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Autore: FreddyOllow    05/02/2020    1 recensioni
Un uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha infettato Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlos Oliveira, Claire Redfield, Jill Valentine, Leon Scott Kennedy, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leon puntò la pistola verso il Tyrant che si mosse freneticamente sul letto medico. Tutto il gruppo indietreggiò spaventato, mentre Jill e Claire si affiancarono a lui. Poi il Tyrant richiuse gli occhi, cessando di muoversi. Quando tutti e tre abbassarono le pistole, il Tyrant riaprì gli occhi e, con una gran forza, strappò la cintura che gli legava il polso destro. Grugnì, allungando il braccio nella direzione di Claire.
- Uscite! - Urlò Leon, puntando la Magnum verso la testa calva del Tyrant.
Lara e Oliver uscirono per primi, mentre Claire e Jill li coprirono, aspettando Leon. 
Il Tyrant si strappò l'altra cintura dal polso, poi si liberò le caviglie, mettendosi in piedi.
Leon alzò la testa in alto, mentre il Tyrant troneggiava su di lui con volto austero.
- Ma che aspetti? - Gli gridò Claire.
Leon si girò verso di lei, e in quell'istante, una grossa manata lo colpì al fianco, lanciandolo addosso alle due donne. Quelle subito si rialzarono, mentre Leon sputò sangue, mettendosi una mano sotto la costola in cui era stato colpito.
Il Tyrant grugnì nuovamente, e con passo lento, rigido, iniziò a marciare verso di loro. Le due donne aprirono il fuoco, ma i proiettili rimbalzarono contro il suo giaccone nero. Leon si alzò in piedi, e aiutato dalle due donne che sparavano inutilmente contro il Tyrant, uscirono dalla stanza. Lara chiuse la robusta porta rossa alle loro spalle, mentre il pavimento tremava sotto gli stivali del Tyrant.
- Come stai, Leon? - Gli chiese Claire, mentre Lara e Oliver lo guardavano con gli occhi sgranati.
- Mai stato meglio. - Tossì Leon con un sorriso.
- Cos'era quella cosa? - Domandò Oliver.
- Un Tyrant. - Gli rispose Leon. - Ti ricordi della creatura di cui ti parlai l'altra volta? Be', è lo stesso identico... mostro. -
- Quindi... - Aggiunse Lara quasi tremando. - Quindi ce ne sono due? -
- Già. - Le rispose Leon.
Il gruppo fece in tempo ad allontanarsi di poco, quando la porta rossa venne sradicata, schiantandosi contro le scrivanie del laboratorio. Da dietro la porta uscì il Tyrant, piegando la testa per passare.
Il gruppo si precipitò nella direzione in cui erano venuti, mentre Oliver fu aiutato da Claire e Lara nel proseguire più velocemente.
Il Tyrant grugnì, guardandoli raggiungere l'uscita dal laboratorio.
- Un Nemesis, due Tyrant... - Disse Jill. - Ma quante di queste creature sono là fuori? -
- Non lo so. - Rispose Leon aprendo la porta del laboratorio per far uscire Oliver, Claire e Lara. 
Jill si fermò, dandogli le spalle. - Esci, ti copro io. - E si mise a sparare inutilmente contro il Tyrant, che grugnì infastidito dalle pallottole.

Salirono la scala; in avanti c'era Leon, in mezzo Oliver, sostenuto da Claire e Lara, e alle loro spalle Jill. Quando raggiunsero la porta della galleria da cui erano entrati per fuggire dai Licker, la trovarono abbattuta, ma di quelle orrende creature non c'era traccia. Leon sporse la testa dall'asse della porta, gettando un occhiata alla galleria silenziosa e buia. La sua torcia illuminò il muro, il soffitto, il binario e del sangue raggrumato che imbrattava ogni cosa. 
- Di chi è quel sangue? - Disse Lara, tenendosi stretta a Oliver.
- Dei Licker. - Rispose Leon, entrando nella galleria e guardandosi attorno. - Si sono feriti a vicenda... Ricordi quando si sono azzuffati..? Be', quella è... -
- Forza, uscite! - Disse Jill spingendo per le spalle gli altri tre.
- Oh, datti una calmata, Jill. - Aggiunse Claire irritata dalla sua spinta. - Oliver non può camminare, e nella galleria è buio pesto. -
- Lo so. Però datevi una mossa. Quel Tyrant è dietro di noi. -
Lara le lanciò un occhiata poco amichevole, mentre Oliver lasciò scorrere come sempre.
- Seguitemi. - Disse Leon. - I binari ci porteranno alla stazione di Downtown. -
Jill illuminò frettolosamente vari punti del soffitto vuoto della galleria.
