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Autore: destiel87    01/02/2020    4 recensioni
Rivisitazione della classica favola disney, con Azraphel nella parte di Belle, e Crowley in quella della bestia.
Più dark e sensuale rispetto all'originale, ma sempre ricca di divertimento, romanticismo e magia.
Il cast:
Gabriele è Gaston
Madame Tracy è la teiera
mr. Shadweel è l'orologio
Newt è il candelabro
Adam è Chicco
Il cane è il cane
E Anatema nella parte della sorella di Azraphel, una stravagante inventrice.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: The lover
 
Lesti arrivarono gli eroi, sguainando le spade e caricando i fucili.
Sfondarono la porta del castello, entrando nell’antro del demonio.
Crowley era sulla torre, ad osservare immobile la sua disfatta.
Ma ormai, non gli importava più.
Azraphel se ne era andato, e con lui, l’ultima speranza.
Il suo destino sarebbe stato legato a quel castello, per sempre.
Mutato per l’eternità in un mostro, solo con i suoi fantasmi.
Decise che la morte, sarebbe stata un agonia ben più dolce.
Morire combattendo, nel sangue e nel dolore, come il cavaliere che un tempo aveva sognato di essere, questo sarebbe stato il suo destino.
“Entrate dunque, venite a prendermi, vi stò aspettando…” Sussurrò alla notte, stringendo la sua spada.
Non molto lontano, due fratelli lottavano contro il tempo, cavalcando verso la battaglia.
Un timido candelabro sorrideva, stretto nelle mani di una fanciulla. Nonostante le ferite e le lacrime, nonostante i capelli tagliati e le vesti strappate, era la più bella che avesse mai visto.
Anzi, forse proprio per quello. Poiché il coraggio nei suoi occhi, la faceva brillare come le stelle sopra di lui.
Nel castello, una madre nascose il figlio, e un vecchio orologio guidò alla carica un esercito di servitori maledetti.
“Difendiamo il castello, amici miei! Difendiamolo con tutto ciò che abbiamo, con noi stessi se necessario. E se la morte giungerà oggi, che non ci colga nascosti ed impauriti!”
Due eserciti si scontravano adesso, mossi da odio e paura, divisi da una linea così sottile, da essere quasi impercepibile.
 Un eroe solitario, saliva le scale, cercando il suo nemico in uno specchio nero.
Quando finalmente raggiunse la torre, sotto la pioggia trovò ad aspettarlo il demone, reggendo una lunga spada argentata.
“Eccoti dunque morte, sei venuta a prendermi?” Sussurrò Crowley,  sollevando la spada.
“Affrontami, vediamo se sarà il mostro o l’eroe a morire stanotte!” Urlò, facendo un passo avanti.
“Non temere, la tua testa domani sarà appesa alla mia parete! Le donne urleranno di fronte alla tua orrida vista, gli uomini esulteranno, i bambini ti scaglieranno contro le pietre.”
Crowley sorrise, pregustando la battaglia.
Poi d’improvviso, qualcosa lo bloccò.
Per un momento i suoi occhi si posarono sullo specchio, ed il suo cuore si fermò.
Gabriele stava studiando le sue mosse, come un cacciatore osserva la sua preda.
Ben presto si accorse del mutamento del suo viso, dello sguardo pietrificato alla vista dello specchio.
“Oh questo?” Esclamò sollevandolo. “Un regalo di Azraphel. Oh sapessi come piangeva, mentre mi implorava di venire ad ucciderti.”
“No… Non può esser vero.”
Gabriele scoppiò a ridere. “Povero illuso! Pensavi davvero che lui ti amasse? Come potrebbe mai amare un mostro come te…”
Crowley abbassò lo sguardo, ripensando a quell’unica volta in cui lo aveva stretto tra le braccia.
No, non poteva essere vero, pensava, non poteva averlo tradito, eppure…
“E’ stato davvero un peccato, doverlo uccidere…”
A quelle parole, il suo respiro affannoso si tramutò in un urlo.
