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Autore: Ninnibell2001    26/01/2020    0 recensioni
Jeremy Renner, proprietario di un autosalone nel Sud della Florida, padre di una deliziosa bambina e con un divorzio pesante alle spalle, assume una nuova e brillante venditrice di origine irlandese, Lysandra O’Neill, scatenando la gelosia dell’ex moglie, che lo coinvolgerà in un contenzioso giudiziario dalle tinte fosche.
Lys e i suoi amici - impersonati dagli attori del cast di ‘Avengers’ - lo affiancheranno nel difficile processo, in una spirale di amore, amicizia, thriller e humour.
Jeremy Renner x Lysandra O’Neill, Scarlett Johansson x Mark Ruffalo, Chris Evans x Sebastian Stan, Gwyneth Paltrow x Robert Downey Jr., Chris Hemsworth x Tom Hiddleston.
Lysandra O’Neill è un personaggio di mia invenzione.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeremy Renner, Nuovo personaggio, Robert Downey Jr., Sebastian Stan
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2) Ottobre 2019

‘Chris, mi stai angosciando, molla la presa’ erano settimane che il collega tormentava Lysandra, tentando di convincerla a partecipare a un party di Halloween, che lo avrebbe visto protagonista…era nato lo stesso giorno!

‘E’ perché sono gay? Non ti facevo tanto razzista, anzi, sessista’.

‘Non è per quello, non sono dell’umore’ ribadì, sbottando a ridere.

‘I miei amici lo penseranno e mi farai fare una figuraccia. Gli ho parlato di te, ti vogliono conoscere…irlandese…per favore! E’ un compleanno tondo!’ insistette, ancora.

‘Va bene, verrò, mi hai convinto. Ti avverto fin d’ora. Se mi dovessi annoiarmi, mi dileguerò più veloce del vento!’ in fondo Halloween era la sua festa preferita, cedette sull’intera linea.

‘Grazie, tesoro’ con un bacino, il collega pose fine alla discussione, che lo aveva visto vincitore, appropinquandosi verso un cliente appena entrato.

‘Schifo i travestimenti, sono già eccentrica di mio e comunque ho degli impegni per la sera incriminata. Strega, quindi?’ Scarlett, che aveva ascoltato il loro dialogo, si impicciò della maschera che avrebbe indossato.

‘Esatto, sarò una strega celtica, come i miei antenati…ho un costume particolare…lo vedrai, il giorno del party mi muoverò direttamente da qui…’ le anticipò, leggermente contrariata di dovesi preparare nell’autosalone, ma, alla luce degli orari, aveva ben poche alternative.

E fu così; era un vestito lungo di tessuto nero, con un bordino dorato alla cintura, sul collo, sulle maniche ampie a pipistrello e sul cappuccio, che tirato sulla testa, la faceva apparire davvero caratteristico, a contrasto dei capelli rossi e del trucco carnevalesco, piuttosto accentuato. Una minuscola borsetta a tracolla per l’indispensabile da recare con sé completava l’outfit.

‘Che ne dici?’ domandò proprio alla contabile, nel tardo pomeriggio del trentuno ottobre.

‘Mi fai paura…secondo me, non ti darebbero nemmeno una mentina, credimi. Hai un’aria minacciosa ed estremamente sexy. Sei la streghetta odiata dalle donne ed idolatrata dai loro mariti’ le rispose l’amica.

‘Sei bellissima, invece!’ Joey - in un vestitino scamiciato composto da un top nero e una gonna a campana di tulle color arancio, un cappellino triangolare ornato da un fiocco arancione a pois scuri che richiamava i collant, la cui base, al contrario era della nuance delle zucche con puntini neri, e con una minuscola scopa di saggina - si stagliava accanto a loro…un piccola e tenera strega.

‘Posso dire lo stesso di te…dove te ne vai, a far danni?’ la O’Neill era curiosa, nonostante fosse evidente.

La bambina, infatti, nella mano destra, teneva un sacchetto di iuta marrone, vuoto ‘Dolcetto o scherzetto?’ rise, mostrandolo, e continuò ‘Farò il giro delle case del quartiere dove abito, coi miei amici di scuola; la mamma aveva un appuntamento e non potrà accompagnarmi, lo farà papà…Lys…guarda che ho preso per lui. Gli piacerà?’.

Dalla tasca della gonna tirò un fuori un serpentello di gomma verde e glielo porse.

‘Diamine, sembra vero, è ben realizzato…eccome se lo gradirà’ con uno sguardo furbetto, indicò la stanza del capo; le era venuto spontaneo, non era riuscita a resistere. Mano nella mano con Joey, camminando lentamente, quatte quatte, si diressero verso Jeremy, che era seduto alla scrivania, in trattative con un fornitore.

Era talmente occupato dalla conversazione che non si accorse affatto della loro presenza, fino a quando la rossa non lanciò il serpente al centro del tavolo, gridando insieme alla bambina ‘Scherzetto’.

Renner saltò dalla poltrona, sussultando e fece cadere persino il telefono a terra ‘Siete due cretine…è una chiamata importante…era!’. Incavolato, afferrò il giocattolo e lo scagliò con Lysandra, centrandola in testa.

Lei lo schernì, con una boccaccia, innervosendolo ancora di più…poi l’uomo si arrese all’evidenza.

Le due davanti a sé si stavano sbellicando dalle risate, ed erano stupende, una meglio dell’altra. Evitò altri rimproveri, tentando di recuperare la cornetta dell’apparecchio e pure un contegno, minacciando ritorsioni con lo sguardo, riuscendo a sbrigarsela in pochi minuti.

Parlò al telefono, riflettendo su altro.

Le settimane successive all’esordio della rossa, l’avevano vista impegnarsi nel lavoro, in cui si era buttata a capofitto, approfondendo la conoscenza coi nuovi colleghi, in particolar modo proprio con Scarlett e Chris. 

Venendo da una realtà professionale molto più grande, l'impatto con la sua modesta attività era stato di immediato successo.

Nessun venditore aveva mai avuto risultati come i suoi, in precedenza; conquistava gli acquirenti di ogni tipo ed età, come le ribadiva avrebbe venduto ghiaccio agli eschimesi.

L'immensa conoscenza delle caratteristiche e prestazioni delle vetture, i modi schietti e semplici la rendevano accattivante ed empatica assieme, una commistione equilibrata e perfetta. Che fosse esageratamente attraente, non guastava.

Insomma, la signorina O'Neill non dava fregature, nessun cliente si era mai lamentato. Anzi, tornavano e consigliavano l'irlandese ad amici e parenti, con sua somma soddisfazione...il grafico delle entrate aveva subito un'impennata...rosso fuoco.

Così come la propria bramosia, il desiderio impellente di congiungersi con la sua dipendente, per cui aveva un’evidente cotta e che lo evitava, nell’ambito personale, come la peste bubbonica…segno dell'evidente feeling che avevano percepito vicendevolmente, la strana elettricità e il lieve disagio che compariva ogni volta che erano insieme, e che avevano considerato una sciagura e non una fortuna.

