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Autore: NaruYondaime    04/08/2009    9 recensioni
Questa storia tratta di una mia esperienza.
Forse ho sbagliato a renderla una ff...
Spero comunque che vi piacerà.
Questi sono i pensieri di Naruto in una particolare situazione.
Spero di essere stata abbastanza "reale" con la narrazione.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ inutile, non può più vederci.


Cominciamo col dire che è basata su una vera esperienza.

È triste, perciò se non volete appesantirvi con questa fan fiction, vi prego di sceglierne un’altra.

P.S. -> Fan di Sasuke, non uccidetemi, ma mi serviva.
Poi capirete perchè.




 

Un giovane ragazzo biondo dormiva placidamente nel suo letto.

Sognava ciotole di ramen nelle quali si tuffava allegramente.

DRIIIN. DRIIIN.

DRIIIN. DRIIIN.

Cos’ era?

Giusto, il telefono.

Cos altro, sennò?

DRIIIN. DRIIIN.

DRIIIN. DRIIIN.

Stupido aggeggio infernale!

Chi l’ha inventato non aveva nient’altro da fare?

DRIIIN. DRIIIN.

DRIIIN. DRIIIN.

Il suono -rumore- continuava imperterrito ignorando la voglia del ragazzo di continuare a dormire.

DRIIIN. DRIIIN.

DRIIN. DRII-

“Pronto?” rispose alzando la cornetta.

“Naruto?” chiese una voce familiare dall’altra parte del telefono.

“Sì?”

“Sono Itachi.” Aveva uno strano tono di voce, il moro.

Chissà perché l’ha chiamato lui.

Chissà perché

Non l’ha chiamato l’altro.

“Dimmi Itachi.”

Percepì un sospiro dall’altra parte del telefono.

Strano, il moro non aveva mai manifestato le proprie emozioni.

“Sasuke…”

“Sì? Cos’ha fatto quel teme, adesso?”

“È… è morto, Naruto.”

Il mondo si sgretolò sotto i piedi del biondo.

“Co… cosa?” chiese con un filo di voce.

Aveva un groppo in gola, non riusciva più a parlare.

Non riusciva più nemmeno a respirare.

“È morto Sasuke, Naruto.”

Non aveva mai sentito tre parole così tremende.

Tre parole che gli hanno fatto crollare il mondo addosso.

Sei sillabe che gli hanno mozzato il respiro.

Dodici lettere che gli hanno spezzato il cuore e ridotto l’anima un un cumulo di cenere.

Sasuke non c’è più.

Sasuke non lo sgriderà più per la sua sbadataggine.

Sasuke non lo prenderà più in giro chiamandolo “dobe”.

Sasuke non gli racconterà le storie sui suoi antenati che avevano a che fare con i cavalli quasi ogni giorno.

Sasuke non…

Sasuke non ci sarà più accanto a lui.

“Morto…” ripeté come un automa.

“Sì…” la voce del fratello del suo -ormai ex- ragazzo era incrinata.

Si stava trattenendo.

Non voleva scoppiare a piangere davanti al biondo.

“Scusami, Naruto, ma devo andare. Domani si terranno i funerali.”

“…”

Capì perché il biondo non gli aveva risposto.

“… ciao.” terminò quindi riagganciando.

Naruto rimase per parecchi minuti con il telefono sulle gambe a fissarlo.

Quello stesso pomeriggio si vestì e si precipitò fuori casa.

Corse più veloce che poté.

Non credeva ad Itachi.

Non voleva credergli.

Ma, infondo, sapeva che non gli avrebbe mai fatto uno scherzo del genere.

Arrivò davanti villa Uchiha e lì ebbe la conferma delle parole che aveva appreso per telefono.

Davnti al cancello c’erano due cartelli -uno su ciascuna colonna- con su scritto:

Questa mattina si è spento

SASUKE UCHIHA

Ne danno il triste annuncio genitori e i parenti tutti.

Non lo lesse nemmeno tutto, il cartello.

