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Autore: CrisBo    28/01/2020    3 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8 ~ Terapia d'urto
 
 
ㅇㅅㅇ



 
A quanto pare, tirando fuori il demonio dell'amore, avevo richiamato una sorta di premura in tutti e tre i miei domatori di emozioni tanto che, alla fine, alla prima occasione libera in casa arrivarono tutti. 
Tutti tranne il mio dosso.
Non so bene che tipo di passaparola ci fu tra di loro, sapevo solo che il campanello scampanellò parecchie volte e mi ritrovai, alla fine della serata, davanti ad un tavolo pieno di prelibatezze da mangiare ormai finite e i miei amici ebbri di sazietà, e succhi di frutta freschi. Non ci fu bisogno di chiedere il motivo per cui Hoseok non era presente, a quanto pare qualcuno - Yurim - aveva ben sottolineato il fatto di non nominarlo quella sera. E nessuno lo nominò, nonostante era palese che mancasse la sua figura, ma eravamo ormai abituati alla sua assenza che in un certo senso non mi Sentii così in colpa per quella rottura del gruppo a tempo determinato. 

Ci eravamo messi a giocare a "indovina il personaggio" per un po', stampandoci in fronte nomi di persone più o meno conosciute, purtroppo era durato un battito di ciglia per via di una sfida all'ultimo sangue tra Jungkook e Jimin da veri cavalieri della tavola rotonda, la cosa aveva portato ad una pausa goliardica obbligata e, alla fine, avevamo deciso di piantarci davanti alla TV inconsapevoli dell'orrore visivo che quello schermo hd-multicolor ci stava donando. Uno dei film horror più brutti che la mia mente aveva avuto l'onore di vedere.
Brivido.
Ero convinta che il titolo fosse dovuto a quei frizzanti brividi di morte che ti instaurava continuando a torturarti con quella scenografia da camionisti ubriachi e inquadrature fatte con un telefono dell'anteguerra.
Faceva talmente schifo che persino Jimin lo stava guardando senza intrufolarsi dietro la schiena di Yoongi, seduto vicino a lui. Minno sembrava stare meglio rispetto a prima ma magari era solo in catalessi. Io ero seduta tra Yurim e Jungkook, stranamente Tae non era avvinghiato a lei ma mezzo-coricato sulle gambe di Namjoon. Jin era seduto sul tappeto, per terra, davanti a me. Era l'unico che si stava pregustando il film con un'attenzione antropologica.

La serata cinema era una di quelle che Hoseok e io facevamo spesso, in passato, qualche volta avevamo provato a farne una tutti insieme ma era finita che Tae si era preso un'intossicazione alimentare mangiando funghi nucleari e avevamo passato tutta la nottata in ospedale. Yurim, che in quel periodo l'aveva lasciato, era ritornata insieme a lui per riscoperto amore-trage-diomico. 
Non volevo provare il sentore nostalgia e sarà che quei ragazzi erano una bolgia di casinisti involontari ma stava funzionando, a discapito del fatto che nel dolore preferivo la solitudine ai ricordi.
Notai che Yurim era perennemente al telefono in fase messaggistica compulsiva, così decisi di riversare i miei commenti da critica cinematografica a Jungkook, immerso in un momento di attenzione totale.
Notai che era perché l'attrice del film stava sculettando davanti alla telecamera con degli short invisibili. 

«Jung smettila di guardare, diventerai cieco.»
Gli misi una mano davanti alla faccia velocemente.

«Seo è una scena importantissima, fammi vedere!» Borbottò lui agitandosi, finendo col dare un calcio alla testa di Jin, che si girò stizzito.
«Mi spettini, piantala!»
«Oh ma pensa a guardare il film invece di preoccuparti dei tuoi capelli.» Ammonì Jung, liberandosi dal mio arto salva-vista, lanciandogli un pop corn in testa.
Uno.
E si incastrò su una ciocca.
«Sei invidioso perché i miei capelli flusciano e i tuoi no.»
«Che vuol dire che flusciano?» Domandò Jimin, sbucando per rubare una patatina fritta a Jin stesso.
«Vuol dire che se li spremi escono flutti di fichi unti.» Rispose Yoongi come un parrucchiere esperto.
«Jin che schifo.» Namjoon non stava capendo, o forse sì, ma tirò indietro la testa guardandoci tutti storti.
«Ma non ascoltatelo, se li toccate sono come seta, sono come avorio sciolto, sono oro colato e impreziosito, lana pregiatissima dell'uzbekistan.»
«Ma piantala.» Tae gli lanciò un cuscino in piena faccia, facendolo deviare da un lato. Finì su uno dei miei piedi e lo rimisi su con delle mosse di stinco.
«Siete solo invidiosi, buzzurri.»

