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Autore: AzucarScarlet    03/02/2020    1 recensioni
Con questa fanfiction, ho voluto sperimentare qualcosa a cui pensavo da un po' di tempo. Bowser è sempre stato il mio personaggio preferito all'interno dell'universo Mario Bros e mi è sempre piaciuto immaginare un suo risvolto "fragile", diverso dall'immagine stereotipata del cattivo proposta dal videogioco stesso.
In questa storia, ad aiutare il Re dei Koopa a far fronte alla paura di mostrare sè stesso al mondo, c'è la Principessa Daisy: emancipata, testarda, risoluta, si rivela un'ottima alleata di Bowser nel tentativo di sconfiggere le difficoltà che lo costringono ad indossare una maschera per non far trasparire le sue vere emozioni.
Questa non è solo una storia con al centro una crack ship, come potrebbe sembrare a prima vista, ma è anche e soprattutto una storia per riflettere, fatta di emozioni, che spero possa incuriosire.
Buona lettura e grazie per essere arrivati fin qui :)
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowser Jr., Bowserotti, Daisy, Peach
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Non c'era bisogno che lo facessi. Ci sono abituato: sarebbe finito tutto come sempre- mormorò a mezza voce un Bowser decisamente più scoraggiato del solito. Appiccicò con un sospiro l’ultimo cerotto sulla guancia e tornò a guardare negli occhi la principessa che aveva di fronte.
 
-Non mi piacciono i prepotenti. Infatti tu non mi piaci proprio per niente- sottolineò lei con un pizzico di ilarità nella voce -Ma mi è piaciuto ancora meno il modo in cui si è comportata Peach questa volta. È mia amica, d’accordo, ma credo che abbia davvero esagerato. E anche Mario-
 
Per qualche minuto il silenzio tornò a regnare sovrano nel castello di Sarasaland, là dove Daisy aveva deciso di tornare dopo quanto successo solo poche ore prima.
 
-Grazie…- borbottò il Re dei Koopa mentre le sue guance paffute si coloravano di una deliziosa sfumatura rosa. Voltò lo sguardo altrove fingendo di controllare per l’ennesima volta che le fasciature fossero abbastanza strette.
 
-Ah, questa poi: Sua Spregevolezza che mi ringrazia- la ragazza rimase seria per un momento finchè lei ed il suo interlocutore non si scambiarono uno sguardo complice ed iniziarono a ridere prima sommessamente, poi sempre più forte.
 
-Dico davvero, Daisy. Nessuno si è mai preso il disturbo di… umh…
 
-Assicurarsi che stessi bene? Tranquillo, lo so come ci si sente… E comunque non credere che si tratti di favoritismo: lo avrei fatto per chiunque.
 
I sospiri dei due riecheggiano nuovamente nell'aria, finché Bowser non si decise a porre l’ennesima domanda:
 
-Hai detto di sapere come ci si sente.. In che senso?
 
-Si dà per scontato che le persone forti, o che si mostrano tali, non abbiano mai bisogno dell’aiuto degli altri: sarebbe uno smacco domandare loro se stanno bene o se serve loro qualcosa, perché è ovvio che non ce ne sia bisogno. Dopotutto, per esempio, di cosa potremmo mai necessitare io e te? Tu, un potente Re, con un regno tutto tuo, una schiera di soldati pronti a rischiare la vita se solo glielo ordinassi.. E io, una Principessa testarda, con il mio Regno, i miei servi, blah blah e tutto ciò che ne consegue. Davvero credi che qualcuno potrebbe mai pensare di venire a chiederci come ci sentiamo veramente? No! Si accontentano delle apparenze, così guardare i nostri sguardi ricolmi di testardaggine e determinazione li illude di aver fatto già   tutto ciò che era necessario nei nostri confronti. Eppure, se guardassero più nel profondo, cosa vedrebbero? Nemmeno loro lo sanno con certezza… Dico bene?
 
Il Re dei Koopa fu spiazzato da quelle parole: pensò che nemmeno a lui era mai successo prima di guardare Daisy nel modo in cui la stava guardando ora. Pensò che, dopotutto, lui stesso
non poteva definirsi diverso dalle persone cui la ragazza aveva fatto riferimento nel suo lungo discorso, se davvero non si era mai reso conto prima di quanti pensieri, quante necessità, quanti desideri potessero esserci dentro una testolina tanto piccola, nascosti dietro un sorriso tanto smagliante che non tradiva mai un attimo di incertezza o di scoraggiamento.
 
-Immagino di sì…- disse, grattandosi la nuca per dissimulare e cercare di smorzare la tensione
-Io.. b-beh, credo di non potermi definire migliore di chi si è infischiato delle tue necessità- aggiunse.
 
La differenza tra le loro proprietà di linguaggio lo imbarazzò ancora una volta: possibile che solo lui sembrasse sempre quello cresciuto nei sobborghi di un Regno dimenticato dal mondo?
Sospirò ancora prima di rendersi conto che gli occhi blu di lei lo stavano fissando nuovamente.
-Peach è molto diversa da noi- proseguì Daisy mentre riponeva le garze e i cerotti nella scatola del kit di pronto soccorso
-Lei è circondata da persone che si preoccupano e la aiutano in qualunque cosa... Però, se mi chiedessero di fare cambio, non accetterei. Magari sarà anche comodo essere aiutati ogni giorno in ogni cosa, ma se ci pensi bene quella ragazza non ha uno straccio di indipendenza.. Immagina se la seguissero perfino quando va in bagno!- azzardò, guardando il suo interlocutore con un'espressione fintamente preoccupata che lasciò presto spazio ad una molto, molto divertita.
 
Bowser accennò un sorriso di rimando, ma abbassò subito lo sguardo.
Dovette ammettere a sè stesso che, per una volta, 'sparlare' della sua principessa rosa preferita non sembrava così sbagliato, soprattutto visto che lo stava facendo con qualcuno che si era sorprendentemente rivelato più simile a lui di quanto potesse immaginare. Eppure..
 
-Tanto lo so che non ti piace parlare male di lei-
Ma come faceva? Era come se fosse in grado di leggere i suoi pensieri o qualcosa di simile...
 
-È solo che..
-Dimmi una cosa.. sei innamorato di Peach, non è vero?
-NO! I-Io non..
-Guarda che non lo dico a nessuno! E poi.. ci sarà pure un motivo, se rapisci sempre lei..!
Il Re abbassò la testa nel disperato tentativo di nascondere il viso rosso per l'imbarazzo: più si chinava verso il basso, facendo saettare lo sguardo a destra e a sinistra alla ricerca di un punto su cui soffermarsi, più Daisy lo paragonava nella propria mente ad un cucciolo che, scoperto dopo averla fatta grossa, cerca di nascondersi anche davanti all'evidenza.
 
-Non c'è niente di cui dovresti vergognarti, lo sai? Non l'ho certo chiesto perchè volevo metterti in imbarazzo. Penso che se c'è qualcuno che dovrebbe sentirsi a disagio, o in colpa se proprio vogliamo sbilanciarci, non dovresti essere tu, ma Peach. Non fraintendermi: ognuno è libero di avere il proprio punto di vista sulle cose, soprattutto sull'amore, però...
 
Vi fu un'altra pausa durante la quale Daisy attese che Bowser tornasse a guardarla per poter proseguire:
 
-Penso che qualcuno che decide di dedicarci incondizionatamente il proprio tempo e le proprie attenzioni, e in casi come questi addirittura il proprio amore, sia meritevole almeno di sapere che, seppur impossibilitati a ricambiare, ne siamo riconoscenti.
   
 
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