Videogiochi > The Arcana. A Mystic Romance
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Autore: LuLuXion    27/01/2020    1 recensioni
Hanan è una giovane maga senza memoria, che negli ultimi 3 anni ha vissuto una vita tranquilla, protetta dal suo maestro Asra. Le cose però cambiano, quando si ritrova a prendere parte ad una curiosa indagine: dovrà scovare il dottor Devorak, accusato dell'assassinio del conte Lucio, per conto della contessa Nadia. E così Hanan si ritrova a scoprire segreti ben più intricati di quanto si aspettasse, tanto da arrivare a far luce sul suo passato perduto. Il tutto condito dalla giusta dose di magia!
[NOTE: ho ripercorso la route di Asra, con qualche piccola aggiunta da parte mia! Avviso quindi che ci saranno SPOILER per chi non ha completato ancora il gioco!
DISCLAIMER: tutti i personaggi e le ambientazioni appartengono alla Nix Hydra. Questa fanfiction è stata realizzata senza alcuno scopo di lucro.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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I grilli gracidano allegri nella nottata estiva. I rumori del giardino sono ancora vividi e man mano che mi avvicino alla fontana, lo scroscio dell’acqua mi fa battere forte il cuore, perché ora sono in trepidante attesa. La mia mente è ancora tempestata di domande. Dopo la giornata di oggi, mi rendo conto che più informazioni apprendo, meno capisco tutta la situazione. E dopo quel che ho visto, ho davvero, DAVVERO bisogno di parlare col mio maestro.
Mi siedo sul bordo della fontana, rendendomi conto che i miei arti stanno tremando, tanta l’adrenalina che sento scorrere in me in questo momento. Solo perché rivedrò ancora Asra, a breve. Ho necessità di parlare con l’Asra del presente. Quello dolce e premuroso, che mi fa sentire protetta. Che sarà sempre qui per me a risolvere tutto. Ho bisogno di tutto questo, ancora.
Osservo l’acqua, placida all’interno della vasca di marmo bianco, ed intanto la mia mano cerca lo smeraldo che Portia mi ha reso oggi e che ho conservato nella tasca. Lo sollevo sulla superficie, pronta a gettarlo ancora una volta, ancora tutte quelle che serviranno…
Ma stavolta vengo preceduta. Osservo l’acqua incresparsi ancor prima che il gioiello possa lasciare la mia mano e cadere sul fondo della vasca. I miei occhi sono spalancati, luminosi e pieni di gioia quando il viso di Asra sostituisce il mio riflesso.
“Maestro!”
Sento un profondo senso di sollievo, finalmente. Anche se non è fisicamente qui, poter sentire la sua voce mi dà pace.
“Mi cercavi, Hanan? Stavo pensando proprio a te, sai?”
Sento ancora una volta il cuore battere un po’ più forte. In quel preciso istante vedo Asra portarsi una mano al petto e sorridere, mentre con l’altra mano si tira indietro i capelli bagnati, ravvivandoli con un gesto rapido. Alcune gocce d’acqua prendono a rigargli il viso e io mi scopro incantata ad osservarle, quando si fermano sulle sue labbra. Sollevo lo sguardo verso i suoi occhi, quando mi parla ancora.
“Che hai combinato oggi? Faust ha tutta l’aria di essere stata messa a dura prova!”
Mi dice, con quel suo sorriso furbetto e gli occhi vispi. Difficilmente sono mai riuscita a nascondergli qualcosa, al contrario di come lui fa con me… Mi volto a dare un’occhiata al serpentello. Se ne sta tutta arrotolata sul bordo della fontana, con la testolina nascosta interamente dalle spire del proprio corpo.
Solo adesso, quel senso di pace che mi ha colta non appena Asra è apparso nella fontana è mutato di nuovo nel tormento e nella confusione della giornata di oggi. Le mie domande non hanno ancora avuto alcuna risposta. Mi faccio più seria, osservando ancora Faust e, solo sottecchi, anche Asra.
“Ah, riconosco quello sguardo, Hanan. Sono nei guai?”
Domanda, con la faccia da schiaffi più dolce e ruffiana della storia. Le labbra storte in un sorrisetto sghembo, gli occhi viola socchiusi ed in attesa.
Oh, quanto vorrei avere la forza e la determinazione necessarie a riversargli addosso tutto quello che ho provato oggi, nel vederlo disteso con Julian! Ma mi trattengo. In fondo, quello che ho visto oggi è solo un ricordo. Un ricordo di qualcosa che non c’è più e che, dopotutto, sono affari suoi. Qualcosa che ho sbirciato senza permesso.
“No, non sei nei guai ma… Ho delle domande.”
Mi limito a dire, prendendo a torturarmi una ciocca di capelli. Me la rigiro nervosamente tra le dita.
Sospiro e noto che lo sguardo di Asra si fa preoccupato. Si sporge un po’ più verso l’acqua, come se volesse avvicinarsi alla mia figura.
“Hmmm. Chiedimi pure, cosa c’è che non va?”
Mi guarda in attesa, curioso, apprensivo. Ma sono io a non sapere da dove cominciare. Mi mordo le labbra e mi tornano in mente tutte le cose scoperte oggi, l’incisione dietro l’albero, la biblioteca, lui e Nadia, lui e Julian. Lui e me…
Sento improvvisamente una morsa al petto, un vero e proprio dolore, venuto fuori dal nulla. Deglutisco e la mia mano si stringe sulla stoffa della veste, all’altezza del cuore. Vorrei distogliere lo sguardo, ma sono attratta, come una falena dalla fiamma, verso gli occhi di Asra. Lui si fa pensieroso.
