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Autore: izzie_sadaharu    31/01/2020    0 recensioni
La Casa è un'associazione di viaggiatori nel tempo, il cui scopo è prevenire le Crepe e lasciare che la storia faccia il suo corso. Baekhyun ne è un membro da ben cinque anni, per cui non si sconvolge più di tanto quando gli viene assegnata una missione nella Germania degli anni Venti.
[CHANBAEK] [Side!Kaisoo] [Side!tante altre coppie che si vedono e non si vedono]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Kyungsoo non era mai stato un uomo chiacchierone, questo era un dato di fatto. Di rado partecipava alle conversazioni di sua iniziativa e, se ne era costretto, era il tipo di persona che preferiva ascoltare il suo interlocutore senza intervenire più di tanto. Non era taciturno, ma introverso; amava conversare con lo sguardo e nelle rare, ma non uniche, volte che prendeva la parola, tutti lo ascoltavano. Possedeva il carisma di un leader e la proprietà del linguaggio di uno scrittore, ma pochi avevano il privilegio di saggiare queste sue doti. Era il confidente preferito di coloro che ne avevano la possibilità: la voce calda e rassicurante e lo sguardo tranquillo mettevano facilmente a loro agio le persone, ma per potersene accorgere era necessario prima superare lo scoglio dei suoi silenzi e della sua riservatezza.
Joerg, tutto questo, non lo sapeva, per cui non poté fare a meno di sentirsi in imbarazzo e leggermente a disagio, dopo i venti minuti di camminata fianco a fianco in cui non si erano scambiati la minima parola. Nonostante il più grande fosse stato quello a offrirsi di accompagnarlo al Blumenladen, non aveva più aperto bocca per il resto del tragitto. Joerg si sarebbe aspettato qualche domanda sul perché dovesse andare a quel negozio in particolare, e non un qualunque negozio di fiori più vicino, ma l’uomo dai grandi occhi scuri e le labbra a cuore non aveva accennato la benché minima curiosità. Per un attimo valutò di intavolare una qualsiasi discussione per smorzare il silenzio, ma poi decise che non era il caso. Magari lo avrebbe disturbato.
Le vie strette e tortuose della città erano praticamente deserte: il vento gelido aveva probabilmente fatto desistere qualsiasi persona assennata da qualunque minima intenzione di uscire di casa. Joerg si strinse ancora nella giacca e soffiò piano sulle dita per scaldarle.
«Coraggio, ragazzo. Siamo quasi arrivati.»
Il minore sobbalzò, per poi arrossire violentemente. Kyungsoo lo guardò con la coda dell’occhio e represse un sorriso. «Scusa, non volevo spaventarti.» Rallentò un po’ il passo, per poi fermarsi del tutto. Joerg si arrestò a fianco a lui, e lo guardò interrogativo.  Si trovavano in una via stretta in cui erano presenti solo case e una panetteria, chiusa da quelli che sembravano mesi, a giudicare dall’aspetto della vetrina e dell’insegna.
«Siamo arrivati. Svolta l’angolo e ti troverai davanti il Blumenladen.»
Joerg batté le palpebre, confuso. «Ma… voi… Voi non venite?»
Il più grande sorrise dolcemente, e in quel momento Joerg ebbe la consapevolezza che, di fronte, aveva una persona che celava in cuore meraviglie dorate e profondità oscure come il cielo in una notte tempestosa. Aveva visto, una volta da più piccolo, una riproduzione, probabilmente neanche tanto fedele, di un quadro di Klimt, in una delle riviste di sua madre; in quel momento, lo sguardo del ragazzo che lo aveva accompagnato racchiudeva in sé il freddo dell’oro e la dolcezza dei toni del pittore austriaco. Quel sorriso così dolce e amaro al tempo stesso lo trascinarono in un istante a quel momento, anni fa, in cui si era sporto oltre la spalla della madre seduta sulla poltrona, e aveva avvistato quel disegno raffigurante una giovane donna dai capelli corvini. Era rimasto già allora colpito da quello sguardo malinconico e consapevole, e gli occhi scuri del ragazzo davanti a lui lo riportarono a quel momento in un’ondata di ricordi travolgente.
Durò un istante, e Joerg si sentì come se fosse riemerso dall’acqua dopo aver trattenuto il respiro per interi minuti. Sentiva il bisogno di boccheggiare nonostante non avesse smesso per un istante di respirare, e si sentì stupido, incredibilmente stupido.
L’uomo che aveva causato questo naufragio di emozioni non parve accorgersene, e rispose con tranquillità: «No, ma tu non ti preoccupare. Chanyeol è una persona molto dolce e tranquilla, vedrai che ti tratterà bene.»
Con un ultimo sorriso e un cenno del capo, Kyungsoo si allontanò con passo sicuro.
Fu solo quando ormai era lontano, che Joerg si rese conto che non lo aveva nemmeno ringraziato per averlo accompagnato fin lì.



