BREVE STORIA DEL PICCOLO REGNO
Già nel primo pomeriggio del giorno successivo erano pronte
le scale.
Dall’alto delle mura, nessuno aveva ancora mostrato qualche
capacità bellica o anche solo di difesa. Il nulla.
Ghignando, convinto di averla vinta a breve, il Conquistatore
si affrettò ad organizzare le prime squadre che sarebbero entrate in città,
scegliendo i migliori scalatori tra i più rapidi dei suoi uomini. Era tutto
pronto, entro sera l’ultimo dei Piccoli Regni sarebbe stato suo, e assieme a
esso anche tutte le sue ricchezze. E pure la sua riottosa Regina.
Già l’Imperatore immaginava di costringerla a sposarlo, o
addirittura di mandarla da suo padre affinché la prendesse come concubina,
umiliandola per la sua età.
Quando i guerrieri caricarono sulle spalle le scale e
iniziarono a muoversi verso le mura, tuttavia, accadde qualcosa che frenò
nuovamente le mosse degli assedianti.
Tutti si fermarono a guardare la grande porta cittadina che
si apriva, e di nuovo si pensò alla resa. E invece uscirono frotte di persone,
che iniziarono a schierarsi davanti alla città come un esercito.
Con crescente nervosismo, il Conquistatore notò che c’erano
anche numerose donne, e pure vecchi e tanti bambini in quella sorta di esercito
improvvisato.
Rimase ancora più perplesso quando la folla mostrò di
stringere tra le mani dei mazzettini di fiori freschi, al posto delle spade e
degli archi.
Una figura piccina si staccò dalla massa e si diresse a passo
svelto verso l’immobile esercito armato, che era rimasto a fissare la scena
come se fosse rimasto sospeso nel tempo.
Si trattava di una bellissima bambina bionda, che avanzò
senza alcuna paura fino ai guerrieri che ancora portavano le lunghe scale sulle
spalle, e li oltrepassò.
Quando finalmente vide l’Imperatore, gli andò incontro
festosa. Il sovrano fermò con un gesto delle mani i suoi fratelli, che già
temendo un qualche inganno avevano proteso le spade.
“Cosa vuoi, bambina?” domandò il Conquistatore, con una
smorfia di rabbia impressa sul viso.
“Tieni” disse la piccola, con voce infantile.
Allungò all’uomo sulla lettiga un mazzettino di fiori del
tutto identico a quello che avevano in mano gli uomini del Piccolo Regno di
Montagna.
“Non lo voglio” affermò, gettandolo in terra con un solo
manrovescio. Temeva anche che fosse avvelenato.
“Fai male a non volerlo” mormorò la bambina, chinandosi a
raccoglierlo dal fango.
A quel punto, il sovrano fece cenno agli schiavi di portarlo
davanti a tutti i suoi guerrieri, in modo che lo schieramento avversario
potesse udire le sue parole, e il suo desiderio fu immediatamente esaudito.
“Non so a cosa sia dovuta quest’ultima farsa, ma sappiate che
avete oltrepassato ogni limite” gridò con tutta la voce che possedeva. “Non
avete nemmeno avuto il coraggio di mostravi armati, e avete mandato prima un
balbuziente e poi una bambina a parlamentare con me. Siete un branco di
codardi! Solamente dei codardi” rimarcò il concetto.
Iroso, notando che nessuno faceva una piega, decise di
insistere.
“Sappiate che i miei uomini non combatteranno contro donne,
vecchi e bambini disarmati. Per noi, la guerra è già vinta. Fate uscire la
vostra Regina dalle mura, in modo che possa inchinarsi a me e giurarmi fedeltà
eterna!”
Ma nessuno ancora si mosse.
Scuotendo il capo con ira, il Conquistatore urlò ancora più
forte.
“Cosa credete di fare, eh? Di provocarmi? Io sarò il fuoco
che divorerà il vostro minuscolo Regno…”. Le urla colleriche si interruppero
quando le mani della bambina sfiorarono le sue.
La piccola, che aveva finito di raccogliere i fiorellini
sparsi a terra dal manone del sovrano, era tornata a suo fianco e aveva stretto
le sue piccole dita calde su quelle callose del guerriero. Egli era rimasto
senza parole.
Distrutto dall’impotenza e avendo perso all’improvviso il
filo del discorso, abbassò lo sguardo sulla piccola, deciso a punirla con
forza. Ma quando incontrò il suo sguardo puro e benevolo, non ne ebbe il
coraggio.
“Vieni con me, Imperatore. Ti farò conoscere la mia Regina”
gli sussurrò, quasi fosse un infantile segreto.
L’uomo, come sopraffatto da qualche magia, strinse la mano
della piccola nella sua e scese dalla lettiga, incuriosito. Poi, s’incamminò da
solo, seguendola.
Quando giunse al cospetto degli abitanti del Piccolo Regno di
Montagna, convinto che a quel punto sarebbe apparsa la Regina, il sovrano cercò
di stare al gioco. Eppure, si ritrovò sommerso da una pioggia di petali di
fiori, buttati giù dalle mura.
Anche gli abitanti gliene lanciarono.
Sotto quella pioggia profumata, il Conquistatore percorse il
varco che si era aperto tra la folla e, lasciandosi alle spalle il suo
esercito, entrò disarmato e solo in città.
A quel punto, i suoi fratelli pensarono che fosse tutto
perduto.