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Autore: lagertha95    27/01/2020    3 recensioni
Kylo Ren, alias Ben Solo: retaggio familiare pesante, solo, giovane, rabbioso, deluso, poco paziente, diviso, nerovestito, Lato Oscuro della Forza con sprazzi improvvisi di Luce.
Rey di Kakku, alias la mercante di rottami: retaggio familiare inesistente, sola, dinamica, entusiasta, alla ricerca di una figura a cui far riferimento, giovane, vestita di colori chiari, Lato Chiaro della Forza con sprazzi di Oscurità.
Kylo Ren e Rey di Jakku sono due facce della stessa medaglia, attratti inevitabilmente l'uno dall'altra, complementari: impareranno a vedere o si limiteranno a guardare?
Assolutamente Reylo, da raccolta di OS si è trasformata in una long che, pian piano, sto portando avanti.
"Nella guerra degli sguardi, vince chi riesce ad andare oltre ciò che vede." cristinik, twitter.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Eccoci qua!
Nuovo capitolo, l'ultimo scritto e pubblicato nei miei ventiquattro anni.
Come vi ho detto, la storia sta prendendo una nuova piega e ci saranno capitoli, come questo, in cui non ci sarà una parte riguardante Kylo e una riguardante Rey, ma saranno semplicemente due momenti differenti.
Spero che come sempre la mia storia vi piaccia e continui a farlo.
Intanto ringrazio tutti voi che seguite, ricordate, preferite, leggete e recensite, ma non ciancio oltre e vi lascio alla lettura.
A presto, 
Baci Lagertha

Trovata
 
 

L'amore, così come esiste nella società, non è altro che lo scambio di due fantasie e il contatto di due epidermidi.”
Nicolas Chamfort

 

Rey era partita. Aveva detto a Poe, Finn e Leia che aveva bisogno di tranquillità, che aveva bisogno di meditare e completare l’addestramento da sola.
Aveva salutato Chewbe e, alla guida del Falcon, era partita.

Batuu l’aveva accolta, brullo e pacifico, dandole quel rifugio e quella quiete di cui sapeva avere bisogno.
Rey era atterrata e era subito andata in esplorazione.
Il paesaggio era diverso da tutti i pianeti su cui era stata, aveva però la stessa natura selvaggia di Jakku e di Ach-To, poco civilizzati, dove la natura continuava a fare da padrona, lasciando poco spazio alle razze senzienti che popolavano la galassia.

L’esplorazione si concluse al tramonto. Non conosceva quel posto e non si sentiva sicura a stare lontana dal Falcon la notte.
Rifugiandosi nella leggendaria astronave, Rey decise che una doccia e una bella dormita le avrebbero tolto di dosso la stanchezza del viaggio e degli ultimi tempi.
Nuda sotto al getto caldo, Rey si rilassò completamente e una volta uscita si rannicchiò nella cuccetta di Ben Solo, avvolta nelle coperte che avevano il suo stesso odore di bambino ancora innocente e felice.

La mattina dopo si svegliò con la strana sensazione di essere osservata.
Stropicciandosi gli occhi si guardò intorno senza notare nulla di diverso dalla sera prima.
Con la tunica che usava per dormire, andò verso il minuscolo cucinotto e lì, seduto al tavolo dell’holochess, stava Kylo Ren, vestito negli abiti più normali che gli avesse mai visto indossare.

Rey si bloccò sul posto, sconvolta e incredula, le lunghe gambe tremanti lasciate scoperte dalla corta tunica color sabbia.
Lui la guardò serio, senza muoversi, gli occhi scuri che urlavano mille cose diverse.
Poi Rey mosse un passo e un altro e Kylo restò fermo guardandola mentre gli si dirigeva incontro per poi alla fine precipitarglisi tra le braccia forti che esitarono un attimo prima di stringerla di rimando.

I singhiozzi che scuotevano le spalle muscolose, ma dalla linea delicata, della ragazza risuonavano sommessi nella cabina del Falcon.
Kylo la stringeva a sé delicatamente, carezzandole la schiena magra e posandole baci leggeri sui capelli acconciati in quei tre codini che aveva sempre trovato terribilmente ridicoli.
Quando la ragazza si fu calmata, Kylo la allontanò leggermente da sé e la scrutò con attenzione, costringendola a sottostare al nerissimo sguardo critico del leader supremo del Primo Ordine.

Tirando su col naso e strofinandosi gli occhi col dorso della mano, Rey cercò di darsi un tono e lo guardò di rimando, gli occhi verdi pieni di fierezza.

“Sei ancora più bella…” sussurrò infine lui, dopo averla esaminata da capo a piedi.

“Come mi hai trovata?”

“Io so sempre dove sei, Rey.”

