Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: shana8998    01/02/2020    2 recensioni
Hannah è una studentessa modello. Una di quelle ragazze super intelligenti che non gode di alcuna popolarità nella sua scuola.
E' terribilmente infatuata di Justin Kohl uno dei ragazzi più ambiti della scuola che però la ignora totalmente.
Ma Justin non è l'unico ad essere popolare ed ambito alla Briar. Garret Graham un altro sportivo della Briar , è quel tipo di ragazzo senza nessun ritegno morale , uno sciupa donne viziato ed arrogante capitano della squadra di Hockey.
Dopo l'ultimo esame andato pessimamente per lui, Garret si troverà costretto a chiedere aiuto alla "secchiona" non che sconosciuta Hannah. Così stabiliscono una sorta di patto. Lei sarà la sua tutor per tutto l'anno mentre lui fingerà di essere il suo ragazzo , così da attirare l'attenzione di Justin. Ma qualcosa va storto e quella finzione fra i due non sembra più così falsa.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                        Hannah
 Sono sicura che fra tutti gli strilli di mia madre, mi sia arrivata alle orecchie solo la frase: "Cambiare liceo."
E' arrivata da Brookline a Boston in giornata , cosa non da lei , piombando in ospedale esattamente un attimo prima che arrivasse Garret.
L'ho chiamato in tempo per fargli sapere che non doveva venire a prendermi ed il fatto che sembrava quasi sollevato, mi ha dato fastidio lo ammetto.
Mia madre guida come una pazza lungo  N. Grove Street.
 E' più che certo dal suo volto furente che non ci sarà verso di farle cambiare idea.
-Dio , non voglio cambiare liceo. La mia vita è li , a Boston . Ho i miei amici li.-. Protesto lo stesso, così, solo per farle sapere la mia.
-Amici?.-. Le due piccole rughe attorno alla bocca le si fanno più marcate.- Non credo che degli "amici" , tenterebbero di stuprarti dopo averti drogata.-. Ringhia e le nocche delle sue mani attorno allo sterzo si fanno bianche.
Stuprarmi. E' questo che ha fatto Kohl quella sera.
Ritiro un sospiro.
Ok, forse no. Non è questo che farebbe il tuo miglior amico. Ma Kohl non è un amico , è solo un pezzo di merda come molti altri.
La mia preoccupazione ha ben altro nome e direzione. Garret Graham. Cazzo non posso abbandonarlo così. Senza salutarlo, senza dirgli nemmeno addio.
-Non conosco i ragazzi che mi hanno...fatto le cose che dici tu. -. Butto lo sguardo al di la del finestrino.
-Peggio! Non so se dare la colpa solo a loro oppure credere che sia tutta colpa tua.-.
Le spalle si distendono per la sensazione di rassegnazione passiva che porto addosso.
-Torneremo a casa. Chiuso. Non rivedrai mai più quel posto ne quella gente.-.
Ho le lacrime. Ma mi rifiuto di farmi vedere così da lei. Per principio.
-Lasciami almeno riprendere le mie cose.-. Le dico dopo minuti asfissianti di silenzio.
Svolta per una strada adiacente a quella che stavamo percorrendo e so che la direzione è quella che porta alla Briar.
Ma la mia auto è fuori casa di Justin.
Sono certa che è rimasta lungo quel vialetto per tutta la mia permanenza in ospedale , a fissare quella maledetta villa al posto mio.
-Prendi Russel Street.- Mia madre non chiede nulla e sterza in quella direzione.
Credo che sia talmente scioccata , che qualsiasi cosa le avessi detto di fare prima di ripartire  l'avrebbe fatta , pur di portarmi via in fretta da li.
Quando raggiungiamo il piccolo tratto caseggiato la vedo.
E' rimasta per metà dentro al vialetto di Justin. Ho uno spasmo quando i miei occhi si posano sul bianco della villetta dal tetto verde petrolio.
