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Autore: lithium    26/01/2020    3 recensioni
Prequel, Sequel, Missing Moments dalla mia fiction su Harry Potter "Il caso Mackenzie", una raccolta di one shots che raccontano momenti o eventi che ho solo sfiorato nel racconto principale e volevo raccontare. Si accettano volentieri suggerimenti per il tema dei capitoli successivi. Non è in alcun modo necessario aver letto la storia principale per comprendere il contenuto di questi piccoli racconti. Se fosse necessario un breve riassunto per seguire meglio la storia lo metterò nell'introduzione del capitolo. Le mie storie seguono quanto più fedelmente possibile il canon di JKR e i libri.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hannah Abbott, Hermione Granger, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Audrey/Percy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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** * **

HERMIONE E RON

** * **

CANIS MINOR

 

Ron si accomodò meglio sul guanciale, guardando il soffitto. Il cielo stellato che Hermione aveva messo lassù a colpi sapienti di bacchetta, lo fissava invitandolo ad esplorare i misteri dell’esistenza. Anche qualcuno che non avesse passato numerose ore della propria adolescenza a scrutare la volta celeste dalla Torre di Astronomia avrebbe riconosciuto le costellazioni che troneggiavano nella loro stanza. Eppure non era una scelta banale, né tantomeno casuale. Hermione non faceva mai le cose a casaccio e quel frammento di cielo era lì per ricordar loro che ogni circostanza, ogni avvenimento, ogni percezione non è solo ciò che appare a prima vista. Qualcuno avrebbe visto Orione, il cacciatore astrale con la sua muta di cani. Harry avrebbe notato subito Sirius, la stella più splendente dell’intera galassia, appropriatamente situata in Canis Maior. Per Hermione, invece, aveva tutto a che vedere con un gruppo di stelle che stava un poco più in là, il Cane Minore. In un certo senso, in quel modo tutto particolare con cui sapeva capirlo più di chiunque altro, quella pazza, esasperante, adorabile strega aveva fatto del soffitto della loro camera un altare per lui.

“Hai freddo?” le chiese, continuando a ruminare silenziosamente sulla domanda che gli aveva posto.

La sentì scuotere la testa, i suoi riccioli cespugliosi che solleticavano la pelle.

“Nessuno può avere freddo accanto a te, Ron … Sei una stufa vivente!” rispose lei con un pizzico di sfottò nella voce.

Il ragazzo sorrise amaramente nel buio. Ricordava molte volte in cui aveva avuto freddo accanto a lui. Glielo fece notare sottovoce. La sentì immediatamente irrigidirsi e si pentì per averne parlato. Certi ricordi è meglio lasciarli sepolti.

“Non è la stessa cosa e lo sai.” Osservò lei.

Herminone aveva ragione. Tanto per cambiare. E se il suo io di oggi avesse potuto spiegare al suo io di allora un paio di cosucce, non se ne sarebbe andato lasciandola sola come un voltagabbana…

“Non farlo.” Mormorò piano la ragazza.

“Che cosa?”

Sbuffò. “Sai benissimo di cosa sto parlando. Non andare in quel maledetto posto della tua testa dove pensi di non meritarmi e mi chiudi fuori per proteggermi da te".

Odiava quando riusciva a leggergli i pensieri senza alcun bisogno di legimanzia.

“Mi dà ai nervi. Non devi proteggermi da te. Voglio tutto di te. Il bello. Il brutto. Il dolore. Ne abbiamo già parlato altre volte. Non c’è niente che mi faccia altrettanto paura di essere chiusa fuori da te. Non voglio passare la vita a dover abbattere muri che non hanno ragion d’essere.”

Ron annuì nel buio.

“E, poi, non mi fa sentire all’altezza.” Aggiunse lei a voce più bassa.

Ron girò il collo così velocemente per guardarla da farsi quasi male.

“Cosa? Tu?”

“Oh non essere ottuso, Ron. Non solo tu soffri della sindrome dell’impostore di tanto in tanto. E’ così evidente. Per quanto mi sforzi non potrò mai essere la persona che tu vedi quando mi guardi. Mi piacerebbe. Oh, se mi piacerebbe. E’ un dato di fatto. La vera me sarà sempre due spanne sotto la Tua Hermione.”

“Cosa … Cosa te lo fa pensare?” Era genuinamente perplesso.

“Non mi aveva mai colpito così forte come qualche tempo fa. Stavo parlando con Harry. Non ricordo perché siamo finiti in argomento, ma ad un certo punto mi ha detto: sarebbe tutto molto più semplice se ti ricordassi il potere che hai su quell'uomo. Che assurdità, ho pensato. Sono più le volte che Ron non mi ascolta, che fa esattamente il contrario … Che mi fa infuriare, ma … Riflettendoci, ha ragione.”

