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Autore: Plando    05/02/2020    2 recensioni
Nick è in un momento difficile, riuscirà a venirne fuori con l'aiuto di una nuova conoscenza?
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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“Quindi…lei sarebbe il dottor Wilde?”.
Judy si era alzata titubante dalla sedia su cui si era accomodata da quasi tre quarti d’ora, aiutandosi a mettersi dritta grazie alle stampelle, per poi avvicinarsi all’ocelot che aveva appena affermato di essere il fantomatico cugino di Nick.

“Già, ma in fondo immagino che vi aspettavate di trovare una volpe, d'altronde Nick non è nuovo a non specificare adeguatamente dettagli insignificanti come potrebbe essere il fatto che anche se lui è un canide si ritrova con un cugino felino”.

Almeno per quanto riguardava Sofia la questione era della massima importanza, ed in fondo era anche curiosa di saperne di più su questo mammifero e sulla sua appartenenza alla famiglia Wilde, diede una spinta con le braccia alle ruote della sedia a rotelle e si avvicinò anche lei all’ocelot, porgendogli poi il foglio che aveva ricevuto il venerdì prima da Nick.
Lui lo prese e gli diede un rapido sguardo, riconoscendolo subito e tornando ad osservare la coniglia paraplegica.

“È la carta che ho preparato per Nick quando mi ha spiegato la sua condizione, sinceramente non mi aspettavo di vederla così presto, di solito la gente ci pensa un po' prima”.

“Bè, sono tredici anni che sto in queste condizioni, il tempo per pensarci non mi è mancato di certo”.

“Va bene”.

A questo punto la coniglietta staccò la zampa dalla sedia a rotelle e la porse verso il predatore per una stretta di mano.
“Io sono Sofia Hopps e lei è mia sorella Judy”.

L’ocelot ricambiò la stretta, poi alzò lo sguardo verso l’altra coniglia che stava in piedi con le stampelle dietro di lei.
“Si, in effetti siete molto simili, e vedo che anche lei è abbastanza malandata, tutto a posto?”.

Judy non si aspettava interesse nei suoi riguardi, e sinceramente nemmeno le importava, erano andate fin lì per risolvere il problema di Sofia, tutto il resto era una inutile perdita di tempo.
“Al diavolo, non siamo venute fin qua per me, la mia è una situazione temporanea”.

“Judy, ma che modi sono?”.
Le orecchie di Sofia scattarono all’insù non appena udì la sorella dire quella frase, si volse dietro di lei lasciandole uno sguardo severo, dello stesso tipo che metteva su Bonnie quando loro erano piccole e tornavano a casa dopo averne combinate di tutti i colori, per un attimo ci fu un silenzioso scambio di occhiate da parte delle due sorelle prima che Judy distogliesse lo sguardo, voltandosi verso una porta li vicina e cominciando a zoppicare in quella direzione.

“Devo andare in bagno”.

Sofia la osservò per tutto il tragitto, finchè non sparì oltre la porta, per poi sospirare e rivolgersi al felino davanti a lei.
“Mi dispiace, non capisco cosa le sia preso, di solito non è così aggressiva”.

Rodney volse per qualche istante lo sguardo verso la porta dove era sparita un attimo prima la coniglia.
“Infanzia difficile è?”.

“Già…aspetti, ma lei è un chirurgo o uno psicologo?”.

L’ocelot sorrise alla sua interlocutrice, osservandola un attimo prima di rispondere.
“Il primo ovviamente, ma sono abbastanza esperto a riguardo da capire certi comportamenti, sarò anche un felino, ma sono cresciuto fin dalla tenera età in una famiglia di volpi, con tutti i pro e i contro”.





Judy si era appena lasciata alle spalle la porta che la separava da sua sorella e dal cugino di Nick, da una parte si sentiva in colpa della scenata appena fatta e nemmeno lei capiva appieno perché avesse detto quella frase, ma la cosa che la spaventava di più era che sapeva per certo di avere ragione, mentre pensava a quanto appena detto una forte emicrania cominciò a martellarle la testa fino a farle quasi provare dolore fisico.

