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Autore: MackenziePhoenix94    05/02/2020    0 recensioni
TERZO LIBRO.
“Sara inspira una seconda volta, vedo i suoi occhi scuri diventare lucidi ed una lacrima, ribelle, le scivola lungo la guancia destra.
“E se fosse cambiato? E se davanti ai miei occhi dovessi ritrovarmi un uomo completamente diverso da quello che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata? Ho paura, Theodore” mi confessa con voce tremante “ho paura che Michael Scofield non esista più”.”
Dopo altri sette anni trascorsi a marciare in una cella a Fox River, Theodore Bagwell si trova finalmente faccia a faccia con ciò che lui ed i membri dell’ex squadra di detenuti hanno anelato per lungo tempo: la libertà.
La libertà di essere un normale cittadino.
La libertà di crearsi una nuova vita.
La libertà di lasciarsi il passato alle spalle per sempre.
Sono questi i piani della Serpe di Fox River, almeno finché il passato non torna a bussare con prepotenza nella sua vita tramite un oggetto apparentemente insignificante: una busta gialla e rettangolare, spedita dallo Yemen.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: T-Bag
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si dice che se una persona compie una buona azione, essa prima o poi le verrà restituita e lo stesso vale anche per il contrario.

Questo concetto è racchiuso anche nell’ultima legge del Karma: si ha indietro ciò che si è dato.

Un tempo credevo di essere immune e al di sopra di queste stronzate, non avevo capito che lo stesso Karma stava solo aspettando il momento giusto per presentarmi il conto salatissimo da pagare.

Esattamente come ho detto a Gracey, Nicole rappresenta un argomento intimo, delicato e privato.

E terribilmente doloroso.

Nel poco tempo che abbiamo trascorso insieme ho commesso molti errori, e me ne assumo la piena responsabilità: non ho solo tradito la sua fiducia durante l’operazione Scylla per puro egoismo personale, ho anche preso il suo cuore e l’ho spezzato e calpestato, sempre per il medesimo motivo; ed ora che sono intenzionato a rimediare, ora che sono disposto a supplicarla in ginocchio pur di riaverla a mio fianco, questa possibilità mi è preclusa perché Nicole non c’è più, ed io sono costretto a convivere con le conseguenze ogni singolo giorno.

Perché ogni volta che guardo in faccia nostro figlio vedo lei.

Ben mi raggiunge sul divano, distraendomi dai miei pensieri, e si lascia cadere a mio fianco, appoggiando la testa contro un cuscino; dalla sua espressione capisco che vuole chiedermi qualcosa, ma aspetta che sia io a fare il primo passo.

“Devi dirmi qualcosa?” domando, sistemandogli il ciuffo di capelli che gli ricade sulla fronte.

“Mike può venire qui domani pomeriggio?”

“Il tuo migliore amico?”

“Sì”

“Certo che può venire qui. Hai il suo numero di casa?”.

Benjamin annuisce, e dietro mia esortazione sparisce in cucina per telefonare al suo compagno di classe; lo ascolto in silenzio parlare con lui e poi, a telefonata conclusa, lo vedo tornare in salotto con un sorriso che non gli ho mai visto prima sulle labbra.

“Ha detto che va bene perché non ha l’allenamento di calcio. Lo accompagnerà sua madre”

“Ohh, bene, così finalmente conoscerò il tuo migliore amico, sei contento?”

“Sai, Theodore, la madre di Mike è molto carina”.

Sollevo il sopracciglio sinistro, e questa volta è il mio turno di sorridere.

“E con questo che cosa vorresti dire? Stai cercando di combinarmi un appuntamento con la mamma di Mike? È single?”

“No, ma a Mike non piace il suo compagno”

“E come fai ad essere così sicuro che mi piacerà?”

“Perché è molto carina e gentile… E poi fa dei biscotti al cioccolato buonissimi. È perfetta, no?”.

Il mio sorriso si trasforma in una risata divertita ed allungo la mano destra per dare un buffetto sul viso a mio figlio.

“Sei davvero un bambino adorabile, Benjamin, ma come hai detto tu stesso la mamma del tuo migliore amico ha già un compagno, ed io non posso invitarla per una cena a lume di candela… Anche se fa dei biscotti al cioccolato buonissimi”.

