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Autore: EleWar    30/01/2020    9 recensioni
Il passato torna sempre e, a volte, certe verità non avremmo mai voluto conoscerle.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ed il cap. 2 è servito! Ryo ha un figlio? da un’altra poi??? Che storia! E adesso come la mettiamo? Spero che avrete la pazienza di leggere e scoprirlo. Intanto ringrazio Valenicolefede, Briz65, prue halliwell, mrsdarcyfan, MaryFangirl, Fanny Jumping Sparrow, Kaory06081987, Stellafanel87, 24giu e tutti quelli che hanno letto, o sono passati di qua ^_^ vi lovvo <3



CAP. 2 Chi sei?


All’alba Kaori si svegliò e volse lo sguardo al suo uomo che, finalmente, riposava tranquillo, sul suo seno.

Allungò una mano ad accarezzargli i capelli, cercando di rassicurarlo ancora una volta, senza svegliarlo.

Si era agitato parecchio nel sonno, durante le ore precedenti, disturbato dal pensiero ossessivo di quel figlio ritrovato. E lei lo capiva perfettamente.

Anch’essa aveva dormito poco e male, e ripensò a come era iniziata quella storia che rischiava di rovinare la loro felicità appena conquistata e così tanto sofferta.

La mattina del giorno prima si era recata come sempre alla lavagna, per controllare se ci fosse qualche messaggio per City Hunter; un po’ a malincuore si era alzata dal letto che ora divideva con Ryo, gli aveva posato dolcemente un bacio sulla fronte, scostandogli appena i capelli scomposti e gli aveva sussurrato:

“Ci vediamo dopo”

E lui aveva mugugnato:

“Torna presto” sorridendo ad occhi chiusi e stiracchiandosi.

Era così bello quando era rilassato e felice come in quel momento, che aveva provato un’ondata d’amore invaderle il cuore.

La consapevolezza che lui l’amasse veramente e si fosse deciso ad esternare i suoi sentimenti, la faceva sentire leggera e appagata. Ora aveva tutto quello che più desiderava dalla vita.

 
Si era diretta alla stazione quasi saltellando, piena di gioia e in armonia con il mondo; dispensava sorrisi a tutti quelli che incontrava e molto di più delle altre volte; si fermava a parlare con chi conosceva, con i reietti della città che popolavano il suo mondo, e aveva un moto di generosità e dolcezza per ognuno di loro.

Da sempre era considerata la parte migliore di City Hunter, e se Ryo era quello da temere e a cui ricorrere per risolvere i casi più disperati, usando la violenza se era il caso, a Kaori si avvicinavano anche solo per ricevere una buona parola, un consiglio, o per sfogarsi un po’, e lei ascoltava e consolava tutti, trovava sempre il modo per aiutare gli altri.

Quindi incontrarla così serena per strada, piuttosto che in preda alle sue epiche crisi di rabbia e gelosia, era il segno evidente che finalmente i due soci avevano deposto le armi, in quell’eterna battaglia di amore non corrisposto, ed avevano deciso di arrendersi all’evidenza che erano fatti l’uno per l’altra.

E se Ryo, per tanto, troppo tempo, aveva temuto che cedere ai sentimenti avrebbe indebolito la sua forza e messo ulteriormente in pericolo la sua amata, alla fine aveva dovuto ricredersi, perché la loro sintonia si era affinata ed ora erano in tutto e per tutto una mente e un’anima sola. Di più, la notizia che i due erano diventati anche una coppia nella vita, aveva messo sul chi vive i vari criminali perché, ora più che mai sapevano che se avessero messo i bastoni fra le ruote ai due, o danneggiato la sua donna, Ryo sarebbe stato implacabile e non ci sarebbe stato scampo per nessuno.

Seppur fossero passati anni, ormai, dall’ultima volta, era ancora vivo il ricordo dell’Angelo della Morte e nessuno, che non fosse così pazzo o sconsiderato, avrebbe provato a nuocere alla coppia di sweeper. Certo, purtroppo i criminali avrebbero sempre continuato a fare i loro loschi affari, ma si guardavano bene dall’incrociare la strada del fatidico duo.

