Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: CrisBo    03/02/2020    4 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10 ~ Senza trucco senza inganno
 
 
ㅇㅅㅇ



 
A discapito della mia prima entrata in scena dentro quell'Arcade, questa volta non mi ritrovai a trascinare Yoongi all'interno, né tanto meno lui fece lo stesso con me. La musica era deviata verso un'arrangiata tecnica di stordimento progressivo, lasciando le persone ad armonizzare con le luci che piroettavano impazzite sopra le loro teste. Un gruppo di persone erano appolipate vicino alla zona del bar, c'era una massa consistente che ballava e si nutriva di situazioni spiacevoli che si stavano innalzando come sottofondo stonato.
Guardai Yoongi velocemente, disturbata da quella sensazione che continuava a opprimermi il petto ma lui stava guardando avanti a sé, facendomi segno di muovermi con un lieve cenno del capo.

Non c'era bisogno neanche di avvicinarsi, potevo sentire le loro voci anche da quella distanza, potevo riconoscerle senza neanche bisogno di vedere i loro volti. 
Taehyung e Yurim erano intenti a discutere. E non un discutere tipo: "oh caro, hai speso troppo per la cena." Ma una discussione più accesa. Una di quelle che era raro sentire tra di loro. Mi avvicinai più svelta, mentre alcune persone cercavano di fingere di non essere interessati a que litigio. E fu lì che notai una presenza che non doveva essere lì. 

Doyun.

Superai una linea di curiosi sgomitando con troppa insistenza per raggiungere i miei amici, arrivando in quel minuscolo cerchio in cui Yurim con le lacrime agli occhi tentava di aggrapparsi alla camicia di Taehyung, che continuava a levarsela di dosso con degli scossoni deboli, quasi disperati. 
Quando voltai lo sguardo notai che anche gli altri si erano avvicinati, tutti calamitati da quel richiamo invisibile. Tutti tranne Jimin, non lo vidi da nessuna parte e sperai che non fosse svenuto su qualche poltroncina bitorzola.


«Tae non è come pensi tu, lascia che ti sp-»
«No. No non voglio che mi spieghi niente. Ho capito benissimo, pensi che sia così stupido? Ah certo, Tae è un povero cretino, tanto perché preoccuparsi che possa accorgersi di cosa avviene al di là del suo naso? Come potrebbe mai notare i messaggi nascosti? Le chiamate chiusa in bagno? Turni in ufficio non reali?»
«Cosa? Ma mi hai seguito per caso, per dire tutte queste cose?»

Vidi Taehyung stringere i pugni, prendere un respiro e chiudere gli occhi. Non pensavo di averlo mai visto veramente arrabbiato. Mai. Aveva il volto terribilmente cupo, ero convinta che avrebbe potuto commettere un omicidio, ma sul serio.
«Non prendermi per uno stupido. Ti prego, se hai un minimo di rispetto per me, non farlo.»
«Tae io non -»
«Vi ho visti, cazzo. Vi ho visti, daccordo? Due giorni fa. Ho cercato di non pensarci, ho cercato di perdonarti dentro di me perché gli errori possono commetterli tutti.»

Oh no.

Guardai verso Doyun e notai che si stava avvicinando ai due. Pessima idea, stagista perfetto.
Yurim si mise le mani davanti alle labbra, mentre i suoi occhi si gonfiarono di lacrime.
Avrei voluto aiutarla in quella situazione, ma non riuscivo a muovermi. La sofferenza di Tae mi bloccava lì sul posto. Yoongi, vicino a me, stava fissando la scena come ad una partita di tennis tra due diavoli, con un volto talmente serio che mi fece rabbrividire. Stava risucchiando l'energia negativa di Taehyung, non lo potevo vedere ma lo percepivo, come una forza schiacciante di fianco a me.

« Ci sono passato sopra. Perché come uno stupido ti amo, ti amo - così tanto che vorrei strapparmi il cuore dal petto. E potevo addirittura aspettare che tu me lo dicessi, fingendo di non saperlo, tutto questo per non ferirti, per non darti altre pene. Ma no, tu lo porti qui, stasera, alla festa di uno dei nostri migliori amici, vi appartate nascondendovi come due ragazzini alla prima cotta e ...
»
Vidi Jungkook avvicinarsi veloce alla schiena di Tae, prenderlo per le spalle, dirgli qualcosa all'orecchio in segreto. L'espressione di Tae non cambiò di una virgola, non ero neanche sicuro che riuscisse a sentire cosa avvenisse lì intorno.

Vedeva Yurim, sentiva dolore: fine.


«Io ...»
«Lo so, lo so. Non mi ami, o non mi ami più. Speravo che rivedendo il motivo per cui ti eri innamorata forse avrei avuto una speranza ma invece non è servito a niente.»
«Dai amico vieni, lascia perdere.»
Jungkook provò a portarselo via ma quello strattonò la presa spintonandolo. Qualcuno nelle vicinanze lo guardò con aria malevola, borbottando qualcosa.
«Avanti dimmelo Yu, dimmelo che non mi ami più. Che questa recita, questo tira e molla, è solo perché hai una fottuta paura di restare sola.»

Yurim fece scivolare le prime lacrime, che si insinuarono dentro quella mano che le copriva la bocca. Stava tremando, aveva le ciglia quasi chiuse. Vidi Tae avvicinarsi a lei, Yurim aveva smesso di cercare di aggrapparsi ai suoi vestiti già da un po'. Visto che il danno e la beffa non venivano mai da soli, Doyun si piazzò davanti alla ragazza facendogli da scudo improvviso.
«Taehyung piantala, stai ingigantendo il problema. Non vedi che è sconvolta? Lasciala respirare un secondo. Hai preso un abbaglio bello e buono.»

Tae alzò gli occhi e fece un ghigno strano. Molto strano. Nella mia testa si insinuò una scena splatter che Kill Bill, in confronto, sarebbe stato un film per famiglie. Ma prima che Tae tirasse un cazzotto alla faccia perfetta di quel tizio notai che Hoseok l'aveva tirato indietro, evitando la strage degli 88 folli.
«Tae fermo, non ne vale la pena dai.»
«Lasciami Hobi, cazzo -»
«Nam aiutami, per favore!»
Ma prima che Namjoon potesse afferrarlo per la schiena vidi Taehyung sgusciare via, riuscendo finalmente a raggiungere il punto di quel martirio.
Doyun riuscì a stento ad alzare un braccio, prima che il mio amico caricasse il gomito per lanciare un pugno degno di nota. Ma quel colpo non arrivò mai a destinazione, Doyun con uno sbuffo più carico lo spintonò all'indietro, facendolo cadere a terra con un tonfo.

Yurim fece un gridolino, prima di vedere Hoseok svettare in avanti, con una flessione di gambe da scattista. Spintonò Doyun all'indietro, carico di vendetta e di rancore.

