Serie TV > Chicago P.D.
Segui la storia  |       
Autore: lisi_beth99    31/01/2020    0 recensioni
Una bomba esplode davanti ad un centro per veterani e l'Intelligence si ritroverà in una lotta contro il tempo per impedire che altri innocenti possano morire. Questo caso potrebbe segnare una svolta anche nella vita di Alex Morel.
AVVERTIMENTO! Questa storia è il seguito di "Nothing will drag you down - Turiste per caso"
Buona lettura
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5

 

Alex non ci mise molto a mettersi comoda sulla scrivania che le avevano lasciato. Aveva fatto deviare tutte le chiamate esterne al telefono sulla sua postazione provvisoria e si era cimentata nelle pubbliche relazioni. La maggior parte delle persone che chiamava lo faceva per i soldi promessi o per vendicarsi di torti subiti da altri. Non le fu particolarmente difficile capire quali informazioni potessero essere realmente utili alla squadra. Fortunatamente la scrivania che le era stata concessa era abbastanza nascosta dietro ad una colonna di mattoni ed uno scaffale pieno di raccoglitori; la cosa le era stata d’aiuto per evitare lo sguardo dei presenti: non era certa che fossero felici di avere una civile in mezzo; per quanto lì tutti la conoscevano ormai da un bel po’.

Grazie al tempo guadagnato dal non dover stare dietro ai telefoni, l’Intelligence era riuscita a scoprire una vecchia baita, poco fuori da Chicago, dove speravano di trovarci Joe Finch. Dopo un estenuante interrogatorio dove Melinda Finch non sembrava rassegnarsi all’idea che l’amorevole maritino fosse un pazzo che aveva ucciso 26 persone, la donna aveva rivelato l’esistenza di una baita. Aveva giurato che Joe non ci fosse andato da tempo ma ciò ovviamente non fu preso seriamente dai detective. Avevano mandato la SWAT e gli artificieri temendo che l’intera zona potesse essere una trappola. Chi poteva sapere cosa avrebbe fatto quell’uomo…

-Intelligence di Chicago, buonasera. – disse per la centesima volta in poco più di un’ora. In quel momento Voight uscì dal suo ufficio con buone notizie – Ascoltate! La SWAT ha fatto da poco irruzione nella baita e hanno preso in custodia il nostro sospettato. Lo stanno portando qui. – spiegò mentre il resto dei presenti esultava. Almeno una buona notizia!

Il neonato però non sembrò contento, cominciò a piangere fra le braccia di Kim che aveva sollevato Hailey del peso della creatura. L’agente provò a cullarlo – Dai, non piangere… -. Alex si alzò dalla sua postazione e raggiunse la donna – Posso? – domandò indicando il bambino; l’altra le passò il fagotto che si continuava ad agitare. La giovane lo accostò al peto, premurandosi che il suo piccolo orecchio fosse a contatto con la pelle, il più vicino possibile al suo cuore. Tornò alla sua scrivania molleggiando con le ginocchia, con un ritmo costante.

Jay si fermò per un attimo a guardare la ragazza e non poté impedirsi di chiedersi come sarebbe stato avere una famiglia, dei figli che lo chiamavano “papà” quando rientrava a casa dal lavoro... Fino a quel momento non l’idea non lo aveva mai neanche sfiorato, però qualcosa sembrava cambiato. Nemmeno quando aveva deciso di chiedere la mano di Erin gli era balenata l’immagine di una famiglia… Distolse lo sguardo solo quando si accorse di essere osservato da Ruzek che aveva un sorrisino divertito e non cercava neanche di nasconderlo.

Alex si sedette nuovamente sulla sedia e tenne il piccolo sul suo petto. La tecnica che aveva usato aveva fatto calmare molto il bambino che, dopo aver giocato un po’ con i capelli castani di lei, era crollato in un sonno profondo. Quando era appena nato, Max faticava molto a dormire; risentiva della perenne agitazione della madre e percepiva le crisi di ansia che avevano condizionato la vita di Monique per circa cinque anni da quando erano scappate da Danny. Era stata Alex a trovare il modo per tenere tranquillo il fratellino e, dopo averle provate tutte, era riuscita a trovare l’unica posizione che lo calmasse fino a farlo addormentare. A quanto pareva, i bambini amavano sentire il pulsare del cuore, un ritmo costante e calmo.

