Flash senza pretese, scritta di getto perché avevo bisogno di fluff.
La scelta dei personaggi è stata istintiva:
ho un debole per loro
(se non l'avete già fatto, votateli nella lista dei personaggi, per favore)
e pensarli in simili momenti mi riempie il cuore.
Il titolo è gentilmente ispirato dai Coldplay che mi hanno accompagnato nella stesura. ♥
Buona lettura!

 
 


 
 

Froy aveva catalizzato tutta la propria attenzione sulla mano posta sopra la propria testolina, seguendo con minuziosa attenzione i movimenti delle lunghe dita di Bernard che disegnavano ghirigori immaginari nell’aria. Gli occhi chiari del maggiore, di contro, erano tutti focalizzati sulle espressioni del piccolo il cui viso, a seconda dei movimenti della mano – che ora si avvicinava al suo volto per una lieve carezza, poi si allontanava fingendo di suonare i tasti di un pianoforte immaginario ed infine ruotava su se stessa in movimenti sinuosi–, si illuminava in adorabili sorrisi sdentati o espressioni piene di un genuino stupore. Bernard gli sfiorò la punta del nasino e la camera da letto si riempì di un gorgheggio divertito che fece sorridere di riflesso anche il maggiore.
Il piccolo, sette mesi appena compiuti, si girò verso il fratello articolando un verso indefinito mentre sollevava le manine in un blando tentativo di imitazione dei movimenti del maggiore che aveva ricominciato a far volteggiare le dita nell’aria. Dopo qualche attimo le dita di Bernard si avvicinarono nuovamente a quel visino paffuto, scivolando sulla pelle morbida delle guance chiare nell’ennesima carezza delicata, per poi venire bloccate da un paio di piccole manine. Gli occhi di Froy parvero studiare a fondo l’intrattenimento dell’ultima mezz'ora e un sospiro soddisfatto fuggì da quelle labbra sottili quando il piccolo si rese conto di essere riuscito ad entrarne in possesso.
Bernard lo lasciò fare, assecondando la guida di Froy in quei movimenti scoordinati che quelle manine gli facevano fare e sottraendosi a quella presa solo quando il fratellino schiudeva le labbra minacciando di mettersi le dita in bocca, per poi permettere volentieri al piccolo di riappropriarsene prima che potesse iniziare a piangere. A Froy fu sufficiente qualche minuto per stancarsi di quel gioco e, nel blando tentativo di imprigionare l’avanbraccio del maggiore con le proprie gambine, rotolò sul materasso e finì contro il petto di Bernard che se lo strinse affettuosamente a sé, facendo attenzione che i bottoni della propria camicia non gli facessero male.
Il piccolo strinse la stoffa tra le ditina con la chiara intenzione di non muoversi da lì tanto presto e sollevò la testa verso il volto del maggiore, regalandogli il sorriso radioso di chi aveva appena trovato il rifugio più bello del mondo.
«Sì.» convenne Bernard in un dolce sussurro «Anche a me piace stare così.» gli confidò, chinandosi solo per soffiargli un bacio tra i capelli.