Per contro, gli abitanti del quartiere, soprattutto quelli che vivevano nell’ombra o ai margini della caotica vita cittadina, si sentivano maggiormente protetti e, di riflesso, beneficiavano della felicità dei due.

Quella, per Kaori, sembrava la solita giornata, una come tante, da poco più di un mese a quella parte. Sveglia, doccia veloce, preparare la colazione per Ryo e passare in stazione a controllare la lavagna, eventualmente andare da Miki. Di diverso c’era solo, si fa per dire, che tutte le mattine si svegliava fra le braccia del suo compagno, dopo aver passato una dolce notte a fare l’amore con lui, e che quando rientrava in casa e andava a svegliarlo, magari tornavano a farsi le coccole, passavano molto più tempo insieme e di sicuro in modo diverso; erano più complici e la vita aveva davvero preso un’altra direzione.

Quando giunse alla stazione di Shinjuku, la ragazza vide subito le inequivocabili lettere dell’alfabeto occidentale XYZ, tracciate col gessetto sulla lavagna; sussultò sorpresa e contenta: ci voleva un po’ di lavoro per rimpinguare le loro finanze sempre in sofferenza, anche se Ryo non usciva più come un tempo, e non scialacquava i risparmi messi insieme così caparbiamente dalla socia.

Avvicinandosi lesse anche il messaggio completo: “Vediamoci oggi a mezzogiorno al Cat’s eye.” con la data odierna e la firma Akiko Munemori.

La prima cosa strana che notò fu il luogo dell’appuntamento; forse era un caso, si disse, ma chi poteva sapere che City Hunter solitamente si riuniva proprio lì in quel bar di amici? Però, magari, così come avevano trovato il loro nome per vie traverse, avevano anche scoperto i luoghi che i due sweepers frequentavano. Poco male, pensò la ragazza; anzi, con Miki e Falcon come guardia spalle, sarebbero stati decisamente più al sicuro.

L’altra cosa che notò fu che, anche stavolta, si trattava di una donna.

Per attimo si sentì punta dalla gelosia, ma cercò di scacciarla subito e di pensare che quello sarebbe stato solo lavoro.

Nella sua carriera, come assistente prima, e collega poi, del grande Ryo Saeba, aveva dovuto abituarsi a lavorare solo per clienti donne, possibilmente bellissime, e continuamente insidiate dal suo socio in perenne fregola. E aveva dovuto anche ingegnarsi in mille modi - e non solo scagliandogli dietro martelloni e kompeiti quindi - per tenerlo a bada nei suoi slanci da perverso, sia perché non si comportasse da maiale maniaco qual era, mandando all’aria l’ingaggio, sia perché era talmente gelosa e possessiva di Ryo che proprio non poteva nemmeno lontanamente immaginare una qualsiasi storia fra lui e una di loro.

Malgrado tutto, le clienti alla fine cadevano innamorate, lo stesso, di quell’uomo bellissimo, quando finalmente lui si decideva ad essere serio e professionale, e si calava nel ruolo di giustiziere senza macchia e senza paura.

L’immagine dell’eroe invincibile e dal cuore puro vinceva su tutto, anche sulle avances pesanti e i tentativi di abbordaggio selvaggio.

E nonostante si venissero a creare le premesse per l’instaurarsi di una relazione seria fra i due, nessuna di quelle storie d’amore era mai decollata; e per una cosa o per l’altra, Ryo tornava sempre da lei, e non mollava tutto per stare con la bellona di turno. Vi era andato forse vicino con la principessa Yuki, che l’aveva colpito più delle altre, ma alla fine proprio lui l’aveva riportata all’ambasciata di Arinamia, costringendola ad accettare il suo destino.

In ogni caso, sempre Kaori aveva sofferto, e aveva temuto ogni santa volta che lui potesse abbandonarla per un’altra, più bella, più affascinante, più in gamba di lei.

Avevano chiesto il loro aiuto cantanti, attrici, modelle, presentatrici, piloti di Cessna, fotografe, veterinarie e tante altre, e Ryo ogni volta aveva perso la testa per la cliente in difficoltà.