“Wow, sembri piuttosto seria ora. Devono essere domande importanti.”
Mi rivolge un sorriso pacato, incoraggiante, che ricambio.
“Lo sono, Asra, ma non so da dove cominciare.”
“Perché non dall’inizio?”
L’inizio… l’inizio è un punto di partenza buono quanto tutti gli altri. Ma da qualche parte dovrò pur iniziare, no? Andiamo con ordine, a questo punto.
Sollevo lo sguardo, adocchiando momentaneamente il salice sotto cui tutto è iniziato, stamattina.
“C’è un albero… Quello che sta proprio qui accanto alla fontana. Il grande salice che si vede anche dalla libreria.”
Non serve che glielo descriva oltre, annuisce.
“Oh, ricordo bene quell’albero. Mi piaceva addormentarmi lì sotto per ore… sognavo…”
Ma si blocca, non termina la frase. Il suo sguardo si vela di malinconia e scuote la testa, per darsi un contegno. Dopo un sospiro, si sporge di nuovo per osservarmi meglio, ancora una volta.
“Perché lo chiedi?”
Lo sa benissimo, perché. Lo vedo dai suoi occhi che ha capito cosa ho trovato lì, impresso nel legno del tronco. Eppure, me lo chiede. Serio, quasi preoccupato che possa succedere qualcosa da un momento all’altro. Asra è criptico per certi versi, per altri ho imparato a conoscerlo bene. Soprattutto capisco dal suo sguardo quando qualcosa lo preoccupa.
“C’è… C’è il mio nome, inciso sul tronco.”
Con mia sorpresa, lo vedo sgranare gli occhi per un istante, come se fosse colto impreparato.
“Davvero? …Oh.  Sì, davvero. Avevo quasi dimenticato dell’incisione. Ero un po’… perso, in quei giorni.”
Ora non ci vuole un esperto per capire che Asra sia turbato. Mi guarda, gli occhi che cercano insistentemente i miei.
“…E l’ho dimenticata anche io?”
La mia domanda gli arriva come un colpo in pieno petto. Lo vedo trattenere il respiro e sgranare gli occhi, ancora una volta. Il viso ambrato che si impallidisce appena. Ho un sussulto al cuore, nel vedere la sua reazione alla mia domanda.
Non abbiamo mai parlato di questo. Della voragine oscura che dilania il mio passato. Non dell’amnesia in sé, ma della strana sensazione che mi ha sempre pervaso finora. Da che ho memoria, e non è molto, ho sempre saputo che qualcosa non tornava. I miei ricordi iniziano con Asra che mi tiene tra le sue braccia, ma prima di tutto questo, il nulla totale. Una fitta, densa nebbia oscura. Ed ogni volta che ho provato a ricordare qualcosa, venivo sopraffatta da un atroce dolore alla testa. Asra dovette insegnarmi un modo per placare il panico ed il dolore, così da ritrovare la calma. Ma allo stesso tempo, ha anche smesso di provare a farmi ricordare. Mi ha proprio chiesto di smettere di farlo, vedendo quanto la cosa mi facesse soffrire.
“Hanan…”
Anche ora teme che possa accadermi qualcosa. Lo vedo nei suoi occhi, si sta maledicendo per non essere qui accanto a me.
“Se te lo dicessi e ti causassi dolore, io…”
Credo di aver colto un lieve bagliore nei suoi occhi, il luccichio di una lacrima restia a cadere, trattenuta a forza tra le ciglia. Sono costretta a prendere profondi respiri, per calmare il battito del mio cuore nel vederlo così. Sento tutta la sua sofferenza, come se fosse anche mia.
“Se non riuscissi ad aiutarti, stavolta? Se andasse storto qualcosa?”
Asra si passa le mani sul viso, cercando di riprendere la calma. Io continuo ad osservarlo con gli occhi che si riempiono della sua figura ed una mano sul cuore.
“Questo sì che è un bel problema. Non credo di poter rispondere alle tue domande. Non così almeno…”
Ed ecco che torna ad essere criptico, come suo solito. Mi mordo il labbro inferiore, rassegnata.
“Asra?”
La sua voce si sovrappone alla mia.
“Penso... Penso tu sia pronta, ora.”
Ed all’improvviso lo vedo arrossire, distogliere lo sguardo e passarsi una mano tra i capelli, finendo per accarezzarsi la nuca. Gli rivolgo un piccolo sorriso, intenerita dal suo aspetto vagamente impacciato, tipico di quando si trova in imbarazzo.
“In realtà eri pronta già da un po’… credo fossi proprio io a non essere ancora pronto…”
Ripreso un certo tono, si volta di nuovo verso di me ed il suo sguardo è così penetrante che sembra quasi stia trafiggendo lo strato d’acqua che ci separa.
“Ma penso sia più facile parlarne di persona, non credi?”
E questo cosa dovrebbe significare? Devo aspettare fino a che Asra non torni al negozio? Faccio per protestare, perché non ho intenzione di passare chissà quanto tempo con questi dubbi intenti a martellare la mia mente. Ma prima che possa aprir bocca lo vedo tendere una mano verso di me, come se non fossimo lontani, separati dalla fontana e da chissà quanta altra distanza.