Tensione emotiva a parte, sul lavoro erano affiatatissimi e il loro connubio vincente, su tutta la linea, per cui il confronto quotidiano era diventato inevitabile, accrescendo ulteriormente la stima reciproca e la difficoltà a tenere sopiti i propri impulsi e le proprie emozioni…in maniera inconsueta, data la presenza di Joey, la venditrice si era leggermente sciolta, con lo scherzo dell’animaletto di gomma.

‘Era una burla, sei un antipatico, papino; mi avevi detto che ti saresti mascherato, come i genitori degli altri…mica verrai così?’ la biondina, in mano il famoso serpente, segnalò i jeans e la camicia azzurra che suo padre indossava come fossero pattume.

‘Non ho fatto in tempo, non lo noterà nessuno’ si giustificò.

‘Importa a me…Lys, per piacere, vieni tu!’ con gli occhi questuanti, la supplicò.

‘Soprassiedi, Joey…la signorina O’Neill ha un precedente impegno, non vedi? Ha di meglio da fare che dedicare il suo tempo a una ragazzina’ acido, lo sottolineò, rendendosene conto e biasimandosene. Era stato meschino, a dirlo in quel modo, davanti a sua figlia, ma ad interagire con l’affascinante dipendente, gli si chiudeva la bocca dello stomaco.

‘Verrò volentieri, invece, se tuo padre non ha nulla in contrario’ piccata e quasi offesa, l’irlandese fu lesta a sfidarlo.

‘Andate tutti e due. Jer, il negozio di fronte fa una svendita; sono le sette della sera di Halloween, con dieci dollari prenderai un vestito fantastico e farai felice la tua deliziosa pargoletta e forse non solo lei! Le tue groupie al completo’ Scarlett gli mandò una frecciata, infilandosi la giacca di pelle con le frange e uscendo, per evitare che ribattesse.

‘Uhm, avete vinto; ci vediamo alla macchina’ con un grugnito, l’uomo sbuffò, spegnendo il pc e alzandosi, verso la porta posteriore.

Nel negozio segnalato dalla sua ragioniera erano rimasti ben pochi abiti. Solamente uno gli calzava bene e gli piaceva, gli altri erano ridicoli. Si cambiò, direttamente nel camerino della boutique, riponendo i propri vestiti in una busta di carta bianca e si diresse alla Jeep, dove le streghe lo aspettavano. 

E fece la sua figura...aveva scelto di essere la morte spettrale, anche lui con una tunica nera con le maniche a pipistrello e il cappuccio, un bastone con una falce ed un’orripilante maschera in gomma sul viso, che teneva a metà della testa, retta con l’elastico.

'Fai paura, papà...' Joey era entusiasta e non smetteva di ripeterlo, seduta nel seggiolino agganciato al sedile posteriore.

'Avremo moltissimi dolci, grazie a te...' con uno sguardo complimentoso, la rossa scrutò Jeremy. Le faceva un certo effetto, adrenalinico; era la consapevolezza di non poterlo avere che la spingeva di più verso di lui...questo pensò, con un vago richiamo morale alla storiella della volpe e l'uva.

'Irlandese, tutto ok?' si era imbambolata, e Renner si incuriosì sul perché avesse accondisceso a partecipare al giro per la questua dei dolciumi, era evidente che avesse un altro impegno. Seguirli nel pellegrinaggio alla ricerca della caramella o del marshmallow perduto era stata una mossa inaspettata.

'Sì...' come gli leggesse la mente, spiegò 'Mi faceva piacere accompagnarvi, da bambina il dolcetto o scherzetto mi entusiasmava e avevo un pochino di tempo, adesso. Più tardi raggiungerò Chris, alla festa che ha organizzato; con la sfiga che si ritrova a essere nato il giorno di Halloween, non potevo mancare’.

L'uomo la studiò, irrequieto 'Anche io ci vado; non credevo ti avesse invitato'. Strano, che Evans non glielo avesse minimamente accennato.

Lei, meravigliata, ribatté 'Davvero vieni?' Era un locale per gay e il capo non avvezzo a familiarizzare troppo coi dipendenti.

'Mi ha perseguitato e credevo che lo avesse chiesto soltanto a me, in ufficio, nemmeno a Scarlett. In effetti, voi avete legato moltissimo' stavano sempre insieme, avrebbe dovuto ipotizzarlo. Se lo avesse saputo, avrebbe declinato la proposta...rifletté, amaramente, per un verso. Per quello opposto, si rallegrò all'idea di trascorrere un’intera serata con lei.

'Chris è una persona eccezionale, un caro amico. Non ho lo spirito per festeggiare, in questo periodo, ma non volevo che scontasse le mie paturnie, non lo merita'.

Quali, si domandò lui, evitando approfondimenti. 'Ecco, iniziamo da lì...è il gruppo degli amichetti di Joey coi genitori...' le segnalò un capannello di persone, mascherate e festanti, sganciando dal seggiolino la piccola, che si precipitò dai suoi compagni di scuola, come un fulmine, tirando la mano della O’Neill.

'Piano...piano...' la stava trascinando, letteralmente. Si trovò, faccia a faccia, con le mamme degli altri bimbi che la squadrarono, curiose, senza nemmeno salutarla. Si aspettavano Samantha e lei di certo non lo era, né le somigliava. E i loro mariti, come previsto dalla ragioniera, la mangiarono con gli occhi, con un po' di invidia nei confronti di Jeremy, che si era appropinquato a seguirle e che percepì, subito, la sgradevolezza degli altrui modi 'Che si sono messi in testa? Ora li sistemo io...paesani e maleducati'. Lo sibilò, affinché lo udisse esclusivamente lei.

'Lascia correre, siamo qui per Joey, per lo zucchero' gli sussurrò, sfiorandogli l’avambraccio, e incamminandosi, intanto che i piccoli, in gruppetti, suonavano alle porte delle villette del vicinato, i cui proprietari si affacciarono per riempire i loro sacchetti di prelibatezze. Li aspettavano ed era un rito piacevole e divertente, gioioso.

I vialetti erano ornati di decorazioni di zucche intagliate, illuminate dall’interno da candele di cera.

‘Sapete che l’uso di intagliare zucche con espressioni spaventose o grottesche è di provenienza irlandese?’ spiegò ‘I miei antenati intagliavano rape, per fare lanterne con cui ricordare le anime bloccate in Purgatorio. Gli immigrati in Nord America usarono le zucche, invece, originarie del posto, poiché erano disponibili in grandi quantità e di maggiori dimensioni, facilitando così il lavoro di intaglio stesso’. Mentre lo illustrava, Joey e i bambini con lei, l’ascoltavano, come raccontasse una fiaba, incantati dalla sua bellezza.

Jeremy la spizzava, contorniata dai pargoli, con sguardo imperscrutabile.

‘Cos’è il Purgatorio?’ domandò la biondina.

Il luogo mentale dove sono incastrata…pensò Lysandra ‘E’ un posto in cui le anime di coloro che muoiono in uno stato di grazia sono preparate per andare in Paradiso, tesoro, a cantare con gli angeli…gli mettono un bel vestito, truccano le donne, e gli danno un sacchettino colmo di cioccolatini e caramelle. Così possono offrirne agli angeli, appena arrivano in Paradiso…’ sparò l’invenzione del giorno.