Ma quando lui si era finalmente deciso a confessarle il suo amore, era stato come un aprire gli occhi all’improvviso; tante cose erano andate al loro posto: quelle mezze ammissioni che lui le aveva fatto nel tempo, quelle verità incomplete, quelle frasi strane, quasi incomprensibili, tutti i suoi silenzi che ora urlavano quanto lui l’avesse sempre amata, anche se in maniera dolorosa e contorta. Tutto tornava.

Lui aveva giocato a fare il gran seduttore, il maniaco, ma era solo l’ennesima maschera che aveva indossato, perché non voleva veramente stare con nessun’altra che non fosse lei. E il suo era stato un assurdo teatrino, montato ad arte, per distrarla e per non farle capire quanto invece si sentisse attratto da lei e quanto la desiderasse.

Le parole accorate che Ryo le aveva rivolto quel giorno, erano riuscite a spazzar via tutto il dolore fin lì sofferto, le umiliazioni e le delusioni, perché finalmente sentiva, con tutta sé stessa, che era lei l’unica donna della sua vita, ed ora non aveva più dubbi.

Ma quella mattina, vuoi per un presentimento o per un riflesso condizionato, quando lesse quel nome femminile, ebbe un moto d’inquietudine. Era anche il primo caso che gli capitava dopo che si erano messi insieme, e questo sarebbe stato il loro banco di prova.

Voleva con tutta sé stessa dare fiducia a Ryo; vedeva che era cambiato, che non faceva più lo stupido come un tempo, nemmeno con la bella Miki, o se lo faceva era solo per ridere un po’ e stuzzicare Umi, però…

Avanti, Kaori” si disse “non fare la stupida, lui ti ama e non devi avere paura”.

 
Persa nei suoi pensieri, si accorse che non mancava tanto all’orario dell’appuntamento e, prima di correre da Miki, si diresse ad un telefono pubblico per avvertire Ryo e farsi raggiungere al locale degli amici. Quella mattina non avrebbe avuto diritto alla sua razione doppia di coccole, e sorrise pensandoci, ma era anche troppo felice di poter indulgere in tali considerazioni, impossibili fino a poco tempo prima; e componendo il numero di casa, già pensava a cosa dirgli, divertita.
 
***
 
 
Seduta al bancone del bar, Kaori discuteva con Miki, e la sua amica le stava dicendo:

“E quindi il nostro Saeba si è deciso…”

Kaori arrossì leggermente e prese a rigirarsi la piccola fedina dell’anulare sinistro.
Era un regalo di Ryo, risalente giusto a pochi giorni prima; era un semplice anello che lo sweeper aveva fatto realizzare con il primo proiettile sparato dalla ragazza. Lui l’aveva recuperato e conservato per tutto quel tempo, ed era stato allora che aveva deciso che, mai e poi mai, Kaori sarebbe diventata un’assassina. Pur avendole consegnato la pistola dell’amato fratello, questa l’aveva manomessa affinché lei non uccidesse mai nessuno intenzionalmente e, nel regalarle l’anello, l’uomo le aveva spiegato cosa rappresentasse per lui quel proiettile; aveva anche aggiunto che:

“Sugar, non hai mai avuto una gran mira, però hai fatto centro nel mio cuore”.

La ragazza a quel punto era scoppiata a ridere, perché le era sembrato che quelle parole fossero state pronunciate con accento fin troppo melodrammatico; lui, lì per lì, aveva messo il broncio, e con aria offesa aveva aggiunto:

“Guarda che sono serio! Ti stai prendendo gioco dei miei sentimenti?”

Ma più parlava e più lei continuava a ridere così, prima di iniziare a farle il solletico, la minacciò:

“Piccola impertinente, ora vedrai cosa ti faccio!”

Ricordava benissimo come era andata a finire, il solletico era stato solo l’inizio, e a quel pensiero avvampò ancora di più. Per poi sentirsi stupida subito dopo, ma ancora non si era abituata a quel loro magnifico, nuovo, menage di coppia. Sospirò.

