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Autore: Frenkuc    02/02/2020    0 recensioni
[Adolescenza]
"Mentre percorro il parco che mi separa dalla scuola ripasso tutto nella mia mente un’ultima volta e probabilmente i miei compagni intorno a me stanno facendo lo stesso, lo si capisce dal silenzio interrotto solo dall'avanzare dei nostri passi quasi all'unisono. Dai nuovi arrivati fino ai veterani della quinta. Chi ha scelto di scendere da letto questa mattina per venire a scuola è coinvolto è complice di quella che si prospetta essere la più grande Occupazione della storia."
Genere: Generale, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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​Genna si gode il sole di quella mattina cullata dolcemente dal leggero movimento del mare che fa oscillare appena la sua barca. Il caffè che si è preparata poco prima aspetta di essere bevuto accanto ad una piccola radio che trasmette musica jazz e che piano piano, la fa scivolare nel sonno da cui si è appena svegliata. Il jingle delle notizie giornaliere parte dopo l’ultima nota –Aggiornamento sull’invasione della Siria, profughi usati per ricattare l’Europa…Calo di nascite, l’Italia è sempre più vecchia lo confermano i dati Istat…Situazione migranti, non accennano a fermarsi gli arrivi…Sport, calcio, l’Italia vola agli Europ…- Le dita affusolate di Genna spostano nervosamente il pulsante della radio da on ad off. Si lascia cadere sulla sdraio passandosi le mani sul viso consapevole di essere tornata nel mondo reale «Giornataccia?» Una voce sopra di lei la fa sobbalzare «Si rilassi sono io»
«Sì, avevo sentito un sputo prepotente e una camminata sciatta avvicinarsi» dice al suo vicino di barca Enzo con un sorriso sarcastico
«Sempre molto buona»
«A che cosa dobbiamo il piacere?»
«Al suo ottimo caffè e ai cornetti più buoni d’Italia» Dice l’uomo sventolando il sacchetto di una pasticceria «Si accomodi» questo teatrino era diventato un’abitudine per i due: ogni mattina Genna prepara il caffè, Enzo porta due cornetti, uno vuoto integrale l’altro farcito alla crema poi Genna prende le carte e mentre giocano a briscola sul ponte di quella piccola barca, spostano la conversazione da un argomento all’altro, prima dell’ora di pranzo quando Enzo alzandosi la invita ad unirsi a lui per continuare le loro discussioni.
A vederli pare difficile pensare che apprezzino la compagnia l’una dell’altro. Lui è grosso e rotondo, porta sempre gli occhiali da sole anche quando il sole non c’è a causa di una malattia oculare degenerativa, per questo motivo la sua barba è lunga e incolta sempre meno curata man mano che i mesi passano. Non ostante la gioventù passata nell’esercito il suo aspetto è trasandato ora più che mai nei suoi giorni da pensionato. Genna è una donna alta e snella, la testa sempre volta all’orizzonte e il passo svelto e sicuro. La sua barca l’ha ereditata dalla nonna materna, una piccola sarta inglese che ha sua volta l’aveva avuta da suo marito. Genna amava quella barca come aveva amato sua nonna, che le aveva insegnato tutto quello che valeva la pena sapere sulla vita: come vestirsi semplicemente, ma con decoro, come muoversi con sicurezza e a testa alta e soprattutto come amare il prossimo. Benché quest’ultimo punto può sembrare la banale conclusione di un’eredità tutta al femminile, Genna lo ha trasformato nel suo credo personale. La sua gioventù è stata costellata di infinite cause da combattere per il bene del prossimo: guerra, povertà, istruzione, ambiente, parità di ceto e genere, era la più accanita manifestante o questo le piaceva credere quando ripensava a quei giorni sempre in giro non solo con la speranza, ma con la certezza di rendere il mondo un posto migliore per tutti. Dopo qualche tempo la certezza tornò ad essere speranza che si trasformò nella memoria flebile di cui, di tanto in tanto, Genna si nutriva per ritrovare se stessa. «Deve pescare» dice Enzo alla donna vedendola incerta sulla prossima mossa «Certo, mi scusi» dice lei destandosi dai pensieri; la sua mano è molto lontana dalla vittoria, quindi liscio «Questa mattina l’ho vista pensierosa, c’è qualcosa che la preoccupa? I nipoti stanno bene?»
«O caro signor Enzo a casa non potrebbero stare meglio, grazie. No, ultimamente rifletto spesso»
«Eh cara signora, riflettere troppo fa male mi dia retta» dice mentre si prende due punti con una briscola «Cerchi di rilassarsi davvero quando è in vacanza, altrimenti a che le serve»
«Ha ragione dovrei approfittare di questi momenti, ma la condanna di chi pensa è essere prigioniero della consapevolezza dell’irraggiungibilità della soluzione delle cose»
«Dovrebbe anche comprarsi un lettore cd, così la smette di ascoltare le notizie» dice l’uomo prima di sputare nuovamente in mare
«Per trasformarmi in un vecchio zotico come lei?»
«Mi dia retta le dico, ho smesso di invecchiare quando mi sono tolto l’orologio dai polsi e ho tagliato i ponti con le cronache nere, rosa, beige e quello che vuole»
«Lei è da studio clinico lo sa?»