‘Ottima idea…diventeranno amici con facilità’ commentò la ragazzina, distratta due secondi dopo dall’ennesimo campanello da suonare.

‘Direi piuttosto che è un’idea fantastica, oratrice. Pendevano dalle tue labbra e la spiegazione è stata quasi poetica…certo, farebbe rabbrividire un cattolico irlandese ligio ai dettami della Bibbia, ma sono piacevolmente stupito. Mica per nulla sei la venditrice del mese…degli ultimi tre, per la verità. I colleghi giocano a freccette, usando un bersaglio con la tua foto appiccicata sopra e a Natale non ti regaleranno nulla’ segnalò il capo.

‘Mi stai facendo un complimento o prendendo in giro? Mi sfugge la tua sottile ironia e stasera non sono in vena, te l’ho detto…’.

‘Entrambe, credo…’. Non era in vena perché era con lui…quello era il problema, ipotizzò, sfortunatamente. Almeno era la compagnia più piacevole che potesse desiderare, soprattutto nel frangente in cui i genitori degli amichetti di scuola di sua figlia lo osservavano, in cagnesco.

‘I tuoi concittadini sono molto inospitali’ commentò la rossa, al suo indirizzo. La tensione fra gli adulti era palpabile e, in fondo, era un momento di divertimento. Jeremy le spiegò il motivo.

‘Ai loro occhi sono lo stupido del villaggio che a stento legge e fa di conto, lo snaturato che ha dilapidato la fortuna paterna, ha spezzato il cuore al caro genitore e ora mantiene con difficoltà il tenore di vita della famiglia, tentando di non perdere l’ultimo autosalone rimasto. Eravamo al liceo insieme, siamo coetanei. All’epoca avevo una decappottabile blu, odiavo la scuola per via delle difficoltà della dislessia e di conseguenza non studiavo, uscivo con una ragazza diversa ogni sera e mi vedevano come un’idiota e superficiale figlio di papà, perché lo ero…’ le confidò, malinconico. Era una grande sconfitta e gli bruciava, confessione compresa.

‘Jer, ognuno ha i suoi demoni. Mio padre e mia madre litigavano continuamente, davanti a me e mio fratello. C’era sempre qualcosa che non andava; pochi soldi, o la cena messa in tavola, eccetera. Era perché non si amavano…detestavo le grida e dover dipendere da loro, economicamente. Non potevano pagarmi gli studi e mi sono cercata un lavoro a sedici anni, per emanciparmi. Ho fatto la lavapiatti, la cameriera, volantinaggio e mi sono diplomata alle scuole serali.

Sono riuscita a andare via di casa e, casualmente, ho letto un annuncio su internet in cui cercavano un venditore di auto; mi sono presentata, per gioco, perché Chris, il mio fratellone, aveva una fissazione per i motori e, alla fine, mi aveva trasmesso la sua passione. Ho avuto il posto, però è stato molto faticoso… Morale: ognuno è diverso dall’altro ed è il bello o il brutto della vita…comunque, non credere di aver fallito, hai Joey, che vale più del resto e nessuno potrai mai portartela via’ aveva parlato a lungo, intanto che erano giunti all’ultima casa e la compagine tornava indietro.

‘Concordo, hai ragione! E tuo fratello?’ avevano avuto una vita profondamente diversa e preferì chiederle di lui, che commentare il racconto. Per due motivi; primo, l’aveva fatto sentire più debosciato del solito; secondo, le si erano illuminati gli occhi, parlando di Chris.

‘E’ un magistrato piuttosto in gamba. Si è trasferito in Irlanda da alcuni parenti, diversi anni fa, per studiare legge; il diritto anglosassone lo affascinava, sai, stare in Tribunale con toga e parrucca. Purtroppo ci vediamo raramente, ora è a Londra. Detesta gli Stati Uniti. In realtà, siamo fratellastri, fa Hemsworth di cognome, e suo padre è stato il primo marito di mia mamma. Morì a due anni di distanza dalla sua nascita e mamma si risposò con mio padre, in seconde nozze. E’ più di un fratello per me, tuttavia ci assomigliamo poco. Dall’albero genealogico paterno, si porta in eredità anche il colore dei capelli, biondi come un raggio di sole…’.

‘E i tuoi genitori?’.

‘Sei il re degli interrogatori, stasera! Sono morti…mio padre era più devoto alla santa birra che alla Madonna e la cirrosi epatica non l’ha risparmiato, mia mamma è andata via qualche mese successivo, per un infarto…’ spiegò, fissando Joey trottare verso di sé, con il sacchetto di iuta stracolmo di leccornie ‘Ora sai quasi tutto di me’.

‘Ho fatto il pieno…posso mangiare qualche dolcetto, sulla strada di casa?’ salendo in macchina, la bambina già frugava cercando i pezzi di cui era più ghiotta.

‘A patto di far scegliere prima la strega irlandese, che si è consumata i piedi a starti dietro’ Renner senior le fece l’occhiolino e lei passò il sacco a Lys.

‘Che gradisci, Jer?’ gli dette un buffetto sul ginocchio…su, ce n’era per tutti.

‘A te l’onore, ciò che prendi tu’ un calore lo percorse, irradiandosi dal punto della rotula dove lo aveva sfiorato. Nemmeno da adolescente si era sentito così vulnerabile davanti a una ragazza!

‘Barrette ai cereali e cioccolato al latte, sono le mie preferite’ ne trovò una soltanto ‘i residenti della zona sono stati avari…ce ne faremo una ragione e la divideremo’ scartò la stagnola e spezzò a metà la cioccolata, poggiandogli i quadratini spettantigli, direttamente sulle labbra, per evitare di farlo distrarre dalla guida, in un gesto forse un po’ troppo intimo. Lo sfiorare la sua bocca con le dita le provocò uno strano brivido.

Lui masticò, con estrema goduria, vedendola fare altrettanto e succhiarsi l’indice sporco di cioccolato; quel gesto erotico lo mandò su di giri ma tentò di concentrarsi sulla strada ‘E’ delizioso, lo ammetto’.

‘Mamma non c’è…’ la piccola, arrivati in pochi minuti davanti al cancello della villetta dove abitava, indicò la tata che la attendeva, una signora ispanica di mezza età, rotondetta, con i capelli lunghi raccolti in una crocchia, indosso una salopette di jeans e una felpa con la zip e il cappuccio.

‘Aveva un precedente impegno, si è scordata di avvisarti; ora cena, se riesci a mangiare ancora, date le schifezze che hai ingurgitato, e vai a nanna. Ti chiamerò domani mattina’ Jeremy le dette un bacino sulla guancia e Lysandra un abbraccio stretto, da cui parve non volersi staccare ‘Grazie di essere venuta…e buona continuazione…tu e papà, divertitevi’ le sussurrò, all’orecchio, con un tono eccessivamente malizioso, per appartenere a una bimbetta di quattro anni.

‘Rimane spesso con la baby sitter…’ la O’Neill si morse la lingua, non avrebbe dovuto intromettersi; le venne spontaneo, osservando Joey che la salutava con la manina e un’occhiata malinconica.