A Miki, che se ne era accorta, vedendola così assorta e felice si riempì il cuore di gioia, commossa. Era contenta che anche la sua migliore amica avesse trovato finalmente l’amore, come lei con Umi; o meglio, l’amore ce l’aveva sempre avuto lì a portata di mano, sotto il suo stesso tetto, ma era l’altra metà della mela, quello zuccone di Ryo, che non si era mai lasciato andare a quel sentimento per la bella socia. Se ci pensava bene, però, per tutto quel tempo, entrambi erano stati due caproni ottusi, ed ognuno aveva le sue colpe. Ma ora stavano finalmente insieme, ed il resto non aveva importanza. Avevano tutta la vita davanti per recuperare il tempo perso.

Kaori rialzò lo sguardo, per controllare l’orologio da parete che segnava pochi minuti a mezzogiorno. Ryo non era ancora arrivato e quando sentì il campanellino della porta del locale, si voltò entusiasta verso l’entrata, sicura che fosse lui.

Il suo viso s’illuminò di un sorriso radioso, solo al pensiero di vederlo e, infatti, disse:

“Finalmente! Sei arrivato!”

E per un attimo rimase accecata dal sole di mezzogiorno, che impietoso entrava dalla porta e le impediva di vedere chiaramente chi fosse il nuovo avventore.

Quando questi fece il suo ingresso nel locale, Kaori spalancò gli occhi nel vedere, anziché Ryo, un ragazzo sui tredici, quattordici anni, decisamente alto per la sua età, con una folta chioma corvina indisciplinata, e due occhi neri e profondi che si fecero acuti quando si puntarono su di lei.

Fatti pochi passi, non perse tempo a guardarsi intorno, si fiondò sulla bella sweeper, saltandole letteralmente addosso, con gli occhi a cuoricino e ripetendo:

“Ma lei è bellissima! Mi darebbe il suo numero? Vorrebbe uscire con me?”

Kaori rimase giusto un attimo pietrificata da quel comportamento, poi non perse tempo e istintivamente estrasse uno dei suoi martelli che, vista l’età era solo di 5t, e glielo scagliò in testa, tramortendolo.

Miki, che aveva seguito tutta la scena fin dall’inizio, era rimasta basita e guardava ora l’amica, ora il baby-maniaco spiaccicato, con tanto di occhi, incapace di dire niente.
Nemmeno la sweeper aveva spiccicato parola, troppo sconvolta dall’atteggiamento da depravato del ragazzotto, per poter ragionare lucidamente.

Comunque, il malcapitato riemerse ridacchiando dalla massa legnosa, un po’ acciaccato; si spolverò i jeans alla moda, si risistemò la felpa e controllò che lo zaino fosse al suo posto; poi alzando gli occhi verso Kaori, le disse, grattandosi la testa:

“Mi scusi veramente tanto, ma sa, è così bella…” e già i suoi occhi avevano ripreso a brillare, “…che non ho resistito” concluse con un sospiro.

Kaori arrossì come un pomodoro maturo. Non immaginava di poter fare un tale effetto ad un adolescente appena incontrato, e di sicuro non si sentiva così bella e desiderabile tanto da mettere in subbuglio gli ormoni di quel poppante. Però lei era pur sempre sensibile ai complimenti, e quel ragazzino la rimirava con occhi talmente innamorati, che non sapeva se le facesse più tenerezza o piacere che la guardasse in quella maniera.

Nel mentre, Miki si schiarì la voce per attirare l’attenzione; di solito il suo bar non era frequentato da studenti ed adolescenti, visto che il suo gigantesco marito a volte terrorizzava i clienti più impressionabili, inoltre il comportamento del tipino era stato quanto mai incivile e lei era pur sempre la proprietaria. Ma quando il ragazzo si voltò verso di lei, tornò in modalità maniaco e con un balzo felino e improvviso, scavalcò il bancone per raggiungerla, al grido:

“Amoreeeeee!!”

I riflessi della bella ex mercenaria l’avevano già spinta sulla difensiva, nonostante non avesse percepito un reale pericolo in quel rappresentante del sesso maschile in piena tempesta ormonale, ma Umi, che era giusto uscito dal retro in quel momento, prese al volo un vassoio di plastica, vista la tenera età del pargolo, e lo frantumò sul musetto di quella rana volante.

