti quanti, vivi e vegeti. Tarn vide che Tesarus era ancora ferito, il T-Cog di Helex era ancora rotto e Nickel -povera Nickel!- era priva di un braccio, ma ce l’avevano fatta.
 
In principio non comprese cosa fosse lo strano rumore che stava sentendo né da dove provenisse, poi, con suo sommo stupore, capì che quel suono era una risata baritonale, di cuore -ergo Scintilla- e che la fonte di tale suono era lui stesso.
Era una vita che non rideva così, anzi, probabilmente non l’aveva mai fatto prima di allora, non in quel modo, non “perché sì”, senza neanche sforzarsi di capire cosa lo stesse spingendo a ridere, ridere e ridere ancora. Forse era dovuto all’essere impazzito definitivamente, forse era per l’assurdità della situazione, forse era perché tutti l’avevano scampata e ne era felice: quale che fosse la ragione, non gli importava alcunché.
 
«Ehi!»
 
Quella voce.
 
«Ragazzi!»
 
Una voce maschile che in altri contesti avrebbe trovato un po’più divertita del dovuto.
Una voce molto familiare.
Tarn e il resto del gruppo si voltarono quasi contemporaneamente verso la porta d’ingresso di quella casa di campagna, dalla quale si era affacciato un Kaon vivo, tranquillo e in salute che li stava salutando con un sorriso che, in qualche modo, riusciva ad arrivare fino alle sue ottiche vuote.
 
«Muovetevi a entrare, ci sono i muffin!»








Kaon vive, vive! :'D
Ho voluto dividere il capitolo per ragioni di lunghezza ma stavolta posso annunciare con assoluta certezza che il prossimo, che verrà pubblicato di pomeriggio o sera, sarà l'ultimo.
Per davvero.
Alla prossima!

_Cthylla_
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_