Allora, questa storia è un “diretto” sequel di As knoweth he who life for her refuse, che potete trovare qui. Giacchè non voglio costringervi a leggerla ve la riassumerò sotto, comunque ci tenevo a dire che non credevo avrei scritto ancora di SPN, però visto che nella 15x09 sono finiti tutti al Purgatorio ho pensato di fare una OS, però sono ricaduta in pieno nel fandom di SPN.
(Tutte le questioni in relazione ad Emma sono trattate con un forse, perché tanto è incerto il personaggio di Emma, che avrebbe potuto essere molte cose ma poi non è stato niente.)Differentemente
dalla precedente, questa OS non è completamente
auto-conclusiva, mi sono lasciata aperta una finestra per un eventuale
storia
che vorrei scrivere.
Probabilmente Dean è OOC, perché io Dean non lo
so scrivere, con Benny me l’ero
cavata meglio, ed anche Amy Pond.
Buona Lettura,
RLandH
Riassunto:
Dean e Benny, in purgatorio, sono alla ricerca di Castiel, ma finiscono
per
incontrare Emma, la figlia amazzone di Dean, in tale occasione i due
hanno un momento
di quasi pacificazione, alla richiesta di Dean di tornare nel mondo dei
vivi,
Emma rifiuta preferendo rimane morta in quanto libera da una famiglia
che pensa
di averla abbandonata.
In seguito Emma li indirizza verso Castiel, che in precedenza
l’aveva salvata,
ripetendo le stesse parole che aveva detto a Dean quando lo aveva
sollevato
dalla perdizione.
In seguito Benny ritornato nel purgatorio, per far scappare Sam e
Bobby, dopo
essere stato attaccato da un gruppo di vampiri finisce per essere
salvato da
Emma, che li da il bentornato a casa, accompagnata da una serie di
mostri.
A
life’s
condition
[Purgatorio]
non indica un luogo, ma una condizione di vita
Papa
Giovanni Paolo
II
Dean
sparò senza
esitazione un colpo contro il viso della creatura che aveva provato ad
attaccarlo, non era un levietano, ma onestamente in quel momento non
era
comunque molto turbato dalla cosa.
Doveva ritrovare Castiel.
Doveva
salvare Sam.
Doveva
raccogliere il Bocciolo
del Leviatano.
Doveva tornare prima che scadesse il tempo e rimanessero di nuovo
lì, per
sempre. Scommetteva che Michele non sarebbe stato così
gentile da aprire
un’altra fessura solo per loro.
E
non avrebbe salvato
Sam.
Un
battito di mani lo
aveva distratto, aveva fatto saettare gli occhi verso la direzione.
Una donna aveva le spalle posate sulla corteccia di un vecchio albero,
ad una
certa distanza da lui, con un sorriso un po’ sornione sul
viso, mentre continuava
al sua pantomima di celebrazione.
“Ottimo lavoro Dean” disse con voce spenta,
strascinando sulla sua lingua il
suo nome come se fosse veleno.
“Ti conosco” aveva risposto lui con sicurezza, non
sarebbe potuto essere
altrimenti, ma non riusciva a ricordarsi dove o quado,
aveva dedicato quasi totalmente la sua vita
alla caccia, aveva affrontato ed ucciso i più svariati
generi di mostri e
doveva ammettere che faticava ormai a ricordare chi, dove e quando.
“Si” era
stata la risposta della donna. Era bella, aveva un viso fresco ed un
aspetto
quanto mai innocuo. Ma non lo era, Dean scommetta che la sua presenza
lì ne
doveva essere la prova.
“Non era una domanda” aveva valutato lui,
“Meno male allora” aveva risposto
lei, mettendo le braccia dietro la schiena, “Sarebbe stato
fastidioso non
essere riconosciuta dal mio assassino” aveva aggiunto
leggermente spenta.
Quando era successo? Dove era successo? Come?
Aveva
cercato di isolare
il viso della donna nella sua memoria, ma erano così tante
le facce che si
rendeva conto fosse come cercare un ago in un pagliaio.
“Sei
qui per combattere?”
aveva domandato poi Dean.
Non
sentiva rumori
attorno a lui, questo voleva dire che non c’era nessuno
– o che erano bravi.