**


Baekhyun e Jongin si guardarono senza dire una parola. L’avevano sentito entrambi.
La Crepa si era accorta della loro presenza, e aveva cominciato a fare resistenza.

 
**


Chanyeol stava sistemando alcune piccole composizioni sugli scaffali del salotto, canticchiando fra sé e sé un motivetto allegro. Yoora gli rivolse un’occhiata divertita, poi tornò a guardare il calzino che teneva in una mano. Nell’altra aveva ago e filo, ma non sembrava troppo convinta di cosa stesse facendo.
«Ti sento allegro, fratellino.» La ragazza strinse le labbra con fare concentrato, infilando con decisione la punta dell’ago nella stoffa. «Hai rivisto Baekhyun, per caso?»
Chanyeol la guardò sconvolto, e sua sorella sbuffò. «Oh, non fare non quella faccia stupita, adesso. So benissimo dell’infatuazione che hai per quel tipetto strano. Non c’è niente di male.»
«Non sono infatuato!»
«No, certo. Ultimamente tutte le composizioni hanno tonalità verdine perché improvvisamente ti sei appassionato a quel colore, immagino. Non certo per quella roba che si ritrovava in testa Baekhyun.»
Chanyeol sbuffò, ma non riuscì a mascherare il rossore diffuso sulle sue guance. «SI sta avvicinando Natale, Yoora. Il verde e il rosso sono i colori predominanti!»
«È novembre, Herzensbrecher*. Puoi fregare chiunque, anche te stesso forse, ma non la tua mitica sorella. Ammettilo a te stesso e fatti un favore.» Yoora sogghignò, ma il viso si contrasse in una smorfia di dolore quando si punse con l’ago. «Verdammt**
«Piuttosto che rompere a me, fai un favore a te stessa e al tuo futuro marito e impara a chiudere un buco su un calzino. E fatti gli affari tuoi, una buona volta.» Chanyeol le porse un pezzo di stoffa con cui tamponare il sangue e riprese a sistemare i piccoli vasi con cura.
Effettivamente, Yoora non aveva tutti i torti: in qualche modo, Baekhyun era stato la causa del suo buonumore. Anche se in maniera opposta a quella che si sarebbe aspettata la ragazza.
Dopo averlo visto quel giorno fuori dal negozio, ed essersi reso conto che il piccoletto non aveva la benché minima intenzione di rivolgergli la parola, aveva passato diversi momenti a pensare e ripensare a Baekhyun, al perché non avesse voluto salutarlo, chiedendosi se fossero le sue origini ebree ad averlo allontanato, e via dicendo. Aveva passato notti insonni a rimuginare sulle sue azioni e le sue parole, e, per dirla in tutta onestà, era stato male come poche volte prima di allora.
Poi, una mattina, era sceso al negozio e aveva visto che alcuni boccioli si erano schiusi durante la notte. Aveva sorriso raggiante, spostato il vaso più vicino alle vetrate per permettere ai fiori di prendere più sole, e aveva rivolto lo sguardo al cielo.
Un cielo ancora azzurro, tinto di arancione dal sole ancora nascente, limpido, che sapeva di novità e, in qualche modo, felicità. Chanyeol stava passando un periodo difficile, a tratti oscuro, eppure, in quel momento, si era sentito completo. Vivo.
Aveva inspirato a pieno, aveva odorato il profumo dei fiori e del legno dei mobili, aveva chiuso gli occhi e apprezzato il silenzio delle prime ore del mattino.
Ed era, in qualche modo, rinato.
Gli occhi dolci e scuri di Baekhyun rimanevano un ricordo al retrogusto di miele e limone, una presenza sempre meno invadente negli angoli reconditi della sua memoria. Si era costretto a spingere via la delusione e l’amarezza, rialzandosi ancora una volta e rimettendosi in cammino.
Era andato avanti, ed era tornato ad essere il Chanyeol che tutti conoscevano: solare, ambizioso e buono come un pezzo di pane. Baekhyun non era stato il motivo della sua recente allegria, ma la causa scatenante di una rinascita dopo un periodo di pesantezza. In qualche modo, Chanyeol gliene era anche grato.
Il silenzio della sala fu interrotto dal trillo di un campanello, e i due fratelli sobbalzarono. Si guardarono per un istante, senza dire una parola.
«Chanyeol, io sono seduta. Tu sei già in piedi. Tocca a te andare ad aprire la porta.»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma decise di non ribattere. Camminò svelto verso il portone di casa, e lo socchiuse. «Chi è?» Chiese, senza aprire il chiavistello.
«Sono Krause.»
