Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Lady Mnemosyne    28/01/2020    1 recensioni
– E va bene – si arrese – Monica mi ha lasciata […] Dice di aver trovato il suo vero amore e che io non la faccio sentire come la fa sentire lui. –
Così tu cerchi di raccogliere i pezzi e rimetterli insieme, ma forse non è il caso di riprovarci di nuovo, forse è meglio lasciar perdere, è più sicuro. Ma mentre tu cerchi di chiudere tutto in un forziere ventimila leghe sotto i mari, una dolce sirena, che ti incanta con quella stessa musica che tu ti vanti di saper cantare così bene, ti si fa vicina e ti distrae, è sul punto di farti cambiare idea…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5. Cheers

Faceva caldo, troppo caldo, e l’aria cominciava decisamente a scarseggiare di ossigeno, sempre di più ad ogni minuto che passava, ma a nessuno pareva importare, intenti com’erano a ridere: Davide faticava ormai a reggersi in piedi, stretto a braccetto con Pietro, che teneva in mano una bottiglia di birra con una presa pericolosamente incerta, mentre dall’altro lato Erica stava piegata in due con la testa appoggiata sulle braccia, spargendo la chioma azzurra sul bancone, e Diego si asciugava gli occhi, annacquati chissà se più dall’alcol o dalle risate, mentre Federico si appoggiava alla sua spalla; persino Enrico rideva a crepapelle.
‒ No raga’ ‒ balbettò infine Erica riemergendo tra i suoi capelli ormai arruffati ‒ non sono più abbastanza giovane per ‘ste cose, non si può ‒ mise insieme ancora scossa dalle risate, mentre cercava di farsi aria sventolandosi con le mani. Agli altri servì ancora qualche minuto prima di recuperare l’uso della parola e il fatto che Davide, persa la presa sul braccio di Pietro, arrivò davvero molto vicino a cadere di faccia lungo disteso per terra, salvandosi all’ultimo solo grazie a degli inaspettati quanto mai utili riflessi, non aiutò di certo a recuperare un minimo di autocontrollo.
– E poi dicono che bere fa male – commentò Federico – scommetto che da sobrio una cosa così non la sapresti fare neanche impegnandoti! –
Davide, riacquistati equilibrio e stabilità, ribatté, non appena fu in grado di smettere di ridere:
– Questo perché l’alcol tira fuori il meglio di me! –
– Allora siamo a posto! – esclamò Diego in un grido soffocato dalle risate.
– Dovremmo provare durante gli spettacoli: sai che assoli? – incalzò Federico.
– Può essere un’idea – scoppiò a ridere Enrico.
– Sempre che Riccardo non cominci a farvi pagare per esibirvi perché gli svuotate la cantina! – proseguì Pietro, dopo aver bevuto un sorso di birra.
Non erano i soli a divertirsi: quella notte la discoteca brulicava di giovani, richiamati dalla magia dell’ingresso libero, giovani che avevano riempito velocemente la sala e in parte stavano ancora aspettando di entrare. Sul soffitto basso e i mattoni a vista delle pareti scivolavano luci colorate e intermittenti mentre la musica riempiva l’intero spazio, a volume tanto alto che sembrava quasi una presenza percepibile fisicamente. I nostri amici riuscivano a comunicare tra loro solo perché il bar era parzialmente separato dal resto della sala tramite una parete in cui si aprivano un paio di archi, di modo che almeno i baristi potessero comprendere le ordinazioni.
Lei non sapeva perché si trovasse lì, dato che non moriva dalla voglia di divertirsi, ma un po’ per non passare la serata da sola, un po’ perché Federico e gli altri ce l’avevano più o meno portata di peso, ora si trovava a sua volta immersa nella baraonda della discoteca, circondata da musica e risate, e fu contenta di aver ceduto, alla fine.