Sicuramente era tutto uno scherzo.

Sì, però… uno scherzo fatto veramente bene.

Avevano anche chiamato tutti i parenti e li avevano fatti vestire tutti di nero.

Non c’è che dire: era stato architettato tutto fin nei minimi particolari.

Gli scappò una risata, una risata isterica.

Con passo lento, si avviò verso la porta d’ingresso.

Mikoto lo accolse nell’ingresso abbbracciandolo.

“Oh, caro…” pianse “mi spiace… Sasuke… Sasuke…”

“Me lo lasci vedere…”

La donna annuì.

Con passo ancora più lento, si avviò verso la camera da letto del suo teme, dove c’era più gente.

Bussò delicatamente alla porta, come se in realtà non volesse farsi vedere.

Le persone nella camera si girarono verso di lui.

Una persona lo colpì in particolare:

Itachi.

Piangeva.

Non l’aveva mai fatto.

O almeno, non l’aveva mai visto piangere.

Eppure lo stava facendo.

Questo fu un duro colpo per il ragazzo il quale sentì come una katana conficcarsi nel suo cuore in profondità.

“Naruto…” sussurrò Itachi.

“Itachi…” rispose automaticamente. “Sasuke…” cominciò a dire, ma le parole si strozzarono in gola non appena il moro si girò verso di lui scoprendo la figura immobile nel letto.

Era lui.

Sasuke.

Così pallido,

così freddo…

“No…” sussurrò. “Ti prego, no…”

Itachi guardò prima Naruto, poi Sasuke steso nel letto ed infine gli altri.

Fece un cenno col capo ed uscì seguito da tutti gli alti.

Li avevano lasciati soli.

“Sasuke…” si avvicinò al moro, ma non ebbe il coraggio nemmeno di sfiorarlo.

Lo guardò secondi, minuti, ore.

Non lo sapeva nemmeno lui.

Riusciva a sentire i pianti e le urla di Mikoto che urlava cose sul fatto che i figli non dovrebbero sopravvivere ai genitori, che una madre non deve seppellire il proprio figlio.

Tornò ad osservare il moro.

Immobile nel suo letto, era bello anche nella morte.

I capelli sparsi ordinatamente sul cuscino, gli occhi chiusi -per sempre-.

Il candido lenzuolo poggiato ordinatamente su quel petto che non si muoveva, come il cuore e tutto il resto.

Non ebbe nemmeno il coraggio di dirgli qualcosa.

Solo.

Pianse.

Il viso era impassibile.

Gli occhi cacciavano lacrime salate.

Lacrime perdute

Per un amore perduto.

Sentì la porta aprirsi ed entrarono Fugaku e Shisui.

Ognuno aveva un mazzo di fiori tipici funebri tra le mani.

Li portarono fuori al balcone.

-È inutile.- pensò il biondo.

-Perché portate fiori, doni, omaggi a chi non può vederli? Ormai non c’è più. Che senso ha portargli qualcosa, se non può nemmeno ringraziare?-

E intanto passava lo sguardo dai fiori al ragazzo ancora immobile nel letto.

Perché a lui?

Non meritava di morire.

Le solite cose che si dicono…

E com’era morto?

Nessuno lo sa.

Forse infarto…

Oppure un forte ictus.

E intanto i suoi pensieri erano tutti rivolti ai giorni felici che avevano passato insieme.

A quando si era “sbrodolato” col ramen e Sasuke l’aveva ripreso.

A quando battibeccavano per un nonnulla finendo sempre per mangiare un gelato e fare pace, ovunque fossero.

A quando Sasuke gli raccontava, dopo aver fatto l’amore, che quando era piccolo faceva nascere i puledri con suo zio.

E intanto piangeva,

il volto rigato da lacrime salate.

Ti amo, amore mio.






"La vita è effimera. Basta un nonnula, e quella si spezza come un filo di seta sotto l'effetto di forbici d'argento."
(NaruYondaime)

  
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