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Autore: Naco    31/01/2020    1 recensioni
Quando la sua professoressa di tesi propone a Lucia - seria e coscienziosa laureanda in Lettere - di dare ripetizioni di francese al proprio figlio, la ragazza capisce subito che, accettando, rischia di cacciarsi in un mare di guai: Giulio Molinari è il classico figlio di papà che pensa solo alle ragazze e assolutamente disinteressato a costruirsi un futuro Insomma, il tipo di persona che lei detesta.
Ma è davvero così impossibile che due persone così diverse possano avvicinarsi? In una girandola di battibecchi, scontri e incomprensioni, tra parenti ficcanaso e fedeli amici, tesi da preparare e lezioni di francese da seguire, Lucia e Giulio si renderanno presto conto che non sempre l’altro è poi così diverso da noi e che, forse, la nostra anima nasconde un ritratto molto più bello di quello che noi preferiamo mostrare agli altri.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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XIV


Quel venerdì, l’appuntamento a casa mia era per le 21:00, ma alle 20:00 Andrea era già arrivato con una collezione di DVD che avrebbe suscitato l’invidia di qualunque cinefilo.
«Hai svaligiato una videoteca?» gli domandò perplesso Giulio, mentre controllava che il pollo stesse cuocendo.
Era arrivato intorno alle 18.30 e aveva insisto per aiutarmi a cucinare; all’inizio la sua presenza più che farmi piacere, mi aveva infastidita.
“Non lasciare entrare gli uomini in cucina, sono inutili” mi aveva ripetuto più volte mia nonna, ma io avevo esteso questa massima un po’ troppo antiquata e sessista a una più moderna e generica: “Non lasciare entrare nessuno in cucina, perché la gente porta solo guai”. Forse perché ormai ero diventata indipendente e non avevo problemi nel trovare quello che cercavo al primo colpo, detestavo vedere persone in giro mentre cucinavo.
Giulio doveva aver colto la mia ritrosia, perché aveva alzato le mani in segno di resa e «Mettimi alla prova: se non sono all’altezza, mi ritiro nel mio cantuccio e non ti disturbo.»
Contro tutte le mie aspettative, si era rivelato un ottimo aiuto-cuoco: non avevo avuto alcuna fiducia nelle sue abilità culinarie, perciò l’avevo relegato a tagliuzzare melanzane e zucchine; nonostante questo, non si era lamentato e anzi aveva completato i propri compiti in fretta e con precisione.
Intuendo i miei pensieri, Giulio aveva ridacchiato. «Sorpresa, eh?»
«Un po’» ero stata costretta ad ammettere. «Pensavo che...»
«Pensavi che, siccome in casa c’è Marita, io non fossi neanche in grado preparami un caffè, eh?» aveva riso soddisfatto.
Mi ero sentita arrossire. «Ok, sì, lo ammetto. Nella mia famiglia gli uomini sanno solo occuparsi del barbecue. E alcuni neanche di quello.»
«Quando ero piccolo i miei non c’erano mai e io passavo interi pomeriggi con Marita. Non mi piaceva stare fermo, perciò lei mi dava piccoli compiti: allora mi sembrava un gioco, invece con gli anni ho scoperto quanto quelle conoscenze mi sarebbero state utili, soprattutto con le ragazze» aveva strizzato l’occhio, complice.
Per tutta risposta, lo avevo ignorato e mi ero dedicata a grigliare le melanzane.
«Beh, non conoscendo i tuoi gusti e sapendo invece quanto Lucia possa essere rompiscatole, ho preferito portar tutto con me.» spiegò Andrea tirando fuori i vari DVD.
Sbuffai. D’accordo, Andrea non aveva tutti i torti. Ero una spettatrice difficile da accontentare, a differenza sua che avrebbe guardato qualsiasi cosa, purché ci fosse una storia d’amore.
«Non puoi dire però che poi tu sia mai rimasto deluso da una mia decisione» ribattei.
«Questo è vero.»
«Allora non ti lamentare» lo apostrofai compiaciuta.
«Ok,» si sfregò le mani «Cominciamo da una cosa semplice: miniserie o film?»
«Miniserie» risposi io, pronta.