-Che ne faremo di quella macchina?.-. Mi volto appoggiando una guancia al poggiatesta del sedile.
Mia madre si acciglia. -Come che ne faremo? Manderò qualcuno a riprenderla.-. Gracchia.
Sospiro. Anche quell'ultimo stupido tentativo di prolungare la mia permanenza a Boston, è fallito.-Ok aspettami qui .-.
Scendo. Mi tremano le gambe.Sfilo le chiavi dalla tasca della mia felpa e la infilo nella serratura posteriore dell'auto. Quando l'anta del porta-bagagli si solleva , l'odore della tappezzeria mi travolge. Ho brividi ovunque. Mi sembra passata un'eternità da quell'odore che sa di quella sera, e la  maledetta sensazione che mi ha lasciato è quella del disgusto e della delusione, che avverto nitide tutt'ora ..
Mi rendo conto solo adesso che sono stata una perfetta idiota.
Garret ha ragione. Non sono il genio che voglio far credere. Non ho proprio nulla di intelligente se non la particolarità di saper memorizzare nozioni scolastiche, molto in fretta. Ma dubito, che questo poi nella vita vera mi possa essere d'aiuto.
Afferro il borsone e ci rimetto dentro alcune magliette sparse e qualche paio di scarpe che ho dimenticato li  dopo le ore di ginnastica alla Briar.
Mentre lo faccio , la ragnatela della mia coscienza , incomincia a disegnare linee perfette . Sto per lasciare la Briar e questo posto.
Abbasso la portiera e raggiungo quella del lato passeggero , con il borsone a tracolla.
Sul sedile il foglietto con l'indirizzo di questa maledetta casa che ho alle spalle.
"Ci divertiremo da pazzi" 
Non avevo mai fatto caso alla scritta in nero , sul retro. 
"Ci divertiremo" Ripeto sarcasticamente dentro me.
Accartoccio il pezzo di carta e lo getto a terra.
-Finalmente ho il piacere di conoscere la proprietaria di quest'auto.-. Una voce  sconosciuta mi arriva alle spalle.
Quando mi volto una donna snella in gonna bianca e camicetta , appare davanti a me , passandosi una mano fra i suoi folti capelli ricci e biondissimi.
-Mi dispiace di averla lasciata qui. Mi sto trasferendo , la faremo portare via al più presto.-.
Vedo l'immagine di mia madre alle spalle della donna , apparire sporgendosi per una gamba dall'auto.
Ha l'aria preoccupata e forse anche io adesso ho la stessa espressione in volto.
-Più che sapere di chi fosse l'auto.-. Fa una pausa , avvicinandosi di qualche passo.-Volevo vedere la faccia della ragazza che ha ordinato di massacrare a sangue , mio figlio Justin.-.
Spalanco gli occhi : "Ma di che diavolo parli amica?!"
-Non so di cosa stia parlando...-. Mi trema vertiginosamente la voce.
-C'è qualche problema?-. Mia madre con i suoi capelli castani arruffati per l'umidità , e l'aria da donna normalissima di periferia, si affretta a raggiungermi stretta nel suo parka primaverile.
Arriva a me e mi stringe come se stesse proteggendo una bimba di tre anni .
Le due donne si lanciano l'occhiataccia peggiore che io avessi mai visto.
-A bene, e c'è anche la mamma. Ma che bello.-. E' acida come uno yogurt scaduto.
-Sua figlia.-. Guarda le punte delle sue decoltè tacco tre -Ha ordinato ad un compagno di classe di pestare a sangue mio figlio.-. Alza gli occhi blu, fierissima di aver detto quelle parole.
Dio, ma tutto questo è surreale. Io cosa avrei fatto? E poi a chi avrei...
Lampante mi vine in faccia il flash del viso di Garret.
-Credo che lei si stia sbagliando di grosso. Mia figlia Hannah non è quel tipo di persona. Non farebbe mai una cosa del genere.-.