“Dannazione, non adesso”

Cominciò a sentire le gambe tremarle, se già faticava a reggersi in piedi su una sola zampa a causa del gesso ora era diventata una vera impresa, si aggrappò velocemente al lavandino per sorreggersi, nel frattempo oltre ai tremori cominciò ad avere i brividi, respirando affannosamente.

“Devo…dove l’ho messa?”

Si frugò in fretta e furia in tutte le tasche dei pantaloni e della felpa che aveva indosso, stava per prenderle il panico quando, finalmente, trovò un piccolo contenitore di plastica, lo aprì e ne tirò fuori tre compresse bianche che si cacciò in bocca, fece appena in tempo ad aprire l’acqua del lavandino per berne un sorso che si sentì mancare le forze, cadendo a terra.
Erano mesi che non le venivano queste crisi, da quando si era intrufolata a casa di Nick per derubarlo, ormai era convinta che fosse acqua passata, che il suo ritorno a casa le avesse fatte cessare definitivamente, eppure senza alcun preavviso si era ripresentata proprio li, e come ogni volta le tornavano in mente cose che lei non ricordava come sue o che semplicemente aveva rimosso, di lei da piccola e di suo padre Stu, che dopo essere tornato a casa ubriaco fradicio picchiava prima la moglie e poi i figli che osavano intromettersi, lei compresa, tutto questo andava in conflitto con quello che lei era sicura ricordare come un’infanzia felice, almeno fino all’aggressione di Gideon ai danni di sua sorella, era certa che suo padre non avesse mai messo le zampe addosso a nessuno dei suoi figli, se non per qualche meritata sberla ogni tanto, di quelle che più per fare male servivano a far capire di aver fatto una cavolata, ma i ricordi che le tornavano alla mente in questi momenti erano di calci e pugni, ed avrebbero continuato a martellarle la testa fintanto che i medicinali non avessero fatto effetto, fortunatamente non aveva mai dovuto aspettare troppo.
Dopo un paio di minuti che era sdraiata sul pavimento del bagno cominciò a calmarsi, quelle allucinazioni, o qualunque cosa fossero, erano cessate, prese un respiro e si mise seduta per poi riprendere il contenitore ed aprirlo, osservando al suo interno.

“Merda”.

Era stata troppo impulsiva e si rese conto solo ora che nel panico del momento si era cacciata in bocca ben tre pastiglie rispetto alla singola solita, le era stato assicurato che se per una volta ne avesse prese troppe in un colpo non sarebbe accaduto nulla di grave, tuttavia ora era rimasta completamente a secco, avrebbe di nuovo dovuto andare in cerca di quel dannato coniglio che, oltre a minacciarla per chissà quali motivi, era anche l’unico a procurarle quella roba.

Con non poca fatica si rimise in piedi e si diede una rinfrescata, passando qualche secondo osservandosi allo specchio e pensando fra se e se. “Perché di nuovo, perché proprio ora? Cazzo, fortuna che non mi è successo fuori…”

Ancora provata da quanto successo si disse che era meglio tornare da sua sorella e da Wilde, mentre era distesa sul pavimento non si era affatto resa conto del tempo che era passato e non aveva idea da quanto fosse all’interno del bagno.
Varcata la soglia vide l’ocelot parlare con Sofia, quest’ultima si accorse che era di nuovo li ed interruppe la discussione per rivolgersi a lei.
“Tutto a posto? Ci siamo date una calmatina?”.

“Si, scusate l’interruzione, non volevo essere sgarbata”.

Sofia sembrò soddisfatta per il momento ed il medico fece segno ad entrambe di seguirlo, dopo aver percorso qualche metro nel corridoio sia Sofia che Rodney dovettero rallentare l’andatura per permettere a Judy di raggiungerli, si vedeva lontano un miglio che cominciava ad essere provata fisicamente a causa del viaggio e delle sue condizioni e la cosa non sfuggì all’ocelot, disse ad entrambe di aspettare un momento, sparendo poi dietro una porta a qualche metro di distanza, Judy non ci pensò due volte ad accasciarsi su una panca li vicina per poi mollare le stampelle a terra e finalmente riposarsi un po'.

“Che male alle braccia…”.

La sorella le si mise di fianco, osservandola per un po' in silenzio.
“Ma come? All’accademia non vi fanno fare esercizi o qualcosa del genere?”.