«Ragazzi questo film è un affronto alla recitazione brutta.» Namjoon mise fine alla discussione capellifera, cominciando a rotolare giù dal divano per levarsi Tae dalle gambe. Quello si alzò tutto contrito, vidi che fissò Yurim per mezzo secondo prima di alzarsi e andare a prendere qualcosa dal frigo, borbottando parole che non riuscì a capire.
«Allora sceglilo tu; ma ti prego non un altro film taiwanese-asiatico del '700 in bianco e nero con i dialoghi in manciuriano stretto.» Disse Jin guardando il mio coinquilino, quello gli stava rigettando una faccia semi-offesa, ma Yoongi prese le redini della scelta filmica cominciando a spolverare una fila di DVD abbandonata sul tavolo, scartando almeno i primi cinque. 
Jimin prese la briga di aiutarlo.
«Gli Avengers?»
«No Jim, lo abbiamo visto seicento volte.»
«Perché non un film d'amore?»
«Jung un film d'amore? Ora? Sul serio?» Mi intromisi io, guardandolo.
«Non sai che la cura per un cuore rotto è ...vedere che la gente nei film è felice mentre tu non lo sei?»
«Non sono molto convinta di questa teoria scientifica.»
«Ah, ci sono: l'esorcista!» Jin si voltò verso di noi mentre Jimin poggiò una mano su quella di Yoongi.
«No no no ragazzi l'esorcista no, no vi prego. L'ultima volta che l'ho visto ho dormito per due mesi con dell'acqua consacrata vicino al letto per paura delle possessioni demoniache.»
«Jimin guarda che basta fare pensieri impuri eh. E via, aperta la strada per l'inferno.» Lo provocò Namjoon.
«Oh ma la smettete?» Jimin si accasciò sul divano contrito, mentre Yoongi aveva afferrato un DVD lanciandolo verso di me.
«Ragazzi non avete capito  che cos'ho trovato.»

Il famoso DVD-fionda era uno di quei tesori da tenere sottochiave e mai più aprire.
Non c'era nessuna copertina ma solo una grande etichetta, scritta a mano da Namjoon, che recitava: "Film corto, estate 2017, scritto e diretto da: Min Yoongi."
In una delle sue passioni multi-mediali Yoongi aveva deciso di intraprendere la carriera di regista, filmando un film corto per mandarlo ad un concorso che si teneva a Busan ogni estate. 

Aveva chiesto a noi poveri ignari di recitare il suo scritto e così nacque la peggior recitazione della storia della Corea del Sud mai vista; la trama non era neanche così terribile se non fosse che noi non eravamo geneticamente portati per fare una cosa così. 
Partì una lotta sulla visione.
«Se ti azzardi a metterlo ti monco le mani.»
Tae, dopo una stasi di silenzio, mi si fiondò addosso, catapultandosi da dietro, con in bocca mezza banana che si spiaccicò tutta sulla faccia di Jungkook lì di fianco.
«Tae lasciamiiii.»
«Io sono con Tae, tranciale le mani.» Urlò Jimin, mentre Jungkook tentava di farlo cascare dal divano con delle spinte moleste.
«Hai ri-esumato un tesoro sepolto, dobbiamo vederlo!» 
«Yurim aiuta-» stavo cercando di richiamare la mia amica ma quella sventolò una mano, da persona impegnatissima, prima di dare una pacca sul sedere del suo ragazzo.
Finito l'aiuto.

«Aspetta, ti aiuto io.» Jin si alzò da eroe ma si piantonò sopra la schiena di Tae solo per darmi il colpo fatale.
«Ragazzi occhio che il divano è già rotto.» Namjoon era intento a fissarci con la morte nel cuore, mezzo sconvolto.
«Dovrei aiutarvi vero?» Yoongi cominciò a tirare un piede di Jungkook senza nessun tipo di forza mentre Jimin rideva come un ossesso, cascando dal divano per l'effetto gravità.
«Dammelo da- non osare Seo, non prova-» Tae ci provò.
«PRESO!» Jin aveva in mano il DVD, issandolo come uno scettro mentre tentava una corsa un po' da fata verso il lettore, Tae scavalcandomi provò a fare un placcaggio della morte a Jin ma quello ormai aveva infilato il DVD nel lettore e si era immerso in una fuga da Alcatraz, percorrendo tutta la casa.