«Vattene da qua. Subito. Ora.» Sibilò velenoso verso di lui, prima di girarsi per aiutare Tae.
Anche Jin e Namjoon si erano prodigati, mentre io ero rimasta bloccata a osservare quella scena senza riuscire a muovermi. Yurim provò a fare un passo in direzione di Tae, ma venne subito bloccata.
Mi pianse il cuore nel vederla in quello stato, tanto che dovetti premere le labbra per evitare di piangere per lo sconforto.


«No, ti prego Yu, hai fatto abbastanza danni per oggi. Vai via.» Di nuovo Hoseok, con lo stesso velenoso tono di voce che aveva utilizzato per lo stagista.
«Ma io - io ...lo so, ho fatto un sacco di casini, ma ti prego Tae lasciami spiegare, non è come pensi tu.»
Non c'era più niente della mia migliore amica, la sua voce era diversa, la sua intonazione, persino il suo corpo e quei movimenti piegati, fragili, pregni di colpe e vergogna. 
«Vattene via. Non ti voglio più vedere.»
«Tae...ti scongiuro.»
«L'hai sentito?» Di nuovo Hoseok, ormai sceso in campo con l'armatura splendente e l'arma tratta, calpestatore di serpenti e ali taglienti. 

Yurim provò di nuovo a fare un passo, ma questa volta trovò Jungkook ad afferrarla per un braccio, glielo strinse in maniera delicata, lo vidi scuotere il capo pianissimo, con l'aria tormentata, mentre Yurim si caricava di pianto, la schiena si inclinava e le lacrime tagliavano la sua pelle, scomparendo dietro la mano che nascondeva le labbra. 


«Io voglio solo...»
«Yu, per favore.» Di nuovo Jungkook, con voce più bassa. «Fai calmare le acque, e ti prego dì a quel bell'imbusto di andarsene da qua.»

Hoseok e Nam erano riusciti a trasportare Taehyung verso un piccolo spazio adibito ad una sottospecie di privè, in realtà erano presenti tre poltroncine, un tavolino e una pianta morta almeno da dieci anni. Io rimasi in disparte per un secondo, notai che Jin si fermò a guardarmi ma io deviai lo sguardo per ritrovare Yurim. Poco dopo che Jungkook seguì gli altri, vidi Doyun provare ad avvicinarsi a Yurim. Lei non riusciva a smettere di singhiozzare, alcune persone la fissavano straniti, tanto che provai il terribile desiderio di portarla fuori da lì.
Ma quando lui provò a toccarla mi salì l'omicidio interno e quel classico tepore da serial killer moncatore di arti. Mi avvicinai a loro con delle falcate da ubriaca degne della miglior equilibrista nazionale, tirando via Doyun per un braccio. Non riuscii a spostarlo veramente, ma almeno gli stropicciai la camicia: punto per me.

«Per favore, non che non ami gli spargimenti di sangue, ma ti conviene andare via ora.» 
Doyun si voltò verso di me con una faccia che mi fece bloccare per un secondo. Non ero molto brava a tradurre le espressioni  del viso, a leggere lo sguardo di chi conoscevo a malapena, ma lo vidi come un barlume di sfida, forse per colpa delle luci spiritate dell'arcade, forse per colpa delle gradazioni alcoliche che si stavano fondendo dentro di me, ma quello che lessi mi fece salire un senso di protezione e omicidio che non pensavo di avere. 
Era fierezza.
Quel senso di vittoria inconscia che ti fa rilassare i muscoli, come un sospiro di sollievo che scaccia via una tensione tenuta da troppo tempo. 
Non so cosa sperava che sarebbe accaduto dopo quel fatto, ma per quanto mi ero prodigata in un non-intasamento nella vita privata di Yurim, ora sarei stata disposta a scazzottarlo al posto di Taehyung.

«Pensavo che fosse meglio portare Yurim fuori, a prendere un po' d'aria, non volevo causare questi problemi.»
«Pensavi, eh?» Sibilai io, prima di avvolgere le braccia intorno al fianco di Yurim per trascinarla via con me. La sentivo leggera come una piuma, era completamente malleabile, in balia dei miei movimenti e così mi allontanai dal ragazzo, stringendo Yurim al mio fianco.
«Allontanati da questo idiota.» Le sussurrai. 
Lei non sembò neanche avermi sentita, continuava a piangere, mentre alzai gli occhi per raggiungere gli altri, ancora fermi in quell'angolino a parte.
Me lei si bloccò di botto, strattonandosi via da quella presa, tanto che mi bloccai per un secondo.

«No...non posso stare qui. Perdonami Seo, devo -»
«Non ti lascio andare da sola con lui. Vieni con me, risolviamo questa dannata situazione.»

Lei scosse la testa in maniera violenta. Quella sera si era preparata in maniera così impeccabile, l'aveva fatto per Taehyung anche se non lo aveva ammesso, e ora era tutto colato, tutto sciolto, smascherando il vero volto sotto quella patina perfetta. 
Alzai la mano per portare via col pollice alcune delle sue lacrime, ma quelle non erano mai abbastanza, continuavano imperterrite a solcarle la pelle.

«No, io non posso. Non posso...»
Continuava a dirlo, sempre più piano, tanto che dovetti prenderle il viso tra le mani per piantare gli occhi su di lei.
«Vai in bagno, sciacquati la faccia e poi torna qui. Ti porto a casa io, non puoi tornare così.»

«Tranquilla, posso accompagnarla a casa io.»
Di nuovo eccolo lì, già pronto con le dita intorno alle sue spalle dominate dagli spasmi. La vidi fare uno scatto per toglierselo di dosso, tirando su il volto per mostrare una smorfia addolorata. 
«Doyun, ma spiegami un po', vuoi morire?» Dissi io, alzando lo sguardo su di lui.
«Sentite avete capito male, d'accordo? Non ho fatto niente con Yurim. È vero, provo qualcosa, è una persona fantastica, ho davvero sperato di piacerle ma non è successo assolutamente niente. Non ha mai tradito Taehyung. Ci siamo frequentati solo come amici e se quel demente del suo ragazzo non avesse il kimchi nel cervello, non avrebbe fatto questa sceneggiata. Non so cosa abbia visto.»

Mi bloccai ad ascoltarlo, tanto che presi un respiro enorme, senza rispondere. Portai gli occhi su Yurim che non aveva nessuna intenzione di guardarmi in faccia, poi di nuovo su di lui. Feci per dire qualcosa, ma questa volta fu Yurim a prendere parola.
Si girò lentamente per guardarlo.

«Chiamalo ancora demente e ti cavo gli occhi.»
L'unica cosa che disse, prima di voltarsi verso di me con uno sguardo pieno di angoscia. E muta si defilò da lì, correndo via, immergendosi nella flotta di gente che imperversava nella sala. Quello sguardo sembrava tanto uno "scusami" senza voce e per quanto avrei voluto riprenderla rimasi solamente a guardare il punto in cui era sparita.