- Ho già controllato. - Aggiunse Leon vedendo dove Jill puntava la torcia. - Non c'è nessun Licker. Non ti fidi di me? -
- No. - Rispose la donna. - Non è mai stata una mia grande qualità. -
- La tua grande qualità è irritare la gente. - Disse Claire.
Jill serrò gli occhi. 
- Non è meglio muoverci? - Aggiunse Oliver. 
- Stavolta mi hai tolto le parole di bocca, Claire. - Rispose Leon con un sorriso. - Jill vai avanti. Io resto di retroguardia. -
- No. - Disse Jill. - Non sei nella condizione di fare granché. Vi copro io le spalle. -
- Ho preso solo una botta, non è... -
- Fa' come dice, Leon. - Disse Oliver. - O non ci muoveremo mai di qua. -
Leon smorzò un sorriso, scuotendo la testa. 

Proseguirono lungo il binario, udendo i passi pesanti del Tyrant farsi sempre più lontani. L'intera galleria era silenziosa, oscura. Lungo i muri e sul soffitto, c'erano le impronta di sangue lasciate dagli artigli dei Licker. Oliver notò che erano tantissime, come se fossero fuggiti in gran massa nella direzione in cui si stavano dirigendo loro. Si domandò se Leon le avesse viste, pur avendole illuminate di sfuggita con la propria torcia. Ma la risposta a quella domanda la diede proprio Leon.
- Esattamente come quel Licker nel canale fognario. - Disse Leon. - Vedete quelle impronte? Sono stati spaventati da qualcosa. -
- Il Tyrant. - Rispose Jill. - Persino un idiota lo capirebbe. -
- Mi stai dicendo che sono un idiota? -
- Se lo pensi, vuol dire che lo sei. -
- Allora siamo in due ad esserlo. - Sorrise Leon.
- Certo... hai proprio ragione. -
- La smettete di litigare? - Disse Lara. - Da quando vi siete conosciuti non fate altro che odiarvi. -
- Non stanno litigando. - Rispose Oliver.
- Sì, che stanno litigando. -
- Questo qui non è litigare, Lara. -
- E cos'è, allora? Sentiamo. -
Oliver guardò Leon che si voltò in quell'istante. - Loro due sanno cos'è. -
- Ma io no. Allora? - Insistette Lara. 
Oliver fece un mezzo sorriso, ma non rispose. 
- Ti odio quando fai così. - Sbuffò Lara.
- Appunto. L'odio è l'altra faccia dell'amore. -
Lara sospirò frustrata, mentre Claire le bisbigliò qualcosa all'orecchio.
- Aaah, ora ho capito. - Disse Lara guardando con un sorriso affettuoso prima Leon, poi Jill che la fissò perplessa. - Sì, ora ha senso. -
- Che state complottando, là? - Chiese Jill, mostrando nel contempo stesso disinteresse.
- Un modo per assassinarti. - Le rispose scherzosamente Leon. 
- Che ridere. - 
Oliver si voltò verso Lara, e i due sorrisero.

Tempo dopo, in lontananza, videro lampeggiare una fioca luce. Leon fermò il gruppo, ordinando di spegnere le torce. - Jill. - Bisbigliò.
La donna lo raggiunse, mentre Claire si staccò da Lara e Oliver, mettendosi di poco alle loro spalle, e puntando la pistola nell'oscurità più totale.
- La vedi? - Le disse Leon.
- Sì. -
- Pensi quello che penso io? -
Jill annuì, anche se Leon non poté vederla.
- Perché abbiamo spento le torce? - Disse Lara.
- Avviciniamoci lentamente. - Rispose Leon. - Forse ci hanno visti arrivare. -
- Chi? Chi ci ha visti? - Gli domandò Lara.
- Accendiamo le torce. -
La fioca luce in lontananza si spense. 
- Sì, c'è qualcuno. - Disse fra sé Leon che fu udito dagli altri. 
- Chi credi che sia? - Le chiese Claire, tornando da Lara per aiutarla con Oliver.
Leon non rispose.
- Ma qualcuno vuole darmi una risposta? - Aggiunse Lara.
- Non so chi siano. - Rispose Leon. - Avviciniamoci in silenzio. -
Mentre proseguirono lungo la galleria, sul soffitto, notarono un grosso foro circolare scavato nella nuda roccia, e intorno, molteplici macchie di sangue. Capirono che i Licker erano fuggiti di là, e non verso i binari. Che si trovasse un enorme covo nel tetto della galleria? Pensò Leon. Lo stesso pensiero ebbe Oliver.