‘La mia ex moglie ha importanti affari personali da gestire’ ribatté, allusivo, facendole intendere che avesse delle relazioni sessuali, circostanza di cui l’aveva già resa edotta, durante il dopo cena in piscina.

Dal vano portaoggetti del cruscotto, prese il pacchetto di sigarette e, apertolo, una bionda direttamente con la bocca per accenderla con l’accendisigari dedicato e dare la prima aspirata, con rabbia; a finestrino abbassato, gettò fuori il fumo a pieni polmoni ‘Scusa…so che ti dà fastidio, ma ogni volta che abbandono Joey nelle sue grinfie, o peggio, alla solitudine di un villino vuoto…beh, mi pare di impazzire…’.

‘E’ la tua macchina e sto approfittando di un passaggio al locale, visto che ho lasciato la mia Mustang a casa, per cui non posso oppormi. Capo, mi spiace tantissimo. Per te e soprattutto per Joey...però te ne devi fare una ragione. È ancora piccola e dovrai sopportare la situazione per parecchio'

'Sono cresciuto senza madre, è morta che avevo due anni e, credimi, ho imparato, a mie spese, che essere allevato da un solo genitore non sia il massimo…e ora sono io stesso genitore a metà, sarà la legge del contrappasso. È facile giudicare, tu non hai figli' commentò, attaccandosi alla sigaretta come un'ancora di salvezza, una boccata di vita.

'No, non li ho e forse non li avrò mai. Per me, il mondo non si compone di chi ha figli e chi non li ha, ma di persone che ragionano e persone che non lo fanno' non era offesa, cercò di farlo riflettere sul serio 'a meno che tu non abbia la possibilità di chiederne la custodia esclusiva, sarai costretto a dividere Joey con sua madre, per lungo tempo. Non avrà un istinto materno spiccato, rimane la mamma...'.

'Non voglio parlarne, Lys, smettila!' alzò il tono della voce, voltandosi verso di lei e schiacciando il mozzicone nel portacenere, incavolato.

La rossa lo fissava, mordendosi il labbro inferiore coi denti, inquieta e dispiaciuta.

Ci capitava sempre di mezzo lei, Jeremy fece una sorta di ammenda 'Non voglio coinvolgerti nei miei casini, perdonami’.

'Sono già coinvolta perché voglio bene a tua figlia...tanto, lo sai' era stata sincera e l'affetto che nutriva era evidente, palpabile, particolarmente spontaneo e ricambiato.

'E lei ne vuole a te' sottolineò 'e Samantha lo ha capito, e ne è infastidita, mi ha dato un paio di battute, sia per il legame che stai instaurando con Joey, sia per...' non concluse la frase, in leggero imbarazzo ma lei ne comprese il significato.

La megera pensava che saltasse nel letto del suo capo, per sesso e carriera, come tutti quelli che li vedevano assieme 'Vivono del nulla, di chiacchiere'.

‘Del nulla? Sei sicura?' diavolo, irlandese, non senti proprio niente per me? Perché i tuoi occhi dicono il contrario...lo tenne per sé, ascoltandola annuire, parcheggiando nei pressi del locale, affollato persino all’ingresso.

Uomini, ovviamente, per lo più mascherati in maniera vistosa e colorata. Li esaminarono peggio che i genitori dei compagni di Joey, per più di un motivo. Lysandra era l'unica donna che avesse varcato la porta del disco pub, e spiccava, splendida, nel suo abito raffinato, circostanza che intrigò gli spettatori.

E Jeremy era un ospite inatteso ed etero come pochi; incuriositi, lo avevano puntato, era una possibile conquista diversa, per concludere in bellezza una serata particolare come Halloween.

Le loro espressioni interessate fecero vacillare la testosteronica preda, che afferrò la mano della sua collaboratrice, istintivo.

Il che attirò ancora più gli sguardi dei presenti, che si chiesero se facessero coppia fissa, viste le chiacchiere sentite fra i paesani.

'Jer, tranquillo...non ti salteranno addosso' minimizzò lei, schernendolo, poiché l'aveva arpionata e quasi le stritolava la destra, camminando all’interno del locale, caratteristico per l’architettura dalle linee morbide, la scelta di due soli colori che le mura e i complementi d’arredo ovvero il dorato e il blu elettrico; un bar di forma ellittica al centro della sala dava un tocco di modernità, al limite dell’estrosità estrema…poco da Chris, meditò la sua amica.

'Che razza di locale...' sibilò Renner, quando un ragazzo moro, vestito da Joker, coi capelli dipinti di viola e uno spolverino verde, gli fece l'occhiolino in modo lascivo.

La O'Neill si sporse, con la testa indietro, alzandogli la cappa ed esaminando le natiche sode del suo principale, ironica 'Non ci giurerei, eh eh, che non ti stuprino...attento al culetto, in bagno'.

'Cretina...' con uno strattone, l’attirò a sé, minaccioso ‘Vuoi che ti dimostri quanto sia maschio? Stai giocando col fuoco, non provocarmi!’.

‘Mi sfidi, sapendo che sarai tu a perdere, sei masochista’ sussurrò, con voce appositamente arrochita, come una micetta licenziosa, gli occhi di brace nei suoi. Capì di essere sull’orlo di un pericoloso precipizio, e il suo sangue freddo vacillò.

Alla stretta micidiale e più intensa che aveva fatto incollare i loro corpi, gemette ‘Jer…lasciami…’. Avrebbe resistito poco, si sarebbe trattenuta con difficoltà dal buttargli le braccia al collo, le sue labbra erano vicinissime e invitanti.

Una scarica elettrica attraversò Renner nelle parti bassi, al contatto con la magnifica donna di cui si era invaghito, e come previsto, non ribatté, mollando la presa.

Grazie a Dio, la figura familiare di Evans gli si fece incontro ‘Ben arrivati’. Il festeggiato era nella veste di Dracula in persona, probabilmente non originalissimo nella scelta, tuttavia con un abito di gran pregio, noleggiato in un negozio di materiale per cinema e teatro: un mantello, nero all’esterno e di seta rossa scura all’interno, pantaloni scuri, camicia bianca ricamata, un panciotto di velluto bordeaux, un ciondolo a forma di croce agganciato al collo con un nastrino color sangue e gli immancabili denti, lo rendevano estremamente credibile.

‘Auguri, e complimenti per il vestito, sei favoloso’ Lysandra gli dette un bacio sulla guancia, e Jeremy una stretta vigorosa.

Gli amici di Chris gli andarono incontro per presentarsi; erano simpatici, allegri e molto naif. Troppo, per qualcuno di sua conoscenza.

‘Irlanda…’ Jer le parlò, a bassa voce ‘c’è uno vestito da suora che è pure truccato; ha il rimmel e il rossetto, ne sono certo’.

‘E’ un festa mascherata, capo…’ lei tentò di riderci su, in effetti qualche ospite era stravagante, non spiacevole.