L’adolescente rovinò a terra, e sia Miki che Kaori gli si fecero incontro, preoccupate che la forza di Falcon gli avesse cambiato per sempre i bei connotati.

Lo sollevarono di peso e lo fecero distendere sul primo divanetto a disposizione. Miki si voltò a guardare suo marito e gli disse:

“Tesoro, c’era proprio bisogno di usare tutta quella potenza? È solo un bambino!”

Falcon grugnì e arrossì fino alla sommità della capoccia, dove iniziò a fumare come una ciminiera: non si era ancora abituato a sentirsi dare del tesoro da sua moglie, e per giunta in pubblico. Sparì nel retro per poi ricomparire poco dopo con una borsa del ghiaccio.

Nel frattempo il ragazzino, curato amorevolmente dalle due donne, si stava lentamente riprendendo e, appena riaprì gli occhi, si trovò su di sé i loro visi preoccupati e bellissimi. La sua faccia assunse un’aria ebete e beata allo stesso tempo e Kaori preoccupata disse:

“Oddio! Mi sa che abbiamo esagerato! Guardalo, Miki, che faccia che ha!”

“Eppure mi ricorda qualc…”

Ma troncò di botto la frase quando si accorse che una mano malandrina stava tastando il suo seno. Abbassò lo sguardo e seguendo il braccio attaccato alla mano, si avvide che era di quel bamboccetto semi-tramortito steso sul divano.

Kaori stava giusto dicendo:

“Tu dici? Perché io ho pensat… ” che s’interruppe all’istante, quando vide una mano solitaria palparle il seno: le era toccata la stessa sorte dell’amica.

Quella piovra umana era impossibile. Le due ragazze si strapparono di dosso con violenza le sue mani indecenti, e gli urlarono contro così forte che i capelli gli si fecero temporaneamente biondi; e tanta fu la potenza di quelle urla, che chiuse gli occhi peggio che se si fosse trovato in mezzo ad una tormenta di neve sull’Everest!

Una buona mezz’oretta dopo, calmatesi un po’ le acque, si ritrovarono tutti e tre seduti ordinatamente ad un tavolino del bar a sorseggiare silenziosamente del tè.

Il ragazzo era tornato l’avvenente adolescente di prima, quasi timido in compagnia di adulti, che mal celava l’impazienza tipica della sua età. Assorto nei suoi pensieri, sorbiva la bevanda con la mente altrove e i suoi occhi si erano fatti cupi e insondabili. Kaori lo guardava rapita: perché gli ricordava qualcuno? Poi, di colpo, si avvide che Ryo non era ancora arrivato e guardò con una punta di ansietà la porta.

Come richiamato dal suo pensiero, lo sweeper fece il suo ingresso nel locale, bello come sempre, sicuro e spavaldo; lei si sentì invadere da un’ondata d’amore e istintivamente gli sorrise grata e felice. Lui cercò subito con lo sguardo la sua compagna e le restituì il sorriso; degnò Miki di un saluto appena accennato. Si appoggiò mollemente al bancone, dove Umi gli servì un caffè bollente.

Kaori si decise a domandare a quel turbolento adolescente:

“Insomma, si può sapere chi sei?”

“Oh, mi scusi, signorina, mi sono comportato veramente da gran villano” e stavolta sfoderò un sorriso da seduttore. La ragazza pensò fra sé e sé:

Ci mancava anche questa! Ma chi si crede di essere? Se ricomincia come prima, questa volta Ryo lo sbatte fuori a calci nel culo!”

Il ragazzo riprese:

“Io sono Ryoichi Mumemori, e sto cercando City Hunter”

A quell’accenno, Kaori si ricordò all’improvviso che per mezzogiorno aveva un appuntamento con una cliente con quel cognome: una donna, però, di nome Akiko. Stupita, la ragazza lo guardò intensamente: quello sembrava tutto tranne che una donna, anzi! Era proprio un bel ragazzo, e seppur in viso si riconoscessero ancora i tratti fanciulleschi, si vedeva già che uomo sarebbe diventato: mascella squadrata, zigomi pronunciati, fronte larga… Si ritrovò a pensare che se avesse avuto anche lei tredici o quattordici anni, sarebbe finita per prendersi una cotta colossale, per un tipo come lui. Si redarguì mentalmente e, cercando di assumere un tono professionale, replicò:

“Io stavo aspettando una donna: Akiko Munemori. Non mi sembra che sei tu!”