«Film» scelse invece Giulio.
Andrea ci guardò entrambi sospirando. «Cominciamo bene, vedo.»
Alzai le mani: «Ok, va bene, decidete voi. Ma, mi raccomando, Andrea: niente storie d’amore.»
Andrea parve deluso: «Ma neanche un bacino piccolo piccolo?»
Lo minacciai con un cucchiaio «No. Neanche un baciamano!»
«Ma così elimini quasi la totalità dei film!»
«Sono sicura che con la vostra grande conoscenza del settore sarete in grado di scegliere il film più adatto alla situazione» commentai e tornai a dedicarmi alla macedonia.
«E io che pensavo fosse diventata un filo più dolce!» lo sentii sussurrare, ma non colsi la risposta di Giulio.
Claudia arrivò puntualissima alle 21:00. Indossava un bellissimo vestito bianco a fiori e aveva i capelli biondi legati in una coda: si sarebbe detto il ritratto della giovinezza e della gioia, se non avesse avuto uno sguardo così triste.
«Che buon profumo!» disse a mo’ di saluto, passandomi una scatola che conteneva una torta gelato, quindi il suo occhio cadde sul tavolino davanti al divano, dove giacevano ancora tutti i DVD di Andrea da cui, dopo un’ora di indecisione, non era stato ancora scelto cosa avremmo visto nella seconda parte della serata.
Fu Claudia a decidere per tutti: «E se vedessimo un film di Miyazaki?»
Se Andrea tra noi era l’appassionato di serie TV, Claudia era colei che ci aveva avvicinati all’animazione giapponese e in particolare al regista Hayao Miyazaki, che lei adorava.
Come avevamo fatto a non pensarci prima? A parte alcuni film, per lo più il regista si occupava di temi che con le storie d’amore in senso classico c’entravano poco, concentrandosi più sul rapporto tra uomo e natura.
«Penso di non aver mai visto nulla di suo» si lasciò sfuggire Giulio, quindi decidemmo di indottrinarlo con il titolo più acclamato e famoso del regista, nonché il nostro preferito: La città incantata.


Come nella migliore delle tradizioni, Andrea fu capace di commuoversi anche guardando le avventure di Chihiro.
«Non capisco che hai da frignare tanto» commentai sospirando.
«Ma… ma… come puoi rimanere impassibile davanti alla maturazione di Chihiro? E Haku che ricorda il suo vero nome e che l’aveva già conosciuta?» ribatté tirando su col naso, ancora con le lacrime agli occhi.
Lo guardai poco convinta, ma non dissi nulla.
«Secondo me, Andrea ha ragione: all’inizio Chihiro è un po’ infantile, ma durante il film matura tantissimo. La parte che preferisco è quella in cui stringe amicizia con Senza Volto. Giulio, tu che ne pensi? Ti è piaciuto?»
Giulio annuì entusiasta. «Molto, soprattutto i disegni.»
«Sono fatti a mano. Il sensei ha realizzato tutti i suoi film senza computer grafica» Claudia era felicissima di poter parlare del suo regista preferito e per l’occasione aveva messo da parte la sua abituale diffidenza verso Giulio.
«Davvero?» c’era una strana luce che gli brillava negli occhi e in quel momento ebbi la certezza che avevano trovato un argomento comune.
«Non mi dirai che sei gelosa?» mi bisbigliò nell’orecchio Andrea, seduto accanto a me; per tutta risposta, gli diedi una gomitata nello stinco e con un «Su, dài, vieni a darmi una mano!» me lo trascinai in cucina accostando la porta scorrevole per lasciare loro un po’ di privacy
«E chi l’avrebbe detto che quei due avrebbero avuto così tanto da dirsi!» commentò Andrea, sbirciando ogni tanto verso Giulio e Claudia che erano passati a parlare di manga e di stili di segno.
«Beh, a Giulio piace disegnare, anzi mi sorprende che non si sia mai avvicinato ai manga,» sorrisi sbirciando nella loro direzione: Claudia sembrava completamente a suo agio adesso e ogni tanto sorrideva persino.