Quando il dj slittò su una canzone che aveva impazzato quell’estate, il gruppetto cominciò a sgusciare lentamente verso la pista, per ballare un po’ o almeno ondeggiare a tempo in caso di totale mancanza di spazio. Lei, che non era su di giri come gli altri e ancora non aveva abbastanza alcol in corpo per compensare questa mancanza e scatenarsi nella mischia, si appoggiò al muro, godendosi la freschezza inaspettata dei mattoni, e lasciò vagare lo sguardo. Oltre alle solite ragazze seminude e già ubriache, un gruppetto di ragazzi attirò la sua attenzione, fondamentalmente perché ballavano davvero bene, con movimenti originali ed eleganti che avevano catalizzato l’attenzione di parecchie altre donzelle in effetti. Più in là una coppia scatenatissima si stava lanciando in coreografie ben oltre l’ordinario, mettendo in campo figure apprese sicuramente a lezione. Facevano da contorno tutti coloro che erano lì senza essere primi ballerini, contenti di saltare e ondeggiare a tempo (e non) o di rimorchiare o divertirsi in qualunque modo.
Infine Erica si spazientì a vederla lì impalata, perciò le fece cenno di unirsi al cerchio e ballare con loro (nel frattempo erano infatti riusciti a guadagnare un minimo di spazio) e a nulla le valse scuotere la testa, perché si trovò a sua volta ad ondeggiare nel cerchio con un mezzo sorriso; se non altro quella sera i gusti del dj combaciavano molto bene con i suoi, poco dopo infatti partì un’altra splendida canzone, tra le sue preferite, con quel che di caraibico che le infuocava il cuore. Proprio su quella canzone si sentì battere sulla spalla. Quando si voltò, piuttosto perplessa, si ritrovò di fronte una ragazza sorridente che la invitava a ballare. La sua reazione fu non reagire affatto, tanto che restò del tutto immobile, ma la ragazza non demordeva e iniziò a invitarla facendo chiari gesti con le mani a tempo di musica; tuttavia non c’era nulla di volgare nei suoi modi, solo questo enorme sorriso divertito. Federico, che a lungo andare aveva notato la scena, finì per spingerla in avanti, stufo della sua indecisione, così che Lei si trovò, suo malgrado, ad accettare l’invito.
La ragazza era davvero brava, così tanto che risvegliò a sua volta la voglia di ballare anche in Lei, man mano che la guardava ondeggiare davanti a sé. Dopo un po’ la ragazza , che evidentemente non era interessata a bruciare le tappe, le porse la mano e si avvicinarono un po’, guardandosi fuggevolmente negli occhi. Lei chiamò in aiuto quel poco che sapeva da lezioni di danza di un’infanzia fa, mentre iniziava a sorridere a sua volta, ormai coinvolta nel divertimento. Lentamente si avvicinarono ancora un poco, finché non presero a ballare vicinissime, a contatto, e la parte migliore in tutto questo è che lo facevano senza alcuna malizia: anche nei passi più appassionati non c’era volgarità né altro fine che ballare per il piacere di farlo, cosa che, paradossalmente, fece sì che entrambe continuassero a sciogliersi sempre di più in una complicità incredibile che spinse parecchie teste a voltarsi. Lei si sentiva libera come da tanto non le accadeva, rigenerata, mentre ballava in perfetto accordo con questa impressionante ballerina dal sorriso luminoso, facendo del suo meglio per essere all’altezza ma sapendo allo stesso tempo che non importava più di tanto, perché si stava divertendo a prescindere dalla sua bravura: si sentiva come lei e poteva leggerglielo negli occhi.
Quando il loro duetto finì qualche canzone dopo, complice il dj che, avendole avvistate dalla console, aveva prolungato la danza facendo seguire ritmi simili alla canzone da cui tutto era partito, Lei aveva effettivamente qualche problema di fiato ma non si ricordava quando era stata l’ultima volta che si era divertita tanto. Prese con gentilezza la mano della ballerina e la ringraziò con un baciamano, poi si inchinò con eleganza; quando rialzò gli occhi, la ragazza sorrideva ancora più di prima, se mai fosse possibile, mentre intorno qualcuno ancora le fissava curioso.