“Non ho avuto scelta, era dannato ormai.” Disse con finto rimpianto, osservando compiaciuto lo sguardo atterrito del demone. “Davvero uno spreco, aveva un così bel corpo. Soprattutto quando era nudo sotto il mio! E come urlava mentre lo prendevo…” Sorrideva ora Gabriele, divertito dal dolore che stava provocando nel suo nemico.
La gelosia, lo stava consumando.
La rabbia, lo stava consumando.
E voleva con quelle stesse armi consumare lo spirito del suo avversario, renderlo debole, per poterlo abbattere.
Crowley si lasciò cadere in ginocchio, sopraffatto dal dolore.
Possibile che l’unica persona che avesse mai amato, lo avesse tradito in modo così crudele?
Possibile che fosse morto?
Immaginò il suo corpo tra le fiamme, le sue urla di dolore, e violente lacrime strariparono dai suoi occhi.
Gabriele sorrise, e sollevò il fucile, puntandolo dritto verso il suo torace.
Crowley lo afferrò con le mani, puntandolo dritto al suo cuore.
Nell’attimo prima che il dito premesse sul grilletto, gli occhi del demone incrociarono quelli di Azraphel.
Lo vide correre verso di lui, urlando il suo nome.
Nell’attimo in cui Gabriele premette il grilletto, Crowley si spostò.
La pallottola lo colpì a pochi centimetri dal cuore, e dal suo petto nudo iniziò a sgorgarne il nero sangue.
“Che cosa hai fatto Gabriele?” Urlò Azraphel, spingendolo via. “Sei un mostro!”
Poi corse da Crowley, sollevandolo dalla pietra, e portandoselo tra le braccia.
“Oh caro caro… Mi dispiace, mi dispiace così tanto…” Gli disse, stringendolo al suo petto.
“Azraphel… Sei vivo… Sei tornato da me…” Sussurrò il demone, mentre un filo di sangue scendeva dalla sua bocca.
“Certo che sono tornato…” Disse baciandogli la fronte.
Gabriele, era furioso, pazzo di gelosia.
“Come puoi amare una bestia?” Urlò, prendendolo per il braccio e facendolo sbattere contro la parete della torre.
Poi gli strinse la mano intorno al collo, stringendo con tutta la forza che aveva. “Come puoi non amare me?” Lasciò cadere il fucile, e avvolse con entrambe le mani il suo collo, desiderando di poterlo spezzare come il ramo di un albero. “Se non vuoi amare me, allora non amerai nessuno!”
Le labbra di Azraphel erano blu, ed il suo viso pallido come la luna.
Sentiva come se il petto gli stesse per scoppiare, mentre cercava affannosamente di respirare.
D’improvviso, sentì qualcosa di metallico e pungente, che gli puntava contro lo stomaco.
Gli occhi di Gabriele si spalancarono, tossì sangue, e si accasciò a terra agonizzante.
Dietro di lui, Crowley estrasse la spada dal suo torace, poi ricadde a terra.
Per un breve momento, l’eroe, la bestia ed giovane innamorato, restarono sospesi in un limbo tra la vita e la morte.
Stesi a terra sotto la pioggia, nell’alta torre di quel castello maledetto, cercando con tutte le loro forze di sopravvivere.
Gabriele spirò per primo, gli occhi ancora spalancati verso il cielo, ed una smorfia di dolore sulle labbra.
Azraphel cercò con la mano quella di Crowley, fino a stringerla.
Non riusciva a muoversi, non riusciva nemmeno a parlare.
Lo cercò con lo sguardo, lo vide sorridere, sentì le sue dita che si incastravano tra le proprie, prima che i suoi occhi si chiudessero.
L’ultimo petalo della rosa cadde, danzando nell’aria, mentre Azraphel pronunciava le uniche due parole in grado di salvare il demone.
“Ti amo…” Sussurrate appena, nel fragore della notte.
Lentamente, il sangue sotto il corpo di Crowley, iniziò a muoversi da solo, creando un cerchio intorno alla sua figura.
Azraphel si sollevò un poco, notando che dentro al cerchio si stava formando una forma di stella, che già aveva veduto nei libri del demone.