Poi la sigla partì e tutti, contrari e favorevoli, ci piantonammo davanti alla tv.
Assistemmo ad una vera e propria invasione di ricordi che ci fece rimanere imbambolati e ridenti davanti alla televisione. La trama era abbastanza semplice: casa infestata da delle presenze demoniache, io e Tae eravamo i protagonisti principali.
Eravamo la coppia appena trasferita nella dimora degli orrori, c'era solo una piccola clausola.
Io, nella coppia, facevo l'uomo. 

Mi sono sempre sentita bene nei panni di un maschio così, quell'esperienza hollywoodiana, per me era stata una vera pacchia. Tae era bello anche con la gonna. Hoseok era l'agente immobiliare che ci aveva venduto la casa, oscurandoci i tormenti delle mura. Namjoon era il prete che avrebbe esorcizzato il maligno. Jin era la prima vittima trucidata, Jimin era il maligno; avevamo optato per Yoongi ma aveva deciso di non apparire davanti alla telecamera. Jungkook era il vicino di casa misterioso conoscitore della leggenda. 
Brivido, a confronto, era un film da Oscar. 

Il peggiore a recitare era Namjoon mentre, a sorpresa di tutti, il più realistico fu proprio Tae.
Yurim assistette a quell'umiliazione ludica senza proferire parola, quella sera era particolarmente assente, la sbirciai solo nel momento in cui fece un sospiro sconfortato, tornando al cellulare.
Mentre gli altri cominciarono a deridersi a vicenda, ricordando i tempi andati, io decisi di defilarmi per un secondo. Pinzai Yurim per un braccio, lei a stento notò che la stavo portando verso il corridoio.
«Ehi donna d'affari, ci sei?»
«Eh?»
«La vuoi piantare con 'sto coso?» Le presi il telefono tra le mani, provocandole un momento di panico improvviso.
Si gettò letteralmente su di me per riprenderlo, tanto che scontrai la schiena contro il muro.
«Ridammelo, muoviti Seo, ridammelo!»

La trovai una reazione fin troppo esagerata anche per una stacanovista come lei. Mi ritrovai a spingerla lievemente per le spalle, senza troppa forza, piantandole poi il telefono tra le mani.
«Tieni tieni non te lo voglio mica rubare, ma che hai oggi? A stento mi parli, avrei bisogno dei tuoi velati insulti sottintesi e invece sei spalmata su quel cellulare e addirittura permetti a Namjoon di toccare il tuo ragazzo, mi sto preoccupando. Stai morendo?»
«Guarda che non esisti solo tu, Seo. Sono venuta per tirarti su di morale ma noto che ci sono gli altri scemi a farlo, quindi non ti servo neanche.» 
Mi rifilò uno sguardo tagliente che mi fece bloccare il respiro per un secondo. 

«Ma -» mi bloccai, prima di corrugare la fronte. Sentii dalla sala partire la musica di un violino stridente e un urlo di Tae. Ricordavo la scena, era davanti alla figura morta di Jin, immersa in una pozzanghera di passata. Deviai da quella scena, pigiando i denti sul labbro inferiore con fin troppa foga, punta in maniera prepotente «-invece ho bisogno di te, specialmente di te. E' dall'altra sera che ti vedo strana, non me ne frega niente di parlare dei miei problemi, ma non voglio neanche vederti a pigiare quei tasti senza degnarci di una parola. E poi mi spieghi che ti hanno fatto gli altri per parlare così? Se volevi stare da sola perché sei venuta? O perché non me lo hai detto?»
«Mi sono lasciata con Tae.»

La cosa avrebbe provocato un effetto apprensivo e doloroso in chiunque se non fosse che, come minimo, assistevo a quella situazione almeno due volte l'anno. Tre se era bisestile. Non si lasciavano mai sul serio, ma quando dichiaravano quella pausa era sempre difficoltoso vedersi tutti insieme senza sfociare in strani battibecchi sessualmente tensivi tra loro due. 

«Ah, è di nuovo quel periodo dell'anno?»
«No, no è, è diverso. Questa volta è diverso.»