“Ha ragione, sono io che ho scritto il messaggio alla stazione; ho messo il nome di mia madre perché proprio lei mi disse, una volta, che il grande City Hunter tratta solo con le clienti donne, e non volevo che vedendo il mio nome non mi avesse preso sul serio!”

“Ah” fece la sweeper, poi impercettibilmente alzò lo sguardo verso Ryo che, fermo al bancone, seguiva i discorsi in silenzio, bevendo il suo caffè; le fece segno di continuare.

“Se stai cercando City Hunter, ce l’hai qui davanti” disse fiera la ragazza.

“Davvero? Ma-ma… è… lei?” e si coprì il viso con le mani, in preda alla vergogna e iniziò a dire: “Mi scusi, mi scusi, mi scusi tanto… Oddio e adesso come farò? Mi perdoni, ma lei è così bella… Oh, che disastro che ho fatto” e finì per piagnucolare. In fondo era pur sempre un bambino.

Kaori, mossa a compassione, gli si fece vicino e, prendendogli le mani, che lui continuava a premere sugli occhi inondati di lacrime, gliele scostò dolcemente, ma con decisione. Gli disse:

“Su, dai, adesso calmanti. Non è successo niente… sono cose che succedono”.

Lui la guardò con uno sguardo da animaletto abbandonato, e Kaori ebbe un tuffo al cuore. Cosa mai poteva volere, un bambino come lui, dai famigerati City Hunter?

Il ragazzino si perse negli occhi caldi e rassicuranti della sweeper e si sentì invaso dalla sua dolcezza; sorrise e si asciugò le lacrime con la manica della felpa, scesa giù fino a coprire il polso, e tirò su col naso: poteva atteggiarsi a gran seduttore e giocare all’amore ma era pur sempre poco più di un fanciullo.

Incoraggiato dall’atteggiamento materno di Kaori, Ryoichi riprese a parlare:

“Io sono scappato di casa perché voglio ritrovare mio padre. Sono cresciuto con mia madre, Akiko Munemori, e lei non ha mai voluto dirmi il vero nome di mio padre, pur parlandomene sempre bene. Diceva che era un uomo fiero e coraggioso, rispettato e temuto da tutti, che amava la giustizia e le belle donne” e gli scappò un sorrisino malizioso, che subito fece sparire appena sentì su di sé lo sguardo gelido delle due donne.

Riprese:

“Sono venuto su con il mito di mio padre, e più passava il tempo e più facevo domande a mia madre su di lui. Volevo sapere perché non fosse lì con noi, dove fosse adesso, e soprattutto volevo sapere il suo nome. Alla fine, esasperata, lei me l’ha detto e, mettendo insieme tutte le informazioni che negli anni ho raccolto, sono partito alla volta di Tokyo, destinazione quartiere di Shinjuku, con l’idea di ingaggiare City Hunter. Mia madre mi aveva parlato molto di loro, dicendomi che erano due sweeper professionisti che aiutavano la gente in difficoltà, e che una volta vi si era rivolta anche lei. Quando ne parlava le brillavano gli occhi e mi sono convinto che fossero delle persone speciali. Ecco perché li sto cercando: perché di loro ci si può fidare e perché voglio ritrovare mio padre”.

“Allora, caro Ryoichi, hai davanti a te City Hunter in persona! Direi che ci hai appena trovato. Io sono Kaori Makimura e lui è…” iniziò a dire voltandosi verso Ryo, ma il ragazzino l’interruppe al colmo dell’entusiasmo:

“Davvero è lei City Hunter??? Che bello, che bello, che bello! Allora mi aiuterà a ritrovare mio padre? Lui dovrebbe abitare in questo quartiere, e si chiama Ryo Saeba!”
 
   
 
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