Pamplona-Parigi
Song-fic

It took thirteen beaches to find one empty
But finally I'm fine
Past Ventura
And lenses plenty
In the white sunshine


Casa. La testa bionda di Lili si rovesciò all'indietro per ammirare la Torre Eiffel in tutto il suo splendore, illuminata dalla luce bianca del sole rovente. Se possibile, a Parigi faceva ancora più caldo che a Pamplona.

Sebbene tecnicamente quella non fosse casa sua, Lili si sentiva al sicuro a Parigi. Aveva un appartamento tutto per lei, per non parlare del fatto che conosceva quella città come le sue tasche. Il Quartiere Latino, gli Champs Elysées, i boulevard costeggiati dagli alberi e ricchi di negozi che sbocciavano come fiori.

Ovvio che stavo male. Sono stata troppo tempo lontana da Parigi.

La città dove aveva scalpitato sin da piccola. La prima città che aveva visitato. La città che Asuka aveva liquidato con un gesto della mano. "Troppo blasonata, 'sta Parigi!"

Aveva lasciato le valige nella stanza, aveva estratto un vestitino indaco ed era corsa giù per le strade. Avrebbe ripreso in mano le redini della sua vita.

E magari Asuka sarebbe tornata a cercarla.


But you still can find me
If you ask nicely
Underneath the pines
With the daisies
Feeling hazy
In the ballroom of my mind
Across the county line


Ma Asuka non la cercò.

Lili non smise di controllare come una dannata il suo smartphone di ultima generazione, sobbalzando ad ogni trillo. Le sue labbra si atteggiavano in una smorfia delusa quando scopriva che il mittente del messaggio era suo padre, il suo maggiordomo o la compagnia telefonica che le annunciava che stava terminando i giga.

Prima o poi, Asuka tornerà da me strisciando. Mi supplicherà e forse, solo forse, accetterò le sue scuse.

Era una bugia. Sarebbe bastato un solo indizio che la ragazza ancora pensava a lei per far sì che Lili si precipitasse a rotta di collo ad Osaka, dove abitava Asuka. O dovunque si trovasse al momento.
Le sue giornate consistevano in passeggiate lunghissime per le vie di Parigi, shopping sfrenato, cene nei migliori ristoranti. E tutte le sante volte, le chiedevano se aspettasse qualcuno, come se una ragazza non potesse vivere da sola.

Certo che aspetto qualcuno ma non sono affaracci tuoi.

Non si premurava neppure di nascondere il dolore camuffato da disprezzo perché sbatteva una banconota come mancia e il cameriere, la commessa, il venditore di gelati chiudevano intelligentemente la bocca.

Se a Pamplona era stata ufficialmente e giustificatamente triste, a Parigi sentiva il diritto di sprizzare gioia da tutti i pori; eppure, qualcosa la frenava.

Cercami, maschiaccio.

Si difendeva dalla tristezza usando la sua arma preferita: l'arroganza. Era stata sola per tutta la vita – sì, c'erano papà e Sebastian il maggiordomo, ma non contavano – non sarebbe stata certo una ragazzetta della provincia giapponese a buttarla giù.
Lei poteva avere tutto e tutti, figurarsi.

Eppure, tutte le volte che passava davanti a una vetrina di souvenirs, pensava a quale regalo avrebbe potuto comprare ad Asuka, quanti, il più costoso, il più maestoso, quello che l'avrebbe colpita.
Appoggiava le dita alla vetrina, immobilizzandosi e immaginando la scena in cui Asuka sarebbe corsa da lei come in un film.

Un sorriso le fiorì sulle labbra. A Parigi tutto diventava possibile.


It hurts to love you
But I still love you
It's just the way I feel
And I'd be lying
If I kept hiding
The fact that I can't deal
And that I've been dying
For something real
That I've been dying
For something real

Lana Del Rey - 13 Beaches