-La SWAT è qui. – disse Hank indicando poi Jay – Vieni con me. Antonio, Kim tornate dalla donna. Ditele che abbiamo preso il marito. – i due fecero un segno di assenso mentre Halstead si affrettava a seguire il capo.

Il telefono squillò nuovamente – Intelligence di Chicago, buonasera. – rispose dopo un paio di squilli. All’altro capo c’era una donna molto agitata, la cosa fece allarmare Alex che si concentrò maggiormente sulla telefonata – L’ho visto! Io l’ho visto! – continuava a ripetere. L’altra provò a capire – Chi ha visto? – la donna smise di parlare per un istante – Lui è qui… L’uomo dell’attentato. Ha uno zaino con sé… -. Ad Alex non ci volle molto per capire che doveva trattarsi del secondo sospettato – Mi può dire dove si trova? – chiese ancora mantenendo la voce il più pacato possibile – Al RTW Veteran Center, sulla 74esima… - la ragazza appuntò l’informazione su un blocchetto di fogli a portata di mano – Okay, ora mi direbbe se riesce ad allontanarsi senza farsi vedere? –. Ci fu un altro attimo di silenzio – Sì, lui è fuori. Si aggira davanti all’ingresso… - singhiozzò in preda al panico – Come si chiama? – chiese ancora Alex – Jane… - rispose piano – Bene Jane, ora esca dall’uscita sul retro. Ce n’è una vero? – Jane sembrò essersi ripresa perché disse un “sì” convinto – Ottimo. Lei esca senza dare nell’occhio. Se c’è qualcun altro lo porti fuori con lei. La polizia sta arrivando. –

Adam, che si trovava esattamente difronte alla giovane, captò che qualcosa in quella telefonata era differente. Si era alzato per vedere cosa avesse scritto Alex ed aveva subito allertato il resto della squadra.

-*-

-Allora Joe, perché hai messo una bomba davanti ai Chicago Veterans? Non eri soddisfatto di come avevano cercato di aiutarti dopo il tuo ritorno in patria? – Voight decise di usare subito la linea dura. Però non sembrava dare effetto; infatti Finch continuava a fissare il detective Halstead, posizionato alle spalle del capo. – Ti conosco. – disse ad un certo punto. Jay sbatté le palpebre senza capire – Come scusa? – domandò lanciando uno sguardo al sergente – Sei un soldato. Ti ho visto in quel centro diverse volte… Non riesci a capire perché l’abbiamo fatto? Perché lo facciamo? – e nella frazione di un secondo il sospettato sembrava aver preso il controllo dell’interrogatorio.

Il detective fece di tutto per non far trasparire quella sensazione spiacevole che stava prendendo possesso del suo corpo ma lottò con se stesso per usare quell’appiglio e capire cosa avesse portato quell’uomo a usare un ordigno contro quelli che lo avevano aiutato nel momento peggiore. Si sedette difronte al sospettato – Non lo riseco a capire, però potresti spiegarmelo tu, no? -. – La guerra! È la guerra la causa di tutto. I soldati vanno al fronte, combattono per il paese e quando tornano a casa? Vengono abbandonati! Lo stato impiega moltissimi fondi per la guerra e per i veterani? Nemmeno il 25% rispetto a quello per le armi! –
Per quanto tutto quello potesse essere folle, Jay cominciava a capire cosa avesse spinto un soldato decorato ad agire in quel modo – Volevamo che aprissero gli occhi! Che la gente si rendesse conto… A Chicago ci sono solo tre associazioni impegnate con i militari rimpatriati. Solo tre su una popolazione di quasi tre milioni! – Halstead muoveva la testa in segno di aver capito – Sono poche per far fronte a tutti i soldati che soffrono di disturbi post traumatici… -. Voight guardò con una punta di preoccupazione il suo sottoposto. Forse tutto quello stava diventando troppo per Halstead.