Quella frase – e la verità che conteneva – restò sospesa tra i due per qualche istante, depositandosi come si deposita la fondata di un vino invecchiato: lentamente.

“Tu…”

“Ho sempre saputo dove foste da dopo che si è creato il legame, sì”

“E allora perchè-”

“Davvero mi stai chiedendo perché?”

Rey rifletté brevemente, poi scosse la testa. Non le serviva la sua risposta.

“Perchè hai scelto proprio Batuu?” le chiese ancora lui, guardandola seduta dall’altro lato dell’holochess.

“Non l’ho scelto. Ho impostato una rotta casuale e il Falcon mi ha portato qua.” alzò le spalle e osservò il ragazzo sedutole di fronte “Perchè? È successo qualcosa qui?”

Kylo si alzò in silenzio, i pugni stretti e le spalle tese, mettendosi a camminare nervosamente nello spazio ristretto del Falcon che, con lui enorme com’era, pareva ancora più piccolo.

“Kylo…?”

“Quando litigavano e lei si rifugiava nel suo ruolo di Generale, lui prendeva, mi caricava sul Falcon e mi portava qua.”

Rey non ebbe bisogno di chiedere chi. Ancora prima che pronunciasse la parola “Generale”, il tono pieno di dolore con cui parlava aveva fatto capire tutto alla ragazza, che si limitò ad accostarglisi senza toccarlo, ancora non certa che il contatto fosse qualcosa che a lui piacesse davvero.
Lui la sorprese, circondandole i fianchi magri con il braccio sinistro e stringendola a sé senza però farla sentire intrappolata: al suo fianco, come l’aveva sempre desiderata.

“Han…non era un gran padre, la maggior parte del tempo, ma quando mi prendeva e mi caricava sul Falcon, facendomi sedere sulle sue ginocchia mentre guidava…io ero con lui nel suo universo fatto di circuiti e rotte intergalattiche, di scudi alzati e atterraggi in porti spaziali decisamente malfamati.” si fermò un attimo e un piccolo sorriso gli piegò le labbra carnose. “E anche Leia aveva il suo modo per farmi sentire amato e a casa…”

“Erano i tuoi genitori…”

“Lo so e ogni notte rivivo il momento in cui ho avuto paura e allora ho sguainato la spada, trafiggendo Han, guardandolo cadere nel vuoto e sentendo-”

“Shh…non serve, io c’ero ricordi?”

Kylo iniziò a piangere in silenzio, ricordando quel padre che aveva immensamente amato e che non aveva ancora perdonato del tutto per averlo scaricato, come uno qualunque dei sui passeggeri, su quel odioso pianeta con quello zio per cui Ben stravedeva ma che l’aveva deluso e tradito.
Rey gli carezzò dolcemente i capelli neri e ricci, lasciando che le lacrime del ragazzo le inzuppassero la tunica beige. Lo strinse a sé, strofinandogli le spalle, finché i singhiozzi dolorosi non si quietarono e a rompere il silenzio sul Falcon rimasero soltanto i loro respiri.

“Perchè sei venuta qua?” chiese lui, dopo quello che a Rey parve un tempo infinito.

“Ti ho già detto che-” fece per rispondere lei, venendo però subito interrotta dal ragazzo.

“Non intendo perché Batuu, intendo perché hai lasciato la Resistenza.” chiarì lui, facendosela sedere in braccio e posandole un bacio sui capelli. “Pensavo tu ti sentissi a casa, lì…”

Nonostante tutto Kylo Ren restava un ragazzino insicuro.
Per quanto le cose spesso fossero esattamente come apparivano, Kylo Ren aveva sempre bisogno di essere rassicurato, soprattutto quando si trattava di Rey, che senza accorgersene si ritrovò le labbra piegate in un sorriso a metà tra il dolce e il maligno.

“Mi sentivo a casa, solo che ero sempre tenuta sotto controllo. Pensa che mi hanno addirittura assegnato una scorta personale.” Già all’accenno della scorta le mani di Kylo si erano serrate a pugno. “Un soldato, su ordine di tua madre.” All’accenno al sesso maschile della scorta il respiro del ragazzo aveva accelerato, portandolo quasi a boccheggiare. “Doveva essere sempre con me! Anche di notte! Capisci?”

Kylo Ren non ce la fece più. Esplose, alzandosi in piedi di scatto, facendo scivolare Rey dalle gambe e mettendola seduta sulla pelle del divanetto.

“Io-” prese fiato, chiudendo gli occhi neri. “Tu-” un altro profondo respiro, questa volta corredato dalle mani che corsero a stringere le tempie. “Non mi piace. Sai che sono geloso. Sai che odio che altri uomini ti girino intorno. Tollero Finn e Poe, malissimo, ma tu gli vuoi bene e io voglio bene a te e allora ok, vanno bene, e anche gli altri della Resistenza e tutti gli uomini che vuoi ma che DANNAZIONE stiano lontani da te la notte!”