Ron riappoggiò la testa sul cuscino. “Hermione, tu hai sempre fatto parte dell’equazione. Anche quando non capivo perché, anche quando mi terrorizzava, mi faceva sentire sbagliato, un essere orribile …”

“Non essere così severo, eravamo solo dei ragazzini confusi.” Osservò lei, conciliante.

“Confuso …” Si rigirò la parola nella testa, sulla lingua, come per provarla. No, non era la parola adatta. Il suo io tredicenne non era confuso. Sapeva benissimo cosa aveva. I bollori per uno dei suoi migliori amici. In negazione, certo. Confuso, affatto. Glielo fece notare.

Hermione rise. “Beh, immagino che avrebbe potuto andarti peggio, allora."

“Che vuoi dire … Oh … Hermione, miseriaccia! Ecco, dovevi proprio … Bleah.” Non aveva nulla contro chi aveva altri gusti, ma non era un’immagine che voleva nella testa.

Le risate della ragazza aumentarono leggermente di volume. “Beh, in fondo sappiamo che ad Harry piacciono le teste rosse!” Lo prese in giro.

“Per Merlino, donna! Piantala! Mi passerà la voglia per tre giorni, ora.”

“Questa sì che sarebbe una novità!” La sentì aggiungere sottovoce. Tirò verso di sé la coperta. “Ehi, stai forse insinuando che ho una libido…”

“Hai fatto tutto da solo, Weasley!” Lo interruppe.

“Hermione, ti ho mai presentato i miei fratelli? Hanno avuto più conquiste loro singolarmente di certe squadre di Quidditch messe insieme. Io sposerò la seconda ragazza che abbia mai baciato! Dovrò tenere il passo in qualche modo.” Disse serio.

“Ti dimentichi che anche Percy è tuo fratello.”

“Eugh! Hai deciso di non farmi dormire stasera? Anche se … A pensarci bene… Statisticamente è probabile che Perce … Questa conversazione non è un bene per la mia autostima!”

“Oh, non fare lo stupido, Ron. Quante persone pensi conoscano la propria futura sposa ad undici anni?”

Eccola là la sua Hermione. Quella che vedeva il lato logico di ogni problema.

Le stelle pulsavano sulla volta celeste sopra le loro teste, silenti testimoni delle loro parole. E Ron ricordò la domanda che lei gli aveva fatto. Quella alla quale aveva cercato di non rispondere nell’ultimo quarto d’ora.

“E’ molto importante per te?”

Non ci fu bisogno per Hermione di chiedergli di cosa parlasse. La serietà del suo tono tradiva che erano tornati all’argomento principale.

Annuì. “Ma se non vuoi … Se vuoi che sia come per …” Le parole della donna si stavano per accavallare, stava per andare in affanno nel tentativo di spiegare, di non essere fraintesa.

“Ehi ‘Mione, siamo solo io e te. Il resto del mondo non importa.” La rassicurò.

“Ma lo sai che diranno … E’ inevitabile ne parlino, finirà sui giornali e …”

“E diranno che mi comandi a bacchetta, che sei un’ammaliatrice tirannica che mi tiene per le palle.” Terminò lui per lei, facendo spallucce. “Dove sarebbe la novità? Noi sappiamo che non è vero.”

“Sì, ma sei sicuro di poterlo sopportare? Non andrai su tutte le furie, comprerai decine di copie della Gazzetta del Profeta solo per farle a coriandoli con la bacchetta?”

Come se la ragazza che aveva tenuto Rita Skeeter chiusa in un barattolo per mesi non avesse una cosa o due da imparare sulla libertà di stampa.

“Non voglio farti soffrire per il mio orgoglio, Ron.”

“Non è orgoglio. E’ chi sei, è parte della tua identità.”

“Sai che ti amo più della mia stessa vita?” Gli chiese Hermione.

Guardò più a fondo la volta celeste sul soffitto. Sì, in qualche modo, in una maniera viscerale che non aveva nulla a che vedere con la conoscenza intellettuale di un fatto, Ron lo sapeva.

 “E’ solo un nome.” Mormorò “Sei mia in modi molto più profondi di quanto un nome possa dimostrare.”

“Fino a quando tu vorrai.” Sussurrò Hermione.

Era il modo tutto particolare di Hermione di dire per sempre. Pensare di stancarsi di lei era come pensare di stancarsi di respirare. E per sempre sarebbe stato.

“E sia, Hermione Granger-Weasley.” Era uno stramaledetto scioglilingua. Ci avrebbero fatto l’abitudine.

Lo strinse così forte che per un momento si chiese dove trovasse la forza.

“Ti amo anch’io, Ron.” Espirò nel suo collo.

Al suo posto in Canis Minor, Procione brillò magicamente sulla volta del soffitto, tanto da oscurare persino Sirio e in quel momento Ron Weasley non ebbe alcun dubbio in merito a cosa avrebbe pensato la prossima volta che un piccolo cane argentato avesse danzato evocato dalla sua bacchetta.

   
 
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