Alle sue spalle una platea di occhi spalancati la stava fissando da un pezzo:
– Ma tu sai ballare così?!? – esclamò incredulo Davide agitando le braccia. L’oscurità della discoteca nascose provvidenzialmente il diffuso rossore di cui si accesero le sue guance, mentre un sorriso impacciato le piegava le labbra.
– Non sono così brava, su, mi piace molto e basta – si schermì.
– E sti cazzi! Anche a me piace, ma mica sono capace di muovermi così! – insistette Davide.
– Magari, invece, scoprirai di essere un ballerino eccezionale stasera, visto che l’alcol tira fuori il meglio di te – lo canzonò Enrico.
– Non me la prendo per tutte queste simpatiche battutine solo perché sono ubriaco, ma me ne ricorderò! – sentenziò Davide, agitando l’indice per aria.

Il morale era alto e molto, tanto che la festa si prolungò fino alla chiusura della discoteca, a suon di cori stonatissimi sulle classiche canzoni svuota pista, e oltre, con ulteriori birre comprate per strada e bevute sui gradini della piazza principale, luogo scelto appositamente in quanto abbastanza lontano da appartamenti privati, i cui abitanti avrebbero sicuramente avuto da ridire a proposito dell’ilare schiamazzare dei nostri amici. Proprio sullo sfondo di questa piazza vuota si svolse una molto simpatica scenetta:
– Comunque sei uno sporco traditore – disse Lei assestando una bella spinta a Federico, che quasi si fece sfuggire la bottiglia di mano, – Io mi fidavo di te e tu mi giochi questi tiri mancini! –
– Ma di che ti lamenti? – saltò su Davide immediatamente, senza lasciare a Federico il tempo di ribattere, – Io avrei fatto carte false per ballare con una gnocca del genere! –
– Peccato solo che tu non sappia ballare così! – scoppiò a ridere Pietro, scimmiottando i movimenti di Davide, che si voltò offeso dicendo: – Voi non capite la mia arte. –
– … di allontana-femmine? – continuò Enrico ridacchiando.
– E da quando tu te ne intendi di rimorchiare? Sentiamo, Mr Sciupafemmine! –
– Ma se qui l’unica che rimorchia è lei! – saltò su Erica – Basta vedere stasera. –
Lei rise di cuore: – Solo perché qualcuno non si è fatto gli affari propri… – disse guardando male Federico, che osservò lucidamente, nonostante la birra:
– Guarda che io non ho fatto proprio nulla: lei ti aveva già scelto, io ti ho solo incoraggiato ad accettare l’invito. –
– Chiamalo incoraggiamento: mi ci hai praticamente spinta contro! – rise Lei, ancora con fare risentito.
– Come la fai tragica! Non dirmi che non ti è piaciuto, vecchia marpiona – ribatté Federico sgomitandola e profondendo occhiolini.
– Oh bada a te, eh, che ti faccio pentire delle tue parole – continuò Lei mostrando i pugni. Federico alzò semplicemente un sopracciglio, al che Lei gli si gettò contro e, da dietro, gli si appese al collo, mentre la birra volava ovunque.
– Oh ragazzi attenti, la birra non si spreca!! – si lamentò Davide, e intanto tutti si godevano divertiti l’arrembaggio, che si concluse con un sonoro tonfo al suolo dei due lottatori, accompagnato da grasse risate.
Solo l’alba, infine, riuscì a convincerli a tornare a casa, barcollanti e felici, mentre la città intorno a loro cominciava lentamente a riaprire gli occhi dopo aver trascorso una notte molto meno sopra le righe.
Enrico, l’unico ancora in grado di camminare dritto, riaccompagnò tutti al proprio letto, terminando con Lei, che abitava un po’ più distante rispetto al resto della comitiva. Mentre sedeva in macchina, guardando pigramente fuori dal finestrino senza realmente vedere ciò che le scivolava sotto gli occhi, si ritrovò a dover ammettere che, quella sera, l’alcol bevuto lo sentiva forte e chiaro, nonostante provenisse quasi tutto dalla birra.