Era talmente preso da quell’invettiva, che non si accorse delle risate silenziose che scuotevano le piccole spalle di Rey.

“Tu mi hai solo preso in giro.”

“Perchè mi piace vedere come reagisci.”

Kylo Ren sbuffò, imbronciandosi, e a Rey venne ancora di più da ridere guardando quel ragazzone grande e grosso, il Leader supremo del Primo Ordine, l’apprendista di Snoke, che si comportava come un bambino a cui avessero tolto dalle mani il giocattolo preferito.

“Andiamo, sai che stavo scherzando…” Rey gli si avvicinò di nuovo, circondandogli i fianchi con le braccia e poggiando orecchio e guancia sul petto ampio di lui, concentrandosi sul respiro e sul battito accelerati che andavano piano piano rallentando.

Solo quando si sentì abbracciare in risposta, Rey si permise di rilassarsi a sua volta, chiudendo gli occhi e con quelli tutto ciò che era al di fuori della cabina del Falcon.

Rimasero così per minuti interi, in silenzio, abbracciati, a respirarsi, entrando in contatto l’uno con l’altra come non avevano mai potuto fare.

Il passo successivo venne naturale.
I tessuti che dividevano le loro pelli calde scivolarono in un attimo sul pavimento, lasciando una scia che dalla scacchiera dell’holochess portava fino alla cuccetta di Ben.

Con delicatezza e reverenza, Kylo Ren fece distendere Rey sul sottile materasso, coprendone il corpo magro e nervoso con il suo, massiccio e potente, quasi volesse proteggerla dalla vista del mondo, vista che avrebbe portato con sé cattiveria e rifiuto e lui non voleva che lei si sentisse rifiutata mai più.

Posò dei delicati baci sul naso appuntito di lei, così diverso dal suo, e lei ricambiò baciandolo sulle labbra carnose e ben disegnate.
Erano contatti cauti, i loro, contatti mirati a conoscersi lentamente, a tastare il terreno nuovo e sconosciuto su cui entrambi si stavano muovendo.
Si sfioravano, si osservavano curiosi, lei perché la prima volta, lui perché vedeva una dea plasmarsi sotto le sue dita, diversa da chiunque avesse mai incontrato, più degna.

Alla fine si fermò, la guardò negli occhi e la baciò profondamente, trasmettendogli tutto quello che voleva e doveva dirle senza aprire bocca.

È presto, non sei, non siamo pronti. Abbiamo tutto il tempo del mondo. Qui siamo soli, nessuno ci troverà.

In realtà non era così sicuro che quella fosse la verità e lei lo sapeva, ma annuì confortata, sentendosi al sicuro, e si accoccolò in quell’abbraccio avvolgente e totalizzante in cui si sentiva al sicuro dal resto del mondo.

 
Ore dopo li svegliò un raggio di sole che, penetrato da uno spiraglio minuscolo lasciato dalle tende, li colpì esattamente sugli occhi serrati.

Fu imbarazzante per entrambi, abituati da sempre a dormire e a svegliarsi da soli, trovare al risveglio qualcun altro non soltanto nel letto, ma avvinghiato a sé.
Rey si fece piccola e scivolò via dall’abbraccio imbarazzato e caldo di Kylo, acchiappando in fretta e in furia la tunica e rifugiandosi nel bagno.

“Prima io!” gridò, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando uno sbadigliante Kylo semi nudo nel piccolo letto.

Quando sentì lo scroscio della doccia, Kylo si alzò, infilò maglia e pantaloni e andò nel piccolo cucinotto, preparando un pasto per entrambi.

Rey uscì fumante e profumata dal bagno e si accorse di aver fame. In punta di piedi entrò in cucina e fu sorpresa da un bacio sulle labbra, leggero e innamorato.

“La colazione è pronta, io vado a fare la doccia.”

Ecco perché le piaceva: non era insistente.
Il disagio, nonostante tutto, era evidente. D’altronde c’era una bella differenza tra il creare un rapporto tramite litigi furiosi a suon di incroci di spade laser e proiezioni olografiche e trovarsi a potersi toccare e a dover condividere spazi.
Lui lo sapeva e le aveva lasciato i suoi spazi, lasciandola libera di fare colazione, di cambiarsi, di curiosare in quella nave che a entrambi non era mai sembrata così piccola.

Rey, più tranquilla e ancora scombussolata dal bacio sulle labbra, si sedette e si guardò intorno, sconvolta dall’abbondanza della colazione che Kylo le aveva preparato.

“Non sapevo che cosa ti piacesse…” si giustificò lui parlandole nella mente.

E Rey non potè fare altro che sorridere.
   
 
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