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Autore: DanilaCobain    27/01/2020    0 recensioni
A pochi mesi dalla rottura con il fidanzato, Sveva torna in Italia per lavoro dopo aver vissuto a lungo a New York. Si aspetta di trovare un po' di tranquillità e riposo dalla vita frenetica newyorkese ma deve presto ricredersi. Suo fratello Enrico, calciatore professionista, è determinato a farle trascorrere un'estate indimenticabile tra festini, serate in barca, vacanze improvvisate insieme ai suoi compagni di calcio, compreso Kieran, l'uomo più arrogante che Sveva abbia mai conosciuto. Tra i due è odio a prima vista. Kieran non sopporta l'aria saccente di Sveva, Sveva detesta i modi di fare di Kieran. Enrico non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo migliore amico né tantomeno ai suoi piani per la sorella. Di tempo insieme ne passeranno parecchio e chissà che dietro tutto quel disprezzo possa nascondersi qualcosa di più potente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Milano, finalmente.
Seduta ad un tavolino di una caffetteria, mentre guardava lo scorrere frenetico della vita quotidiana nella sua città, Sveva si rese conto di quanto le fosse mancata.
La chiamata da parte del suo mentore era stata provvidenziale; era arrivata nel momento giusto, quello in cui tutto il suo essere, stremato, le urlava di prendersi una pausa da New York.
Finì di mangiare il pezzo di dolce che aveva nel piattino e uscì. L’aria era già molto calda e piacevole. Sveva passeggiò senza fretta e senza una meta precisa, godendosi la città quasi come se fosse una turista. Sentiva che qualcosa dentro di lei si stava risvegliando, schiacciato per troppo tempo dal peso del dolore. Una labile fiammella, ancora timorosa e incerta. Bastava alimentarla nel modo giusto.
Pensò al suo lavoro e a quello che l’attendeva. Adorava fare il neurochirurgo e da qualche tempo aveva iniziato a scoprire il piacere di insegnare. Il suo mentore, Carlo Turriani, l’aveva sempre spronata in tal senso, anche quando erano a New York insieme e la voleva come assistente all’università, ma Sveva in quel periodo era presa dagli studi sul campo, dalle operazioni in sala agli esperimenti in laboratorio. In seguito ad alcune sue pubblicazioni sulle riviste scientifiche del settore era stata invitata a diversi seminari e in quelle occasioni si era scoperta ben felice di poter divulgare il suo sapere.
Il professor Turriani poi era tornato in Italia e oltre a dirigere un ospedale occupava anche la cattedra di Neurochirurgia all’università di Milano. Pur immaginando di ricevere un altro rifiuto, per l’inizio del nuovo anno accademico aveva chiamato Sveva, la sua allieva migliore che aveva portato con sé a New York diversi anni prima. Sveva sapeva di averlo lasciato di stucco quando aveva accettato. Ne aveva terribilmente bisogno. Sperimentare l’insegnamento la stuzzicava. L’indomani avrebbe incontrato Carlo e messo a punto un piano di studi adeguato. Poi sarebbe iniziato lo studio, e gli approfondimenti per la preparazione delle lezioni.
Nel suo peregrinare giunse davanti alla boutique di Giorgio, un suo vecchio amico. Sostò per qualche minuto davanti alla vetrina, ammirando gli abiti di alta sartoria esposti. La sua attenzione fu catturata da un tubino rosso, le spalline larghe e lo scollo leggermente a V, lungo fin sopra al ginocchio. Voleva provarlo e pensava che sarebbe stato perfetto per la festa di inaugurazione del locale di suo fratello Enrico, quella sera stessa.
Entrò.
Giorgio era dietro al bancone, la testa calva china su un registro, intento ad annotare qualcosa. La alzò meccanicamente, solo per un cortese saluto, poi tornò a scrivere.
«Ciao Giorgio.»
Nel sentire pronunciare il suo nome, Giorgio alzò di nuovo la testa e fissò la donna con più attenzione. Quando la riconobbe, il suo sguardo s illuminò.
«Oh mio dio, Sveva!» mollò la penna e uscì dal bancone, andandole incontro. «Sei tornata!»
Si abbracciarono. Sveva gli sorrise in maniera affettuosa. Giorgio la fece allontanare un poco e la squadrò da capo a piedi.
«Sei splendida. Ti trovo in forma.»
«Anche tu, Giorgio. Sembri più giovane. Stai usando una nuova crema?»
«Oh, smettila» fece un gesto con la mano, «piuttosto, quanto rimani? Abbiamo il tempo di un aperitivo in settimana?»
«Anche più di uno. Resto per qualche mese.»
«Grandioso! Anche quel gran figo del tuo fidanzato è qui? Deve venire anche lui, è troppo simpatico.»
Sveva si irrigidì, ma solo per un secondo. Era determinata a superare la cosa e ce l’avrebbe fatta. «Non è più il mio ragazzo» disse, ostentando una calma e una serenità che non aveva dentro.
Giorgio rimase interdetto. I suoi piccoli occhi marroni la scrutarono. «Scusami, io non… oh, meglio così! Non hai idea di quanti bei ragazzi ci sono in giro ultimamente. Te ne presenterò qualcuno, non preoccuparti. A dirla tutta, quell’americanino era un po’ noioso.» Le strizzò l’occhio facendola sorridere. «Ma parliamo di cose importanti, la festa di tuo fratello! Sei qui per quello, giusto? Ti serve un vestito.»
