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Autore: reggina    02/02/2020    2 recensioni
Non è tutto oro quello che luccica. All’apparenza i Ross vivono una vita da sogno ma, sotto la superficie perfetta, in realtà non c’è dialogo ma solo incomprensioni e muto rancore.
Nell’arco di un pomeriggio tutto si sgretola. Julian e la sua famiglia si ritroveranno con una realtà tutta da reinventare.
Alla paura iniziale si sostituirà, poco alla volta, la meraviglia di ritrovare dentro di sé le risorse per fare il mestiere più difficile del mondo: il genitore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La convalescenza è un periodo strano: è la fase della malattia che sottopone alla sfida più grande.

È una tappa fondamentale nel processo di guarigione ma si è ancora deboli e fragili e smaniosi di ristabilirsi.

Il giorno delle dimissioni, Julian ha lasciato in ospedale qualche kilogrammo di sé e un paio di ciabatte.

I segni del dolore, invece, se li porta scritti sulla pelle.

Come un fiore di primavera ha messo tante spine intorno a sé per evitare che gli altri vedano le sue debolezze.

Soltanto una persona delicata e preziosa come Amy è capace di valicare quest’esistenza da derviscio che Julian si è imposto di condurre in questo periodo di guarigione; solo lei è capace di accarezzare le sue fragilità, di prenderle per mano e promettergli che andrà tutto bene, nonostante tutto.

Dal canto suo, Julian si sta dimostrando più duro del ferro e più solido della roccia ma tutti sanno che prima o poi abbasserà le difese.

E in quel momento di vulnerabilità, cadrà.


I due ragazzi passano quasi tutti i pomeriggi insieme scoprendo nuove letture o nuovi film, prevalentemente commedie, da guardare insieme.

Oggi la voce nasale del telecronista è un ronzio che riempie di parole un sonnolento pomeriggio d’inizio estate, le immagini di una festa in campo e di un trofeo che svetta tra ragazzini euforici sono vivide e tridimensionali.

Un trionfo che appartiene ad altri.

Un mondo che Julian è costretto a guardare su un display.

E quando sullo schermo appare Oliver Hutton, così pieno di vita, non costretto a colmare la distanza tra sogni e realtà, a rimandare la sua felicità; la linea sottile delle labbra di Julian è agitata da un lieve tremito che sembra in accordo con il battito del suo cuore e le vibrazioni della sua anima.

Un’energica rabbia iniziale lascia spazio alla frustrazione sarcastica nell’attimo stesso in cui sferra un pugno impotente contro il bracciolo imbottito della poltrona.

Un rumore di vetro rotto che si infrange sul parquet spezza il silenzio e riscuote Julian.

Si vergogna della sua reazione appena scorge Amy imbambolata in mezzo alla stanza, come sotto l’effetto di un qualche sortilegio.

Sarebbe stato molto meglio restare chiuso nel proprio guscio, in sé stesso.


In realtà, passato lo shock iniziale, la ragazzina è quasi sollevata da quello scatto d’orgoglio che dovrebbe destare Julian e fargli finalmente alzare la testa.

Non gliene ha mai parlato, disposta a concedergli i suoi tempi, ma quest’abulia, questo trascinarsi dal divano al letto che dura ormai da giorni, iniziava a preoccuparla davvero.

Con la testa piena di pensieri ma con una leggerezza nuova quando lui le ha chiesto di prendere qualcosa di fresco in frigo, si è messa persino a canticchiare un motivetto allegro mentre riempiva due bicchieri di succo di frutta.


“Mi dispiace, non volevo spaventarti!”

La frase le riecheggia nelle orecchie come un eco. Doveva e voleva essere lei a pronunciarla, per accertarsi di non aver arrecato sussulti inutili al cuore di Julian, invece lui l’ha anticipata ed è già chino accanto a lei per aiutarla a raccogliere i cocci.

“Lascia, faccio io!”

Amy lo guarda come guarderebbe sul pavimento i frammenti di quelli che, fino a pochi secondi fa, erano due bicchieri di cristallo.

Come se fosse rotto.

“Julian…”

La voce di Amy è lontana, come se provenisse da un universo parallelo, allunga una mano e sfiora il gomito del ragazzo sperando che questo basti a riportarlo alla realtà.

Basta uno sguardo perché lui vacilli, quella mano tesa perché crolli come una piramide di fiammiferi.

“Perdonami Amy. Ho avuto uno scatto di nervi ma non è giusto che gli altri possano giocare mentre io sto qui a fare il malato!”

Questa confessione candida e sincera è un contropiede che Amy non si aspettava e le scatena dentro un’ondata di emozioni a cui non ha il coraggio di dare un nome.

Stupiti da tanta audacia tardano a reagire.

Amy fa per allontanare la mano ma Julian, con la spontaneità dei bambini quando vogliono una carezza, se l’avvicina al viso e l’appoggia contro la sua guancia calda e liscia.

Quel gesto lo sorprende ma lo rassicura allo stesso tempo.

Questa volta lei non si ritira nel carezzargli la pelle in una sconosciuta ed esaltante passeggiata con le dita. “La mia autostima si è sbriciolata come un biscotto friabile!”

Quella battuta inattesa, non da Julian, strappa quasi una risata ad Amy.

“Beh i biscotti friabili sono i miei preferiti!”

Entrambi sono sconcertati ma incantati da quest’ atmosfera da serra, da un’intimità nuova difronte alla quale non fuggono.

Fiori di primavera. Coriandoli colorati .

Una risata sincronizzata crea una situazione di complicità in cui è facile spogliarsi di ogni remora e lasciarsi andare.

D’impulso le labbra di Amy schioccano lievi e morbide sulla fronte larga di Julian.

Un casto bacio d’affetto. Milioni di universi che nascono e muoiono nel contatto tra la loro pelle.

   
 
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