“Hanan, prendi la mia mano.”
Credo di essere il ritratto della confusione ora. Come sarebbe a dire che dovrei prendere la sua mano? Non pensavo nemmeno fosse una cosa possibile…
“Fidati di me, sei pronta. Ti prometto che andrà bene e ce la farai. Devi solo… tendere la mano e prendere la mia!”
Vedere Asra sorridente, speranzoso, con la mano tesa verso di me, mi riempie il cuore di gioia. La sua fiducia in me mi illumina e mi perdo un ultimo secondo ad osservare il sorrisetto che gli curva le labbra. Meraviglia, premura e fiducia nei suoi occhi, mi danno la spinta necessaria per allungare il braccio verso di lui, movimento che faccio quasi con urgenza. Le mie dita penetrano il pelo dell’acqua, finché il fresco viene sostituito da una calda stretta familiare. Mi sento tirata e chiudo gli occhi, finendo avvolta nell’oscurità.

La sensazione di vertigine che mi è presa viene annientata dalle braccia che mi avvolgono dopo che ho oltrepassato lo strato d’acqua. Perdo l’equilibrio, tipico di me, finendo in avanti contro il petto di Asra. Il mio cuore ha un altro tuffo. Ed anche il suo. Lo sento, da qui.
Mi abbraccia, avvolgendomi completamente e con urgenza, mentre il suo mento si posa sulla mia palla. Sento il suo respiro smuovere qualche ciocca dei miei capelli.
Rimaniamo così, immobili e congelati in quel momento che vorrei fosse eterno, ora… Ma dopo un po’ Asra allenta la presa, quanto basta per guardarmi in viso. Il suo è di nuovo tinto di rosso.
“Beh… è bello vederti! Mi sei mancata.”
Asra si schiarisce la voce, il che mi fa sorridere, perché finisce sempre per diventare impacciato quando deve esprimere i suoi sentimenti, anche i più semplici. Indietreggia di un passo, rimanendo comunque vicino. Mi permette così di guardarmi intorno, però, e davvero non posso credere ai miei occhi.
Tutto, qui, è meraviglioso. Il cielo è così carico di colori, piccole luci fluttuanti, simili a lucciole, danzano nella leggera nebbia che avvolge l’intera oasi. Le piante non sembrano mosse dal vento, ma è come se avessero vita propria, come se si stiracchiassero per poi tornare calme. La luce è tenue, calda, crea meravigliosi giochi di ombre tutt’intorno a noi. Sono senza fiato.
“Dove siamo?”
“In un Portale. Uno spazio tra una realtà e quella successiva. Questo posto non esiste davvero, eppure tu sei riuscita a raggiungermi fin qui in ogni caso.”
Lo dice come se avessi compiuto l’impossibile, con gli occhi carichi di meraviglia.
“Mi chiedo se ne sentissi il richiamo…”
Asra si sposta lentamente, verso la riva dell’oasi, voltandosi verso di me e cercando la mia mano ancora una volta.
Le sensazioni in questo posto sono diverse. Mi sento molto più impulsiva, più sicura. Soprattutto ora che sono con Asra. Sento i miei piedi muoversi quasi senza controllo, vogliosi di accorciare la distanza col mio maestro. La mia mano che si protende, per raggiungere la sua ed intrecciare le dita.
“Sai, ci sono tante cose che vorrei tu vedessi, qui. E tante altre che questo posto può mostrare ad entrambi… Mi chiedo cos’abbia in serbo per noi!”
Sembra tutto più leggero. Persino la paura che prima leggevo negli occhi del mio maestro sembra svanita ed ha lasciato il posto al solito, dolce, enigmatico Asra sorridente. Si fa più vicino, stringendo la presa sulla mia mano ed io faccio altrettanto con lui.
“Stammi vicino. Non voglio che tu ti perda qui…”
Un occhiolino. È tutto quello che mi rivolge prima di cominciare ad avanzare, muovendo un passo verso l’acqua dell’oasi. Con mia meraviglia, vedo l’acqua diventare calma e liscia fino a sembrare vetro. I passi di Asra sono sicuri e la superficie regge il suo peso come se fosse un pavimento solido. La mia espressione lo diverte, tanto che sghignazza e mi tira letteralmente a sé, così anche io mi ritrovo coi piedi sul pelo dell’acqua. Inizialmente ho un sussulto, mi aspettavo di cadere, e perdo l’equilibrio. Asra mi sostiene saldamente, dimostrando ancora una volta di essere l’ancora di cui ho bisogno per andare avanti. Riesco a rimettermi in piedi e ricambio il suo sorriso incoraggiante. Solo adesso mi rendo conto che, sotto di noi, quella che sembrava una piccola pozza d’acqua è diventata un vero e proprio abisso, tanto profondo da non riuscire a scorgerne il fondo. Piccole creature luminescenti nuotano placide sotto di noi, brillando di più ad ogni nostro passo. Con la coda dell’occhio mi accorgo di uno scintillio ai confini del cielo. Sollevo lo sguardo alle stelle e mi rendo conto che il loro brillare è discontinuo, quasi stiano imitando i bagliori delle creature degli abissi. Tutto in questo posto, mi attira e mi riempie di meraviglia. Mi sento come tre anni fa, quando tutto mi sembrava nuovo e mi sorprendevo anche per la più piccola sciocchezza, al pari di una bambina. Noto, tra l’altro, di essermi letteralmente avvinghiata ad Asra intanto che avanziamo sul lago. Lui mi sorride, donandomi una lieve carezza sulla spalla.
