To Love’s End
Sangue sulle dita
veleno sulle labbra
il dolore era impresso di solitudine
veleno sulle labbra
il dolore era impresso di solitudine
Per hikaru83
Sarebbe stato più saggio smettere di amarlo, ma se ciò fosse stato possibile non si sarebbe trovato col cuore a pezzi e una voglia matta di raggiungere la luna, poiché là nessuno lo avrebbe più trovato. Vivere nello spazio ed essere fatto di antimateria, magari avrebbe lenito il suo dolore. Eppure Sherlock voleva lui, lo voleva pazzamente. E allora suonava di note stonate un violino scordato, suonava di una melodia sciocca e banale. Suonava riversandoci millenni d’amore inespresso, mettendoci tutta la sensibilità di cui era capace. La fragilità dell’anima che gli distruggeva ogni certezza. Lui non avrebbe capito, ma forse andava bene anche così.
Per K_MiCeTTa_K
Lei sapeva. Lei che aveva gli occhi vispi di sua madre e la medesima forza di spirito di suo padre, sapeva. E dall’alto dei suoi cinque anni, lo giudicava. E non capiva. Perché un bambino non comprende per quale ragione chi si ama non possa essere felice. Lei che non afferrava il senso delle sue spiegazioni, ignorava ogni ragionamento logico. Lei che logica non lo era affatto, ma che sapeva essere stupendamente obiettiva.
«Tu lo ami.» Lei, implacabile, spietata. Lei così come Mary. Lei che aveva ragione. «Dillo a papà» aveva ripetuto. Lei così come John, e infine lui che non riuscì a dirle di no.
Per MissAdler
Fu con l’arrivare dell’inverno che sbocciò l’amore. Come un fiore che sbuca dalla neve, il loro sentimento nacque dal gelo. Dalla sofferenza che avevano provato, dal male che s’erano fatti. Perché lo amava, e una notte gliel’aveva sussurrato. E John che non aveva risposto, che aveva fatto passare giorni, e poi settimane. E Sherlock che c’era morto nell’attesa, accettando con pacata rassegnazione la fine di tutti i suoi sogni.
Poi giunse l’inverno, e con esso la sua confessione. Fiumi di dolore esternato, l’inadeguatezza del suo sguardo, la sofferenza delle sue parole. Lacrime e rabbia. Il male di vivere che trasudava da ogni respiro, così come la consapevolezza di non essere abbastanza. Stupido, John Watson, gli rispose. Poi lo baciò.
Arrivò con l’inverno, e fu per sempre.
Note: C’era una sfida su Facebook, chi commentava doveva citare un pezzo di una mia storia e io dovevo indovinare da quale storia fosse tratta. In caso contrario avrei dovuto scrivere una drabble per ogni persona che mi aveva battuto, mi hanno battuto tre persone (perché fondamentalmente non ricordo nulla di ciò che ho scritto). Ho pensato di creare un filo conduttore e di scrivere tre drabble per le tre persone che mi hanno battuto, in un’unica storia. In realtà questa è la primissima cosa che scrivo dopo mesi, da ottobre precisamente. Quindi sto provando credo tutte le sensazioni del mondo.
Due cose: l’haiku in cima è mio. “To love’s end” è il tema di Inuyasha, che mi ha aiutata nella stesura della storia. Lo potete trovare a questo link.
Un grazie a chi ha letto e recensito l’intera racconta sin qui.
Koa