Judy ci pensò su per un po', arrivando alla conclusione che due settimane di allenamento, per quanto intensivo fosse, non le erano state sufficienti per vedere buoni risultati, anche considerando che fino a qualche mese prima era sottopeso di almeno due chili, davvero troppo per una coniglietta ventottenne, cominciò a pensare che forse era stata troppo impulsiva, nella decisione di entrare in polizia.
“Non è così semplice, la verità è che…”.

Non riuscì a terminare la frase che una vibrazione nella tasca dei pantaloni le fece capire che le era arrivato un messaggio, prese il cellulare e lo lesse, sebbene avesse l’aria stanca Sofia riuscì a notare un leggero sorriso da parte della sorella.

“È lui?”.

Judy annuì, mostrandole poi lo schermo dell’apparecchio in modo che anche lei potesse leggere il messaggio, il nome del mittente non c’era, si vedeva il numero quindi capì che ancora non lo aveva messo in memoria.

<< Ciao, sono Robert, ti volevo dire che mi ha fatto davvero molto piacere la tua compagnia, vorrei davvero rivederti, se vuoi stasera si potrebbe andare a mangiare qualcosa assieme, se ti va >>.

“Eh, sembra tenerci a te”.

“Già…”.

Non se lo aspettava che l’avrebbe cercata, se non altro non così presto, era partita con la sorella alla volta di Windham con talmente tanto entusiasmo che non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivata a rimpiangere questa scelta così presto, ma ora che le aveva scritto sentì la voglia di rivederlo quanto prima, per la prima volta dopo troppi anni si era sentita amata veramente, e questo non fece che accentuare la sensazione che già aveva da un po' riguardo lei e Nick, quello che c’era stato tra loro era stato solo un caso isolato, determinato dallo stato emotivo in cui versavano entrambi in quel momento, era certa che non vi fosse modo che si ripetesse ed in fondo forse era meglio così.

“Dai, scrivigli”.

Sofia spronò la sorella a dare una risposta a quel coniglio che a quanto pare la stava rendendo felice ed allo stesso tempo si sentiva in colpa per averla trascinata li in quelle condizioni, nonostante fosse stata lei stessa ad insistere tanto per accompagnarla.
“Judy”.

La coniglietta appena chiamata in causa si volse verso la sorella osservandola, nel mentre che pensava a cosa scrivere a Robert.
“Dimmi”.

“Non c’è bisogno che mi stai appresso, posso cavarmela anche da sola…torna pure a casa”.

Judy interruppe subito di scrivere il messaggio, osservando con sguardo perso la sorella.
“Cosa?”.

“Ascolta, lo so perché hai voluto a tutti i costi accompagnarmi, come so che non riuscirò mai a convincerti che quello che mi è successo non è stata colpa tua, ma devi smetterla di tormentarti, hai una vita da vivere ed io posso cavarmela benissimo anche da sola, trascinarti fin qua nelle tue condizioni non cambierà quello che è successo, quindi torna pure a Zootropolis da Robert, almeno te che ne hai la possibilità goditela”.

Judy non ci stette nemmeno due secondi a pensarci su, negò vigorosamente con la testa per poi osservare sua sorella con sguardo deciso.

“Non ci penso nemmeno, ed evita prediche inutili perché io non cambio idea, oltretutto vorrei che fossi più positiva a riguardo, se tutto andrà bene anche i tuoi problemi saranno risolti”.

Sofia fece cadere inevitabilmente lo sguardo sulle sue gambe, inchiodate su quella sedia da ormai tredici anni.
“Lo sai Judy, anche tornassi a camminare questo non risolverebbe il problema principale, per quello non c’è nulla che si possa fare…”.

La coniglietta stava per ribattere, quando all’improvviso l'ocelot uscì dalla stessa porta in cui era entrato un attimo prima, stavolta camminando a ritroso e tirandosi dietro una sedia a rotelle, di una misura molto simile a quella di Sofia, percorse quei pochi metri che lo separavano dalle due conigliette, posizionandovisi davanti mentre loro due lo osservavano curiose.
“Signorina, prego si accomodi pure”.