Diverso? Invece che trovare Tae a guardare una ragazza, l'aveva trovato a guardare ben due ragazze? 
Sì di solito i motivi dei loro tira e molla erano per lo più stupidi e insensati, erano persone estremamente mature ma di fronte alla gelosia diventavano due bambini rimbambiti. Avrebbero distrutto un matrimonio centenario per un commento lascivo di troppo, ne ero convinta.

«Ho ...insomma, forse - forse c'è un altro.»

Sgranai gli occhi, sicura di aver perso l'uso della parola. Sentii un groppo allo stomaco improvviso, tanto che mi girai a guardare verso il salotto dove gli altri stavano commentando e ridendo. Non li potevo scorgere ma, in quella confusione, non riuscivo a sentire Tae. Era tutta la sera che era distaccato, silenzioso, perso nei suoi pensieri; l'avrebbe capito anche un cieco. La mia amica si intrufolò per bloccare l'inizio di quei pensieri, afferrandomi le spalle improvvisamente. Mi voltai verso di lei, aveva gli occhi sgranati. 
Speravo che mi stesse per dire che era tutto uno scherzo.

«Non - non lo sa ovviamente, non lo deve sapere.
»
Il groppo allo stomaco si fece improvvisamente più intenso tanto che feci una smorfia contrariata.
 
«E' solo, è solo un flirt non sto facendo le cose seriamente con lui ma - insomma, so che c'è qualcosa di diverso e non mi va di prenderlo in giro, voglio capire cosa mi sta accadendo.»
Chiusi gli occhi prendendo un respiro profondo, prima di alzare le mani per andare a toccare quelle di Yurim. Aveva ancora il cellulare tra le dita, lo Sentii vibrare contro la pelle tanto che lo trovai insopportabile.
«Yu, io ti voglio bene, ma ti prego non dirmi che è Doyun.» Glielo bisbigliai, aspettando un bellissimo insulto che invece non arrivò.
Lei mi guardò con gli occhi sempre più appannati prima di morsicarsi il labbro e annuire colpevole, sbirciando di nuovo verso il salotto.
«Lo sapevo che quell'adone ti puntava, lo avevano capito tutti. Yurim è fantastica, Yurim è geniale, Yurim blabla - che pezzo di-» gracchiai in maniera più gelosa del dovuto.

Mi piaceva l'idea di condividerla con Tae, mi piaceva vederli insieme, mi piaceva vederli litigare per poi fare pace, mi piacevano le nostre serate mentre lei si sfogava, si confrontava con sé stessa, ritrovava il suo amore per lui mai dissolto, mi piaceva quando i tira e molla finivano bene. Ma questa cosa era diversa, non ero mai arrivata oltre il limite del loro percorso, non avevo mai visto oltre quella linea.
Ma c'era, evidentemente c'era, perché bastava fare un passo per lasciare indietro il passato. Ero talmente convinta che non avrebbero mai lasciato quella presa tanto che non avevo vagliato la possibilità che, in effetti, qualcosa sarebbe potuto subentrare per spaccare in due il loro percorso. 
Fece più male del previsto, tanto che ritornò il magone a bussare contro il mio cuore, come un vecchio amico.
«Non è come sembra, non è - lui è sempre stato davvero carino con me. Mi hanno lasciato a casa oggi, da lavoro, per via di un errore. Mi vogliono sospendere dal progetto e ho paura che mi licenzieranno. Non potevo dirlo a Tae, non riuscivo, così mi sono sfogata con Doyun e ...» non riuscì a subentrare nella sua pausa tanto che la lasciai continuare 
« so che sembra assurdo, ma la cosa è iniziata prima della serata di ieri, ha cominciato a scrivermi. Avrei voluto dirtelo, ho provato addirittura a boicottare tutto provando a fartelo conoscere, pensavo fosse una cosa innocente, non volevo farti pensare male ... male di me. Io»

Lasciai perdere il momento gossip, lasciai perdere anche la TV  dietro di noi mentre Namjoon espelleva il demone dalla casa con una preghiera rappata. Lasciai perdere anche la consapevolezza che il lieto fine non esiste mai, che l'amore non dura per sempre e che le cose possono cambiare in un attimo, sradicando via convinzioni millenarie. Mi fiondai su di lei per abbracciarla stretta, stringendole le spalle e conficcando la faccia tra i suoi capelli scuri.
Era raro che accadesse tra di noi, a stento ci toccavamo, ma provai l'irresistibile desiderio di dimostrarle il mio affetto in quella maniera. Stringendola a me, per non farla cadere nel suo buco nero da sola. Stavo pian piano perdendo anche lei, non potevo più permettere una cosa del genere.