Rune antiche create con il sangue, si incastravano tra il cerchio e la stella.
Quando il disegno fu completo, un denso fumo nero si sollevò dentro il cerchio, avvolgendo il corpo di Crowley.
Azraphel dovette ritrarre la mano, poiché il fumo scottava come il fuoco.
A lungo la vista della bestia gli fu celata, fin quando il fumo cominciò a diradarsi nel vento, lasciando il corpo nudo di Crowley sotto la pioggia.
Non aveva più le corna, e le sue gambe erano umane.
Crowley tossì, tremando dalla testa ai piedi.
Azraphel si trascinò verso di lui, prendendogli il viso tra le mani.
L’altro aprì gli occhi, non più ambrati, ma del colore dell’erba.
“Sono morto, e questo deve essere il paradiso… Non credevo che mi avrebbero amesso.”
“O forse sono morto io, e questo è il mio paradiso…”
“No, se così fosse sarebbe pieno di libri!” Esclamò sorridendo Crowley, sollevandosi un poco da terra.
Azraphel rise, aiutandolo a mettersi a sedere.
Crowley si guardò incredulo le gambe, poi si toccò la testa, andando a cercare le corna.
“Io… Sono umano… Azraphel hai visto? Non ho più le corna!”
“Si caro, ho visto. Sei bellissimo…”
“Dici davvero? Non mi prendi in giro?”
“Non potrei mai, non vorrei essere frustato!”
Questa volta fu Crowley a scoppiare a ridere.
“Però mi dispiace per i tuoi occhi sai? Gli amavo così com’erano.”
Fu in quel momento che Crowley realizzò cosa era successo.
“Tu mi ami… E’ per questo che la maledizione si è spezzata.”
“Come? Non capisco caro..”
Crowley gli prese il viso tra le mani, baciandolo in un impeto di passione.
Azraphel non si mosse, lasciandosi baciare, stringendolo più forte tra le braccia.
Era bello sentire il suo corpo contro il proprio, le sue mani tra i capelli, le sue labbra bagnate che si chiudevano e si aprivano, assaporando la sua bocca.
Si staccò un attimo, ancora ansimante per l’eccitazione.
“La rosa… Era maledetta!” Disse Crowley. “Ma tu hai spezzato l’incantesimo, e mi hai reso libero…”
“Credevo di essere io il prigioniero…”
“Lo eravamo entrambi...”
“Quindi per ridarti la tua umanità, dovevi riuscire a farti amare da qualcuno?” Chiese Azraphel curioso.
“Si… Ma non è solo questo… Dovevo riuscire ad amare qualcuno anch’io.”
“Pare proprio che tu ci sia riuscito allora…”
“Pare proprio di si…”
Azraphel arrossì appena, prima di dargli un timido bacio.
Non molto distante nel castello, una madre riabbracciò il suo bambino, ed un cane leccò il viso del suo padrone.
Una bella cameriera si provava le stoffe che per tanto tempo aveva solo potuto creare.
Un maggiordomo con i baffi si ammirava allo specchio, controllando che non gli fosse spuntato un terzo capezzolo.
Un po’ più vicino, una fanciulla urlava, e un giovane alto e magro, cercava qualcosa con cui coprirsi, mentre la ragazza gli lanciava una lampada.
“Mademoiselle la prego! Posso spiegare!” Urlava il ragazzo, coprendosi la testa.
“Chi siete voi? Che è successo?” Esclamò lei, sistemandosi gli occhiali.
“E’ una lunga storia… Posso raccontarvela di fronte ad un bicchiere di vino magari?”
“Prima però rivestitevi!” Disse lei, coprendosi gli occhi, e sbirciando nelle fessure tra le dita poco dopo.
Nel frattempo, gli abitanti del paese erano ritornati alle loro case, salvi, ma non tanto sani.
Decisero di lasciare quelle faccende al signore, e di tornare ad occuparsi delle loro.
Dopotutto, finché la bestia se ne stava chiusa nel suo castello non avrebbe fatto del male a nessuno, ed iniziava ad essere l’ora di impastare il pane e mungere le mucche.
Quello non poteva mica farlo il signore.
Soprattutto se era già impegnato a dar battaglia al demone.
Si, il sole stava per sorgere ed il paese per tornare alla sua normalità.
 