-Esatto! – esclamò il sospettato – E tu sai che, per quanto ci provino ad aiutare tutti, i Chicago Veterans non riescono a starci dietro con tutte le richieste! Noi vogliamo solo che vengano stanziati più fondi per aiutare i militari… - Jay avrebbe voluto porgli ancora una domanda ma Atwater entrò nella sala interrogatori e fece loro segno di uscire.

-Che c’è? – chiese scocciato Hank. Kevin stava già tornando nella stanza principale – Abbiamo ricevuto una telefonata dal RTW Veteran Center. Una donna ha identificato il secondo uomo. Dice che si sta aggirando davanti alla sede e che ha uno zaino con sé. – spiegò mentre i due ritiravano le loro pistole dalla cassetta di sicurezza. – Avvertite la squadra degli artificieri! – ordinò il sergente mentre prendeva la giacca dal suo ufficio – Già fatto! – gli comunicò Hailey cominciando a scendere le scale.

Alex notò che nello sguardo di Jay c’era qualcosa che non andava. Sembrava quasi che cercasse di evitarla in tutti i modi… Si alzò tenendo sempre il piccolo in braccio e si affrettò per bloccare il detective prima che seguisse il resto della squadra – Sta’ attento! – gli disse solo. Lo guardò per un attimo negli occhi, lui non disse nulla, le riservò solo un leggero sorriso di circostanza. Lei mollò la presa sul suo braccio coperto dalla felpa e lo lasciò andare sperando che non gli sarebbe capitato nulla.

-*-

Arrivarono sulla 74esima senza aver azionato le sirene, non volevano rischiare di spaventare l’uomo e fargli azionare la potenziale bomba che aveva con sé. Parcheggiarono a pochi metri dal RTW Veteran Center e procedettero a piedi.

-Atwater, Burgess e Ruzek sul retro nel caso che voglia scappare. Upton, Halstead e Antonio, voi venite con me! – spiegò le disposizioni il sergente. Si dispersero per circondare la zona.

Raggiunto il retro, i tre notarono una figura minuta che stava accovacciata dietro ad un muretto. – Vada via da qui! – ordinò Adam. La figura si rivelò essere una donna, gli occhi terrorizzati – Siete arrivati! Quella ragazza me l’aveva detto… - sembrava estremamente spaesata. Gli agenti capirono che quella doveva essere la donna che aveva parlato con Alex. Rapidamente Kevin la prese per le spalle e la aiutò ad alzarsi – Si allontani da qui. Fra poco arriveranno altre pattuglie. Aspetti loro. – cercò di essere il più gentile possibile e sembrò avere effetto. Quella donna si riscosse dal panico e si mise a correre dalla parte opposta della strada.

Il resto della squadra varcò il cancello del piazzale davanti alla porta principale. Non fu difficile individuare il sospettato: camminava a grandi falcate, avanti e indietro davanti all’entrata. Hailey si fermò per fornire una protezione al resto della squadra mentre i tre uomini procedevano verso il loro obiettivo – Polizia! Posa lo zaino! – urlò Voight per farsi sentire.

Il sospettato si volto di scatto nella loro direzione; lo sguardo schizzava da un lato all’altro del piazzale – Posa lo zaino! – ordinò nuovamente il sergente. Ormai erano a pochi metri dal soggetto ostile – Posalo! – fece a sua volta Dawson. L’uomo però non sembrava molto presente, si accorsero che stava borbottando parole senza senso. I tre detective si scambiarono una serie di sguardi – Credo si sia fatto di qualcosa… - disse Jay riconoscendo i sintomi dell’uso di stupefacenti.