‘Non sono abbastanza ubriaco per tutto questo…’ la lasciò in chiacchiere, sedendosi al bancone del bar, su uno sgabello di legno chiaro, ordinando il solito whisky, poggiando al contempo la falce a terra.

Evidentemente lo aveva guardato troppo a lungo o con troppa intensità: il ragazzo con la tonaca - piuttosto attraente, gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli castani scuri, la barba di qualche giorno e la bocca carnosa - gli si approssimò. Da vicino era ancora più impressionante; nella destra, teneva un rosario dalle dimensioni giganti, e sotto la veste, indossava la sola biancheria, sopra gli anfibi scuri.

Aprì la gonna dalla parte dello spacco e gli mostrò un cuore rosso e giallo di stoffa, che aveva agganciato sulla parte anteriore della coscia nuda, come fosse una giarrettiera, interloquendolo ‘Mi offri da bere, bell’uomo? Mi chiamo Seb!’.

Era un evidente approccio! Renner deglutì, in estrema difficoltà. Lo aveva lasciato senza parole, e non era facile. Si aspettava che qualcuno ci provasse, anche palesemente, ma ora che si trovava faccia a faccia col tipo, tentava di trovare il modo per sganciarsi, senza offenderlo.

Sentì una mano sulla schiena e una voce suadente…una voce amica…Lys, che gli veniva in soccorso, rivolgendosi al rivale ‘Sloggia, tesoro; il bell’uomo è già occupato, ed è proprietà privata. La mia’.

Jer si voltò, immensamente grato della sua iniziativa, per ritrovarsela a un palmo da naso, col viso accanto al suo; fu un solamente un attimo e le loro bocche si fusero in un emozionante e coinvolgente bacio a fior di labbra, che convinse il pretendente, in via definitiva, a rinunciare al corteggiamento, con la coda fra le gambe ‘Peccato’ mormorò la suora, dandogli le spalle.

Era stata questione di due secondi, forse tre…i tre secondi più belli della sua vita, pensò Jeremy, che non riusciva a smettere di togliere gli occhi dalle pozze azzurre della O’Neill. Le sfiorò i capelli rossi con la mano, a mo’ di ringraziamento, chiedendo al barista un analcolico per lei, che gli si era accomodata di fianco, sullo sgabello limitrofo, muta come un pesciolino.

Alla donna parve di avere le vertigini. Lo aveva fatto senza pensare, era stato un gesto spontaneo, le era venuto da dentro, e non si era riuscita a tenere, né era pentita…anzi, lo avrebbe rifatto, ancora e ancora, in maniera meno casta.

Represse il proprio desiderio, concentrandosi sul bicchiere che il cameriere le pose innanzi. Giocherellò con la cannuccia, mangiucchiò la mezza fettina di arancia di decorazione ed alla fine lo bevve, a piccoli sorsi. Si trattava di ingannare il tempo e se stessa. Sperò che il suo capo le parlasse per un chiarimento, ma era impegnato nella medesima attività…riflessione…meditava, in realtà, per riprendere il controllo, facendo dei respiri profondi. Era una conoscenza che entrambi desideravano diventasse altro, senza il coraggio di trasformare le proprie intenzioni in realtà. Il piatto del gioco che avevano iniziato era consistente, nelle poste: il lavoro, Joey, le profonde cicatrici delle precedenti relazioni fallimentari.

‘Che fate qui, soli soletti? Non vi buttate nella mischia?’ Chris, lupus in fabula, si era piazzato alle loro terga, per spronarli a seguirlo. Aveva indicato uno spazio della pista da ballo, riempitosi degli amici che gli aveva presentato in precedenza, che si dimenavano, allegri.

‘Vi raggiungo, appena finito il drink’ Renner alzò il bicchiere ancora mezzo pieno; mentì, sapendo di mentire. Disdegnava ballare - figurarsi fra quei soggetti strampalati - e stare al centro dell’attenzione, che non gli era mancata, tra la ricchezza del patrimonio paterno e i propri disturbi di apprendimento.

‘Vengo io’ la rossa si affilò. Evans era l’unica persona, in città, con cui avesse un vero legame, oltre Scarlett; con lei, si era dimostrato gentile e disponibile in ogni circostanza, non desiderava deluderlo.

‘Il capo è rigido…’ commentò quello, dimenandosi come un’anguilla.

‘Lo conosci da più tempo di me, non devo confermartelo io’.

‘Lys, vi ho visti, mano nella mano e un attimo fa… vi baciavate’ le rivelò, con tranquillità.

Lei si mise sulla difensiva ‘Non era nulla’. Ripeteva al collega il concetto espresso in auto al diretto interessato…nulla.

‘Anche un cieco vedrebbe l’attrazione che c’è fra di voi. Hai paura di soffrire e lo comprendo, dato ciò che hai vissuto a Los Angeles e i casini della tua famiglia. Perché non ti dai una possibilità, una soltanto? Lo dico per il tuo bene, sono tuo amico’ Chris insisteva, coi suoi modi garbati. Diamine, li aveva invitati entrambi, senza informarli della presenza dell’altro, confidando di avere, per una volta, il ruolo di Eros, il Dio dell’amore!

Avrebbe perorato di più la causa in cui si era imbarcato, se non fosse stato trascinato in uno sfrenato passo rock dallo stesso ragazzo mascherato da suora, che ci aveva provato con Renner…Seb, ovvero Sebastian!

La lasciò a ballare, con il consiglio disinteressato nelle orecchie e nella testa, e lo sguardo indagatore del suo capo che la spizzava, di sottecchi, come un felino impigrito e sonnolento.

L’irlandese era uno spettacolo, per gli occhi; sprizzava femminilità da ogni poro della pelle e calamitava l’interesse, persino nel locale in cui era l’unica ragazza, per di più etero.

La sua scarsa consapevolezza dell’effetto che provocava su chi gli era accanto o l’ammirava rendeva il tutto più tenero e amabile. Jeremy sospirò, dispiaciuto. Avrebbe voluto sul serio unirsi a lei; soprassedette, per evitare imbarazzi, rimanendo appollaiato sullo sgabello.

Lysandra si era divertita, fra i conoscenti di Chris; l’avevano messa a suo agio e, fra una battuta e l’altra, la serata era volta al momento clou, l’arrivo della torta del festeggiato, enorme, composta di tre strati circolari di pan di spagna al cioccolato, ricoperti di una crema ganache fondente, di decorazioni a forma di pipistrello, lateralmente, e di piccole zucche oltre ad una più grande sulla cima con un cappellino anch’esso di cioccolato. Spiccava sul disco posto alla base, la frase, realizzata in pasta di zucchero ‘Tanti auguri, Chris’.

Tra grida e fischi di giubilo, il coro degli amici intonò il classico ‘Happy birthday’ sulle note della base della canzoncina messa su dal dj e Evans soffiò su un’unica candelina nera, giacché il fatto di aver raggiunto i quaranta non gli andava molto giù.

‘E’ spettacolare e sembra buonissima’ col piattino di carta arancione in mano, Lys commentò, a voce alta, quasi parlando fra se, mettendosi in fila per accaparrarsi una fetta del prelibato dessert.