Si era rivolto a Judy, quest'ultima era sorpresa di quanto appena accaduto, cominciando a negare con la testa.
“Ma...a dire il vero non ce n'è bisogno, posso camminare con le...”.

“Mi permetto di contraddirla...” la interruppe il felino “...ma è evidente che non riesce a stare al passo, com'è giusto che sia viste le sue condizioni, ed io tra un’ora ho un appuntamento a cui non posso mancare, per cui se volete che discutiamo della faccenda questa è l'unica scelta, altrimenti può aspettare qua mentre parlo con sua sorella”.

Col cavolo che si sarebbe fatta da parte, era arrivata fin li con sua sorella e ci sarebbe rimasta per cui, a malincuore, accettò la sedia a rotelle, tuttavia a causa della sua poca manualità con quest’ultima ci pensò il felino a spingerla fino alla stanza in cui si sarebbe informato riguardo le condizioni della sorella.

“Posso farle una domanda?”.
Nel mentre Judy si faceva spingere dall’ocelot gli rivolse la domanda che la tormentava fin da quando aveva saputo che era lui il cugino di Nick.

“Vediamo se indovino, volete sapere come ci è finito un ocelot in una famiglia di volpi, la risposta è più semplice di quanto crediate, adozione, mio padre e quello di Nick erano fratelli”.

Non aggiunse altro ed il fatto che entrambe le conigliette non dicessero nulla a riguardo gli fece capire sia di aver centrato il punto che di aver soddisfatto la loro curiosità.

“Ok, eccoci qua, prego”.

L’ocelot aprì la porta della stanza, facendo passare prima Sofia e poi spingendo dentro la sedia di Judy, la stanza non era molto grande, ci stava in un angolo un tavolo con sopra un pc e monitor mentre dalla parte opposta vi era un lettino da ambulatorio.

“Ok, ora ho bisogno che mi dica per filo e per segno cosa le è successo, Nick ha accennato al fatto che ha avuto un incidente con un predatore, ma non è entrato nei dettagli, probabilmente perché non era sicuro che accettasse e non voleva parlare alle sue spalle”.

Sofia stava per intervenire nel discorso, ma non fece in tempo dato che Judy si sentì in dovere di dare la sua opinione a riguardo di tale affermazione.

“Si certo, adesso si dice incidente? È stata una vera e propria aggressione, Sofia sarebbe potuta morire per colpa di quella bestia…”.

“JUDY!!”.
Era già la seconda volta da quando erano entrate nel complesso ospedaliero che Sofia era costretta a riprendere la sorella per il suo comportamento a dir poco indecente, e stava cominciando a stufarsi della cosa.
“Ne abbiamo già parlato, sai già come la penso, sia riguardo a Gideon che a questo tuo comportamento del cavolo, quindi ora o ti dai una calmata oppure sono costretta a farti uscire da questa stanza seduta stante, sono stata chiara?”.

Passarono più o meno dai due ai tre secondi di silenzio dopo le dure parole di Sofia senza che arrivasse alcuna risposta dall’altra, quindi si sentì in dovere di rincarare la dose, giusto per accertarsi che il messaggio fosse stato recepito in maniera definitiva.

“Allora?”.

“Si si va bene…”.

Lo disse con così poca convinzione e distogliendo subito lo sguardo dalla sorella che pure quest’ultima si rese conto che la strigliata appena elargita non sarebbe stata sufficiente a farle capire che stava tenendo un comportamento a dir poco inaccettabile, ma quel che era peggio era che più passava il tempo e più si rendeva conto di quanto fosse cambiata, di aspetto era sempre sua sorella Judy, ma il suo carattere non era affatto quello che lei ricordava prima che tutto andasse in malora, ormai la riconosceva a stento e capì che probabilmente non sarebbe mai più tornata quella di un tempo, cominciò a pensare che forse Judy era veramente morta, tredici anni prima.
Nel frattempo Rodney aveva assistito a tutta la scena, inizialmente ci rimase di stucco per la naturalezza con cui le due sorelle litigavano davanti a lui, poi però immaginò che, probabilmente, trattandosi di conigli doveva essere abbastanza normale per loro bisticciare anche di fronte a degli estranei, se andava bene erano come minimo un centinaio tra fratelli e sorelle, era matematicamente impossibile andare tutti d’amore e d’accordo, tuttavia non appena notò che gli animi si erano calmati richiamò l’attenzione di Sofia.