-Ah no?.-. La donna sfila il suo grosso palmare da una borsetta trapuntata bianca ed oro che le dondola su un fianco.
Scorre con il dito , pigia , poi scorre ancora . 
-Però è in grado di fare questo.-. Porge l'aggeggio a mia madre che in questo momento ha il volto spritato. Tutt'altro posso dire della faccia di merda di questa tizia in tajer bianco, che le sta letteralmente sorridendo addosso compiaciuta.
Gli occhi di mia madre Gretha , si fanno gonfi di lacrime.
-Non guardare mamma...-. All'istante mi sento la persona più meschina di questo mondo. 
La donna mi fissa nelle iridi con aria vittoriosa .
Strappo il telefono dalle mani di mia madre sbattendolo sul petto della bionda. 
-Adesso basta. - Ringhio. Siamo occhi negli occhi e , no non mi fai paura. -Non vede che è già traumatizzata per quello che è successo? Che motivo ha di farle vedere quel maledetto video!.-.
Fa un passo verso me e sono costretta a sollevare il mento per ritrovare i suoi occhi.
-Ragazzina. Tua madre merita di vedere per quali sconcezze mio figlio si sta facendo una settimana di pronto-soccorso.-. Torna a mesticare con il palmare , finché non mi mostra una foto.
Ritrae Justin. Ha gli occhi tumefatti , ed un profondo solco sul naso . Sua madre mi dice che ci sono voluti due punti per ricucirgli i lembi di carne in quel punto.
Ha anche una costola rotta e vari ematomi sul resto del corpo.
Mi viene da vomitare mentre guardo quell'immagine. Primo , perché ho rivisto quella faccia di merda dopo quattro giorni e secondo perché penso al fatto che Garret potrebbe esserne stato l'artefice .
Del fatto che abbia la faccia smaciullata di pugni , non me ne frega nulla.
Tiro su un bel po' d'aria e decido in un gesto d'impulso, di tirarmi sulla pancia la felpa.
La donna mi fissa l'addome e mentre lo fa le sue palpebre fanno uno scatto repentino verso l'alto.
Mia madre si copre la bocca di riflesso con il dorso di una mano per cercar di non piangere, mentre sposta lo sguardo alle piante che si ergono dietro le sue spalle.
-Vedi questi graffi , questi lividi? Tuo figlio insieme ai suoi amici.-. Ho difficoltà a parlare perché la voce mi trema troppo, nella gola -Mi hanno provato a violentare...-.
Il viso della donna si tira in un'espressione nervosa.
-Be , per come ti stavi facendo , forse sei stata proprio tu a chiederglielo , ma sicuramente non lo ricordi.-. 
Perdo un battito e resto così , immobile ,  paralizzata da quelle parole.
-Questo non te lo permetto!.-. Il braccio di mia madre disegna una curva perfetta , veloce come una saetta  il suo pugno becca in pieno il viso della bionda. La donna incespica all'indietro cadendo di sedere.
-Mamma!.-.
-Mia figlia non è una sciaquetta. Tuo figlio è come suo padre Sue, fattene una ragione.-.
Colpita da una sorta di schiaffo , la mia coscienza riemerge prepotente. Conosce il suo nome?
 Quegli occhi. 
Sono di nuovo su quel letto , Justin ed i suoi amici mi stanno spogliando di nuovo. Ma adesso so di chi sono gli occhi che sogno da quattro giorni.
Guardo mia madre. Ha un'espressione colpevole addosso.
Mi ha mentito. Mi ha nascosto quella remota possibilità che avevo di sapere chi fosse l'uomo che mi ha violentata , perché diamine lei ha chiamato questa donna per nome dicendo che Justin è come suo padre e cazzo ! Mamma perché...
-Hannah aspetta.-. 