All’inizio, Giulio non era stato molto convinto di unirsi a noi: “Vorrete stare tra di voi e io sarei di troppo,” mi aveva detto, ma Andrea aveva replicato che solo perché lui e Claudia al momento avevano una vita amorosa di merda, non significava che noi non dovessimo vederci per colpa loro. In un primo momento, neanche io ero sicura che quella serata avrebbe funzionato e invece era andata meglio di quanto avessi sperato.
«E tu invece come stai?» m’informai finalmente.
Andrea aprì la bocca per rispondermi, ma all’improvviso il suo cellulare squillò; guardò lo schermo e mi fissò incerto se prendere la chiamata o meno. Gli indicai il balcone e lui si lanciò di corsa all’esterno: a quanto pareva la situazione non era così tragica, e questo mi rallegrò.
Rimasta sola, finii di caricare la lavastoviglie, indecisa se fosse il caso di raggiungere gli altri due o lasciarli conversare tra loro. Ero ormai sulla soglia, quando mi resi conto di un dettaglio: non avvertivo più le loro risate e l’atmosfera si era fatta più seria.
«Noi uomini siamo fatti così. Non amiamo mostrare le nostre debolezze agli altri, soprattutto a chi vogliamo bene,» stava dicendo Giulio «quindi non pensare che sia colpa tua.»
Tornai indietro a mettere a posto qualche altra cosa, mentre Andrea sul balcone continuava a gesticolare a telefono. Pazienza, avrei trovato qualcosa da fare finché non fosse rientrato.


I ragazzi andarono via un’oretta dopo, molto più tranquilli e sereni. Andrea era rientrato dalla sua conversazione telefonica una mezz’oretta dopo, molto più felice di quanto fosse uscito. Per quanto avessi voluto, non gli feci pressioni: ero sicura che me ne avrebbe parlato lui stesso quando fosse giunto il momento opportuno.
«Mi spiace, avrei voluto darti una mano,» Claudia era davvero rammaricata «non mi sono accorta del tempo che passava.»
Risi: quando si trattava di manga e anime, Claudia perdeva la sua solita timidezza e poteva parlare per ore.
«Non avevo idea che Giulio disegnasse. Gli ho chiesto se gli va di mostrarmi qualche disegno. Sempre se a te non dà fastidio» aggiunse in fretta.
Scossi la testa, lanciando uno sguardo veloce a Giulio che, nel frattempo, aiutava Andrea a mettere a posto tutti i suoi DVD. «Perché mai? Anzi mi fa piacere che mostri i suoi lavori a qualcuno.»
«Sai, all’inizio ero un po’ in ansia, quando Andrea mi ha detto di voi due: ho temuto che si stesse prendendo gioco di te. E invece sembra un bravo ragazzo.»
Seguii la direzione del suo sguardo: uno dei DVD era finito sotto il divano e ci divertimmo a vederli contorcersi per recuperarlo. Avrei tanto voluto che mi raccontasse cosa gli avesse detto su Massimo, ma tenni la curiosità per me: di qualunque cosa avessero parlato, lei era molto più serena e questo era più che sufficiente.
Appena le porte dell’ascensore si chiusero, le braccia di Giulio mi cinsero da dietro. Lo guardai storto: «Aspetta almeno che chiuda la porta!»
Giulio sbuffò, ma mi lasciò andare quel tanto che bastava perché potessi farlo. Solo allora mi voltai completamente per guardarlo negli occhi, così chiari e limpidi. Alzai una mano, per scostargli una ciocca volante dalla fronte e sorrisi.
«Che c’è?» mi sorrise.
«Volevo ringraziarti. Per aver parlato con Claudia.»
«Che fai, mi spii? Sei gelosa?» mi prese in giro.
«No. Stavo per raggiungervi, ma poi mi sono accorta che parlavate di cose serie e sono tornata indietro; ma mi è bastato sentire un paio di parole per comprendere al volo l’argomento della conversazione.»
«È stata lei a chiedermi un’opinione e io le ho solo risposto.»
Scossi la testa: «Qualunque cosa tu le abbia detto, l’ha tranquillizzata moltissimo. Grazie.»
«Non devi ringraziarmi; anzi, sono io che sono in debito con te. La tua amica mi ha aperto un mondo.»