Forse la donna aveva solo lo scopo di distrarlo, mentre qualcuno
avrebbe
provato ad attaccarlo.
“No” aveva ammesso la donna con un tono un
po’ meno carico di amarezza nella
voce, “Volevo solo sapere se quello che aveva detto Benny
fosse vero” aveva
valutato questo. “Conoscevi Benny?” aveva domandato
subito lui, con apprensione.
Aveva
appena scoperto che
il suo amico aveva finito di cessare di esistere neanche qualche ora
prima.
“Si. Ci siamo aiutati per un po’, qui”
aveva risposto lei, il suo tono era
impregnato di tristezza, “Avrei voluto potesse essere
più tempo, mi dispiace
per la sua morte” aveva ammesso, onesta.
“Un leviatano ha detto sono stati i suoi simili”
aveva commentato Dean con tono
amaro.
“Si, durante la sua seconda vita Benny si è fatto
nemici potenti” aveva
confidato la donna, “Il Vecchio” aveva ricordato
Dean, “Ed Andrea” aveva
aggiunto la donna.
Andrea
che era stata la
sua ragione di vita, aveva messo fine alla sua esistenza, che orribile
scherzo
cosmico.
“Gli avevo
detto di rimanere con noi, ma
l’aver aiutato più volte i cacciatori gli aveva
fatto guadagnare inimicizie
anche tra noi” aveva confidato lei.
“Tra
voi?” aveva
inquisito Dean.
“Mostri
a cui non è
piaciuto fare i mostri” aveva detto lei, toccandosi con la
mano il petto. Le
sue iridi erano scintillate in un colore azzurro, dalla pupilla con un
taglio
verticale.
Il
suo viso, il rumore di
un colpo di pistola, erano vibrati nella memoria di Dean, chiari come i
raggi
del sole.
“Amy Pond” era stato allora la risposta di Dean,
ricordando improvvisamente la
kitsune, che si era sempre nutrita di cadaveri, tranne quando aveva
dovuto
sfamare il figlio, che lui aveva freddato in quella stanza
d’albergo,
nonostante le preghiere di Sam.
Un
mostro che non voleva
essere mostro.
Dean
si chiedeva se un
caso come quello di Amy Pond presentatosi in quel momento della sua
vita
sarebbe stato diverso.
“Allora è vero che ti ricordi di me”
aveva detto la kitsune sorridendo, ma gli
occhi erano amari.
“Mi piaceva Benny, anche se diceva che eri in un
brav’uomo” aveva rivelato Amy
con calma. “Piaceva anche a me” aveva affermato
Dean, “Per quel che può valere
nel corso della mia vita ho dovuto rivalutare diverse cose”
aveva raccontato.
Demoni,
angeli, streghe,
licantropi, vampiri e nephilim, non esisteva
più una mannaia che davanti
agli occhi di Dean li rendesse tutti uguali.
“Peccato
non averlo
rivalutato prima” lo aveva preso in giro Amy,
“Adesso mio figlio avrebbe una
madre e tu avresti una figlia” aveva
detto la kitsune.
Per
un secondo Dean aveva
sentito pioverli addosso tutto il dolore che la morte di Jack aveva
pesato sul suo
petto, sulla sua vita, prima di realizzare il genere utilizzato da Amy.
“Figlia?
Tu parli di Emma”
aveva valutato.
Non
vedeva l’amazzone da
quando aveva preso la via per la Valletta Fiorita, più di
sette anni prima,
l’ultima volta che era stato nel purgatorio. Anche
all’ora cercava Cas, solo
che aveva Benny con sé ed il destino del mondo non dipendeva
da quello, solo il
suo.
Amy
aveva annuito.
“Come
sta?” la domanda
era sorta spontanea dalle labbra di Dean, cercando di richiamare alla
sua
memoria il viso aspro di Emma, le aveva detto di tornare con loro, ma
lei aveva
rifiutato allora … forse adesso.
Si
era guardato intorno
allarmato, chiedendosi se l’avrebbe vista fare capolinea tra
gli alberi.
“Non è più qui”
aveva risposto Amy, brutale.
L’ultima
parvenza di luce
di quella proposta si era spenta per un secondo, immaginando che alla
fine
anche Emma dovesse aver ceduto, i leviatani le davano la caccia
perché il loro
odore era simile, le amazzoni la cacciavano perché aveva
fallito.