Quando il fascio di luce della torcia di Leon illuminò l'inizio della stazione, vide due uomini armati di pistola sopra la pedana. Alle loro spalle, c'erano delle deboli luci che proiettavano vari giochi di ombre sulle mura e sulle colonne della stazione in cui correva il binario.
- Siete solo voi cinque? - Disse l'uomo con il maglione marrone.
- Sì. - Rispose Leon, mentre Jill gli si affiancò.
L'altro uomo con il pizzetto nero saltò dalla pedana. - Siete stati morsi? - E puntò la torcia che aveva in mano dapprima sui loro visi, poi lungo tutto il loro corpo.
- No. - Aggiunse Jill, prima che Leon potesse parlare. - Chi siete? -
- Sopravvissuti. - La torcia dell'uomo illuminò la scapola ferita di Oliver. - Quella cos'è? -
L'uomo con il maglione marrone sulla pedana alzò a mezz'aria la pistola; Leon lo tenne d'occhio, posando una mano sul polso di Jill per non farle alzare la pistola.
- Mi hanno sparato. - Rispose Oliver.
L'uomo col pizzetto nero si girò verso il suo amico che annuì. Poi rigirandosi, disse: - Vediamo. -
- Fermo, Oliver. - Disse Lara. - Non levarti la benda, o il bendaggio sarà stato inutile. -
- Vediamo la ferita. - Lo incalzò l'uomo col pizzetto nero, puntando il fascio della torcia dapprima negli occhi di Oliver, poi sulla sua scapola.
- Non farlo. - Disse Lara.
- Non preoccuparti. - Rispose Oliver, togliendosi lentamente la benda sulla ferita, e serrando i denti per il dolore.
- E' a posto. - Aggiunse l'uomo con il pizzetto nero al suo amico.
- Salite sulla pedana. - Disse l'uomo con il maglione marrone.
- Aspetta! Là, sulla caviglia. Cos'hai? -
- Mi sono ferito sul filo spinato. - Rispose Oliver.
L'uomo col pizzetto nero si chinò illuminando la caviglia. Lara voleva dargli una ginocchiata sul muso, ma Oliver se ne accorse, stringendola affettuosamente sotto il suo braccio.
- Tutto a posto. - Disse l'uomo col pizzetto. 
- Bene. - Rispose l'uomo con il maglione marrone. - Ora seguitemi. -

Non credettero ai loro occhi, quando videro una quarantina di persone sparpagliate oltre la prima colonna a sinistra della stazione. Molti di loro erano a ridosso di candele, lanterne o sotto le verdi luci delle uscite di emergenza. Parlavano, barbottavano o bisbigliavano. C'erano bambini e adulti tra loro, e quelli più fortunati se ne stavano attaccati ai genitori o parenti. Ma erano davvero pochi, rispetto a quei bambini che singhiozzavano rannicchiati sul pavimento. Altri ancora, di minor numero, se ne stavano silenti con lo sguardo vacuo, e gli occhi completamente rossi e secchi. 
- Hai visto? - Disse Lara con le lacrime agli occhi, mentre seguivano i due uomini, facendosi strada tra la gente seduta. 
- Sì... - Rispose Oliver.
Jill si sforzò di non guardare i bambini, trattenendo le lacrime, mentre il viso di Claire ne era già pregno. 
Al loro passaggio, solo i bambini rimasti orfani volsero loro uno sguardo di speranza, ma non incontrarono gli occhi dei loro padri e madri e così, ritornarono nei loro silenzi o nei loro singhiozzi.
- E' così triste. - Disse Lara, stringendosi a Oliver.
- Lo so. - Le rispose Oliver.
Leon notò che tra la gente, c'erano uomini armati. Alcuni di loro erano appoggiati con la schiena al muro, altri sedevano sul pavimento e altri ancora erano in piedi. Li guardò di sfuggita, senza attirare i loro sguardi. 
Proseguirono lungo il corridoio, finché svoltarono a destra, infilandosi in un altro breve corridoio. In fondo, davanti alla porta, c'era un uomo armato con una mazza di legno rudimentale. Quando il gruppo si avvicinò a lui, quello disse: - Quel tipo è un poliziotto? - Puntò la punta della mazza verso il cappello di Leon.
L'uomo con il maglione marrone e l'uomo con il pizzetto nero si guardarono tra loro, poi si voltarono verso Leon. - Lo sei? - Gli chiese l'uomo con il maglione marrone.
- Sono una recluta. -
- Perché non gliel'hai domandato prima, Matt? - Disse l'uomo con la mazza a l'uomo con il maglione marrone.