Scossi la testa per scacciare via tutto ciò che stava premendo per uscire, parolacce sconclusionate comprese, tanto che abbandonai Doyun a sé stesso girandomi per andare a inquadrare gli altri. Erano ancora ubicati in quell'angolo di sala un po' in disparte e quando li raggiunsi arrivai giusto in tempo per assistere ad una seduta psicologica d parte di Hoseok, che stava tenendo il volto di Tae tra le mani. 


«Tae lo so, si è comportata male, ma se ti metti a menare uno della sua stazza non ne usciresti bene e ti ricordo l'ultima nottata passata in ospedale per colpa tua. Per poco non crepavamo tutti di morte precoce per la preoccupazione.» Disse Hoseok, prendendogli il volto tra le mani.
Taehyung aveva il volto paonazzo, lo sguardo gonfio di lacrime e il cuore lacerato. Aveva per forza il cuore lacerato, lo sguardo era di chi non riusciva a trovare uno sbocco.

«Possiamo sempre ucciderlo noi per lui.» S'intromise Yoongi, con tono un po' piatto, ma graffiante.
«Magari possiamo evitare una strage? Non voglio vedervi finire in prigione.»  Si lagnò Hoseok,disperato.
«Ma che prigione, siamo professionisti,occulteremo il cadavere.» Jungkook spalleggiò Yoongi in quell'assassinio.
Mi impanicò un po' quel suo tono così esperto in materia.


«Ragazzi Yurim ha fatto una cazzata è vero, ma non è affare nostro. Lasciamoli parlare tra di loro, non intromettiamoci-»
Si voltarono tutti verso di me, quasi di scatto. Se non si erano accorti del mio arrivo, lo fecero in quel momento.

«Non voglio parlare con lei, non voglio neanche sentirla nominare!» Ringhiò Tae con una cattiveria che non gli avevo mai visto.
«Tae ti prego, non fare così.»
«Così?  E come dovrebbe fare scusa? Quello si è presentato qui per farsela con la sua ragazza sotto al suo naso, è già tanto che non è partita una rissa.» Sbottò Hoseok, contrito.

«S-sentite non sto difendendo quel palo di legno, davvero, ma secondo me potrebbero risolversa se-»
«Dacci un taglio Seoyun, non stai aiutando la situazione.»

Hoseok si voltò a guardarmi trovandomi davanti due occhi più freddi del dovuto. Per un momento pensai che fosse colpa dell'alcol, invece quella durezza nel volto era proprio innata. E poi quella bocca chiusa, a cuore, era il sintomo primario: era irritato ai massimi livelli.
Finalmente, dopo momenti di blocco emotivo rimasto incastrato nel mio io interiore, sentii la forza bellica crescere dentro di me, decidendo di imbracciare la mia arma per combattere una causa che non era la mia. Vedere Taehyung in quello stato non faceva che conferirmi la forza necessaria per provarci; se Doyun stava dicendo il vero allora era inutile innaffiare quell'odio senza motivo. 

«Ragazzi, lo so Yu ha fatto una grandissima castronata ma non possiamo fare così. Tae, per favore, parlale, lei ti ama, sono sicura che è stato tutto un-» Continuai io, ormai in prima linea davanti a quei cannoni accesi, ma più ripetevo quelle parole più mi trovavo scoperta, tanto che fui interrotta quasi subito.

«Tu lo sapevi, vero? Che si vedevano?» Continuò Hoseok, subentrato davanti a me in quella guerra, stringendo il manico della sua spada con la punta rivolta verso di me. 
Mi bloccai per un secondo, ruotando il collo per inquadrare il punto in cui Yurim era scomparsa poco prima, sentivo l'alcol tradirmi come un vile codardo, facendomi assumere espressioni che non riuscivo a combattere. Sperai che gli altri fossero troppo brilli per accorgersene, ma quando mi voltai mi trovai tutti gli occhi addosso, sentendomi più piccola di una mosca.


«Tae non è come credi tu, io - sapevo che c'era qualcosa ma non-»
«...cosa?» Taehyung mi guardò con uno sguardo talmente sofferente che mi venne da piangere.
Perché la situazione si era capovolta così? Ma che cavolo, gli astri si stavano mettendo d'accordo?

«Tae te lo giuro.» Continuai io, quasi in implorazione. «Se solo mi lasciassi-»
«Lo hai invitato tu, vero?» Continuò lui, sibilando, interrompendomi per l'ennesima volta. Cominciavo ad odiare quello sguardo, mi stava annientando. Per un solo secondo odiai Yurim e quel suo maledetto segreto; le avevo detto che le conseguenze sarebbero state devastanti e io non sapevo gestirle in quello stato. Sentivo la presa della mia arma cedere sempre di più, mentre le frecce piene di segreti si conficcavano dentro il mio stomaco. Ne stavo covando troppi dentro di me, quell'ultimo però aveva squarciato una ferita che stava sanguinando, indebolendomi.

Guardai Hoseok con uno sguardo più affilato ma non riuscì a rimanerci. Provai a seguire la scia degli altri, sentendomi tremendamente circondata, come una preda davanti al destino di una catena alimentare affamata.
Yoongi come una maschera di cera. Namjoon che sembrava non capire che cavolo fosse accaduto. Jin che sembrava deluso. Jungkook sembrava addolorato. E Hoseok.
Hoseok era veramente infastidito. 

«Non lo hai voluto e così lo hai spinto tra le braccia di Yurim, non è così?» Continuò  Tae, facendo uno scatto del mento. 

Non ero una psicologa ma sembrava tanto che stesse cercando il colpevole di quella rottura tra loro e, a quanto pare, l'aveva trovato in me. Fare da capro espiatorio non era il sogno della mia vita. Lo vidi sgusciare via dalla presa di Hoseok per avvicinarsi a me a passo spedito.
Provai un'irrazionale timore, ma non feci neanche tempo a rendermene conto perché Jin fermò il suo passo quasi subito. Gli bloccò il braccio e lo tirò leggermente indietro, portando una mano sulla sua testa per placarlo.

«Tae, Seo ha ragione, dovresti parlare con Yu di questo. È inutile che cerchi di trovare il colpevole, è una faccenda troppo delicata e questo non è il luogo giusto per farlo.»
Tae lo guardò; era come un animale ferito senza più speranze di sopravvivenza, avrei dovuto capirlo, in fondo aveva solo una voglia tremenda di sfogarsi. Avevo già provato quel dolore, sapevo in che fase fosse.
«Dai ragazzi, questa cosa non può degenerare così, troviamo una soluzione.» Si intromise Jung, provando a dare una carezza sulla schiena di Tae, guardandoci tutti.


«No, no io non ci parlo con lei. Non voglio parlare con nessuno! Non voglio...»
Non finì neanche di parlare, quello si strattonò dal braccio di Jin, passandomi di fianco e tirandomi una sottospecie di spallata indolore. Lo guardai mentre si fiondava sul divano lì vicino, con la testa tra le mani e il dolore sulla schiena ricurva. Provai a dire qualcosa ma Hoseok si intromise prima che potessi provare a dire qualcos'altro.