«Non ti giudico, non m'interessa di quello che fai nella tua vita privata, io ti adoro, sei la mia migliore amica, sei la ragazza più tosta e più cocciuta che io conosca e la prossima volta che il tuo capo ti lascia a casa vieni da me che ci sbronziamo facendo dei riti vodoo contro tutti.» Presi una pausa per prendere un po' di respiro, sentivo l'odore del balsamo dei suoi capelli. Mi calmava, inspiegabilmente. 
«Non voglio che ti sobbarchi questi drammi da sola, mai. Io ti ho assillato come una dannata per la storia di Hoseok. Voglio che tu faccia lo stesso con me.»

La Sentii rigida sotto il mio abbraccio inizialmente, forse non se l'aspettava, ma poi lo ricambiò stretta, ficcando la faccia nella mia spalla. Non ero sicura che stesse piangendo ma per un tempo infinito rimase in silenzio, la sentivo solo respirare di fianco al mio orecchio, pianissimo.
«Scusami. Scusami Seo sono un casino. Ci sto male per Tae, ci sto male per il mio lavoro, ci sto male per quello che ho fatto, ci sto male sapendo che ti sto evitando ma mi sembra di non avere tempo neanche per respirare. Vorrei solo prendere una pausa, fermarmi e capire cosa cavolo devo fare.»
«Piantala, io sono qui. Sono sempre qui. Non devi chiedermi scusa, credo di poterti capire benissimo.»
«Dovrei aiutarti a seppellire il cadavere di quel cretino di cui sei innamorata e invece -» singhiozzò lei con voce rotta.
«Oh dai tempo al tempo.» Risposi io, sorridendo.
La Sentii tirare su col naso, se stava piangendo avrei dovuto prenderla in giro per l'eternità ma quando si scostò da me aveva solo un po' l'occhio lucido di sentimento affettivo. Era salva.

«Per farmi perdonare ti aiuto a preparare la festa: corpi mutilati appesi alle pareti, per far capire un po' il messaggio.»
Scoppiai a ridere proprio mentre dalla TV si sentiva Tae ringraziare Jungkook, salvatore di chissà quale vita, con una vocina baritona proprio sensuale.
«Sai che se mi tenti potrei -»
«Fatti aiutare da quel sbrillocco di Jin. Dovevi sentirlo l'altra sera, al karaoke.»
«Cosa?»
«Sì, era un po' ubriaco e ha cominciato a straparlare su di t- » si bloccò di colpo, coprendosi la bocca con le mani. «Sai cosa ti dico? Lascia perdere, andiamo a dire a quei balucchi che non sono degni di recitare.»
«Ehi-» la bloccai prima di vederla defilarsi verso la sala, stringendola per il polso. Si girò di colpo, notando che aveva il viso un po' arrossato e gli occhi ancora un po' lucidi. 
«Non so dove ti porterà questa cosa, ma sai che dovrai dirglielo vero?»
Di nuovo rigida, di nuovo col tormento negli occhi, più bianca del lenzuolo che avevamo usato per coprire Jimin-fantasmagorico che, ora, stava ululando alla TV come un vero spettro.
«Lo so. Lo so. Lo farò...se ci sarà qualcosa da dire, allora affronterò questa cosa. Te lo prometto.» Rispose lei,  con voce bassa.
«Non devi promettermelo, non è un obbligo. Non voglio che le cose si possano rovinare per sempre per ...una cosa del genere.»
Lei non mi rispose,si limitò a pigiare le labbra tra loro annuendo piano. Tirò via un po' la presa ma poi mi sorrise, in maniera più mesta ma sempre con quell'immancabile bellezza che la contraddistingueva.

«Pensi di esserti salvata dalla questione Jin? Di che stavi parlando?» Le rifilai a sorpresa, facendola sobbalzare, mentre fuggiva dagli altri.
«Non so di cosa stai parlando Seo, bah!» Mi rispose lei da vera vigliacca.