‘Irlandese…’ Jeremy era finito, non troppo casualmente, dietro di lei. Era stato indirizzato da un magnetismo poco controllabile. Guardava incantato la pelle nivea e morbida del collo e il rosato delle sue labbra, poteva vedere con chiarezza le sue efelidi sul naso, le avrebbe potute contare. Sentiva l’odore del suo profumo e avrebbe giurato che la nota olfattiva dell’ambra e della cannella gli avesse acceso i sensi, maggiormente. L’incendio interiore divampava ed estintori, a vista, non ce n’erano.

Le poggiò le mani sulla vita, sentendola sussultare e, lentamente, le spostò sul suo ventre, per unirle all’altezza dell’ombelico, con il viso nei suoi capelli e la bocca sopra l’orecchio ‘Lys…Lysandra…vieni via con me, ora…ti comprerò tutte le torte che vorrai…’. Era una confessione dettata dall’istinto, per nulla mediata dal cervello.

Il brivido delle sue labbra sul lobo dell’orecchio, il soffio del suo alito furono più convincenti delle parole; la rossa fu persuasa, in un secondo, a seguirlo, come una novella Cenerentola che fuggiva via col suo principe ed entrambe le scarpette ai piedi. Si girò, leggermente, di tre quarti, annuendo, senza controbattere verbalmente, attaccando gli occhi di zaffiro ai suoi e unendo le loro falangi.

Il capo avrebbe voluto baciarla, ma non nel caos del disco pub festaiolo…in quel preciso frangente, desiderò esclusivamente allontanarsi, per stare con lei.

Scapparono via insieme dal party; la O’Neill - abbandonato il piattino di plastica sul tavolo dei regali unitamente al proprio presente, un pacchettino con una cover e una penna usb di Capitan America, per cui il suo amico festeggiato aveva un debole sin da ragazzino - fu la protagonista della sua favola personale, rammaricandosi, in seguito, di non aver avvertito e salutato Chris, certa, tuttavia, che avrebbe compreso il motivo del suo allontanamento anticipato.

Si ritrovò, in pochi secondi, a fianco dell’auto di Jeremy, che le aprì lo sportello, e poi seduta accanto a lui che mise la mano destra sulla sua sinistra, in maniera da riuscire a guidare comodamente.

Avviato il motore, gliela aveva tenuta salda, portandola alla bocca per baciare l'incavo del suo polso, dove, nuovamente, si era inebriato della fragranza della sua acqua di colonia. Ogni volta che la lambiva, nella striscia di pelle fra l'avambraccio e la mano, oppure sulla base del palmo di quest’ultima, percepiva un leggero brivido e il desiderio di entrambi.

‘Vado a casa tua, è più vicina’. Non suonava affatto come una domanda; lei annuì, come in precedenza, inebetita.

‘Lys? Tutto a posto?’ Renner non l’aveva più sentita parlare; la O’Neill non aveva detto una sillaba e sì che avevano imboccato la Statale da almeno cinque minuti.

Gli rispose con un gesto, afferrando lei la sua mano e sfiorandola con le labbra, dolcemente.

Jeremy, intenerito e accaldato, non di sudore, si calmò un pochino, perché l'ultima cosa che auspicava era saltarle addosso, come un animale in calore. Si stava tenendo, e, atteso tanto, voleva che tutto fosse perfetto. 

E ci riuscì, complimentandosi con sé stesso, nel momento in cui parcheggiò la macchina sul vialetto della villetta dell'irlandese, dietro la Mustang rossa. 

Lysandra si diresse verso la porta di casa, aprendola ed entrando, con il suo principale alle calcagna che la tallonava, e fece uno scatto in avanti, voltandosi, a mo’ di sfida.

Nel piccolo soggiorno - curato nei dettagli eleganti e moderni, in cui accedeva per la prima volta - Jeremy tentò di acchiapparla per la veste, ma lei gli sfuggì, continuando la corsa fino alla camera da letto, dove si lasciò, finalmente, prendere, non prima di aver acceso il paralume da comodino in metacrilato beige, che illuminava l’ambiente di una luce calda e soffusa.

Di spalle, come al locale, Renner la cinse a sé, stavolta con un’intenzione diversa, più carnale.

Le mani sfiorarono la stoffa dell'abito sopra i seni teneri che si tesero, immediati. Li massaggiò, tastando i boccioli turgidi che premevano sul cotone, attraverso il reggiseno, con la stessa intensità della smania che si irradiava nel proprio ventre.

La rossa si scostò, leggermente, per liberarsi della borsetta minuscola e dell’abito, dalla testa, come fosse una maglietta, e abbandonare le scarpe ai piedi del letto, dove, spostate le lenzuola, si stese con un mezzo sorriso, indosso l’intimo di pizzo floreale grigio perla, indicando la testa di Renner ‘Quella…toglila…e pure il resto…’.

L’altro si toccò la fronte, avvertendo la gomma della maschera, che levò prontamente, poggiandola su una poltroncina imbottita attigua ‘Ho scordato la falce al locale…’ ridacchiò, nervoso. Si slacciò gli stivaletti e si spogliò della tunica nera della morte spettrale, che fece la stessa fine del travestimento del viso.

Coi boxer blu scuro di Dolce e Gabbana, le si accoccolò vicino, sfiorandole il fianco, per poi abbracciarla.

Si mosse su di lei, con dolcezza, facendole sentire il proprio desiderio, spingendosi col bacino sul suo.

Le sganciò la bralette di pizzo, con un sussulto davanti alle sue mammelline perfette, piene e rotonde, connotate dalla pelle candida e da qualche efelide in ordine sparso, e dai capezzolini rosei, stupendi come lamponi maturi.

Abbassò il capo, inspirando ancora il suo odore, per trattenerlo il più possibile nelle narici, poggiando le labbra sull’apice del frutto più limitrofo, che si indurì ulteriormente, al loro contatto. ‘E’ il cibo degli dei’ commentò, coinvolto.

Le aveva strappato un gemito, sommesso, provocandole un’accelerazione dei battiti ed uno struggimento interiore; si stava sciogliendo di piacere, nel grembo, divenuto infuocato e stava allentando le maglie delle proprie difese.

La tortura gradita continuò con l’altro capezzolo, a cui Renner si dedicò con la stessa devozione, con le braccia femminili che lo avevano stretto; percepiva le carezze di Lysandra sulla schiena e sul petto, come se, coi palmi delle mani, volesse scoprire il segreto del suo corpo. Lo sagomava e lo sfiorava, in ogni anfratto e lo stava facendo impazzire.

Lo aveva lasciato quasi senza fiato ma continuò. Le sollevò le natiche, per liberarla del perizoma, rimanendo incantato a guardarla lì, in mezzo alle gambe, ove spiccava un curato boschetto del colore delle zucche simbolo della giornata appena volta al termine, della stessa nuance dei meravigliosi capelli che la caratterizzavano…rosso irlandese ‘Felice Halloween’ sussurrò, delicato, insinuando le sue dita dentro di lei, nella soffice e umida fessura del paradiso che si stava aprendo per lui…realizzò di stare dimenticando la cosa più importante, ciò che bramava maggiormente, l’errore più imperdonabile che potesse commettere, soggiogato da un vero e proprio incantesimo.

