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Autore: Angel TR    01/02/2020    1 recensioni
Lili e Asuka (più compagnia bella) in giro per l'Europa e Alternate Universe.
[Raccolta disomogenea scritta per varie Challenge]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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Amsterdam-Essen
(Vorrebbe essere) Giallo

Che vita di merda.
Hwoarang, età fisica ventuno, età mentale zero, capelli rosso carota trattenuti da occhiali da motociclista intonati, occhi cioccolato – o merda, visto l'umore – che mandavano faville, scrutò con un sopracciglio inarcato la località dove avrebbe dovuto disputare il prossimo incontro.
Essen.
Ora, dove cazzo si trovava Essen? Che posto di merda era Essen? Perché cazzo non poteva restare ad Amsterdam?
E invece, no. Doveva andare a Essen. A fare il culo a strisce a Muso-Lungo-Kazama.
Hwoarang appallottolò la lettera. Odiava Kazama. Il solo pensiero di quella faccia da culo, perennemente immusonita, gli faceva montare il sangue alla testa.
Poi, certo, siccome il suo maestro di Taekwondo era un signore e gli aveva insegnato la cortesia, Hwoarang si sarebbe impegnato e avrebbe evitato di spaccare il bel nasino dritto di Kazama senza prima avergli chiesto come stesse e perché diavolo fosse sparito nel nulla.
Gli mancava quel depresso in cintura nera -o cintura nera in depresso, questione di punti di vista.
Hwoarang si diresse verso la prima agenzia viaggi nei paraggi, maledicendo la sua riluttanza verso l'inglese a scuola: ora avrebbe dovuto comunicare a gesti, di nuovo.
E l'avrebbe pure fatto se la strada non gli fosse stata sbarrata da un faccino furioso. Hwoarang si lasciò sfuggire un lamento.
Asuka Kazama.
Nooo.
«Pel di carota, mi devi aiutare.» sbottò, piazzandosi le mani sui fianchi muscolosi. Aveva i capelli castani più elettrici del solito. Era sempre esaurita, quella.
«Spiacente, devo andare a uccidere tuo cugino.» rispose lui, girandole attorno. Ignorala, sparirà.
Lei ringhiò, imbufalita. Odiava che le ricordassero che aveva un cugino emo, immaginò Hwoarang. «Ho un incontro con Lili.» annunciò, sconfitta come se avesse appena ricevuto una multa – e Hwoarang se ne intendeva di multe.
«Buona fortuna con la bionda pazza. Portale uno Swarovski, magari la rabbonisci.» ribatté, ghignando. L'espressione indignata sul viso di Asuka fu impagabile.
«Da quando in qua conosci la parola "rabbonire"? E poi, stupido, non hai capito nulla! Lili è sparita! Non la trovo da nessuna parte!» esplose Asuka, rossa in viso. Si passò una mano tra i capelli; improvvisamente passò un'ombra di colpevolezza sul suo volto, talmente repentina che, se Hwoarang avesse battuto gli occhi, se la sarebbe persa. «Ecco, è pur vero che la ignoro da secoli e non ho risposto alle sue chiamate, però mi sembra assurdo che sia sparita così. Non è da lei.» mugugnò. Quasi inciampava sulle parole, consapevole dei suoi sbagli ma contraria ad ametterli.
Cosa stava succedendo tra la bionda svampita e la Kazama femmina non era affar suo, assolutamente. Fece spallucce. «Beh, sei proprio come tuo cugino: vi volatilizzate nel nulla, avete la socievolezza di una guardia carceraria coreana e avete sempre gli ormoni che vi ballano. Poi vi stupite se la gente si rompe il cazzo!» esclamò Hwoarang, puntando un indice accusatorio verso Asuka.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. Che palle.
«Uh, dài, non fare così. Sai che è la verità. Ora, dobbiamo solo cercare la piccola ereditiera. Chi può mai essere interessato a lei, con tutti quei soldoni sul suo conto bancario aperto a Montecarlo?» la consolò, avvicinandosi e dandole delle pacche sulla schiena.
Perché cazzo piange, ora? Le ho detto che l'aiuto, no? Kazama! La mia rovina.
«Sono una grandissima merda, Hwoarang! Hai ragione tu! Sono una merda!» piagnucolava Asuka, picchiando piccoli ma dolorosi pugni sul petto del ragazzo.
Qualche passante gli lanciò occhiate bruttissime, uno arrivò a dirgli qualcosa in olandese – e, a giudicare dal tono, doveva proprio trattarsi di un insulto.
Passo sempre per la canaglia che non sono. E per colpa di chi? I Kazama.
«Asuka, smettila, ti prego. Tra poco mi butteranno in qualche fiume. Facciamo presto che devo partire per Essen.» borbottò.
Allontanò la ragazza, prendendola per le spalle. Poverina, non sembrava connettere molto. Poi si ricordò che Kazama maschio era un maestro nell'arte del Vittimismo e le sue labbra si serrarono in una linea stretta.
«Hai chiamato Lili, prima di tutto?» chiese.
«Ovvio! Ma il telefono non squilla proprio. Quella è una cretina, se si è suicidata?!» rispose Asuka, sbattendogli il telefonino in faccia per mostrargli le quattro chiamate effettuate.
Hwoarang se ne intendeva un poco di telefoni ma non abbastanza da cavarsela da solo. «Dovremmo chiedere a qualche smanettone qui nei dintorni se può rintracciare il posto da dove chiamava Lili. Nemmeno ai messaggi risponde? Sarà in qualche ristorantino chic e avrà spento il telefono, tranquilla.» propose. «Spero che tu sappia parlare inglese.» aggiunse.