«Ragazze silenzio! State interrompendo alti livelli di recitazione!» Ci rimbeccò Namjoon una volta tornate in salotto, mentre seguivo Yurim di corsa, ritrovandoci dietro agli altri ancora immersi nella visione.
Guardai verso lo schermo e cominciai a sogghignare, era il momento in cui Tae e io andavamo via di casa, come due sposini, sani e salvi, ringraziando i nostri salvatori con sventolamenti di mani e fazzoletti. Partì un applauso collettivo di gruppo mentre Tae era sotterrato sotto i cuscini, aveva il sedere letteralmente per aria. Chissà da quanto tempo era così.
«Comunque lo devo ammettere Tae, come donna mi avresti conquistato subito.»
Il commento di Jungkook fece scoppiare a ridere tutti all'unisono.







Passai le seguenti due settimane a preparare la festa, talmente intensamente, così ermeticamente che, alla fine, la stava organizzando Jungkook. Avevo scoperto avere un talento innato per questo genere di cose, tanto che aveva trovato un posto azzecatissimo, l'aveva prenotato solo per noi e aveva chiamato addirittura un gruppo di amici per suonare dal vivo.
Un arcade con il bowling incorporato vicino a Seodaemun-gu.
Forse non avrei dovuto lasciargli proprio libera libera scelta ma tutti stavamo mandando inviti a chiunque conoscesse Hoseok ed eravamo convinti che si sarebbe presentata tutta Seul, irrazionalmente parlando. 
In tutto ciò riuscì a pensare a Hoseok il minimo indispensabile, ci sentivamo via messaggio di tanto in tanto e, in due settimane, eravamo usciti insieme solo una volta per una cena messicana, finita con me, Yoongi e Yurim ubriachi a fare amicizia con quelli della cucina, elogiando il cibo come dei veri intenditori. 
In compenso io e Yurim ci vedevamo quasi tutti i giorni dopo il lavoro, la tresca con Doyun sembrava stesse diventando ufficialmente un segreto e fra lei e Tae  c'era tensione sessuale non indifferente. Avevo paura che si sarebbe scatenato il panico, prima o poi per quel motivo, ma non volevo darle molte ansie. Sperai solo che non avesse intenzione di morirci, con quel segreto, perché per quanto la vedevo stranamente più serena, Tae invece sembrava un'ombra di sé stesso e la cosa stava creando momenti di apprensione collettiva.

Sembrava aver rivalutato Jin, tanto che lui era quasi sempre il terzo incomodo. Namjoon, dopo la confessione, sembrava stare meglio. Forse espellere quel tormento era stata una specie di medicina interiore che lo aveva portato a liberarsi degli ultimi stralci di dolore, tanto che ero convinta avesse cominciato a fare il piacione in giro anche se non mi ero mai sbilanciata abbastanza da confermarlo.
Yoongi era sempre il solito, non mi parlava mai di ciò che gli stava capitando, si ubriacava spesso e finivamo spesso a fare l'alba, davanti alla tv, schifando il mondo insieme. 
Jimin era tornato a casa per un'emergenza in famiglia, promettendoci che sarebbe ritornato per un'altra settimana durante il periodo della festa. 
Intanto le mie progressive lezioni di salsa, con Jin, proseguivano con un simpatico tempismo perfetto.

Eravamo già alla quarta lezione, eravamo gli unici giovani del corso e Jin aveva fatto colpo su tutte le donne presenti. Ero quasi convinta che mi odiassero, visti gli sguardi d'invidia che mi lanciavano ogni volta che provavamo un passo.
Jin si scoprì non essere in grado di ballare, mentre io sembravo essere nata per quello.
Tenevo il ritmo, prendevo il passo, guidavo la danza. Insomma, io ero l'uomo della coppia.
«Non girarti, c'è quella signora che ti sta guardando il sedere.»
«Cavolo. Ha provato a toccarmelo prima, sono tutte maniache qui.» Bisbigliò lui, andando a tastarsi una natica.

Cattiva mossa, vidi una di loro fare una smorfia di compiacimento che mi provocò una certa cattiveria in corpo. Per qualche strano motivo mi ritrovai a volteggiare per allontanarlo dalle grinfie visive delle altre, ma senza abbandonare una sorta di ghigno demoniaco.
«Ma come? Non eri tu quello più splendosissimo, meraviglioso, dai capelli argentei e la pelle di angelo? E ti meravigli?» Lo presi in giro io. 
Jin era un essere mitologico del tutto incomprensibile, amava particolarmente prendersi cura del suo aspetto fisico, si reputava un bel ragazzo, conscio di poter risultare un po' troppo vanitoso per i canoni. Ma guai se lo coccolavi di complimenti, si imbarazzava peggio di una scolara al primo giorno di scuola. 