Sporgendosi con il viso verso il suo, le chiese umilmente ‘Dammi un bacio, per favore’.

‘Felice Halloween, Jer' replicò lei, di rimando, travolta dal suo impeto, traendolo a sé, con le falangi fra la chioma castana, incollando le labbra alle sue.

Lo sapeva, dall’inizio, che sarebbe stato così, così bello...si era trattenuta, con tutte le forze, a respingere ciò che sentiva, fino alla strenuo; oramai la passione aveva spezzato il suo argine interiore, il limite che si era imposta.

La vorace bocca maschile si impossessò della sua…la lingua di Jeremy era calda, esperta, entusiasmante. Alternava dei baci profondi, alla francese, che le toglievano l'anima a bacini adolescenziali, quasi casti, in un vortice di estremo delirio, lasciandole un sapore maschio, il retrogusto delle sigarette e del whisky di malto, insieme al proprio personale.

E il modo in cui pronunciava il diminutivo, con cui era solito chiamarla, le faceva accapponare la pelle 'Lys...' ripeteva, concitato, con la mano sinistra che proseguiva le carezze erotiche all'interno delle sue cosce, alternandosi sui punti più sensibili della sua femminilità, che stava scoprendo, come in un labirinto turbinoso.

Lysandra si fece più audace, vezzeggiando il compagno fra la stoffa dei boxer e le natiche, nella linea dei glutei, per eliminare l'ultima barriera che separava la nudità completa dei loro due corpi.

'Oddio, Lys...' alla presa della tenera ed affusolata manina sulla propria rigidità, Renner reagì con un’espressione spontanea, staccandosi, per un secondo, dalle sue labbra morbide, per guardarla con le palpebre socchiuse sulle pupille dilatate e tornare a tormentarle il sorriso, senza tregua, il momento seguente.

Usata una torsione del polso, la ragazza lo stimolò in maniera veemente, ritrovandosi, stante una mossa spontanea e sincrona, sotto di lui che, con un mezzo giro, l'aveva spostata nella più classica delle posizioni amorose, la più tradizionale.

Il capo desiderava unirsi alla dolce compagna più del resto e il suo stimolo, come quello di un diavoletto tentatore, l'avrebbe condotto, in fretta, al culmine di una brama che preferiva condividere. 

'Lys...sei sicura?' lo chiese, con una certa galanteria; doveva, confidando in una risposta positiva, giacché una differente lo avrebbe ucciso, seduta stante. Lysandra non lo deluse.

'Felice Halloween, Jeremy' ripeté, strusciandosi come una micetta al suo uomo; allargò le gambe e le incrociò dietro le sue, in un gesto pieno dell’unica certezza che lo colpì.

Gli si stava offrendo, donando e sarebbe stata sua, tenera e sensuale, con le dita della mano destra poggiate sulla sua guancia, affettuose e rassicuranti, nella medesima posa della serata in piscina; i suoi gemiti fluivano dalle labbra carnose, la sua lingua attorcigliata alla propria danzava nelle bocche di entrambi, il suo volto si muoveva, da un lato all’altro, per agevolare i baci che le dava.

All’ingresso del suo scrigno - del colore della folta chioma che stava inanellando fra le dita…di brace - scivolò fra i petali della sua orchidea, ricolmi di nettare prezioso, che si schiusero definitivamente al suo ingresso.

Avvertendo i muscoli dell’irlandese tesi e irrigiditi, assecondò, con naturalezza, il movimento dell’essere umano che stava possedendo; l’attrito fra i loro due sessi era perfetto, il quid sul perché dell’amore, l’Eden che si poteva condividere con una donna, la sua donna!

Affrettò la velocità e la profondità dell’incastro, con un cambio di ritmo gradito a entrambi, udendo in Lysandra dei gemiti più forti e frequenti…eloquenti!

La rossa si aggrappò, con le mani, alle sue cosce, stringendo le gambe, emettendo un urlo di godimento assoluto, mentre tendeva il corpo allo spasmo e inarcava la schiena ‘Jer’ sussurrò, all’acme del piacere, percependo che lui si squagliasse della medesima cupidigia, ripetendone il nome ‘Lys’.

Si rilassò, fra le sue braccia, con la pelle d’oca addosso e le membra guizzanti, attraversate dalla corrente elettrica dell’acme della lussuria, che aveva appena finito di coglierla.

Renner, ansante e sudato, spense la luce della lampada sul comodino, la bocca accostata alla sua, i fisici ancora aggrovigliati 'Lys...' le prese la mano e la baciò, balbettando.

'Jer...non c'è bisogno che tu dica nulla, è stato eccezionale'. Non riusciva a respirare, per ciò che aveva provato e provava. Si raggomitolò su di lui, con la testa sulla sua spalla, sentendo le sue carezze fra i capelli e le labbra sulla fronte; trascorsi pochi minuti delle affettuose coccole, si assopì, serena.

Il suo capo proprio no, l'adrenalina lo aveva intossicato, non poteva placarsi. Per non disturbarla, rimase immobile, inanellando le ciocche color zucca, fra le dita, e stampandosi, nella memoria, il profilo del suo viso, che si stagliava nel buio della stanza.

L'aveva rimirata fino al mattino seguente, per poi alzarsi, in punta di piedi. Infilati i boxer, era andato alla propria macchina, per recuperare gli abiti che aveva riposto nella busta, quando si era cambiato, al negozio dove aveva acquistato il costume per la festa.

Nel vialetto, fra le aiuole curate del piccolo fazzoletto di prato, aveva notato delle margherite selvatiche. Ne aveva colta una soltanto, la più bella, e l’aveva portata in camera da letto, poggiandola sul cuscino accanto alla rossa che ancora dormiva, prima di abbottonarsi la camicia bianca e trafficare in cucina, per preparare almeno il caffè.

I pensili erano in ordine e trovò l'occorrente con facilità. Su un vassoio, poggiò due tazze ed un piattino, con delle fette di pane in casetta che aveva tostato, imburrato e spalmato di marmellata di albicocche.

Fece del proprio meglio; le sue doti culinarie erano scarse e le provviste del frigo della O'Neill limitate, si capiva che non mangiasse molto a casa, fra il lavoro e la vita sociale.

Con attenzione, portò il tutto in camera da letto, sul comodino dal proprio lato 'Lys...irlandese…sei una dormigliona'.

Con i petali della margherita, le fece solletico sul nasino.

'Capo...' bisbigliò, scrutandolo, ancora assonnata e con le membra intorpidite. Si toccò il naso che le prudeva 'Mi fai i dispetti, Jer?' chiese, ridacchiando. Che meraviglia, destarsi in un modo simile!

'Mai, sei la cosa più incredibile che mi potesse capitare' romantico, le dette un bacio sulle labbra che la ragazza contraccambiò, subito. Non appena le loro lingue si unirono, una vibrazione li disturbò.

Lui prese il cellulare dalla tasca della camicia, sbuffando, non appena vide il numero chiamante 'È la mia ex moglie, scusami, debbo rispondere'. Sedette sul letto e iniziò una breve ed antipatica conversazione.