“Hmmm, Ho un’idea. Proviamo una cosa adesso, ma…”
Torna quel suo fare apprensivo, mentre mi carezza il viso.
“… Se senti di nuovo mal di testa, non nascondermelo. Dobbiamo essere prudenti, va bene?”
“Perché?”
Gli domando, forse ingenuamente. Conosco bene quei mal di testa che mi tornano ogni volta che provo a ricordare e conosco la sua solita preoccupazione al riguardo, ma stavolta mi sembra maggiore rispetto al solito.
“Perché se forzi i tuoi ricordi a tornare, ti farai del male. E temo che possa avvenire in modo irreparabile.”
Stringe la presa su di me, avvolgendomi di nuovo in un abbraccio. Il suo cuore batte velocemente, preda della preoccupazione. Mi tiene vicina a sé, tornando a prendermi la mano e guidandomi attraverso l’oasi.
Con l’angolo dell’occhio, mi è parso di vedere un’ombra aggirarsi tra le ricche fronde degli arbusti. Quel movimento mi fa sussultare e mi volto in quella direzione ma… Non c’è nulla. Asra stringe la presa sulla mia mano, richiamando la mia attenzione. Non sembra essersi accorto di quel che ho visto io. Ma forse è stato solo un gioco d’ombre e luci. Dopotutto qui mi sembra tutto così nuovo.
“Questo posto potrebbe avere le risposte alle tue domande, Hanan. Questo posto esiste, ma allo stesso tempo la realtà è diversa qui. Un luogo da cui si può apprendere molto…”
Si ferma. Si volta verso di me con un profondo sospiro. Lascia la presa della mia mano per carezzarmi le spalle. Le sue mani scendono lungo le mie braccia, fermandosi all’altezza dei gomiti, ed Asra mi tira a sé. Sento ancora una volta la paura pervaderlo. Tutto quello che mi viene di fare per rassicurarlo è donargli una lieve carezza sul viso. Lui arrossisce, deglutisce e si schiarisce la voce.
“Ricordati, è comunque un posto pericoloso, dobbiamo fare attenzione. Soprattutto ora che cercheremo di recuperare i tuoi ricordi…”
Il suo sguardo indugia ancora nel mio. I nostri occhi sono del medesimo colore. Una cosa che ho sempre trovato curiosa, visto che è una tinta inusuale e che lui mi ha solamente spiegato come legata alla magia. Rimarrei così ad osservare i suoi occhi luminosi per tanto, tanto tempo…
“Allora, lo vuoi fare?”
Mi chiede, abbozzando il suo solito sorrisetto volpino.
“Io… Beh sì, certo che sì. Solo, non pensavo di avere questa possibilità, prima.”
“Non l’avevi.”
Risponde lui, con calma, scostando la solita ciocca di capelli che, ribelle, mi finisce sul viso. La porta dietro il mio orecchio e si sofferma ad accarezzarmi lo zigomo col pollice, delicatamente.
“Ma la tua abilità di raggiungermi fin qui non è certo una coincidenza, Hanan. Non hai ancora realizzato quanto tu sia diventata capace, ormai.”
Il suo sorriso si fa radioso, fiero, mentre mi tiene il viso tra le mani. E le mie indugiano sulle sue, carezzandone il dorso.
“Ed io ho la fortuna di veder crescere questa tua scintilla ogni giorno. Ma da quando sono partito hai fatto davvero passi da gigante! Sei forte abbastanza, Hanan. Forse lo sei già da un po’, ma…”
Le sue guance si tingono di rosso ancora una volta e da così vicino lo noto ancora di più. Non ho mai realizzato quanto fosse tenero, quando arrossisce.
“…forse sono io, che non ho mai voluto rischiare. Sono stato egoista?”
Batto le palpebre, confusa dalla sua ultima domanda.
“Perché ritieni di esser stato egoista?”
Lo vedo sospirare. Una delle sue mani si allontana dal mio viso e raggiunge il suo petto.
“Perché se ti fosse accaduto qualcosa, provando a recuperare i tuoi ricordi, penso sarei impazzito.”
Nel dire queste parole, la mano che si è portato al cuore, si sposta verso il mio. Il palmo aperto a cercare il mio battito. Sento le guance avvampare improvvisamente e ho perso un battito, per questo suo gesto. Asra stesso, dopo qualche secondo, diventa paonazzo e ritrae la mano, portandosela dietro la nuca. Da un colpetto di tosse e toglie anche l’altra mano dal mio viso, lasciando che scenda a raggiungere il fianco.
“Per questo dobbiamo stare attenti, anche se ormai la tua magia è più potente. E a proposito, mi sono appena ricordato di una cosa…”
Asra si fa appena più serio, distanziandosi da me quanto basta per chinarsi verso un piccolo cespuglio traballante, proprio sulla riva. Senza guardarmi, continua a parlare.
“Riguardo il fatto che mi chiami ancora Maestro.”
Solo adesso si volta a cercare di nuovo il mio sguardo. C’è qualcosa di intenso e criptico nella sua espressione, qualcosa che, in qualche modo, mi incuriosisce. Muovo un passo verso di lui e lo vedo farsi davvero serio.