«Guarda che il mio dono è una condanna.» Rispose lui, già con le sfumature rossastre in faccia.

«Ah scusi.»
Scoppiai a ridere e lui fece lo stesso con me,mentre provava a vorticare prendendo le redini della danza, cosa che ci fece sbandare verso una coppia un po' attempata. 
«Oh scusi signora.»

«Oh non si preoccupi, è davvero bravo nei movimenti. Se alla sua fidanzata non spiace, vorrei poter avere lei come partner per una canzone.»
«Oh in realtà-» Lui fece per rispondere, ormai rosso come un peperone maturo, mentre io presi la palla al balzo.
«Non sono la sua fidanzata, sono la sua istruttrice di pilates, dice sempre di sentirsi annodato e stanco e così gli ho proposto un corso come questo. Sa com'è signora, i ragazzi d'oggi, vogliono essere sciolti nei movimenti.»
«Oh, sciolti.» Mormorò lei, guardando Jin mentre quello mi fulminava con lo sguardo.
«Eh sì, ha bisogno di destrezza, imparare a tenere ferma la situazione nei momenti ...giusti. Muoversi nella maniera giusta.»
La signora per poco non sveniva, vedendola un po' accaldata.
«Muoversi, ma certo.»

«Ecco si-signora con tutto il rispetto, non sono ancora pronto per cimentarmi con la danza. Non vorrei rovinarle i piedi, prima mi alleno con la mia istruttrice, se lei si fa male non importa ma almeno la salvaguardo.»
«Oh, pure educato e galante.  Che fortunata ragazza che sei, cara.» Fece lei, sventolandosi una mano davanti alla faccia, mentre guardava me. Io mi ritrovai a guardare Jin con la coda dell'occhio mentre, per una frazione di secondo, lo vidi sorridere in maniera diversa. La cosa mi provocò un brivido lungo la schiena, tanto che la mia mente fece cilecca per un secondo. Uno solo, prima di riprendermi dando così una manata sulla spalla di Jin senza motivo.
«Eh sì, fortunata.» Balbettò lui mentre, approfittando del mio richiamo, tentava di trascinarmi di nuovo in mezzo alla pista, vedevo l'istruttrice darci il tempo con i piedi mentre ci guardava colpevoli di aver rotto il ritmo.
«Ma quanto sarai scema a dire queste cose, lo sai solo tu.»
«Ammettilo che ti piace quando le donne stravedono per te.»
«No - ma che dici, ma guarda te, boh.»
Continuammo a vorticare poco aggraziati mentre lui ripassava tutta la gamma cromatica dei colori con la faccia e io ridevo. 

Era da molto tempo che non mi sentivo così in pace, nonostante tutto. I miei amici erano la cura che mi serviva per restare salda con la mente e Jin - lui era il componente essenziale. Sentivo che stava diventando estremamente indispensabile, persino l'occupazione notturna di casa mia era diventata una routine quasi obbligatoria e ogni volta che tornava a casa sua a dormire sentivo la sua mancanza. 
Non avevamo più parlato di Hoseok, lui non mi faceva domande e io avevo deciso di lasciare tutto nel dimenticatoio, per quanto possibile. Non che il mio amore per Hobi fosse scomparso, ma ero sicura che sarei riuscita a domarlo piano piano, fino a farlo regredire del tutto.


«Jin?»
Mi fermai di colpo, facendolo frenare mentre per poco non investivamo due povere signore dietro di noi. 
«Sì?»
Eravamo rimasti a guardarci, io con la mano sulla sua spalla, lui dietro la mia schiena. Le dita delle mani che a stento si toccavano; aveva estremo rispetto per il contatto fisico più intimo, era l'unico tra noi che se ne preoccupava. Quella signora aveva ragione, sarebbe stata fortunata la sua futura ragazza; non era raro trovare ragazzi romantici, ma trovare ragazzi galanti stava cominciando a diventare una ricerca paleontologica piuttosto ardua.
«Mi canterai ancora una canzone?»
La mia domanda lo sorprese, il suo sguardo si accese per un secondo mentre le sue labbra piene si piegarono in un sorriso più convinto. Tentò di non guardarmi, ritrovandomi a seguire il suo sguardo verso punti imprecisati. Eravamo ancora fermi in quella posizione, ma sentivo la sua mano sulla schiena premere un po' di più e la cosa mi ammorbidii i muscoli. 
«Era...era una cavolata, volevo salvarti quella sera, stavi per dire a Hoseok più del dovuto. Insomma - insomma tu da ubriaca sei un pericolo vivente, devo tenerti sotto controllo.»
«Già.» 
Abbassai la testa. Avrei detto davvero qualcosa a Hoseok quel giorno? Forse, non lo so. Ma col senno di poi ero contenta di non averlo fatto, probabilmente ora le cose sarebbero state molto più complesse.