– Ce la fai ad arrivare fin lassù sana e salva? – le chiese Enrico dopo essersi fermato di fronte al suo portone, visto che non gli era affatto sfuggito che fosse leggermente in difficoltà.
– Sì sì, ce la faccio, va’ tranquillo – disse Lei con tono deciso, in buona parte per farsi coraggio, ma quando si alzò dall’auto barcollò vistosamente.
– Sei sicura? – chiese allarmato Enrico, sporgendosi verso la portiera dal sedile del conducente. Lei stette in piedi per qualche secondo con le braccia un po’ aperte, poi, quando sentì di avere l’equilibrio quasi sotto controllo, alzò un pollice e rispose: – Sì, ci sono, ce la posso farcela. –
Si voltò lentamente indietro e alzò la mano in segno di saluto, gli occhi visibilmente lucidi ma allegri come non erano da tempo. Enrico rispose con un grande sorriso e fu come se un peso gli si togliesse dal cuore, un peso fatto di tutta la tristezza che in quegli ultimi tempi aveva visto negli occhi dell’amica e ora sembrava finalmente dissolta nel nulla.
– Fa’ un fischio se ti arrendi a metà delle scale – le disse prima di fare inversione e ripartire, guardandola ancora con quel gran sorriso a riempirgli il volto; Lei per tutta risposta gli fischiò dietro divertita.
In effetti non fu esattamente agevole raggiungere la vetta dell’edificio ed ebbe qualche problema anche a convincere la chiave ad entrare nella serratura, almeno finché non si accorse che stava impugnando quella della cantina. Quando finalmente riuscì a varcare la porta di casa, la luce era ormai sufficiente ad illuminare l’appartamento e rischiarava con delicatezza le pareti bianche. Agli occhi profondi che campeggiavano in mezzo al soggiorno rivolse una irriverente linguaccia, anche se inevitabilmente si soffermò qualche momento ad osservarli. Stramazzò sul letto a faccia in giù e solo dopo un’ardua operazione di autoconvincimento riuscì a raccimolare la forza per lanciare via le scarpe e sfilarsi alla meno peggio i vestiti.
Spiaggiata a stella marina sotto le coperte, rivedeva davanti a sé l’incredibile ballerina e solo allora, tra i fumi dell’alcol, riconobbe quanto fosse importare quello che aveva provato quella notte: era stata felice e lo era ancora, si era divertita sul serio, non aveva semplicemente riso a qualche battuta ben riuscita, si sentiva bene. E da quanto non le capitava? Settimane? Probabilmente anche mesi. Un misto di soddisfazione, speranza e birra le riempì i polmoni e fu grata ai suoi amici per averle fatto un così bel regalo quella notte, perché sapeva benissimo che era partito tutto da loro, da quell’abbraccio caldo che ognuno, consapevolmente o meno, le stava dando, strappandola con delicatezza all’isolamento dietro cui lei stava cercando di nascondere tutto quel male che aveva dentro. Arrivò persino a pensare di rinnegare un po’ più spesso la sua amata solitudine, ma tornò sui suoi passi quasi immediatamente, imputando quell’assurdo proposito all’alcol e rimandando simili progetti a momenti di più sobria riflessione.
Si voltò su un fianco e si addormentò serena, mentre la luce del primo sole la avvolgeva nel suo bianco abbraccio.



 
Don’t let the batards get ya down
turn it around with another round.
Cheers to the freakin’ weekend
I drink to that













 
 
N.d.a. Chiedo scusa per l'enorme ritardo nella pubblicazione di questo capitolo: è stato un periodo molto intenso e non sempre facile. Spero di essere più presente in futuro.
Grazie di cuore a tutti quei coraggiosi e fedeli che, nonostante tutto, sono arrivati a leggere fino a qui.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Lady Mnemosyne