Sveva tirò un sospiro di sollievo, grata del cambio di argomento. «Sì. Ho visto in vetrina quel tubino rosso e vorrei provarlo. Che dici, potrebbe andare bene? Non so nemmeno che tipo di festa sia.»
«Oh, tesoro, scherzi? Alla festa di tuo fratello ci sarà tutta Milano.» Si voltò verso la vetrina. «Quello rosso è bellissimo, ma io ho quello perfetto per te. Torno subito.»
Giorgio scomparve dietro a una porta e Sveva si mise a guardare in giro. La boutique di Giorgio era sempre stata una delle sue preferite. Lì aveva trovato sempre quello che cercava ed era rimasta soddisfatta ogni volta, sia per qualità dei tessuti, sia per la particolarità dei capi. Oltre alle grandi firme dell’alta moda, da Giorgio c’erano anche capi unici confezionati a mano. Proprio uno di questi aveva in mano l’uomo quando tornò. Era un tubino della forma e lunghezza simile a quello rosso in vetrina ma era di un blu chiaro intessuto con fili dorati. Elegante e raffinato. Stupendo. Sveva si avvicinò allo specchio e si guardò.
«È favoloso. Intonato ai tuoi occhi» disse Giorgio guardandola.
Ed era proprio quello che stava pensando lei. Il vestito si armonizzava perfettamente con la sua figura e metteva in risalto il colore dei suoi occhi, anch’essi di un bel blu.
La porta della boutique si aprì ed entrarono due persone. Giorgio si allontanò da lei per andare ad accoglierli. Sveva era completamente innamorata di quel vestito. Costava un occhio della testa, ma era da tanto che non si faceva un regalo. Doveva solo provarlo. Prima di andare nei camerini cercò con lo sguardo Giorgio, per chiedergli il permesso. Non c’era, ma riconobbe le due persone che erano entrate.
Era impossibile non conoscerle. Kieran Blom e Evangeline Prot, lui un famosissimo calciatore e lei un’attrice statunitense altrettanto famosa. Una delle coppie più amate e seguite dai rotocalchi.
In quel momento Kieran aveva la testa china sul cellulare, Evangeline invece posò lo sguardo sul vestito che Sveva aveva in mano. Si avvicinò, muovendosi sinuosa come se stesse sfilando su una passerella, ancheggiando.
«Che bello» disse rivolta al vestito. Guardò Sveva negli occhi e accennò un sorriso ironico.
«Questo sta meglio a me, non credi?» Tolse il tubino dalle mani di Sveva e si diresse al bancone, mentre sopraggiungeva anche Giorgio, con in mano alcuni capi.
Kieran, udite le parole della fidanzata aveva posato il cellulare e si era diretto verso di lei. Le lanciò un’occhiata di fuoco. «Che cosa stai facendo?»
Dopo un iniziale momento di sconcerto, anche Sveva si avvicinò al gruppo.
Giorgio poggiò i vestiti sul bancone. «Ecco qui, Eve. Sono tutti pronti.»
Evangeline scansò Kieran e poggiò anche il vestito azzurro con gli altri. «Prendo anche questo.»
«Scusami, se non ti dispiace lo stavo provando io» intervenne Sveva.
Giorgio guardò il vestito azzurro, poi Sveva, poi Eve. Impallidì. «Oh, Eve, tesoro. Quello è un pezzo unico, non ne ho altri. E c’era prima la signora.»
Evangeline rise forte, una risata brutta. Si voltò di nuovo verso Sveva. «A lei non entrerebbe mai.»
Kieran chiuse gli occhi e serro le labbra.
Sveva arrossì.
Giorgio non parlò.
«Lo prendo io» continuò Eve, raccolse tutti gli abiti e si mosse in direzione dei camerini. «Vado a provare tutto.»
Giorgio afferrò le mani di Sveva, che rimaneva immobile, incredula. «Vado a prenderti subito un altro vestito. O vuoi provare quello rosso?»
Sveva si sottrasse bruscamente alla stretta di Giorgio. Non voleva un altro vestito, voleva quel vestito. E c’era prima lei, lo aveva preso prima lei! Perché Giorgio non aveva detto niente e aveva permesso un comportamento del genere?
«Prendi quello che vuoi. Pago io.» Kieran pronunciò quelle parole piazzandosi davanti a lei. La sovrastava, tanto era alto, e la guardava dritto negli occhi.
Niente traspariva da quelle pozze nere, neanche un po’ di imbarazzo. Ma come osava? Sveva esplose.
«Credi di poter comprare tutto con i tuoi stupidi soldi? Peccato, non potrai mai comprarci un po’ di educazione. Per te e per la tua fidanzata.»
Kieran le rivolse un’occhiata sprezzante. «Tanto nemmeno te lo saresti potuto permettere.»
Sveva scosse la testa. «Cafone» sibilò, poi uscì dal negozio rincorsa dalla voce di Giorgio che le chiedeva di aspettare.
Non si voltò né si fermò fino a quando non arrivò a casa.

 

Ciao a tutti!
Sono tornata con questa nuova storia, dopo un lungo periodo di assenza.
Sono felicissima, la scrittura mi era mancata molto e ho tanti progetti in mente. 
Le vostre opinioni sono importantissime per me, perciò se vi va di lasciamri un commento ve ne sarei molto grata. Inoltre, sono alla ricerca di nuove storie quindi non esitate a propormi le vostre! Potete farlo qui o su Facebook, Instagram, Twitter, il nickname è lo stesso: DanilaCobain. 
A presto.

Danila

   
 
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