Chanyeol aprì del tutto la porta e guardò interrogativo il vicino di casa. Eccentrico come sempre, notò fra sé e sé. Indossava un paio di pantaloni trasandati, con un laccio di stoffa che li teneva legati in vita, e un maglione di lana scuro. Il viso abbronzato e segnato dalle rughe rivelava un’arguzia e prontezza di spirito come poche ne aveva viste Chanyeol, e gli occhi scuri come pozzi non lasciavano trasparire emozioni, solo un’insolita intelligenza. E, cosa ancora più insolita, Krause – un uomo, per la miseria – aveva le orecchie costellate di orecchini.
«Buonasera, signor Krause. Come posso esservi utile?»
L’uomo si strinse nelle spalle. «Chanyeol, sono solo venuto ad avvisarti. Ho visto un ragazzino che si aggirava davanti al tuo negozio. Faceva avanti e indietro davanti alla vetrina, e sembrava alquanto insicuro. Ora, dubito che avesse cattive intenzioni, ma ho ritenuto opportuno avvisarti. Sai, con i tempi che corrono…»
Chanyeol strinse le labbra, e annuì. «Grazie, signor Krause. Andrò a vedere di chi si tratta.»
Krause girò sui tacchi e si diresse verso le scale dell’edificio. Prima di scendere, però, si fermò, e si voltò nuovamente verso Chanyeol, che si stava infilando le scarpe. «Chanyeol… a volte il destino ha le vie più strane per palesarsi.»
Il ragazzo si bloccò, e guardò l’anziano con uno sguardo vacuo. «State dicendo che…»
«Non sto dicendo niente.» Interruppe bruscamente Krause. «Mi sto facendo gli affari miei, va bene? Non sto interferendo, lo giuro.»
Chanyeol non rispose, e lo guardò confuso. Ci furono alcuni attimi di silenzio, nei quali Chanyeol guardava confuso il vicino e questi sembrava trovare estremamente interessante la punta delle sue scarpe. Alla fine, fu Krause a spezzare il silenzio: «Senti, ragazzo. Voglio solo aiutare, in qualche modo. Non so nemmeno io come. Non posso fare più di tanto. Però la storia e il destino fanno il loro corso, prima o poi.»
Non aggiunse altro: si voltò e scese le scale di legno. Il ragazzino era ancora davanti alla vetrina del Blumenladen, e Krause gli rivolse uno sguardo sprezzante. Si allontanò senza dire una parola.
Dopo qualche minuto, anche Chanyeol scese le scale, con calma. Aveva parlottato con Yoora, ed entrambi avevano convenuto che fosse meglio affrontare la situazione immediatamente. Se quel ragazzino fosse stato un teppista razzista, tanto sarebbe valso saperlo subito.
Gli si presentò di fronte, in silenzio, e lo guardò.
Il ragazzo sussultò, poi chinò il capo, senza aprire bocca.
Dopo qualche attimo in cui nessuno dei due sembrava voler dire qualcosa, Chanyeol decise di interpellarlo direttamente: «Sei qui da un po’. Hai bisogno di qualcosa?». Cercò il suo sguardo, ma l’altro non sembrava volerlo guardare negli occhi. Sì, decisamente un tipo strano. Se fosse stato o meno un teppista, quello restava da vedere.
«È sera, ragazzo. Se hai bisogno di fiori, ti conviene tornare domani mattina. Il negozio è chiuso a quest’ora.»
«Io…» Il ragazzo deglutì, poi alzò lo sguardo fino a posarlo sul petto del più grande. «Siete voi il fioraio del Blumenladen? Mi manda il signor Schulz.»
Chanyeol si tranquillizzò. Conosceva il proprietario del Romanisches Café da diversi anni, e se gli aveva mandato quel ragazzino sperduto, ci doveva essere una buona ragione.
«Puoi chiamarmi Chanyeol.» Tese la mano, e il ragazzino davanti a lui la strinse titubante.
«Joerg. Min Joerg.» Finalmente incrociò lo sguardo con quello del fioraio, e per un attimo il tempo parve fermarsi. Entrambi avvertirono un brivido gelido correre sulle loro schiene, e in uno sprazzo lungo una frazione di secondo, a Chanyeol tornarono in mente gli occhi scuri di Baekhyun. Poi, dal nulla, gli baluginarono davanti il bellissimo viso di Jongin e il sorriso di Kyungsoo quando gli annunciarono di essere diventati una coppia. Si riscosse quando vide Joerg che quasi perdeva l’equilibrio davanti a lui, e si protese per afferrarlo per le braccia.
«Stai bene?»
Il ragazzino annuì. «Sì. Scusate. Credo di avere avuto un mancamento, per qualche secondo. Ma sto bene.»
Chanyeol gli sorrise. «Vieni, non ho molto da offrirti, ma posso darti dell’acqua da bere. Dimmi di cosa hai bisogno, e perché sei stato mandato da Schulz.»

 
**


«Jongin, dobbiamo sbrigarci. La Crepa sa che siamo qui.»
 
 
 
 
 
_________

(*) Herzensbrecher= rubacuori (non ho studiato tedesco e mi sono affidata a Reverso; non so se andasse declinato in qualche modo, ma va bene lo stesso)
(**) Verdammt= esclamazione sulla scia di “maledizione”, “accidenti”, …

   
 
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