“Mettiamola in questi termini… Lo detesto. Vorrei che non lo usassi mai più.”
Ok, questo mi ha colta alla sprovvista. In questi tre anni è stato quasi normale chiamarlo Maestro. Non avevo mai minimamente sospettato che la cosa potesse turbarlo, eppure il suo sguardo parla chiaro. Lui detesta quella parola.
“Come mai? Tu sei il mio maestro. Mi hai insegnato tutto quello che so!”
Faccio per replicare e credo si sia accorto di aver usato un tono piuttosto brusco poco fa. La sua espressione sembra quasi mortificata. Osserva di nuovo il cespuglietto sul quale si è chinato, giocherellando con le sue foglie.
“Ahm… Beh, diciamo che…”
Mi regala un nuovo sorriso, che mi tranquillizza.
“Ti ho soltanto restituito ciò che già ti apparteneva. Chiamarmi Maestro ti sminuisce soltanto e non voglio.”
Mi avvicino a lui, chinandomi anche io vicino alla riva. Quello che ha appena detto mi ha riempita di gioia tanto da farmi sentire davvero leggera, sollevata.
Vedo Asra appoggiarsi alla mia spalla, cercando il mio sguardo per un momento lunghissimo. Io ne approfitto per carezzargli i capelli. I suoi capelli candidi sono la cosa più morbida che abbia mai toccato. Sembra di accarezzare una nuvola. Lo vedo sorridere. Il sorriso dolce che il più delle volte è stato rivolto solo a me. Un sorriso di cui, ammetto, sono gelosissima. Deglutisce, muovendo il capo come a voler assecondare il grattino che gli sto facendo. Sembra un animaletto docile e mi ruba un sorriso, uno felice. Felice di poter vivere quel momento con lui.
“Non so quanto tempo abbiamo ancora per stanotte, ma non voglio sprecare nemmeno un istante. C’è un mondo intero, qui, nostro da scoprire, se vorrai esplorarlo insieme a me…”
Oh, sì. Sì, Asra! Cento volte sì. Il mio sorriso radioso deve essergli bastato come risposta, visto che si risolleva con uno scatto che non gli ho mai visto fare prima d’ora, tanto è pigro di solito. Afferra entrambe le mie mani, col volto illuminato da una nuova luce, eccitato come un bambino a cui hanno appena fatto un dono. Percepisco in lui una sorta di sollievo, come se avesse aspettato questo momento da molto tempo.
“Allora, che ne dici, andiamo?”
Non mi aveva mai proposto prima d’ora di portarmi con sé, non posso certo farmi scappare questa occasione, me ne pentirei per tutta la vita!
Gli stringo le mani, saltellando come una bambina e finendo per farlo ridere, sinceramente divertito. Lo sono anche io, divertita e felice, come non lo ero da tanto.
“Sì! Esploriamo l’oasi!”
Oh, forse sono sembrata un po’ troppo esuberante all’idea, o sbaglio? Praticamente mi sono messa ad urlare. Ma la risata divertita di Asra mi fa passare qualsiasi imbarazzo.
“E allora che aspettiamo!” Fa eco al mio entusiasmo, porgendomi il braccio in maniera elegante.
“Non vedo l’ora di scoprire cosa possiamo trovare, ma prima vorrei portarti nel mio posto preferito!”
Nel vedere Asra attendermi in quel modo, scimmiotto quello che potrebbe sembrare l’inchino di una dama verso il proprio cavaliere e mi appoggio al suo braccio. Non appena ci giriamo, verso la sinistra del lago, davanti ai nostri occhi si apre una vasta giungla lussureggiante. Ma io giuro che prima non era lì, o me ne sarei accorta! Mi guardo intorno, stupefatta, rendendomi conto che tutto intorno a noi sta mutando, perfino le stelle. Asra adocchia la mia espressione meravigliata, e per un secondo incrocio di nuovo il suo sguardo. Non mi sfugge il sorriso che per un secondo ha piegato le sue labbra. Il più enigmatico che gli ho visto fare finora, nei miei confronti.
Ci incamminiamo attraverso la vegetazione, sempre più fitta e vivida. Superiamo alberi altissimi, foglie spropositatamente grandi e ci arrampichiamo tra le radici ondulate, man mano che ci addentriamo nel fitto. Asra è sempre lì a guidarmi, pronto ad offrirmi il suo aiuto. Non ha mai lasciato la mia mano, per tutto il tempo ed ogni volta che si voltava a cercare il mio sguardo, sembrava felice di trovarmi ancora lì insieme a lui. Il suo sorriso allegro mi contagia, illuminando anche il mio viso.
Presto, ci troviamo in una radura ampia, popolata di piccole creaturine, le stesse creature luminescenti, che fluttuavano al di sopra del lago nell’oasi. Gli esserini sembrano reagire alla presenza di Asra, lampeggiando come se volessero dimostrare una certa allegria nel rivederlo. Non vedo come possa essere il contrario, dopotutto. Nel notare anche la mia presenza, prendono a volteggiare con eccitazione attorno a noi. Una di loro si posa sulla punta del mio naso ed un lieve cinguettio raggiunge le mie orecchie. All’inizio incrocio un po’ gli occhi per poter osservare meglio quella piccola bestiola luminescente, che mi dà il suo saluto. Una risata chiara e limpida lascia le mie labbra, perché sentirmi accettata dai piccoli abitanti di questa radura mi ha riempito di gioia. Anche Asra sembra lieto della reazione di questi esserini.