«Come hai potuto non dirgli niente? Tae è uno dei tuoi migliori amici - »

Quella situazione stava cominciando a farmi ribollire quelle braci ormai spente da tempo. Vedere la faccia di Hoseok così arrabbiata mi fece provare un senso di nausea improvvisa, come ancora di salvezza cercai la sua ragazza ma non era presente. Quel teatrino privato era solo per noi, a quanto pareva. 
Mi voltai di nuovo a guardare gli altri, mi soffermai su Jin ma lui stava guardando il futuro sposino, così deviai su Namjoon ma era fisso imbambolato e pensieroso, così dovetti prendere la mia boccata d'ossigeno personale e ritornare a guardare il mio vecchio e arrabbiato miglior amico. Mi avvicinai a lui di un passo, corrugando la fronte.
«Davvero stiamo per fare questo discorso, Hoseok? Te l'ho detto non era affar mio, Yurim non ha mai approfondito nulla su quello che stava capitando con quello, avrei corso il rischio di accendere la miccia di una bomba inutilmente, creando ancora più casino.»
«Ah certo, perché ora le cose stanno filando così lisce in effetti.»
«Mi spieghi quale cavolo è il tuo problema, ora? La prendi così sul personale per qualche pagliuzza particolare?» Graffiai io, mentre quello fece uno sbuffo adirato, scuotendo il capo.
Era ubriaco anche lui, lo potevo capire dallo sguardo lucido e dal fatto che biascicasse molte parole. In tempi passati era una cosa che trovavo molto buffa, in lui, ora mi stava solo facendo irritare.

«Dai Seo, capiscilo, è la sua serata e abbiamo appena scoperto che Yurim se la fa con un altro dopo anni e anni insieme a Tae. Tutti erano convinti che si sarebbero sposati prima di chiunque.» Mi voltai verso Namjoon, sentendomi sempre più stretta lì dentro, tanto che mi morsi la lingua per evitare di cacciare fuori un ringhio animalesco. Non ero sicura che ci fossero dei veri schieramenti, ma Namjoon pendeva sempre più in la, avrei dovuto prevederlo vista la sua storia passata. 

Volevo un bene infinito a Taehyung e, per quanto avrei voluto consolarlo, mi sentivo in dovere di proteggere l'unica persona che non poteva difendersi da sola in mezzo a quel trambusto. Cominciavo a sentire la terra tremare sotto i miei piedi, e non riuscivo a capire perché. Non risposi a Namjoon, mi ritrovai solo ad abbassare il capo, mordendomi il labbro. Forse Yurim era indifendibile, in effetti, ma Hobi sembrava averla presa sul personale con me. E non riuscivo a capirne il motivo. 
Perché doveva avere ancora quel potere su di me? Rendere incontrollate le mie emozioni rabbiose, affamarle e poi nutrirle con quello sguardo che mi stava solo facendo sanguinare?
Presi l'ennesimo sospiro, cercando una calma zen superiore, che non arrivò mai.

«Sei stata un'egoista.» Ed eccolo di nuovo, in battaglia, a spada tratta, infierendo sempre di più.
«Egoista.» Ripetei con un sibilo stretto, senza neanche guardarlo. «Lo pensate anche voi?» Tirai su lo sguardo, per cercare quello degli altri. 
Mi sofferma su Jin, sperando in un supporto più invasivo ma ancora aveva lo sguardo deviato. Namjoon stava facendo la stessa cosa. Yoongi era l'unico che mi fissava senza dire una parola, aveva ancora lo sguardo arrossato. Mi sembravano passati solo due secondi dal suo sfogo e ora, come un dannato gatto, lo potevo sentire soffiare di nuovo dentro di sé.

«N-no, no sappiamo che tu non c'entri niente, è solo che queste cose sono da persone vigliacche. Insomma Tae non si merita questo, lui la ama davvero e lei lo stava solo prendendo in giro...Non me lo aspettavo da lei, sono rimasto deluso.» Guardai Jungkook con una patina facciale meno indurita. In fondo era la voce della verità, l'avevo sempre saputo. 
Sospirai, annuendo pianissimo, prima di strusciare le labbra tra di loro.
«Lo so, ma io non credo che lo abbia tradito davvero. Penso che fosse solo molto confusa, che stava cercando di capire cosa volesse davvero e se solo si parlassero penso che lo risolverebbero. Insomma, alla fine si erano lasciati - s-sì lo so, di nuovo, ma non gli ha fatto niente alle spalle. Insomma Tae» mi voltai verso di lui, ancora seduto sul divanetto, ancora con le mani tra i capelli neri e stropicciati. Lui non alzò il volto ma sapevo che mi stava ascoltando, era rigido come un tronco. «ti ha davvero illuso? Quando ti ha lasciato cosa ti ha detto? Noi non sappiamo molte cose e stiamo giudicando il nulla.» Provai di nuovo.

Lui non mi rispose, lo vedevo solo respirare a fatica sotto le lacrime e io scossi il capo debolmente, sentendo improvvisamente qualcuno toccarmi il braccio. Era Yoongi; il gatto era tornato a cercare una parvenza di comunicazione almeno.
«Davvero non ne sapevi niente?»

Al suo sguardo non resistetti, mi trovai a fare un passo in mezzo a quel cerchio intimidatorio, andando a guardare tutti con continui giramenti della testa. Con l'alcol in circolo non era una mossa saggia, ma la lingua voleva tremendamente scacciare via quel livore velenoso.
«Non ti rispondo neanche, che cavolo. Davvero ora il problema è sapere chi ne fosse a conoscenza o meno? Non facciamo stare meglio Tae in questo modo!»
«Dai ragazzi, stiamo perdendo di vista la situazione primaria. Non sappiamo davvero come si sono evolute le cose, così finiamo solo per alimentare un odio che non serve.» San Jin provò a placare gli animi, dietro di me, e dovetti fermarmi a guardarlo per cercare un po' di spalleggio ma, sarà stato il modo in cui Hoseok tirò su le spalle, il modo in cui guardò Jin, il fatto che aveva incrociato le braccia come gesto occlusivo verso qualsiasi giustificazione, mi arrivò il sangue al cervello definitivamente.
«Già, la situazione primaria è che Yurim è stata una grande stronza e tu sei stata la peggiore delle amiche.»

Eccolo pronto a sferrare il fendente mortale. Ma io cercai di parare  il suo colpo di spada facendo esplodere una bomba atomica, mischiando piani bellici di ere diverse, ma dannazione Yurim non era una cattiva persona e quello strano momento rancoroso di Hoseok mi stava facendo ammattire. 