-Dovevamo farlo… - quasi piagnucolò l’uomo. Halstead si fece un passo più avanti – Sì, lo sappiamo. Joe ci ha detto che era per una buona causa… E noi lo capiamo. Ma, ora, metti giù lo zaino. – sperò che assecondando quel tizio la situazione si sarebbe risolta in breve tempo e senza vittime. – Nessuno fa niente… E soldati per bene muoiono. Adesso Chicago si renderà conto che vuol dire perdere il controllo! – quello che diceva non aveva alcun senso ma la mano che si muoveva rapidamente verso l’interno dello zaino fece allarmare tutti i presenti. Jay fu il più rapido sul grilletto e un proiettile si conficcò quasi al centro della fronte del sospettato.

Il corpo cadde al suolo lasciando che lo zaino finisse a pochi centimetri dalla pozza di sangue che si espanse a vista d’occhio.
Voigh lanciò uno sguardo al suo uomo e non rimase sorpreso nel vederlo immobile a fissare il cadavere. Gli mise una mano sulla spalla – Hai fatto ciò che andava fatto. – disse solo, più gentile del solito. Jay fece un leggero segno di assenso – Lo so. Ma non mi piace lo stesso. – confessò con ancora lo sguardo rivolto al sospettato morto.

-*-

Dopo che la squadra aveva lasciato l’edificio, erano arrivati due agenti per prelevare il sospettato e portarlo nelle celle del distretto. Con loro era salita Trudy Platt, lasciando la sua postazione all’ingresso.

-Sergente! – la salutò Alex continuando a cullare il bambino che sembrava molto grato del contatto con il petto della giovane. – Alex, ancora qui? – domandò sorpresa la donna. L’altra alzò le spalle – Avevano bisogno di una mano… -.

Trudy decise di cogliere l’occasione di quella tranquillità per togliersi una curiosità che da tempo le girava nella testa – Ho una domanda per te. – iniziò. Alex distolse lo sguardo dal neonato e lo posò sul sergente – Tutti i famigliari delle vittime di quella sparatoria hanno voluto che ci fosse una targa col nome del loro caro. Tutti tranne te. Perché? -. Le due donne si spostarono nella sala svago – Per me un nome inciso su una lastra non ha alcun valore. Non è una targa che mi ricorda mio fratello. Io penso a Max ogni singolo giorno. Ogni mattina mi sveglio e credo ancora che, andando in cucina, troverò la mia mamma persa nei suoi pensieri mentre fa il caffè e mio fratello a finire di mettere i libri in cartella… Tutti i ricordi, quelli più belli e quelli meno belli, sono nella mia memoria e nulla me li porterà via. -. La Platt le mise una mano sulla spalla, sicuramente avrebbe voluto dire qualcosa ma il piccolo ancora fra le braccia della giovane cominciò a piangere e dimenarsi in segno di protesta – Avrà fame. – disse Alex – Possiamo andare dalla madre? È ancora in sala interrogatori… - guardò il sergente che le fece cenno di seguirla.

Inutile dire che Melinda fu estremamente felice e sollevata nel vedere il piccolo sano e al sicuro nelle braccia di Alex. Chissà quale fosse stato il suo costante pensiero in quelle ultime ore…

-Brian! – urlò alzandosi e correndo ad abbracciare il piccolo – Amore… - le lacrime le rigavano le guance; poi lanciò uno sguardo alla giovane – Avete notizie di mio marito? Dicono che è un terrorista ma io non posso pensare a Joe che costruisce una bomba… - Alex dovette ammettere che quella donna sembrava veramente all’oscuro di tutto. Per lei doveva essere stato uno shock tremendo scoprire una cosa simile – Non posso dire nulla, mi spiace. La lascio sola con suo foglio. Fra un po’ qualcuno verrà a darle delle informazioni, io purtroppo non so nulla… - detto ciò si chiuse la porta dietro alle spalle.

Trudy l’aveva lasciata entrare da sola, era curiosa di vedere come avrebbe gestito la cosa. Qualcosa le diceva che quella ragazza sarebbe stato un valore aggiunto alla squadra.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Chicago P.D. / Vai alla pagina dell'autore: lisi_beth99