“È chiaro che piaci loro!”
E come se gli stessero rispondendo, altre di quelle creaturine prendono a cinguettare, andando a posarsi tra i riccioli morbidi dei suoi capelli bianchi, accomodandosi letteralmente sulla sua testa.
Non posso trattenere una risata divertita, a quella visione così buffa e tenera.
“Credo che valga lo stesso per te.”
Faccio notare, indicando gli animaletti appollaiati tra i suoi capelli. Lui solleva gli occhi, pur consapevole di non poterli vedere da lì.
“Oh, non saprei… Credo siano solo abituati alla mia presenza. Tu invece sei una nuova, eccitante scoperta! Chi non sarebbe felice di conoscerti?”
Il mio cuore non reggerà ancora a lungo a tutti questi sussulti. Ma ogni battito accelerato che provo io, sembra provarlo anche Asra, con la medesima frequenza, tant’è che di nuovo, si porta una mano al petto. Lo vedo felice, come non lo avevo mai visto prima d’ora.
Lentamente lascia la presa sulla mia mano, che ancora era stretta nella sua quasi fossero inseparabili. Si mette a sedere comodamente sulla sabbia, sistemando dei cumuli a mo’ di cuscino per stare più comodo. Lo imito, buttandomi accanto a lui, scivolando contro il suo fianco in modo da far aderire i nostri corpi. Poggio la testa sul suo petto e sento il suo braccio cingermi le spalle, tirandomi ancora un po’ di più a sé.
Altre creaturine luminescenti ci raggiungono, uscendo allo scoperto dai cespugli e gli alberi tutti intorno alla radura. Il loro bagliore lampeggia, come volessero giocare con noi, contente della nostra presenza.
“Vengo spesso qui, per schiarirmi le idee. Stare qui a guardare quelle stelle, vederle cambiare… è quasi terapeutico.”
Mi sporgo per vedere il suo viso, mentre mi confessa finalmente qualcosa in più di tutte le volte che l’ho visto lasciare il negozio e andare via. Noto i suoi occhi pieni di meraviglia, intenti ad osservare quel cielo stellato e cangiante come fosse la prima volta, nonostante mi abbia appena rivelato che è qualcosa che fa spesso. Mi volto anche io, a godere dello spettacolo variopinto delle galassie e le costellazioni che mutano sotto ai nostri occhi. Ma mentre sono intenta ad osservare il cielo, percepisco lo sguardo di Asra su di me. Sguardo che non ha perso la meraviglia che lo illuminava mentre guardava il cielo.
“MI ricordano te.”
“Me?” Domando, mordendomi timidamente il labbro inferiore.
“Sì, te.” Ancora una volta mi accarezza i capelli.
“Ho guardato questo cielo innumerevoli volte, ed ogni volta mi domandavo se stessi bene. Cosa stessi facendo in quel momento, se fossi al sicuro… se fossi felice.” Indugia ancora con lo sguardo su di me ed io lo ricambio, col fiato sospeso per tutte le cose che mi sta rivelando stasera. Tutto questo non fa altro che scaldarmi il cuore, di più, sempre di più.
Asra torna ad osservare il cielo, indicandomelo. Lo imito, curiosa di sapere cos’altro vuole mostrarmi.
“Ho persino dato il tuo nome ad una costellazione!”
Devo ammettere, con questa sua confessione ho riso di gusto. Come fa ad aver dato il mio nome ad una costellazione, se il cielo sopra di noi non sta fermo un attimo e cambia di continuo? Ma decido di assecondarlo. Poggiandomi con le mani al suo petto mi sollevo un po’, quanto basta per poter tornare nel suo campo visivo. I miei capelli, decisamente lunghi, ricadono sulla mia spalla come un mantello, finendo sul petto seminudo di Asra che sghignazza, per il solletico,
“Ah sì? Quale sarebbe la mia costellazione?”
Lo punzecchio un po’, e lui solleva la mano indicandomene una, ma poco dopo un rombo improvviso ci scuote entrambi.
Sembra il rombo di un tuono. Asra sembra scosso, come se la cosa fosse insolita. L’aria si carica di elettricità e la giungla si profuma di pioggia.
“Era… un tuono?”
Lo sbigottimento di Asra si muta in un altro dei suoi sorrisi poco chiari a noi comuni mortali.
“Non era mai successo finora. Devi avere una tempesta dentro di te, Hanan!”
Mentre parla scruta avidamente il cielo nel punto dove le nubi si stanno radunando. Io invece mi sento di nuovo confusa. Quel tuono è stato a causa della mia presenza qui? Ho in qualche modo influito ai cambiamenti in questo posto?
Pigramente, Asra lascia il suo comodo giaciglio di sabbia, facendomi scostare delicatamente. Si rialza in piedi e tende una mano verso di me, per aiutarmi a fare lo stesso.
“Dai andiamo! Voglio vedere la tempesta coi miei occhi!”
Una volta in piedi, è Asra stesso ad aiutarmi a ripulirmi dalla sabbia, sgrullandola via dalle mie gambe. Sento le guance bollenti, a quel gesto. Non è la prima volta che usa certe premure con me, ma dopo tutto quello che è successo oggi e che sta ancora accadendo, tutto mi sembra amplificato.