«Ah ma davvero, Hoseok? Ma grazie per questa brillante tesi finale. C'è solo un piccolo particolare che non hai tenuto in considerazione: tutto questo non è affar tuo. Non lo è più da un sacco di tempo, da quando hai deciso di viverci nei tuoi cavolo di segreti, ripiombando tra noi come se fosse tutto dannatamente normale. Yurim avrà fatto un errore ma questo non ti da nessun diritto di giudicare, non ti da il diritto di aprire quella bocca a sproposito, tu non sai niente di quello che è accaduto tra di loro, non sei nella loro testa.  Ora dovresti solo pensare al bene di Tae e invece continui a cercare il colpevole come un Sherlock Holmes qualsiasi.» 

Ero partita senza freni. Se prima Yoongi mi aveva pinzato il gomito, finì con l'afferrarmi l'avambraccio per stritolarmelo in maniera convulsa. Namjoon aveva gli occhi più fuori dal cranio che dentro e Jin non aveva nessuna canzone che poteva interrompere quel flusso di parole. Guardava a terra, in silenzio. Jungkook tentò di tirare su le mani, placando la guerra.
«No dai ragazzi non fate così, questa serata doveva essere positiva, bella, divertente e tante cose-»

Provai un irreversibile senso di colpa a interromperlo, ma ormai il filtro s'era dissolto del tutto. Mi avvicinai a Hoseok, a muso duro, vedendolo irrigidirsi e cambiare totalmente espressione. Dovevo averlo punto sul vivo, perché l'espressione corrucciata di prima si tramutò in qualcosa di molto meno arrabbiato, quanto più ferito. Mi sarei fermata, se solo avessi avuto un aiuto esterno. Non potendo contare su Yurim in quel frangente, confidai per un secondo in Jin nonostante non sembrasse intenzionato a salvarmi, questa volta.

«E poi da che pulpito che  viene la predica, caro Mister Segretofaro. Arrivi qui bello spavaldo dopo un anno e passa non sapendo un cazzo di quello che abbiamo passato, per di più con una notizia bomba, "ah ragazzi mi sposo con la prima ragazza che mi ha offerto un caffè", ritrovandoci a catapultati in un nuovo vortice di assenza da parte tua, quella dove sei a casa ma non ci sei, dove ci propini uscite tutti insieme per mostrarci Emily come un trofeo, dove ci avvisi a scelte già decise, avviate e senza ritorno. Ah già, hai una ragazza, mica puoi avere ancora tempo per tutti noi. Chissenefrega se Jimin si è sentito abbandonato da quella testa di cavolo che sei, o se Namjoon ha preso a scrivere rap dove il tuo nome appariva ogni tre secondi, o se Jin ha cominciato a sentire l'impulso di fare le cose che facevi tu prima. Tanto siamo grandi e vaccinati e ce la caviamo da soli, no?"

Completamente senza salvezza.


«Ma la  cosa più divertente di tutte quale potrebbe mai essere? Oh sì, Hobi-Uan grande illustre delle decisioni, che hai deciso di spazzare via tutto questo decidendo di andare a vivere per sempre in Inghilterra. Tanto quella cretina di Seo passava le nottate a piangere pregando che il giorno del tuo ritorno sarebbe arrivato il prima possibile, mica soffrirà a sapere che probabilmente non ti vedrà mai più. Tanto agli altri non importerà di certo sapere che abiterai a mille mila chilometri di distanza. Tanto andrà tutto bene, come se fosse tutto normale, no?...No?»

Sentivo le lacrime premere come dannate agli angoli degli occhi ma riuscì a tenerle al loro posto, per via di un imminente e invasivo senso di colpa che si insinuò in ogni parola sputata fuori dalla mia bocca. Avrei voluto tapparmela in tempo, prima di rivelare qualcosa che non doveva uscire da me. Ma Hoseok aveva la sbronza arrabbiata, quello sguardo, quella faccia, quella voce non me le meritavo. Sarebbe stato più semplice girare i tacchi e andarmene via, invece di fare quel danno, ma Hoseok era sempre stato bravo anche in quello. A tenermi in trappola senza possibilità di scampo. Era il suo potere verso di me e sentivo che si era ritorto contro di lui, in qualche modo.

Ci fu un passaggio di sguardi mentre io riprendevo fiato, da me passarono a Hoseok che, di punto in bianco, diventò bianco come un lenzuolo. Notai Taehyung riavvicinarsi a noi, ma ora con aria tremante e lo sguardo piantato verso quel sole spento. Evidentemente, sentendo il mio sfogo, aveva deciso di rientrare nel suo cerchio dello sfogo, con lo sguardo ancora gonfio di pianto e le labbra sempre più tremanti e gonfie. Ora ero colpevole anche di quell'ennesimo dolore, un altro macigno lanciato nel cuore di chiunque. 

Sempre un ottimo lavoro nelle relazioni umane.


«E' - è vero?» chiese Jungkook, con un filo di  voce. «Davvero andrai a vivere in Inghilterra per sempre?»
«Hobi, dimmi che sta scherzando.» Continuò Namjoon. 
«Ragazzi» Hoseok fece un passo indietro, guardando gli altri con aria tremendamente colpevole, i palmi delle mani rivolte davanti a lui. La sua voce non era più velenosa, biascicava ancora ma questa volta il nervosismo era dovuto a quella nuova esplosiva rivelazione. Ed era colpa mia. «Ve ne avrei parlato. Non è ancora deciso nulla,  io -» Cominciò Hoseok ma Namjoon non stette a sentire nessun'altra parola, scosse la testa, indietreggiando.
«Stasera non è proprio aria, abbiamo capito. A sto punto sfasciamo il gruppo e facciamola finita.»

«Nam aspetta...»
«Hobi perché non ce lo hai detto? Vieni qui, pieno di sorprese, non sappiamo nulla di quello che ti accade da mesi e ora ...» Jin fece un passo in avanti, guardandolo in maniera triste. 
«No, non è così, io ...ragazzi sto per sposarmi, devo pensare anche a lei.»
«No, a quanto pare devi pensare solo a lei.» Cominciò Jungkook, corrugando la fronte. «Noi siamo sempre sacrificabili.»
«Non è così...non è così, davvero. Ve ne avrei parlato quanto prima, non dovevate saperlo così.» Continuò Hoseok, ripiantandomi addosso uno sguardo che doveva essere arrabbiato, ma sembrava solamente perso. 
Stava cercando aiuto, ormai l'arrampicata sopra lo specchio stava diventando veramente ardua.

«Ed è quello che vuoi?» Continuai io, aggrappandomi al suo sguardo. Non avevo il diritto di parlare ancora con lui, ma si sa che l'alcol ti dona sempre più coraggio del previsto. L'avrei capito se mi avesse odiato per sempre, se mi avesse spinto via, se avesse davvero creato quel muro di cui forse avevo bisogno. Ma ora non c'era più nessuna traccia di quella rabbia, vedevo solo vergogna nel suo sguardo, tanto che quando parlai deviò subito lo sguardo altrove. «Andartene? Lasciarci di nuovo?»
«...no. Non voglio, certo che non voglio.» Sfiatò lui, a mezza voce.
«Hobi posso dirlo che sei un grande botolo di cerume in questo momento?» Yoongi gli si piantò davanti e gli diede una pacca sulla spalla. Non so bene che significato avesse quel gesto ma Hoseok, mentre tirava su lo sguardo, era sul punto di scoppiare a piangere.