Una parte di me è davvero felice di accontentarlo, permettendogli di trascorrere un pomeriggio di svago in compagnia del suo migliore amico.

L’altra è di parere completamente opposto, ed il problema è sempre lo stesso: il mio passato.

Anche se adesso sono libero, anche se non devo più scappare, nascondermi e guardarmi costantemente alle spalle, la sola possibilità di essere riconosciuto da qualcuno mi terrorizza, perché il quel caso sarei costretto a dare delle spiegazioni a Benjamin che preferirei tenere nascoste, possibilmente per sempre.

E così celo il mio turbamento dietro una maschera di calma apparente quando, il pomeriggio successivo, attendo insieme a Ben l’arrivo di Mike e della madre, ma continuo a tamburellare le dita della mano destra contro la superficie del tavolo della cucina, per combattere il nervosismo, e tra me e me cerco di convincermi che non ho nulla di cui preoccuparmi: dopotutto sono trascorsi sette anni da quando si sono conclusi gli eventi che coinvolgevano gli ‘Otto di Fox River’; le autorità hanno placato le acque e, si sa, la gente vuole solo dimenticare le brutte storie.

Ed è proprio ciò che riesco a fare, almeno fino al momento in cui non raggiungo la porta d’ingresso, dopo aver sentito il campanello suonare; l’apro per accogliere i miei ospiti come un perfetto padrone di casa e mi trovo di fronte all’ennesimo scherzo che il Fato ha deciso di escogitare per me.

Perché la donna che regge un vassoio di biscotti al cioccolato, accompagnata da un ragazzino dai capelli castani, è Sara Tancredi.



 
Benjamin e Mike spariscono quasi subito al primo piano, lasciando me e Sara completamente da soli in cucina, e di conseguenza tra noi due scende un lungo silenzio a causa della situazione imbarazzante, comica e surreale allo stesso tempo; e dal momento che lei se ne sta a braccia incrociate, con lo sguardo fisso in un punto indefinito della stanza, decido di fare io il primo passo: allungo una mano verso il vassoio, prendo un biscotto e lo assaggio, rivolgendole poi un sincero complimento.

Ben ha ragione, questi biscotti sono davvero eccezionali.

“Grazie” si limita a rispondere Sara, con freddezza “il segreto è aggiungere un po’ di caramello nell’impasto”

“Non ti hanno mai insegnato che è maleducazione non guardare negli occhi la persona con cui stai parlando?”

“Non provare mai più a rivolgerti a me in questo modo. Dopo tutto quello che hai fatto. Dopo tutto quello che hai fatto passare a noi… Ancora non riesco a capire come abbiano potuto rilasciarti dopo sette anni, a meno che tu non sia evaso ancora una volta”

“Abbiamo già affrontato questo argomento in ospedale, ed io ti ho spiegato che ormai sono troppo vecchio per un’evasione… Andiamo, Sara, se lo avessi fatto davvero come potrei vivere tranquillamente in questa casa, a poca distanza da Fox River? Avresti sentito ancora una volta il mio nome in TV o lo avresti letto sulle testate dei giornali… Mi deludi, ti ho sempre ritenuto una donna molto intelligente e perspicace, ma capisco che in questo momento sei spaventata. E la paura porta a dire o a fare cose molto stupide. Ma quello che voglio cercare di farti capire è che non hai assolutamente nulla da temere”

“Ed io dovrei credere alle parole di uno degli individui più pericolosi che erano rinchiusi a Fox River?”

“Ma quelle cose fanno parte di un passato che non mi appartiene più” provo a spiegarle per l’ennesima volta “Fox River, i cinque milioni, Sona, Scylla… Stiamo parlando di una storia che si è conclusa da tempo”

“Una storia che si è conclusa da tempo…” ripete Sara, annuendo con la testa, con un sorriso che non arriva a contagiarle gli occhi “e tu hai dimenticato tutto con un semplice colpo di spugna, giusto? Hai trascorso altri sette anni a Fox River, sei rinato, e quando sei uscito hai deciso di chiudere con il tuo passato e di iniziare una nuova vita. Complimenti. Quindi, questo significa che hai cancellato con la stessa facilità anche tutte le vittime innocenti che ti hanno portato a scontare due ergastoli? O le persone che hai ucciso in seguito all’evasione degli Otto di Fox River? O il giorno in cui hai quasi abusato di me?”