Mi prende di nuovo la mano, per guidarmi attraverso la giungla. La percorriamo come due bambini intenti a giocare, entusiasti dell’aria elettrica e carica della tempesta che ci sta inebriando. I tuoni rimbombano tutti intorno a noi e, ad ogni mio sussulto, Asra stringe di più la mia mano.

Eppure, la nostra quiete viene turbata all’improvviso, quando nel mio orecchio risuona un ringhio sommesso. Un suono che mi fa tremare di angoscia e mi costringe a bloccarmi. Quando mi volto, vedo quello che sembrerebbe un passaggio, apertosi tra le fronde.
Ma quando faccio per chiedere ad Asra se anche lui ha sentito quel rumore, mi rendo conto di essere sola. La mia mano non sta più stringendo la sua e me ne sono accorta solo adesso.
Una profonda sensazione di solitudine e sconforto mi coglie all’improvviso. Il mio respiro accelera, così come il battito del mio cuore.
Dovrei restare ferma ed aspettare Asra? Si è sicuramente accorto che non lo sto più seguendo, dico bene?
Dalle fronde circostanti quel nuovo passaggio sento come un’eco. Un richiamo, diretto proprio a me. Sussurra il mio nome, mi attira a sé. Vedo di nuovo quell’ombra. Quella che avevo visto prima di inoltrarmi nella giungla con Asra, ed un brivido di terrore mi percorre la schiena tanto da farmi irrigidire. Stringo le mani a pugno, serrandole sulla mia gonna, incapace di muovermi, mentre quell’ombra sembra mi stia facendo cenno di avvicinarmi.
“Hanan…”
Lo sento di nuovo, il mio nome, stavolta il sussurro non è solo nella mia mente ma è vivido, proviene proprio da quell’ombra poco distante da me.
La fisso con orrore, incapace di distogliere lo sguardo ma allo stesso tempo totalmente spaventata dalla sua presenza. Sento il suo richiamo forte, mi fa vibrare le membra di tutto il corpo. Devo seguirlo? Lo sento, vuole solo che io compia il primo passo. Solo il primo passo…

“Hanan!”
All’improvviso le braccia di Asra mi avvolgono, strappandomi da qualsiasi tipo di controllo quella presenza stesse avendo su di me. Respiro affannosamente, come se fossi appena stata strappata ad un incubo terribile. Mi volto di nuovo verso il punto in cui si ergeva l’ombra, ma non vi è più traccia né del passaggio, né della presenza. Solo sabbia e cielo attorno a noi. Affondo il viso nel petto di Asra, che mi stringe forte a sé, percependo il mio disagio. Sento le sue dita intrecciarsi tra i miei capelli, carezzandoli dietro la nuca. Il suo tocco mi calma, pian piano, e riprendo a respirare normalmente.
“Giusto, prima regola di questo posto, Hanan… Non ti farà del male finché sei cauta. Se vedi di nuovo una via oscura, la prossima volta voltati e torna indietro.”
Asra mi tiene stretta a sé, lasciando che un suo braccio mi cinga le spalle anche mentre ci allontaniamo da quel posto, ma sono sicura di avergli visto lanciare un’occhiata attenta verso il punto dove poco prima ho visto l’ombra. Istintivamente, stringe la presa sulle mie spalle, portandomi via da lì ed insieme ci dirigiamo di nuovo verso la tempesta.
“Dai andiamo, prima che finisca!”
Stavolta non si limita a stringermi la mano, mi rimane accanto per tutto il tragitto, col suo braccio attorno alle mie spalle. Il calore del suo contatto mi rilassa, mi fa scordare tutta la paura che ho avuto un attimo prima. Ci lasciamo guidare dall’odore della pioggia e dal rombo dei tuoni, continuando ad addentrarci nella giungla. Ad un certo punto, Asra si ferma di colpo, col fiato mozzato e gli occhi spalancati.
“Woah. Tutto questo… solo perché tu sei qui?”
Il terreno di fronte a noi si interrompe bruscamente, lasciando spazio ad una ripida scogliera, inondata da una nebbia brillante. Nella profonda voragine sotto di noi, ecco la tempesta. Nuvole nere, gonfie e cariche di pioggia, screziate dai lampi azzurri e vividi. Le gocce di pioggia cadono dalle nuvole e volteggiano nell’aria fino ad infrangersi sulla scogliera rocciosa.
Asra osserva la tempesta con estremo stupore.
“Giuro, è la prima volta che vedo qualcosa del genere.”
Lo vedo allungare una mano, come a voler toccare le gocce d’acqua, ma nel momento in cui lo fa, tutto cambia di nuovo intorno a noi. Le nuvole ci circondano, portandoci nel vivo della tempesta. L’acqua inizia a bagnarci, mentre entrambi solleviamo il viso verso i lampi azzurri. Sento le gocce di pioggia scendere lungo la mia schiena, le mie braccia, le mie gambe. Sento i capelli aderire al collo e alcuni al mio viso. Gli abiti, leggeri, che ora segnano perfettamente le mie esili forme. E così anche per Asra. I suoi riccioli scompigliati incorniciano il volto ambrato e la sua camicia ormai copre ben poco della sua pelle. Lo vedo arrossire, quando riporta lo sguardo su di me.