Avevo esagerato; sarei tornata indietro nel tempo per evitarlo ma ormai il danno era fatto.
Stava andando tutto a rotoli, tanto che strizzai gli occhi sperando di riaprirli e trovarmi nel mio amato Perù, lontano, sperduta, da sola e senza più niente. Sarebbe stato molto meglio.


«Non puoi farlo. Non puoi - ti prego Hobi, non-» Tae riuscì a ringhiare quelle parole senza finirlo. Gli si aggrappò addosso, prima di dargli una spintarella scialba, quasi più rabbiosa ache altro.
«Tae...»
«Anzi sai cosa? Vattene pure tu! Lasciaci! E vaffanculo a questa festa maledetta!» Ringhiò dinuovo. Questa volta Tae si voltò verso di me, poi verso Jungkook, verso tutti. 
Ma nessuno provò nemmeno a reagire davanti a quelle parole. La terra che tremava sotto i miei piedi non era altro che un terremoto, stava dividendo ogni pezzo di noi.  
Ci guardammo tutti, senza parlare, ognuno con la propria disperazione personale. La gente intorno a noi era ignara, ballavano felici di quella serata ebbra e festosa, inconsapevoli che quella festa perfetta stava facendo colare a picco i tasselli della nostra amicizia.
La musica smaltì le ultime strofe di una canzone dei Bon Jovi.
Quelle parole si insinuarono nella mia testa, riflettendo in maniera netta tutto ciò che non potevo più dire. 

We can pack up our old dreams
And our old lives
We'll find a place where the sun still shines


Ma il sole non brillava più, lo avevo spento io e i suoi raggi caldi avevano raffreddato i cuori dei miei amici, sarebbe tramontato lontano, in un'altra landa, in un altro orizzonte e loro sarebbero rimasti al freddo, senza di lui. Io ormai ero nel mio ghiacciaio da tempo e pian piano avevo raggiunto uno sprazzo d'erba più caldo.
Ma questa volta sentivo il gelo soffiare sul collo, penetrava ancora dentro le mie ossa, facendomi tremare.
Non esiste un always, né per l'amore, né per l'amicizia, né per qualcosa che sembrava non dovesse morire mai.




Eravamo lì fermi, vicini ma ormai distanti anni luce, e fu lì che la voce nelle casse si bloccò improvvisamente, mentre qualcos'altro prese il monopolio dell'attenzione.
Ma non solo la mia. Di tutti.

Da un microfono chissà dove si Sentii battere un dito, seguito da un
«prova prova - oh ho sempre voluto farlo, che emozione.»
Era Jimin, decisamente brillo, illuminato da lucine a intermittenza tanto che sembrava una specie di insegna. Tutti ci voltammo a guardarlo, avviandoci verso una piccola postazione ai lati del bowling. C'era una piattaforma vuota, condita da strumenti musicali abbandonati e cavi elettrici che serpeggiavano ovunque. E Chimmo era lì, col microfono in mano e un drink nell'altra.
Aveva un sorriso dolce sulle labbra ed era palesemente alticcio. Per una forza d'attrazione guardai verso Yoongi, notai che aveva la stessa espressione di prima, segno che neanche l'amore lo smussava. O forse lo smussava dentro.


«Ehm salve, sono Jimin e molti di voi mi conoscono come...Jimin infatti, o Chimmo, altri non mi conoscono ma ora mi conoscono a quanto pare, mi sono appena presentato.»

Mi ricordai di cosa ci disse, a me e Jungkook, all'ingresso del locale in quel preciso istante. Aveva una sorpresa, per Hoseok. Che stesse per fare la sua speciale mossa finale? Quanto sperai che non vomitasse in quel momento.

«Questa sera siamo qui per festeggiare una delle persone più splendide e splendenti che io abbia mai conosciuto. Non gliel'ho mai detto in faccia, credo, quanto io tenga alla sua felicità e sono qui perché voglio dimostrare quanto sia importante per me. Siamo sempre stati una famiglia, siamo sempre stati insieme e ora comincerai un viaggio ...da solo. O così tu pensi di fare, ma in realtà non sarai mai solo. Che tu decidessi di sposare una scimmia o una banana, noi saremo sempre con te. Oh - per fortuna la sua ragazza non è né una banana né una scimmia, tanto per chiarire.»
Fece una pausa mentre lo vidi sollevare gli occhi al cielo e smuovere le mani verso un punto imprecisato. Noi intanto avevamo il cuore in subbuglio, sentii chiaramente Hoseok tirare su con il naso di fianco a me, probabilmente a questo giro non sarebbe riuscito a contenere le lacrime.

«A te Hobi, sono davvero orgoglioso di essere tuo amico, e sono davvero orgoglioso che chi più si meritava la felicità in questo mondo abbia trovato una ragione di vita. Ora farò una cosa che lo farà sicuramente piangere e forse farà piangere anche me, non ridete vi prego, ma vi chiedo di fare un applauso a Hoseok e a Emily a cui dedico cento di questi giorni. No anzi, cento di questi anni. Un po' tanti lo so, forse una via di mezzo. Oh insomma, avete capito.»
Alzò un braccio prima di andare a scolarsi il cocktail rosato tra le mani mentre le luci si abbassarono quasi di botto.

«Non importa dove sarai, cosa farai, se un giorno vivrai in un piccolo pulmino con la tua famiglia e i tuoi otto marmocchi. Io e gli altri sappiamo da dove vieni e sappiamo a cosa appartieni, sarai sempre nel nostro cuore e con tutto il nostro amore ti auguriamo una vita piena di vita, eh eh. Come te, che sei sempre stato una forza della natura, la nostra forza. Perdonami per quello che sto per fare non mi uccidere godetevi lo spettacolo e tirategli le orecchie alla fine grazie.»

L'ultima frase la disse talmente velocemente che stava andando in apnea, ma una luce ci fece voltare tutti verso la parete lì di fianco. Un proiettore cominciò a riflettere su di essa dei filmini e delle foto. Jimin era famoso per essere l'unico tra noi a fare filmati e foto con qualsiasi mezzo a disposizione, per ogni occasione noi avevamo dei veri e propri repertori. Non avevo idea di dove tenesse tutti quei reperti archeologici, ma a quanto pare li conservava e li stava per mostrare davanti ad una cinquantina di persone più o meno sconosciute.
Io venni invasa da un fuoco di imbarazzo totale, tanto che sgranai gli occhi sperando che si inceppasse il meccanismo e invece no. 