“Ora possiamo andare avanti?”.

“Speriamo…” Rispose lei lanciano un’ultima occhiataccia alla sorella.
“Ok, l’INCIDENTE risale a quando avevo quindici anni, un nostro coetaneo mi ha morsa all’altezza della vita, ho perso molto sangue e sono stata in coma per i successivi due mesi, successivamente venni a sapere che avevo subito danni estesi alla colonna vertebrale e che non avrei più potuto usare le gambe”.

“Non deve essere stato facile, per una ragazzina…anche se da come ne parla sembrerebbe che ora sia tutto a posto”.

“Me ne sono fatta una ragione, inizialmente ho odiato questa sedia con tutta me stessa, poi ho capito che era l’unico modo che avevo di spostarmi senza dover scomodare ogni volta qualche mio famigliare, ho imparato a conviverci”.

Il felino annuì pensieroso per qualche istante prima di rivolgersi nuovamente a quella che sarebbe potuta diventare una sua paziente.
“Ok, voglio essere franco, non ho idea di quante informazioni vi abbia dato Nick, riguardo quanto gli ho detto…”.

“Mi ha riferito che avete sviluppato una nuova cura per casi come il mio o simili e che avete avuto già dei risultati soddisfacenti, anche se però il margine di riuscita è minimo”.

“Ok, quindi è stato molto preciso, almeno su questo, quindi se ora non le dispiace vorrei vedere il punto in cui è stata ferita, possibilmente la schiena”.

Finita la frase si volse verso il lettino, lo osservò per qualche secondo e poi si rivolse nuovamente in direzione di Sofia.

“Immagino debba darle una mano”.

Si piazzò quindi davanti la coniglietta, quest’ultima allargò il braccio sinistro posandolo sulle spalle del medico per permettergli di sollevarla quel tanto che bastava per spostarla dalla sedia a rotelle per poi metterla sdraiata a pancia in giù.

“Va bene, ora visto che da quel che ho capito il morso lo ha ricevuto all’altezza della vita, credo sarà sufficiente solo sollevare un po' la maglia, voglio solo dare un’occhiata, in modo da capire com’è la situazione”.

“Ok”.

Detto questo Sofia sollevò maglia e canotta tutte assieme in modo da lasciare scoperte la zona di schiena interessata, Rodney nel frattempo aveva fatto il giro del lettino, portandosi dietro di lei per osservare meglio i segni che aveva.

“Ok, ora vediamo come è la…OH CHE CAVOLO!”.
L’esclamazione per niente velata del medico fece sobbalzare Sofia.

“Co…cosa? Che c’è?”.

“Ma…chi è il macellaio che l’ha operata dopo l’incidente? Teddy Krueger?”.

Sofia non sapeva come rispondere a quella domanda, prima di tutto perché ormai era passato tanto tempo dall’operazione, ma soprattutto per il fatto che Wilde aveva sempre tenuto un atteggiamento formale con loro, ed ora se n’era uscito con una battutina su di un personaggio di un film horror.
“Eh…a dire il vero…”.

“Oh non me lo dica, dei conigli vero?”.

Sebbene non ci fosse malizia nella frase del felino un po' fece comunque storcere il naso alle due sorelle, lui tuttavia se ne accorse, decidendo di correre ai ripari prima che potessero rispondergli.

“Non fraintendetemi, non intendo certo dire che i vostri medici siano degli incompetenti, è risaputo che i migliori ostetrici e pediatri siano proprio leporidi, e non parliamo dei ginecologi, ma qui si tratta di chirurgia di precisione, sulla colonna vertebrale per giunta, non è una cosa da poco, c’è un motivo se i casi più gravi, come poteva essere il suo, venivano trasferiti all’ospedale di Borghetto, anche tra i cervi godono di ottimi chirurghi”.

La spiegazione doveva essere bastata alle conigliette, dato che per un attimo non dissero nulla, almeno finchè Sofia prese coraggio.

“È così grave?”.