“Hanan…”
Le sue mani mi carezzano di nuovo il viso, scendendo poi sulle mie spalle, lungo le braccia, fino a giungere ai miei fianchi. Così vicini, posso vedere le gocce di pioggia tempestargli le ciglia come fossero rugiada. Alcune gocce scendono lungo il suo viso, finendo per posarsi sulle sue labbra. Quelle labbra morbide, su cui ho già indugiato con lo sguardo. Non posso resistergli. Mi avvicino tanto da non lasciare quasi spazio tra noi. Le mie mani, strette sulla stoffa della sua camicia, lentamente scivolano attorno alla sua vita, a cingerlo in un abbraccio. Nessuno di noi due ha bisogno di parlare in questo momento. Rimango qualche istante a fissare i suoi meravigliosi occhi, carichi di speranza e prudenza allo stesso tempo. Sciolgo l’abbraccio soltanto per posare le mani di nuovo sul suo petto, quanto basta per spingerlo appena, seguendo anche io il movimento che gli impongo perché non ho alcuna intenzione di staccarmi da lui, ora. Lui non oppone alcuna resistenza e si ritrova con la schiena poggiata ad una delle palme. Le ampie foglie ci forniscono un minimo di riparo dalla pioggia, sembra quasi che abbiamo trovato un nostro piccolo rifugio nella tempesta.

E così l’ho baciato.

L’ho baciato come se il suo respiro fosse l’aria di cui ho bisogno per sopravvivere. L’intero mondo potrebbe anche svanire ora, fintanto che io e lui siamo insieme. Finché Asra è con me, nient’altro ha alcuna importanza.
Le braccia di Asra mi avvolgono, facendo aderire ancora di più i nostri corpi. Gli abiti bagnati non fanno che amplificare ancora di più la sensazione di piacere che il contatto con Asra mi provoca. Lo sento restituirmi il bacio, con una foga che sinceramente non mi aspettavo, ma che non fa altro che amplificare la gioia che quasi mi fa esplodere il petto. Mi bacia le labbra, mi bacia le guance, i baci percorrono famelici tutta la linea della mia mandibola fino a giungere al collo.
Ma… Asra sta tremando?
Ci fermiamo solo un secondo, contemporaneamente, per riprendere fiato. Non credo di aver mai visto le guance di Asra così rosse prima d’ora. Gli regalo un altro sorriso, per questo.
“Io…”
All’improvviso la tempesta si fa ben più violenta del previsto, tanto che entrambi veniamo scossi dall’improvviso rombo di un tuono molto vicino, troppo vicino. Il vento inizia ad essere forte, tanto che Asra mi stringe a sé per proteggermi senza che riesca a finire di parlare. Mi avvolge col suo abbraccio, Apprensivo, protettivo, affrettandosi a portarmi via da lì. Ci inoltriamo nuovamente nella giungla, che ora sembra un po’ più buia.
Lunghe ombre si ergono tutto intorno a noi, rendendo il paesaggio tetro. Sento di nuovo una forte sensazione di angoscia pervadermi, perché quelle ombre stanno chiamando a gran voce i nostri nomi. Perfino la tempesta sembra volerci richiamare a sé adesso.
“Credo che ora tu debba andare via da qui, Hanan… Questo posto cambia costantemente. Non è saggio rimanere troppo a lungo.”
No. Non voglio. Non voglio separarmi di nuovo da Asra.
Non ora.
No.
Lui deve aver percepito lo smarrimento che in questo momento mi sta assalendo, perché mi rivolge un sorriso rassicurante.
“Sono felice tu mi abbia raggiunto qui, Hanan. Questa è stata una delle esperienze più preziose della mia vita e ne farò tesoro, per sempre.”
Mi sussurra, calmo, mentre mi accarezza il viso per tranquillizzarmi.
“Ti rimando indietro ora, ma ci vedremo presto, te lo giuro.”
Con la voce incrinata, gli rispondo.
“Presto?”
Non ricevo risposta a quella domanda. Le mani di Asra si posano gentilmente sui miei occhi, tanto da oscurarmi la vista. Una sensazione che oggi ho provato fin troppo spesso mi pervade, mentre la realtà torna a rimescolarsi per prendere di nuovo una forma intorno a me.

Ed eccomi, di nuovo alla fontana. Mi tiro su con un sospiro, ancora una volta con la sensazione di essermi ripresa da un sogno. Il cuore mi batte ancora a mille per lo strano viaggio appena compiuto. Mi porto le mani al petto e modulo il mio respiro, cercando di calmarmi. Faust si riscuote dal suo sonno. Mi guarda con aria confusa e preoccupata, sporgendosi con la testolina verso di me.
“Asra?”
Mi domanda, speranzosa. Un profondo sospiro ed un forte senso di solitudine mi pervadono, sapendolo di nuovo lontano da me, dopo tutto quello che è successo.
“Non lo so, Faust…” Le rispondo, triste.
La piccola serpe sembra provare lo stesso. Asra deve mancare molto anche a lei.
“Asra…”
Faust si aggroviglia attorno al mio polso, sembra essere preoccupata. Le concedo qualche piccola carezza, cercando di infonderle sicurezza, anche se io stessa vorrei essere rassicurata, ora come ora.
Ma almeno siamo in due, non siamo sole, possiamo sostenerci a vicenda, io e lei.
La tengo tra le mie braccia, portandola con me verso la mia stanza al palazzo. L’immagine di Asra in mezzo alla tempesta crescente continua a tormentare la mia mente.
 
  
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