Nel primissimo filmato eravamo presenti io e Hoseok, avevamo dieci anni, stavamo giocando alle tartarughe ninja: io ero Michelangelo e lui Donatello. Stavamo facendo delle mosse di kung fu e dicendo strane minacce di morte verso il nostro nemico, che a quanto pare era un povero cestino della spazzatura. Di sottofondo c'era una sinfonia triste quanto la morte di Dobby, cosa che mi provocò un magone al petto improvviso. Non avevo la minima idea da dove avesse preso quei reperti, ma a quanto pare aveva fatto sotterfugi e magheggi con la famiglia di Hoseok per ricevere tali omaggi imbarazzanti, ne ero sicura.
Mi voltai per guardare Hoseok e notai che lui stava guardando me, con le lacrime agli occhi e la faccia dolorante.
Sbucarono delle foto imbarazzanti, di classe, dove io, Hoseok e Yoongi eravamo vestiti da abeti di Natale, pieni di foglie, stelle colorate e palline finte; gli altri bambini erano vestiti da folletti e ballavano intorno a noi, felici come gnomi di bosco.
Altri filmini, dove Hoseok soffiava le candeline di compleanno di fianco a noi, ai nostri genitori e ai nostri parenti.
Il nostro periodo in cui, io, Hoseok e Namjoon adolescenti rubavamo gli asciugamani per crearci mantelli eroici per combattere la criminalità nelle strade.
Foto di Jimin e Hoseok in vesti di danzatori di balletto classico, con dei sobri ed eleganti tutù con gli strass, merletti  e fiocchi di raso.
Yurim, Tae e Hoseok intenti a fare boccacce da persone serie contro il vetro di una vetrina di Gucci.
Un filmino in cui Jungkook, dentro un carrello della spesa, veniva spinto da Hoseok verso una discesa che avrebbe portato alla slogatura di un braccio di Jung e improperi maledetti.
Un selfie di carnevale, di Jin e Hoseok, vestiti da Pirati dei Caraibi, mentre io apparivo dietro con una parrucca da clown rossa non indifferente.
Era un susseguirsi di scene delle nostre avventure, della nostra quotidianità, della crescita che avevamo intrapreso insieme fin da quando eravamo lombrichi di campo.

Cominciarono a introdursi filmati di vacanze, di gite, di scherzi fatti gli uni agli altri, di foto sempre più imbarazzanti, di feste di Halloween, cene Natalizie, escursioni al mare, pian piano subentrarono tutti quanti, fino agli ultimi filmati - una gara dentro ai sacchi dove avevamo rischiato di morire almeno sette volte a salto - girati poco prima che lui partisse per l'Inghilterra.
Pensai che quella tortura fosse finita lì, ma notai che c'era dell'altro. Jimin aveva fatto foto e filmati le serate passate insieme con Emily; non avevo mai notato niente, evidentemente ero troppo occupata a ricoprirmi di sofferenza per rendermi conto che, a differenza mia, c'era qualcuno che stava immortalando quel nuovo capitolo della nostra vita. 

L'ultimo video riprendeva Emily e Hoseok intenti a fare un ballo lento, ripreso sicuramente alla serata del karaoke, mentre si sorridevano, si stringevano e si baciavano. Provai un calore al petto che mi fece chiudere gli occhi, bloccando per fortuna strani pianti improvvisi.

Lo avevo sempre visto come un cambiamento avverso, ma in realtà la mia concezione delle cose era solo deviata dal fatto che io non riuscivo a vedere il bicchiere mezzo pieno, e mentre sentivo che le cose stavano procedendo in maniera differente, c'era qualcuno che aveva capito che le cose stavano solo cambiando, non per forza in negativo. Erano solo nuove, diverse, ma erano reali e le stavamo vivendo, come sempre.

Quando il video finì salì un altro scroscio di applausi, di urli, di incitamenti e di hip-hip urrràààà, giusto per farci seppellire tutti vivi dalla vergogna. 

«Ricordatemi di uccidere Jimin - » mormorò Yoongi, ma notai quello sbrilluccichio negli occhi che era solo sintomo di commozione latente. 
Nessuno gli rispose, Hoseok si limitò ad aprire le braccia e abbracciarlo. Lui evitò per un paio di secondi, ma poi ricambiò l'abbraccio.


«Ragazzi venite qui.»
Aveva la voce rotta dal pianto e aveva già allungato una mano e aveva afferrato il braccio di Tae, che si unì a loro quasi obbligatoriamente. Pian piano ci unimmo tutti quanti, ritrovandoci avvolti in un gigantesco abbraccio di gruppo. Namjoon, come corpo esterno, era riuscito ad avvolgere le braccia quasi su tutti.
«Vi adoro ragazzi, tantissimo. Siete una famiglia per me e mi dispiace per essermi perso così tante cose...io-» Aveva cominciato Hoseok, di nuovo.
«Zitto Hobi, non rovinare questo momento. Ne riparleremo, ma per ora sta zitto.» Disse Jin con un mormorio più addolcito, un secondo prima di sentire qualcuno placcarci in malo modo, facendoci quasi perdere l'equilibrio.

«Ragazzi vi ho fatto piangere vero? Ammettetelo, sono stato un genio!»
Jimin stava saltellando, tutto contento, sbucando come un folletto, scacciando via quella nuvola grigia sopra di noi.
«Non hai idea di quello che hai fatto, pulcino bagnato.» Disse Hoseok, tirando su la testa, prima di scioglierci tutti da quell'intreccio e guardarci. Sembravamo una setta, per come eravamo messi a guardarci, gli uni con gli altri.

Hoseok aveva ragione. Jimin aveva ricompattato i pezzi che si stavano sgretolando di nuovo, ci aveva riuniti senza saperlo, ci aveva fatto ricordare perché eravamo così amici, dove era nato il nostro volerci bene, ci aveva ributtato nei problemi che aveva superato, alle crisi, all'esperienze. Come avevamo fatto a dimenticarlo? 

La musica ritornò alta tra le pareti grazie ad una band sconosciuta, imbracciando strumenti e strillando assoli. E le persone, almeno quelli che stava sopravvivendo a quella serata, avevano ripreso a giocare, ballare, parlare. Noi cominciammo a guardarci e a sorridere come dei dementi, non riuscendo a trovare altre parole per dire quello che stavamo provando. Sperai che qualcuno aprisse bocca ma nessuno lo fece, Hoseok cominciò a ridere e tutti seguimmo quel percorso, ritrovandoci a sciogliere la rabbia di prima con una potente e cinguettante risata.

Sapevo che non si sarebbe risolto tutto con uno schiocco di dita, ma eravamo di nuovo sulla strada giusta di quel bivio. Dovevamo sfregare le nostre mani, allentando sempre di più quel rancora reciproco. Il primo che controllai fu proprio Tae, che con una manata scacciò via le ultime lacrime, mentre lo vidi ruotare il volto per andare a guardare altrove. 
Seguii il suo sguardo, sperando di trovare Yurim, sperando che avesse guardato anche lei, ovunque fosse, perché per quanto avesse acceso la miccia di quel subbuglio era un tassello importante e non avrei permesso a nessuno di sciogliere quell'intreccio. 
Non la vidi, ma vidi Tae camminare verso la folla e sperai - pregai - che fosse per cercarla, per riprendere in mano quel momento e trovare veramente la sua soluzione.