“Per quel che può valere, mi dispiace…”

“No!” esclama lei, interrompendomi; è costretta a bloccarsi a sua volta perché i nostri figli fanno capolino dalle scale per uscire in giardino e vedere la casetta sull’albero, ma appena restiamo da soli riprende a sputare il suo odio nei miei confronti “le parole non bastano per rimediare. Hai avuto la tua occasione e sono stata io stessa a concedertela. Ricordi che cosa ti avevo detto? Ti avevo supplicato di togliermi le manette e di lasciarmi andare, che avrei detto a Michael quello che tu avevi fatto per me e saresti stato ricompensato di conseguenza”

“E credi che Scofield lo avrebbe fatto veramente?”

“Sì, lo avrebbe fatto, perché Michael manteneva sempre la parola data”

“Anche io mantengo sempre la parola”

“Davvero, Bagwell? E durante l’operazione Scylla? E durante la mia evasione? L’hai mantenuta o ci hai voltato le spalle?”

“Siete stati voi a partire prevenuti nei miei confronti, ed io ho agito di conseguenza: ho sopportato in silenzio, mordendomi la lingua, finché non ce l’ho più fatta e me ne sono andato, preferendo proseguire per la mia strada, come ho sempre fatto. Evidentemente in quell’occasione sia il tuo defunto marito che quel bestione di suo fratello avevano dimenticato il contributo che ho dato quando eravamo a Fox River. Scommetto che non ti hanno mai detto che in più di un’occasione l’evasione non è sfumata grazie a me”

“Anche se fosse vero quello che stai dicendo, non lo hai fatto per aiutare Michael e Linc. Lo hai fatto per un tuo tornaconto personale”

“Sì, è vero, ma questo dimostra che io, a differenza di loro due, sono in grado di lavorare in una squadra e di lasciare momentaneamente da parte le faccende personali. E per quanto riguarda la tua evasione, io ero pronto a fare la mia parte, ma Michael ha pensato di fregarmi e di non far depositare sul mio conto i soldi che avevo chiesto”
“E invece ti sbagli: i soldi c’erano, ma Sucre ha trovato la banca chiusa”

“Allora, in quel caso, si è trattato solo di un enorme equivoco”

“Ohh, sì, un enorme equivoco che ha dimostrato perfettamente la tua vera natura” insiste Sara, dipingendomi ancora una volta come un mostro privo di sentimenti “tu sei un approfittatore che non fa mai nulla senza avere qualcosa in cambio. Dici di essere in grado di collaborare all’interno di una squadra, ma le uniche volte in cui lo hai fatto è stato sempre per lo stesso motivo: tornaconto personale. E quando hai capito che non avevi più nulla da guadagnare non hai esitato un solo istante a tirarti indietro. Esattamente come hai fatto quando ero in prigione. Anziché azionare l’allarme antincendio, come prestabilito, sei andato dalla Direttrice a spifferare ogni cosa, con la speranza di ottenere qualcosa da lei, e così tutto l’intero piano è stato compromesso e Michael è stato costretto a passare a quello di riserva. A causa del tuo egoismo ha dovuto sacrificarsi. Dovresti essere contento, T-Bag, perché alla fine ci sei riuscito: anche se in modo indiretto, lo hai ucciso tu. Hai vinto”.

Si alza di scatto, prendendo la sua borsa, ed io provo a fermarla, a dirle che la nostra conversazione non è ancora conclusa, ma ogni mio tentativo fallisce miseramente contro il muro glaciale che la dottoressa Tancredi ha innalzato tra noi due; a fatica riesco a convincerla a prendere un piccolo pezzetto di carta su cui ho scritto il mio numero di cellulare, per ogni possibile evenienza, e la guardo allontanarsi, insieme al piccolo Mike, scuotendo la testa e lasciandomi scappare un sospiro.
“Non è andata molto bene, vero? Proprio come è successo alla tua amica quando ti ha fatto una sorpresa mentre costruivi la casetta sull’albero”.

La voce, le parole e la perspicacia di mio figlio mi colgono di sorpresa; lo guardo, e poi ritorno a fissare Sara che sale a bordo di un’auto sportiva, sbattendo con forza la portiera.

“No, non è andata affatto bene”.
   
 
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