 
Due settimane dopo
 
“Pietà padrone!” Urlava Azraphel, a pancia in giù sul letto, completamente nudo.
“Gli schiavi non meritano pietà!” Esclamò Crowley, colpendolo sulla schiena con il suo frustino.
“Vi prego padrone, mi fate male!” Gemeva Azraphel, dimenandosi e stringendo le lenzuola.
Crowley lo colpì sulle natiche arrossate, facendolo gemere. “So’ che hai rubato tu l’argenteria!”
“Lo giuro padrone, non l’ho fatto!” Disse Azraphel, voltandosi con gli occhi supplichevoli.
“Menzogne! Meriti di essere punito!” Così dicendo, lo colpì ancora sulle natiche, gustandosi i suoi lamenti, mentre accarezzava la sua erezione. “Pagherai con il tuo corpo, per le colpe commesse!”
“Oh no, vi prego, sono ancora vergine!” Gemette l’altro, voltandosi a guardare il corpo nudo e sudato di Crowley, che si piegava sul suo.
“Non per molto ancora! Ti farò pentire amaramente per tutti i dolcetti che hai rubato dalla cucina!” Esclamò, poi prese un po’ di panna e gliela spalmò sulla schiena e sui fianchi, che subito si precipitò a leccare, mordendo di tanto in tanto le sue rotondità.
“Oh caro, posso averne un po’ anch’io?”
“Azraphel! Ti ho detto che devi restare nella parte! Non puoi chiamarmi così, rovini l’atmosfera!”
“Per favore, solo un pochino!”
Crowley sbuffò, ne prese un po’ con le dita e gliele fece leccare.
“Sei davvero incorreggibile!” Lo rimproverò.
“Scusa caro… Lo sai che non resisto!”
“Va bene va bene, ma adesso dovrò punirti anche per la panna che hai rubato dalle mie dita!”
“Ma caro, se continui così non potrò più sedermi per tutto il giorno!”
“Smettila di lamentarti Azraphel, ricordati che me l’hai promesso.”
Il giovane sorrise, leccandosi via la panna dalle labbra.
“E tu ricordi cosa mi hai promesso in cambio, vero?”
Crowley sbuffò di nuovo.
“Si, me lo ricordo.”
“La stai imparando a memoria?”
“Si si… Ma anche tu, non potevi scegliere una poesia meno romantica?”
“No!” Replicò l’altro con un gran sorriso.
“E sia… Ma per oggi sei ancora il mio schiavo, quindi preparati alla tua punizione!”
“Posso avere un bacio prima?”
“Posso frustarti ancora un pochino però?”
“Si.”
Crowley sorrise, si mise un po’ di panna sulle labbra e si chinò su di lui.
Azraphel accorse subito a leccarla via con la lingua, prima di appropriarsi delle sue labbra.
“Lo sai che ti amo vero, padrone?” Gli disse languido.
Crowley rimase qualche istante a godersi lo sguardo estasiato di Azraphel, i suoi occhi azzurri pieni di luce, le guance arrossate, i capelli biondi bagnati di sudore, il sorriso ingenuo e malizioso allo stesso tempo.
Gli diede un altro bacio, lento, dolce.
“Ti amo anch’io… Ma questo non ti salverà dalla tua punizione!”
Azraphel rise, mordendosi poi il labbro inferiore.
E mentre i due riprendevano con i loro giochi, il sole di mezzogiorno illuminava i loro corpi nudi.
Nel grande giardino del castello, Adam e cane correvano inseguendo un coniglio, sporchi di fango e ricoperti di foglie, felici come solo un cane ed un bambino possono essere.
Madame Tracy ed Helena, stavano ricamando un abito per la nuova ospite, felici di avere finalmente una graziosa fanciulla da viziare, e intanto si gustavano un buon the caldo.
Mr. Shadwell era nel suo ufficio, ad organizzare una difesa anti strega, munito di campanelle, aghi, un bussola e dei fiammiferi.
Più a nord del giardino, vicino alla grande fontana, c’erano Anatema e Newt, seduti su una panchina vicino al roseto.
Lei stava ammirando una rosa rossa, e stava avvicinando le dita per sfiorarla.
Newt le prese immediatamente la mano, tenendola ben salda nella sua.
Poi con l’altra le porse dei cioccolatini.
Lei ne mangiò uno, e lui sorrise, sistemandosi gli occhiali.
Si scambiarono un timido bacio, prima che un coniglio bianco saltellasse fuori dal cespuglio.
E fu davvero una cosa buffa, perché per un momento, ad Anatema sembrò quasi che il coniglio avesse un panciotto giallo, gli occhiali e un orologio da taschino nella zampa.
Ma questa, è un’altra storia…
 


Nota dell'autrice: 
 
Salve a tutti cari lettori :-)
Spero che questa mia umile rivisitazione dell'immortale classico disney vi sia piaciuta, che vi abbia fatto sorridere ed emozionare...
Sono molto affezzionata ai personaggi di Good Omens,  e devo dire che mi sono divertita moltissimo ad immaginare questa storia, come spero vi siate divertiti voi a leggerla.
Come avrete notato, nel finale appare un piccolo coniglio bianco con il panciotto, che richiama ad un'altra storia che tutti noi conosciamo...
Sareste curiosi di leggere le avventure di Azraphel nel paese delle meraviglie? Vi piacerebbe vedere Crowley nei panni dell'eccentrico cappellaio matto?
Fatemi sapere ;-)
E come sempre, buona apocalisse a tutti!


 
  
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