Risi. «Sul serio non hai mai letto un manga? Eppure un disegnatore, soprattutto appassionato di arte, dovrebbe conoscerli.»
«E invece è proprio così. Il disegno è una passione che, dalle scuole superiori in poi, ho sempre tenuto segreta, più a me stesso che agli altri. Quindi, ho sempre e solo disegnato senza confrontarmi con nessuno, neanche cercando informazioni in rete. Conoscevo i manga per sentito dire, ma non mi sono mai approcciato a loro con serietà.»
«Sì, ma i cartoni animati? Dragon Ball? Non puoi non aver visto almeno una puntata!»
«Ti sembrerà strano, ma no, non ne vedevo. I cartoni animati giapponesi, soprattutto quelli violenti, erano banditi a casa mia: i miei dicevano che erano diseducativi e inutili. Anche questi, li conoscevo, ma solo perché ne parlavano spesso i miei compagni di scuola: credo di aver visto solo un paio di puntate di Dragon Ball in tutta la mia vita.»
Non riuscii a fare a meno di pensare che aveva vissuto un’infanzia parecchio strana. E io che mi lamentavo della mia famiglia.
«Allora direi che è arrivata l’ora di recuperare il tempo perduto.»
«Sono d’accordo. Ma cominciamo da domani, che ne pensi?» mi propose avvicinando il suo viso al mio.
«Guarda che è già domani» sottolineai.
«Sei troppo puntigliosa, te l’ha mai detto nessuno?»
Stavolta non aspettò una mia replica perché mi baciò. Eravamo ancora sulla soglia di casa mia e mi trovavo bloccata fra la porta e il corpo di Giulio. Pur essendo fine giugno faceva così caldo da sembrare pieno agosto; eppure, ero sicura che il calore che in quel momento avvertivo aveva poco a che fare con il clima.
Ci eravamo baciati tante volte, in quei giorni ma, come la domenica precedente, dopo qualche minuto Giulio si era staccato da me, mi aveva dato un bacio sulla fronte e se n’era andato; non era più rimasto a dormire e se da una parte avrei voluto trattenerlo, dall’altra qualcosa dentro di me mi aveva bloccata. E Giulio se ne era accorto ancor prima di me.
All’improvviso il mio cellulare, abbandonato nel salotto, squillò. Fui presa così alla sprovvista che gettai un piccolo grido, ma Giulio non ci fece neppure caso. «Lascialo suonare…» sembrò quasi implorarmi.
Lo scostai di malavoglia. «Non posso, sono quasi le due. E se fosse successo qualcosa di grave?»
Corsi in soggiorno e recuperai il mio telefono dal divano: sul display apparve il numero di Andrea.
«Andrea?»
«Lu’? Tutto bene? Hai una voce strana…»
Mi schiarii la gola. «Sì, sì, tutto ok. Dimmi.»
Andrea parve titubante: «Scusa, non volevo allarmarti, solo… credo di aver dimenticato i miei occhiali da sole lì da te. Puoi controllare, per favore?»
Mi guardai intorno e, in effetti, li intercettai su una mensola.
«Eccoli, sono qui.» confermai recuperandoli. «Passi a prenderli adesso o te li restituisco lunedì?»
Ci pensò un attimo: «No, tranquilla, posso farne a meno per qualche giorno. Volevo solo la conferma che fossero a casa tua.»
«Ok. Sta’ tranquillo, ne avrò cura come se fossero miei.»
«Sei un tesoro!»
Ridemmo entrambi per qualche secondo, poi ad un tratto si fece serio: «Lu’, so che non sono affari miei, ma… non avere paura. Giulio è un ragazzo fantastico e ti adora. Buona notte.»
«Cosa? Come…?»
Non gli avevo mai raccontato mai nulla sulle mie praticamente inesistenti esperienze amorose passate né sugli sviluppi con Giulio, se si escludeva quel nostro scambio qualche giorno prima. Come aveva fatto a rendersi conto di quali fossero i miei timori in quel momento? Mi diedi subito della stupida: Andrea non era mica uno sprovveduto e aveva sufficiente esperienza in quel campo per riconoscere una ragazza alle prime armi anche da lontano.