La rossa ne comprese il tenore. Samantha aveva il solito impegno imprevisto e non poteva tenere Joey. Sentì il capo promettere che, di lì a un quarto d'ora, sarebbe passato a prendere la figlia, con sguardo avvilito e mortificato. Terminò il dialogo con la controparte, mesto 'Irlandese, speravo di trascorrere la giornata con te...invece...'.

'Non preoccuparti' era dispiaciuta da morire, provò a non manifestarlo 'Joey viene prima del resto'.

‘A meno che tu non voglia stare assieme a noi, più tardi; ci raggiungesti, per un tuffo in piscina e una grigliata? Ho in ostaggio il bikini rosso che hai indossato la volta scorsa…non ho mai scordato come lo riempissi…’ lo domandò, con lo sguardo appassionato.

‘Perché no? Mi preparerò con calma e verrò a casa tua!’.

'Sei speciale, Lys! Lo penso, sul serio! Ti aspetteremo' le dette un bacio mozzafiato, indossò pantaloni e scarponcini, indicando il vassoio 'Mangia! Ti chiamo dopo!'.

Andò via, lasciandole l'amaro in bocca e pensieri a non finire. Si buttò sul cuscino, addentando un pezzo di pane, con gli occhi che le caddero sulla margherita, colta per lei. La tenne tra le dita, per riporla sul comodino, stringendo il guanciale fra le braccia. Annusò il cotone della federa; le note del dopobarba maschile e della sua pelle le ricordavano la notte appena trascorsa. Ciò che riteneva non dovesse accadere, una gatta da pelare, piuttosto forastica. 

Si crogiolò, fra le lenzuola, per qualche ora, leggendo e guardando la tv, fino a quando non udì il campanello suonare. 

Si infilò al volo il kimono di seta a fiori lilla, che teneva accanto al letto, per andare ad aprire, con la vana speranza fosse Jeremy, di ritorno...niente di più sbagliato.

La signora anziana, che viveva nella villetta accanto la sua, e con cui aveva scambiato qualche frase nei limiti di un rapporto di buon vicinato, molto agitata, la avvertì 'Lysandra, ho notato un uomo che gettava del liquido sulla tua auto...pareva un poco di buono, aveva una tuta scura da ginnastica e indossava una maschera di gomma...'.

Non la fece finire e corse verso la Mustang. Si sentì venire meno, davanti allo scempio che le si presentò alla vista...non era un liquido qualsiasi. Era impropriamente detto olio dei freni; in realtà, la sostanza più corrosiva che esistesse. E la persona che l'aveva presa di mira lo aveva versato, con perizia, sul cofano, su entrambe le fiancate e sul retro...la vernice rossa era stata mangiata dalla sostanza acida, la carrozzeria scarnificata fino ad arrivare al metallo sottostante.

Si accasciò sulle ginocchia, intanto che la vecchietta tentava di confortarla 'Forse è stato un ragazzino, ieri era Halloween, ti ha fatto uno scherzo stupido'.

'No, non credo...grazie, di avermi avvisato' rientrò, gli occhi colmi di lacrime di dispiacere e di rabbia. Non era per il valore intrinseco dell'auto, comunque notevole. Era per ciò che rappresentava per lei; l'aveva acquistata con grandi sacrifici e mantenuta perfettamente, l'unica cosa che si fosse portata dietro dalla sua vita precedente, l'unico bene materiale a cui tenesse sul serio.

Si prese il volto fra le mani, dando sfogo alla tensione, per provare a calmarsi. Piangere fu liberatorio, una leggera medicina al malessere atroce che l’aveva colpita. Inspirò profondamente, bevve un bicchiere d'acqua e compose il numero della Polizia locale, spiegando l'accaduto e pregando la centralinista di farla raggiungere da una pattuglia.

Che arrivò in cinque minuti esatti, nei quali si era affrettata a indossare jeans blu stone washed e felpa sportiva viola e gialla dei Los Angeles Lakers. 

Sperava che le forze dell’ordine potessero rilevare elementi utili per scoprire il colpevole.

'Signorina, è praticamente impossibile prendere eventuali impronte, dato il tipo di danno sul guscio metallico della vettura...si tratta di un atto vandalico' il Vice Sceriffo che si era presentato, Clark Gregg - di mezza età, alto quanto lei, magro, capelli castani radi con evidente stempiatura, viso simpatico - era stato laconico 'mirato, a mio avviso. Non mi pare la stupidata di un adolescente, che ha bevuto una birra di troppo. Chi ha rovinato la sua auto aveva con sé una quantità di liquido corrosivo fuori dall'ordinario ed era un esperto del campo; sono appassionato di macchine sportive come la sua e so bene che avrà un congruo risarcimento dalla sua assicurazione ma pure che nessun carrozziere al mondo potrà far tornare la Mustang come prima...sono spiacente...'. Era desolato.

Lei annuì, silenziosa.

'Almeno è marciante, potrà utilizzarla ancora, per gli spostamenti; so che lavora all'autosalone di Jeremy Renner, magari l’acquisto di un futuro veicolo sarà una mera formalità'.

'Sì, vero' borbottò.

'Signorina O'Neill, mi scusi se mi permetto; ha un'idea di chi possa avercela con lei? Si tratta di un gesto di odio, personale...non so, un collega o un ex fidanzato?' l'agente tentò.

'Veramente no, non credo di avere nemici ' fu sincera nel dirlo. 

L'altro tolse il capello marrone dalla testa e se lo pose in grembo, fra le mani, in imbarazzo 'Sa, le voci corrono, è stata vista col suo capo più volte'.

'Che vorrebbe dire? È il mio principale...' non riusciva a capire dove volesse arrivare.

'Ieri sera ha accompagnato Renner al giro del ‘dolcetto o scherzetto’ con sua figlia, ha partecipato con lui ad un party in un locale promiscuo e la macchina di Jeremy era parcheggiata dietro la sua, fino a stamattina, il che vuol dire che avete trascorso la notte insieme; l'ho notata io, che facevo il giro abituale di controllo e non sarò stato il solo. Non vi sto giudicando, ci mancherebbe altro; ma la ex signora Renner non è nota per il carattere docile, tutto qui...'.

Lysandra emise un gemito, era tutto chiaro, ora, lapalissiano 'Gra-grazie...ho capito...'.

Il Vice Sceriffo continuò 'Indagherò ugualmente, nonostante sia un reato minore. Mi mandi le foto e copia della denuncia all'assicurazione e mi chiami, per qualsiasi necessità, sono a sua disposizione...e Lysandra...si guardi le spalle...' le consigliò, rimettendosi il cappello e facendole un cenno di saluto, con la mano sulla falda. 

Lei, in preda ad un tremito, sedette, affranta, sui gradini del vialetto, con gli occhi sulla Mustang oramai rovinata per sempre, udendo squillare il cellulare, che aveva poggiato sul tavolo del soggiorno.

Consapevole di chi fosse la chiamata in entrata che mancò, rimase accovacciata, con la testa fra le ginocchia, un leggero senso di nausea alla bocca dello stomaco.

   
 
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