“Sinceramente? Non ho mai visto una cosa del genere e nonostante sia meglio avere un accertamento con una radiografia, posso dire con abbastanza certezza che non è stato il morso a causarle la paresi alle gambe”.

Sofia stava per rispondere quando qualcosa attirò l’attenzione delle due sorelle, che quasi per istinto sollevarono le orecchie all’unisono, Rodney ci mise qualche secondo in più per capire che avevano sentito qualcuno correre lungo il corridoio appena al di là della porta, la stanza era l’ultima in fondo per cui era evidente che chiunque fosse arrivato fin lì aveva una certa fretta di entrare, ma nessuno di loro poteva immaginare quello che sarebbe accaduto da li a poco, la porta venne letteralmente spalancata con un calcio da parte di un orso con la divisa delle forze dell’ordine di Wyndham e nel giro di pochi secondi la stanza si riempì di poliziotti, quasi tutti col taser a portata di zampa e già puntato contro le due sorelle.

“Polizia di Wyndham City, mani dietro la testa e che nessuno si muova”.

Le conigliette, abbastanza spaventate dal vedersi tutte quelle armi puntate addosso, eseguirono all’istante l’ordine, Rodney invece non solo non sollevò le zampe, ma si mise pure ad inveire contro gli intrusi che avevano appena fatto un’irruzione in piena regola.

“Ma che diavolo, siamo in una struttura ospedaliera e sono qui con una paziente, si può sapere che cavolo ci fate qui?”.

Senza dare bado al felino un lupo si distaccò dal gruppo per avvicinarsi alla coniglietta con la gamba ingessata, sempre tenendola sotto tiro.
“Judith Laverne Hopps”.

Nonostante non fosse una domanda la diretta interessata rispose comunque, annuendo con la testa.

“Sotto diretta richiesta della polizia di Zootropolis è in arresto per mammifericidio di primo grado”.

Rinfoderò l’arma e prese un paio di manette con cui immobilizzo la coniglietta direttamente alla sedia a rotelle.

“Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio”.

Fece appena in tempo a finire la frase che subito Judy si sentì in dovere di non far valere uno dei suoi diritti.
“Cosa? Ma che cavolo dite, non ho ucciso nessuno!”.

“Certo, vallo a dire al cavallo che hanno trovato stecchito stamattina”.

Finita la frase si portò dietro alla sedia a rotelle cominciando a spingerla fuori, Sofia era ancora sdraiata sul lettino, stava accadendo tutto così in fretta che l’unica cosa che riusciva a capire era che qualcuno le stava nuovamente portando via sua sorella, non lo avrebbe mai accettato, staccò le zampe da dietro la testa e le usò per sollevarsi, seppur di poco, per poi urlare a squarciagola.

“Dove portate mia sorella?”.

Il lupo si fermò per un attimo, voltandosi poi verso di lei.
“Come ho detto prima, è in arresto, la portiamo al commissariato, se vuole può raggiungerla la”.

Non appena riprese a spingerla fuori, Judy si volse dietro di lei, osservando sua sorella.
“Non preoccuparti, andrà tutto bene io non ho fatto nulla, chiama Nick e digli cosa è successo”.

Ancora una volta il lupo si fermò, questa volta rivolgendosi alla sua prigioniera.
“Intendete Nicholas Wilde? Divertente, visto che è stato proprio lui ad avvisarci su dove trovarti e di quello che hai fatto”.






Note
Ritardoooooo, lo so lo so, d'altronde sono in ritardo anche con lettura e recensioni, non ce la faccio più, questo periodo mi sta massacrando in tutti i modi e ci manca poco che dò via di testa, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, fatemi sapere cosa ne pensate, lo gradirei molto…

Intanto ringrazio Redferne per la sua costanza nel recensirmi (ho visto l’aggiornamento, appena ho tempo giuro che passo da te) ed EnZo89 per la recensione al capitolo 29.
Un grazie a Djmathew per averla messa tra le preferite, a DANYDHALIA e Psiche_00 per le ricordate ed EnZo89, Grillo_che_parla, ivan_occa, Mr Creepy 17, SABRI305, Steve_09 e zamy88 per le seguite.

Alla prossima
Davide

3805 parole
   
 
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