Il mio migliore amico riagganciò senza degnarmi di un’ulteriore risposta e io rimasi a fissare lo schermo spento del mio cellulare. Andrea aveva ragione: cosa temevo? Giulio mi voleva bene e dovevo avere fiducia in lui. Il cuore iniziò a battermi all’impazzata ricordando le sue mani che mi accarezzavano.
«Chi era?»
Mi voltai di soprassalto.
«Andrea. Ha dimenticato questi» gli mostrai gli occhiali da sole e lui rise.
«Passa a prenderli adesso?»
«No, glieli porto lunedì all’università.»
Da qualche parte un orologio batté le due; negli occhi di Giulio leggevo il desiderio che provava per me, ma lo stesso rimase lì, fermo, lasciando a me la scelta.
“Lo sai che non tutti gli uomini sono uguali, vero?
Mi avvicinai a lui e gli sorrisi: «Allora, che cosa stavamo dicendo?»
Invece di rispondermi, lui mi attirò a sé. Sentivo il suo cuore battere alla stessa velocità del mio e capii che, in fondo, era agitato quanto me.
«Chiudi gli occhi» mi sussurrò in un orecchio e un brivido mi corse lungo la schiena: non sentivo più le ginocchia e, se non fossi stata tra le sue braccia, non avrei potuto reggermi in piedi. «Non aver paura ci sono io con te.»
Obbedii e, come sempre, l’immagine di mia sorella tornò a farmi visita. Questa volta, però, c’era qualcosa di diverso: il suo volto non era più quello immobile e cinereo che avevo visto in quell’ospedale dodici anni prima, ma quello della ragazza gentile e amorevole che mi consolava quando mia madre mi rimproverava. “Sta' tranquilla” sembrava volermi dire il suo sorriso sincero “Andrà tutto bene.”
Giulio scese con lentezza a baciarmi una spalla e un sospiro di piacere uscì fuori dalle mie labbra. E, in quel momento, qualcosa in me si sbloccò come se, con quel gesto, avessi buttato fuori la paura e la tensione. Anche Giulio dovette accorgersi in qualche modo del cambiamento che era avvenuto dentro di me, perché i suoi movimenti si fecero sempre più audaci e i miei respiri divennero sempre più affannosi. Lo desideravo. Così tanto che mi faceva quasi male.
All’improvviso mi sollevò tra le braccia si diresse verso la mia camera.
Quando mi depose con delicatezza sul letto e mi guardò, gli sorrisi e con le dita tremanti cominciai a sbottonargli i primi bottoni della camicia. Giulio sembrò apprezzare quel gesto, perché mi fece uno di quei sorrisini che tanto che mi infastidivano, ma che quella notte trovai incredibilmente sexy, e riprese a baciarmi con molta più foga.
Chiusi di nuovo gli occhi e lasciai che quelle sensazioni entrassero in me come una marea e mi sommergessero del tutto: ormai, non avevo più paura.


Nota dell’autrice
Sono più che sicura che, arrivati a questo punto, molti di voi avranno pensato che avrei descritto la prima volta di Lucia e Giulio. Bene, mi spiace dirvi che questa scena non ci sarà.
In realtà, anche io avrei tanto voluto inserirla, quella scena: dopotutto, questa è la storia della crescita di due persone e del legame che le lega e anche questo aspetto fa parte dell’evoluzione del loro rapporto. Il motivo per cui non l’ho inserita non dipende né da una certa forma di pudore da parte mia, né da imbarazzo; banalmente, sono stati i personaggi a non volerlo. Vi giuro che ho provato più volte a mettermi al pc a scriverla ma, ogni volta che ci provavo, Lucia si rannicchiava su se stessa e Giulio mi chiudeva la porta in faccia, quasi fisicamente.
Dopo vari tentativi, ho desistito: forzare la mano avrebbe potuto anche funzionare, ma se i tuoi personaggi non collaborano, so per esperienza che la storia risulta finta e artificiosa. Per questo motivo, ho deciso di lasciar perdere e lasciare che il lettore immaginasse da sé come si sarebbe svolta la loro prima volta e Giulio e Lucia sono perfettamente d’accordo con me.
   
 
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