NO. Non voglio sentire un'altra mezza parola. Raccolgo il mio borsone che ho lasciato scivolarmi dalla spalla mentre la madre di Justin appariva nel cortile, sfilo la chiave dallo sportello passeggero e mi infilo dentro l'auto , scavalcando di sedere il sedile.
-Hannah , ascoltami.-. Gretha batte ripetutamente pugni sul mio finestrino. Serro la chiusura di tutti e quattro gli sportelli e metto in moto.
Premo così forte in retromarcia il pedale dell'acceleratore, che mia madre è costretta a fare diversi passi indietro.
Imperdonabile. Questa è la parola con cui descriverei questa sua scelta.
Guardo nello specchietto sulla mia testa l'immagine delle due donne sparire lentamente.
Piango nel più doloroso dei silenzi mentre le guardo , privandomi anche del diritto di urlare tutto il mio dolore. DIO , fa un male boia! 
Ho voglia di andare solo in una direzione. Casa di Graham.
Guido perciò come una disperata a ritroso verso la Briar e poi ancora qualche isolato dopo , verso il suo dormitorio.
Quando arrivo non  mi do nemmeno il tempo per capire se lui è in casa oppure no. Busso ripetutamente , così tante volte che la donna delle pulizie , quando mi apre la porta mi impreca in faccia qualcosa in portoricano con una vistosa smorfia eloquente stampata addosso.
La sorpasso a passo di elefante e poi mi fiondo sulle scale che portano all'area notte.
Arpiono la maniglia. 
-Graham.-.
E' sdraiato sul letto e si stringe l'addome all'altezza della pancia. Ha tagli ovunque e un vistoso livido gli copre uno zigomo.
La terra mi sembra sbriciolarsi sotto la suola della mie scarpe.
Nel momento in cui i suoi occhi si incrociano con i miei , capisco tutto.

                                                                                Garret
Hannah è piombata in camera mia senza alcun preavviso ed io non ho potuto far altro che farmi vedere in questo stato pietoso.
Ho trovato Justin. Proprio ieri sera mentre tornavo dall'ospedale , ho incrociato quella riccissima testa di cazzo che stava ordinando un panino al Perrot.
Oh , è stato davvero troppo invitante quel momento , per demordere dalla mia idea di spaccargli il culo.
Perciò , ho aspettato che afferrasse quella dannata bustina bianca con il suo maledetto triplo chees-burger e che si dirigesse nuovamente verso la sua auto. Poi l'ho fermato. Non ho avuto nemmeno bisogno di pensare una scusa , mi è bastato afferrargli una spalla e nel momento in cui si è voltato gli ho tirato un sonoro pugno sul naso.
L'ho trascinato dietro una siepe praticamente attaccata alla sua auto e li ho terminato il mio pestaggio. Peccato che il pezzo di merda aveva un taglierino con se e me lo ha sparato dritto nell'addome. Cazzo , ora sto soffrendo come un cane. 
Non sono andato all'ospedale. Avrei incrociato Hannah o sua madre li dentro e poi se mio padre venisse a conoscenza di questa storia mi toglierebbe di mezzo con le sue stesse mani. Comunque il problema principale ora è Hannah. Come gli spiego che ho massacrato di botte il suo amato giocatore di football perché l'ha provata a stuprare?Se questa mattina avevo lodato Dio per l'arrivo fortuito di sua madre ora , non so proprio che santo pregare.
-Garret...-. Solleva appena le labbra per pronunciare il mio nome mentre si avvicina al bordo del materasso.
Ha l'aria sconvolta e sono certo che riesca a sentire l'enorme schianto nel mio petto che mi spacca il cuore come un'anguria. La sto facendo preoccupare e lei non merita questo.
Mi sollevo a fatica sui polsi.
-Hannah , io...-. Le voglio spiegare perché sono ridotto così e sottolineare che non è colpa sua. Niente di tutta questa storia è colpa sua. 