Tre ore dopo, Asuka e Hwoarang si lasciarono cadere su un prato di papaveri, esausti. Era lì che Lili aveva effettuato l'ultima chiamata. Il sole accarezzava la pelle dei due ragazzi.
Hwoarang inspirò e si fece coraggio. Faresti molto meglio a farti i cavoli tuoi ma vabbeh. «Cosa succede con la miliardaria pazza? Non vuole regalarti la Porsche?» chiese.
Asuka gli mollò un calcio. «No, coglione. Non sono certo come te! Io... non lo so. Lili è asfissiante. Mi sono dovuta inventare un fidanzato immaginario per scrollarmela un po' di dosso. Non credo l'abbia presa bene, ecco.» bofonchiò.
Un fidanzato immaginario.
La Kazama femmina era ancora più asociale dell'esemplare maschio. Fu forse quel pensiero a farlo scoppiare in una risata fragorosa. Dai fulmini che lanciavano gli occhi di Asuka, immaginò che non avesse gradito tanto il gesto.
«Cazzo ridi?! Ti sembra divertente?» sbottò, difatti, balzando in piedi. Aveva tutta l'aria di volerlo gonfiare di botte.
D'un tratto, il suo viso sbiancò. «Oh Kami.» sussurrò, a metà tra un lamento e... Hwoarang non avrebbe saputo definirlo. Si issò e seguì lo sguardo terrorizzato della ragazza.
In mezzo ai papaveri, c'era uno smartphone di ultima generazione, la cover indaco piena di glitter che rifletteva allegramente la luce del sole.
«Proprio il tipo di telefono di un'ereditiera francese.» osservò.
«Monegasca.» corresse Asuka. Sollevò una mano. «Non dire niente. So che non è francese, glielo dico solo per stizzarla.»
Ecco, questo è più nelle mie corde.
«Abbiamo una pista, Watson.» affermò Hwoarang, raccogliendo il telefonino tra indice e pollice, come se non volesse rovinare o inquinare le prove.
Asuka non pareva tanto soddisfatta. «Ma senza telefono, come rintracciamo Lili? È praticamente impossibile!» si lamentò, battendo un piede a terra.
Qualcuno ridacchiò. Una di quelle risatine snob che facevano sollevare in automatico il pugno di Hwoarang.
Asuka si voltò di scatto e spalancò la bocca. «Lili!» urlò.
La bionda le lanciò un'occhiata scaltra. «Allora t'importa qualcosa di me, malgrado tutti i tuoi gran paroloni. Vedo che addirittura hai reclutato il soldatino coreano. Ciao, povero!» agitò una mano affusolata nella direzione di Hwoarang.
Lui si limitò a scuotere la testa. «Voi due siete messe peggio di me. Ora vado a prenotare il mio biglietto per Essen! Ho un Kazama da... »
«Fare il culo a strisce.» conclusero le due ragazze per lui.
Ormai le battute di Hwoarang erano worldwide.
Lili ridacchiò, di nuovo. «Frasuccia un po'ambigua, Hwoarang, non trovi?» lo punzecchiò.
Il dito medio del ragazzo fu la risposta.


  
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