«Ma non appena hai aperto quella boccaccia sai e ho sentito quella voce, ho - per un attimo ho dimenticato tutto.»

Lo vidi corrugare la fronte quando riportai gli occhi scuri su di lui. Sentivo le dita della sua mano premere un po' di più contro le mie, si stavano intrecciando in maniera lenta provocando una vicinanza un po' più intima e silenziosa. Stavo creando inevitabilmente un'altra bolla.
«Mi sono sentita dentro un cosmo, una galassia, da sola. Immersa dentro la tua voce. Hai innescato qualcosa dentro di me quella sera e ...sono dovuta uscire per riprendere fiato. Ti ho odiato, dovevi prepararmi davanti a questo tuo talento, non ero pronta.»
Lo vidi boccheggiare davanti a me, con le labbra un po' schiuse e lo sguardo che stava penetrando nel mio. Non sapevo neanche da dove l'avessi preso il coraggio per rivelargli quelle  cose, le avevo tenute dentro di me fino a quel mometo, per custodirle gelosamente, come qualcosa di personale che avrei voluto avere solo per me. L’avevo capito grazie a Namjoon, durante il suo sfogo. Ognuno di noi stava mantenendo il proprio segreto personale, in fondo.
Ma se  avessi dovuto donarle a qualcuno, non c'era scelta migliore del diretto responsabile di quella sensazione.
Lui fece strusciare le dita contro le mie in maniera più pressante, tanto che voltai lo sguardo per andarle a guardare. Aveva delle belle mani, lisce, le dita lunghe e un po’ strane - pieghevoli direi - ed erano costantemente calde e piacevoli. Mi venne da sorridere a quel pensiero e, per un secondo, ebbi un po' timore di quel minuscolo dettaglio, rendendomi conto di una cosa del tutto stupida e inutile ma, in un certo senso, più significativa del dovuto: non mi ero mai soffermata sulle mani di Hoseok.

Un palpito nel petto più forte mi fece voltare di nuovo verso di lui, che mi fissava in maniera più seria e pensierosa. Di nuovo quell'alone che mi aveva colto al karaoke mi si schiantò nel petto; ma era sempre stato così bello?


«Quella canzone non parlava di te.»

Per un attimo rimasi imbambolata, perdendo l'uso delle vocali. L'istruttrice  stava comincando a spingerci verso la pista per muoverci, tenendo il tempo con voce più irritata di prima, tanto che pinzò i miei fianchi per smuoverli a tempo. Non mi ero accorta che non ci stavamo muovendo più, come due mimi pietrificati. 
Intanto Jin, colto da un senso del dovere ballerino, provò a farmi fare una giravolta lentissima, prima di riprendermi tra le mani e sorridere.
Quella volta, quel sorriso, mi fece effetto. Provai una sensazione al petto che avevo già provato in passato; qualcosa di caldo, di piacevole e molto, troppo pericoloso.


«Parlava di me.»

«Bene allievi miei, lezione finita, ricordatevi di sorridere, di amarvi e di pensare a cose belle. E voi due vi prego allenatevi, avete la prestanza davvero, insomma dentro di voi, molto in profondità so che c'è del talento, vi serve solo pratica. Molta pratica, tipo sette giorni su sette, sì. Ma in compenso: bravi ecco.»
Noi due ci voltammo verso la signora, io ero ancora un po' sconvolta, dentro, fuori, in ogni dove.
Lezione: promossa.











NTA: eeeee buonsalve, ho aggiornato un po' in ritardo ma tra lavoro e situazioni non sono riuscita a farlo prima. A sto giro facciamo soffrire altra gente che belloH, mi sento meschina perdonatemi tutti, scusami Tae ti adoro se un giorno ti fidanzerai giuro che sarà una coccolina che ti amerà per la vita sempre ç_ç e niente, grazie a chi mi legge come al solito. Intanto io faccio fare fruffare un po' Seo perché mi sembra brutto farla sempre star male. A prestissimo, passate una buona giornata <3

 
  
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