-Sei stato tu a massacrare Justin. Vero?.-. Ha profondi tagli umidi sulle guance ma vengono coperti subito da nuove lacrime. Hannah stava piangendo anche prima di arrivare da me.
Abbasso lo sguardo colpevole.
-Ho sbagliato.-. Dico con difficoltà perché la ferita tira e fa male.
-Sei ferito-. Esclama fiondandosi sul materasso.
-Non è niente.-. Stringo i denti.
Le dita sottili di Hannah mi scoprono la pancia. Sono gelide , oppure ho la febbre.
Ho messo un ampio cerotto quadrato li dove c'è il taglio , ed una chiazza rossa lo ha macchiato al centro espandendosi a vista d'occhio.
Gli occhi di Hannah rimbalzano sulla mia faccia. Mi manca l'aria.
-Devi farti vedere Garret.-. 
Lo so. Devo , perché quella dannata ferita sta facendo infezione e presto finirò peggio di così.
All'improvviso il cellulare sul comodino incomincia a vibrare.
Hannah lo prende: -E' un numero d'ufficio.-.
Mi mostra il display.
Mi trema il braccio quando lo allungo per rispondere. Metto il viva-voce e mi ridistendo sul cuscino, dato che solo quel movimento mi è costato un'altra merdosa fitta che mi ha tolto il fiato.
-Pronto?.-.
-Parlo con Garret Graham? Sono l'avvocato di Justin Kohl, Cutis Bernabie..-. Fa una pausa.
-Si mi dica.-.
-Lei è indagato come unico possibile artefice del pestaggio avvenuto ieri in River Parck , ai danni del mio assistito Justin Kohl..-. Fa una seconda pausa. -Pertanto dovrebbe chiamare un suo legale e decidere un incontro in cui le due controparti descriveranno l'accaduto.-.
Ecco. Ho rovinato tutto in un pomeriggio.
So già cosa vuol dire tutto questo. Mi cacceranno dalla Briar e mio padre mi manderà nel West Side come promesso se non avessi mantenuto il mio posto nella squadra di Hockey, e tutto ciò ,perché mio padre è Phil Graham niente po' po' di meno che il primo crossista nella squadra di Hockey, il primo nella storia dei crossisti, e il pluricampione nella Frozen Four nonché comproprietario della Briar stessa. Ciò vuol dire che se questa storia finisce in tribunale , io sono fuori.
Mio padre è responsabile di tutti i miei fondi monetari , dei miei conti in banca , di tutto. E , fortuna delle fortune è anche l'uomo più freddo che questo schifo di mondo poteva sputare fuori.
-Ok. Chiamerò il mio legale e le farò sapere.-.
-Bene. Le auguro una buona giornata.-.
Spengo il telefono.
-Merda!.-. Ruggisco dando un pugno al materasso.
-Vedrai che andrà tutto bene...-. 
-Non andrà bene un cazzo. Mio padre ...Ahh lascia perdere..-. Mi sollevo e mugolo per il male che provo.
Guardo Hannah  in volto per accertarmi che non ce l'abbia anche lei con me. Ma ha lo sguardo spento , triste. 
Si solleva dal materasso e raggiunge il mio armadio. Sfila una felpa.
-Non vado da nessuna parte se prima non mi dici perché sei piombata qui.-.
Mi lancia la felpa sulle gambe.
-Per lo stesso motivo per cui quell'avvocato ti ha chiamato.-.
-Hai parlato con Justin?.-. Schizzo sull'attenti.
-No. Con sua madre e ...con la mia.-.
Proprio in quel momento le arriva una chiamata.
-Pronto ?.-.
Dal microfono del cellulare escono le stesse parole che ho sentito dire un attimo prima da quel Bernabie o come diavolo si chiama, solo che questa volta credo sia la mamma di Hannah a parlare.
Quando riattacca la sua espressione è eloquente.
Passeremo dei guai. Ne sono certo.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: shana8998