Poi vidi Yoongi afferrare un braccio di Jimin e trascinarselo via, poco dopo avermi lanciato uno sguardo che avrei potuto interpretare in un solo modo. Un altro miracolo della serata e, forse, un nuovo sorriso per il giorno seguente. Mi venne da sorridere nonostante fossi incline a quella vaga sensazione di commozione da matrimonio, tipica delle zie col cappello enorme e il fazzoletto al naso, che frigna e sventola davanti alla visione di quell'amore.

Deviata da quel momento provai a cercare Jin, ma trovai Hoseok intento a separarsi da un abbraccio di Namjoon per raggiungere me. Io abbassai lo sguardo, contraendo il volto in una smorfia contrita e dispiaciuta. 

«Hoseok ti prego perdonami per prima, ero così ...sai che l'alcol mi fa diventare una specie di mutante. Ho fatto un casino enorme-»
«Ehi Michelangelo?!» Lui mi fece un sorriso pieno, con ancora gli occhi lucidi e la faccia rossa, tanto che rimasi un attimo di sasso. 
«...sì Donatello?»
«Mastica più forte, riesco ancora a sentire qualcosa da questo orecchio.»

Mi misi a ridere, scuotendo la testa e lui ne approfittò per abbracciarmi stretta. Non disse una parola, non rispose alle mie scuse, non fece le sue. Lo Sentii aggrapparsi ai miei vestiti in maniera così stretta che pensavo mi avrebbe spezzato il respiro. 
Io ricambiai, portando le mani ai suoi capelli, prima di provare a sciogliere quel contatto ma lui non lo fece. Non subito. Mi teneva avvinghiata in una maniera che percepii come bisognosa, tanto che potevo sentire le sue labbra sul mio collo, aveva nascosto il volto proprio lì. Un brivido mi invase, provocandomi un senso di oppressione non indifferente. Il cuore prese a battere un po' più veloce, un secondo in più e non l'avrei più controllato. Quell'abbraccio mi stava di nuovo riaprendo la ferita e non potevo farlo; dovevo tenerlo lontano, giusto un pochino, giusto un po' tanto.


«Ehi vai a cercare tua moglie, ti avrà dato per disperso.»  Gli sussurrai con un filo di voce e lui finalmente decise di lasciarmi andare. Mi guardò con gli occhi più belli di questo mondo, rialzando le mani per accarezzarmi il volto. Poi annuì piano, allontanandosi per andare a prendere Namjoon e Jungkook per le spalle e trascinarseli via da lì, ma Emily fu più veloce di lui a trovarci, cominciando a squittire felice per la sorpresa, abbracciando gli ultimi rimasti in quel frangente, passando da Jin, a Nam, poi a me, baciando guance e scompigliando capelli.
Stava piangendo anche lei; eravamo un gruppo di piagnoni non c'era niente da fare.

Quando passò a Hoseok e gli saltò al  collo, non provai il classico e irrefrenibile desiderio di bruciarli con un lanciafiamme. Si baciarono in una maniera talmente tenera e innamorata che, con un sorriso più personale, mi resi conto che ero davvero fortunata a diventare testimone di quell'amore. Forse non l'avevo visto nascere, e forse non l'avrei visto mai crescere, forse sarebbero stati lontani, ma d'altronde il destino era sempre stato beffardo con me, mi faceva soffrire per curarmi dalla mia tentazione.

Ma quel giorno le gambe tremavano, il disastro forse era stato scongiurato, le cose sarebbero cambiate per tutti, forse era la fine di ogni cosa per diventare l'inizio di qualcos'altro. E io avrei dovuto capirlo, che tutto ciò che mi aveva portato lì quel giorno, che il giorno del mio addio a Hoseok sarebbe dovuta essere la mia espiazione. 
La mia espiazione.
Ma non avevo fatto i conti col karma e ad ogni pena inflitta ne arriva sempre una più  violenta, improvvisa e irrimediabile, per riequilibrare l'energia universale.

Cercai Jin, trovandolo intento a guardarmi con uno sguardo più serioso e incapibile, le mani pigiate contro i fianchi e quel tic alla palpebra immancabile e portatore di angoscia non diluita. Ero pronta a sorridergli, ad avvicinarmi, a provare finalmente le mie lezioni di salsa in pubblico, senza vergogna. Ma mi bloccai di colpo, vedendo una ragazza avvicinarsi a lui con una velocità immotivata, arpionandosi al suo braccio e riprendendo fiato, dopo avergli donato un sorriso suadente e pericoloso.
Sembrava avesse fatto una maratona, visto la mancanza di fiato.


«Eccoti qui, sei scappato via prima e non ti ho più trovato.»
«Ah sì, scusa ero - questioni di famiglia.» Rispose lui.
«Mi porti a ballare?»

Ero rimasta a fissare quella scena per tutto il tempo, conficcando dentro al cranio ogni singola parola. Notai che mi guardò velocemente ma non si soffermò molto su di me. Prese la ragazza per mano, le fece un sorriso e la trascinò in mezzo ad altra gente, seguendo le note di una musica un po' lenta, macchiata di arpeggi un po' celtici e un po' classici.  Quella sera non avrei potuto scongiurare tutte le stragi, perché avrei sicuramete ucciso Jungkook e la sua band improvvisata.








NDA: e buongiornissimo!!11!! no vabbè, son le 2 di notte e sono un po' sclerata, ho scritto riscritto riletto sto capitolo almeno cinquecentomiliardi di volte, modificandolo altrettanto, non sono per niente soddisfatta di come è uscito ma non ne potevo più di cambiare fare e disfare e così niente, lo pubblico così sperando in bene v.v nel caso insultatemi pure per lo schifidume. In tutto ciò, perdonami Hobi per questo momento di rabbiosità ma, non so per qual motivo, mi immagino che un Hobi arrabbiato possa diventare anche acidellino e mi son divertita a farlo un po' rancoroso ( per motivi che verranno fuori presto ), perdonatemi per Tae cipollino stellino che non ho risparmiato neanche qui e perdonatemi per Yurim che forse odierete forse no. A sto giro Seo mi si sclera male, ha fatto danno, ma per fortuna Jimin ESISTE. Su Jin non mi esprimo che è meglio. Forse il disastro è scongiurato dai. Forse. Eee prima di andare volevo super ringraziare Juliet8198, nuova recensitrice che mi ha commentato tutti i capitoli e che mi ha fatto sciogliere il cuore <3 grazie grazie grazie per seguirmi, per me è davvero importante e mi da la carica per continuare questa storia, sperando in bene xD E ringrazio sempre ggiunn che mi segue e mi fa fruffare sempre, ormai questa storia la scrivo pensando a voi, davvero. Ee niente vado, al prossimo aggiornamento e scusate sta nota lunga oddio che sproloquità, basta.





   
  
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