E
perché rimaneva una
mezza-umana nell’aldilà dei mostri.
“Come
… come è successo?”
aveva domandato alla fine.
“Un
demone” aveva
raccontato Amy, “Dopo la morte di Benny, Emma si è
isolata; lei era molto
legata al vampiro e la sua morte la ha davvero spiazzata”
aveva raccontato la
kitsune, “Ho davvero cercato di tenerla con noi”
aveva aggiunto la donna, gli
occhi si erano fatti liquidi e la voce tremante.
“Ma lei non voleva
nessuno intorno” aveva
raccontato, chiudendo gli occhi.
Quello,
Dean lo sapeva,
Emma lo aveva ripreso da lui, qualcosa che andava oltre
l’educazione, iscritto
nel loro sangue, l’incredibile abilità nel
ripudiare il mondo, quando erano
feriti. Come aveva detto Castiel, incapace di perdonare, incapace di
andare
avanti, probabilmente Emma aveva accusato Amy della morte di Benny.
“Credo ci
desse la colpa di non aver trattenuto Benny con noi” aveva
inconsapevolmente
confermato i suoi pensieri Amy.
Rimanendo
in silenzio per
un momento. E Dean poté leggere che Emma non era stata
l’unica ad aver avuto
quel pensiero.
“Così
quando è arrivato
il demone era da sola, ci ha provato a combattere, ma quella creatura,
la ha
trascinata verso l’inferno e di lei non ne abbiamo saputo
null’altro” aveva
raccontato la Kitsune, con la voce incrinata.
“Emma
è all’inferno?”
aveva domandato confuso.
Perché?
Che l’avessero presa per lui?
“Forse
si sono accorti
che era solo mezza-mostro” aveva valutato Amy,
c’era un velo di tristezza nella
sua voce. Non era solo di Benny che si sentiva colpevole.
Dean
era stato sul punto
di fare altre domande, ma Amy l’aveva anticipato,
“Ora, fossi in te, mi
muoverei, prima che alla somma Eva venga in mente di mettere una bella
taglia
anche su di te oltre che sull’angelo tortura
mostri” aveva detto con voce
greve, mentre inclinava il capo percependo forse un rumore in
lontananza.
“Perché
sei venuta?”
aveva domandato Dean, la kitsune lo aveva guardo, “Immagino
fossi solamente
curiosa” aveva risposto alla fine, “Dean
Wincheaster cacciatore di mostri ed
amico di vampiri” aveva rivelato con un sorriso serafico sul
viso, “O magari
speravo solo di vederti divorato da qualche leviatano, ai posteri
l’ardua
sentenza” aveva aggiunto.
“Sai
dov’è l’angelo?”
aveva chiesto Dean, la kitsune aveva riso, “Anche
l’ultima volta cercavi un
angelo, vero? Mi hanno detto così?” si era
limitato a rispondere la donna,
alzando le spalle, “Addio Dean, non tornare una terza volta:
questo posto non
appartiene agli uomini” lo aveva avvisato, prima di dar lui
le spalle.
Dean
per un secondo provò
l’impulso di fermarla e chiederle di tornare con lui, nel
mondo dei vivi, per
poter ritrovare suo figlio.
Ma
il tempo che aveva
speso nel riflettere, per quanto breve, era stato sufficiente
perché la kitsune
si allontanasse.
E Dean era rimasto solo, in purgatorio, armato solo di un fucile e
poche
speranze.
Sam era in pericolo.
Castiel
era scomparso.
Benny
era morto.
Ed
Emma …
Era strano no? Stare male per qualcuno a cui non aveva dato un pensiero
fino al
momento primo, ma non avrebbe potuto essere altrimenti dopo aver
rincontrato
Adam, il fratello che aveva consapevolmente abbandonato
all’inferno.
Così
come aveva lasciato
che Sam rimanesse nelle mani di Dio per seguitare quella missione.
Suo fratello aveva detto a Michele che ormai erano diventati abituati
alla
morte, ma a Dean in quel momento sembrava fossero solo abituati a
lasciarsi le
persone alle spalle, a dimenticarle.
Come era stato per Adam ed Emma.
Forse
avrebbe potuto
chiedere a Rowena di trovarla …
Ma
doveva sopravvivere a
quel giorno e a Dio.