«Sì, ho delle alghe in certi punti del corpo che farebbero accapponare la pelle a tutto Oxford» Genna accenna una risata fioca, uno dei tanti effetti collaterali del fumo di cui per anni era stata dipendente. Giocano ancora due partite prima che il cellulare di Genna cominci a squillare. Guarda lo schermo, è il numero della stagista dello studio. La donna alza gli occhi al celo e riattacca. Cerca sempre di prendersi quanto più tempo possibile per stare lontana dalla sua rutine che prevede il contatto costante con persone scontente, le quali necessitano a loro volta di un altro paio di persone (una di queste di solito è lei) per far fronte a una situazione la quale necessiterebbe solo di un confronto aperto davanti a un piatto di pasta per risolversi. D’altra parte se le persone fossero più ragionevoli lei non avrebbe un lavoro, un lavoro nel quale è particolarmente brava e di questo a volte si rimprovera. Quello che la disturba ultimamente è il sentirsi bene ogni volta che il suo cliente riesce a prendere più del dovuto. Le è sempre piaciuto vincere, su tutto e tutti, ma forse a causa di una ritrovata saggezza le sembra ormai quasi inopportuno essere soddisfatta di una matrimonio che va in pezzi, di famiglie che vanno in pezzi, di bambini vanno in pezzi. Diventare avvocato era stata una scelta basata sempre sull’ideale imprescindibile di amare il prossimo e fare la differenza per questo. Guardandosi indietro non saprebbe dire quando la situazione è cambiata o se invece, quell’animo competitivo non fosse stato sempre parte di lei in qualche modo. Le domande le si affollano in testa e il cellulare comincia a squillare di nuovo. È un altro stagista «Se deve rispondere può farlo, oggi sto vincendo a mani basse e posso anche aspettarla mentre parla al telefono compiacendomi un po’» le dice Enzo. Genna gli sorride da dietro le carte «Non si preoccupi, possono cavarsela anche senza di me e la fortuna ha tendenzialmente la forma di una ruota signore» dice prendendosi con un asso un carico da 11 punti «Credo di aver perso il conto»
«Sì lo credo anche io» il telefono squilla ancora è uno dei suoi soci. Due stagisti e un socio? Il suo sguardo preoccupato fa sollevare ad Enzo le mani dal tavolo che le fa cenno di rispondere. La donna prende la chiamata «Dove diavolo eri!» la voce del socio arriva fino alle orecchie di due pesciolini che spaventati scappano «Stiamo cercando di chiamarti e tu che fai?!»
«Vediamo di andarci piano, fatti passare questa boria o riattacco»
«Non puoi fa…» Genna riattacca. Enzo ride soddisfatto
«Non la manda a dire lei giusto?»
«Questi ragazzetti prima chiamano e poi si permettono anche di fare la voce grossa, poveretti» i due amici sorridono quando il telefono ricomincia a squillare. Genna risponde «Ok sono calmo adesso, davvero»
«Ottimo, racconta»
«È successa una cosa incredibile». Il socio le racconta che mezzora prima l’ufficio era stato contattato dalle forze dell’ordine del commissariato di Firenze. Con loro aveva parlato un agente il quale richiedeva specificatamente la presenza di un mediatore legale per conto di Palladineve e Napoleone due ragazzi che, insieme ad altri studenti del liceo artistico di Posta Romana, avevano messo in atto un’occupazione decisa e soprattutto premeditata. Le raccontò delle maschere e del corpo docenti e di servizio costretti ad uscire contro la loro volontà quella mattina stessa. Ormai era già qualche ora che i ragazzi erano chiusi all’interno della scuola senza mostrare il minimo cedimento davanti ai carabinieri che avevano minacciato di entrare con la forza «Hanno chiesto un legale e poi silenzio, nessuno ha saputo più nulla»
«Se è uno scherzo non fa ridere, ho sentito stamattina le notizie alla radio, nessuno parla di questo»
«Non ancora per fortuna, mi hanno detto di mantenere la riservatezza, ma non credo che riusciranno a tenere il silenzio per molto, basta che qualcuno in quella scuola posti qualcosa e la storia farà il giro del mondo» e Genna in effetti si domanda perché non sia già successo «Devi assolutamente venire qui, hanno detto che apriranno le porte solo al loro legale, dicendo inoltre che hanno tutta l’intenzione di pagare! Te ne rendi conto?!» Genna si alza dalla sedia e scende in cabina, lasciando Enzo sul ponte «Posso essere da voi tra un paio di ore»
«Ok ma sbrigati! Un agente verrà a prenderti alla stazione. Ci vediamo sul posto» Tornata sul ponte si infila il cappotto e prende la borsa con alcuni documenti e il suo tablet (non sapendo bene cosa potrebbero chiederle, prende tutto quello che può servire) poi dalla tasca del cappotto tira fuori un mazzo di chiavi che consegna ad Enzo «Mi spiace, credo che dovrò rifiutare l’invito per il pranzo»
«Lo credo bene! Si guardi, guardi i suoi occhi come brillano adesso! Vada, mi racconterà tutto appena torna» Genna posa una mano sulla spalla dell’amico e scende dalla sua amata barca per dirigersi a tutta velocità alla stazione.
   
 
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