- Pensavo fosse un stupido cappello, Erik. - Gli rispose Matt che si girò poi verso l'uomo con il pizzetto nero. - E tu Larry, perché non hai detto niente? -
- E cosa dovevo dire? - Aggiunse Larry.
- Sei tu che controlli chi viene in stazione. -
- E tu, Matt, sei quello che li fa entrare. -
- Ma qual è il problema? - Chiese loro Jill.
- I poliziotti non sono ammessi tra noi. - Rispose Erik con la mazza tra le mani.
Jill gettò un occhiata a Leon, poi disse: - Perché? -
- Vallo a dire a quei bambini che piangono da soli in stazione. -
- Già. - Concordò Larry grattandosi il pizzetto nero.
- Ma che volete dire? - Domandò Claire.
Ma prima che Erik potesse parlare, Oliver intervenne per primo: - La SWAT sparava alle persone. Le uccidevano. Forse intendono dire questo. -
- Cosa? - Esclamò Leon confuso.
- Proprio così. - Disse Matt sistemandosi il colletto del maglione marrone. - E non solo la SWAT, ma anche il dipartimento di polizia, e i tizi con le tute nere. Quelli erano davvero dei figli di puttana! -
Jill comprese che stava parlando dell'Umbrella Security Service. Stessa cosa pensò Oliver.
- Ma che state dicendo? - Rispose Claire.
- Lui non fa parte della SWAT. - Aggiunse Jill. - Ed è nuovo. E' un recluta. -
- Che differenza fa? - Le rispose Erik poggiando la mazza su una spalla.
- Leon non ammazza la gente, semmai l'aiuta. - Disse Claire parlando prima di Jill.
- Questo lo dici tu. -
Quando Claire fece per ribattere, Leon le posò una mano sull'avambraccio, scuotendo la testa.
- Perché ci avete portato qua? - Disse Lara.
Erik aprì la porta alle sue spalle. - Per farvi andare via. -

Il gruppo salì una quindicina di gradini, prima di ritrovarsi nel quartiere di Downtown, uscendo da una porta di servizio usata tempo prima dagli addetti alla manutenzione. Leon, come gli altri, si era dimenticato di informare i sopravvissuti che in quella galleria c'erano dozzine di Licker che li avrebbero fatti a pezzi, se li avessero trovati...
Quando si ritrovarono in strada, notarono con strano stupore, che la situazione era molto più tranquilla rispetto agli altri quartieri. Ovunque volgessero lo sguardo, tutto sembrava stranamente sereno, silenzioso. Non c'era traccia né di caos, né di non-morti e nell'aria, c'era un flebile ronzio che proveniva lontano alla loro destra.
- Surreale, direi. - Disse Oliver, appoggiandosi con una mano alla porta da cui erano usciti.
- Perché ci hanno fatto uscire da qui? - Chiese Claire, guardando le macchine di grossa cilindrata perfettamente parcheggiate lungo la strada.
- Me lo sono chiesto anch'io. - Le rispose Leon, fissando il cielo riflesso sul telaio di una macchina sportiva.
- Forse l'entrata nella metro è chiusa. - Aggiunse Jill, che senza aspettarsi una risposta, si diresse da sola verso la scalinata che scendeva nella metro.
- Dove vai? - Le domandò Lara.
Jill non rispose, ma quando arrivò davanti al parapetto della scala, vide che la porta della metro era chiusa da una robusta cancellata di metallo e che, ai suoi piedi, c'erano pile e pile di cadaveri su cui ronzavano intere colonie di mosche e vermi.
Jill si girò di colpo, portandosi una mano sulla bocca.
- Che succede? - Le disse Leon seguito dagli altri che volsero lo sguardo proprio lì.
Lara si piegò a vomitare bile, mentre Claire chiuse gli occhi, cercando di pensare ad altro. Oliver invece, rimase impalato a fissare i cadaveri senza battere ciglio.
Leon se ne accorse. - Non ti fa più effetto, eh? -
- Dopo un po' ti abitui a vedere morte ovunque. -
- Già. -
- Sono stati chiusi fuori. - Aggiunse Jill.
- Come lo sai? - Disse Claire sforzandosi di non guardare i cadaveri.
- I sopravvissuti. Sono stati loro. -
- Sì, ma come lo sai? -
- La cancellata è stata attivata da dentro, da una sala di controllo. -
- Ma non ha senso. - Rispose Lara. - Non ci hanno uccisi, ma cacciati. Quindi perché uccidere questi... Insomma, perché allora non uccidere anche noi? -
- Sei un po' confusa. - Disse Jill. - Guardali; secondo te quanti sono? -
Lara non li guardò. 
- Novantotto. - Aggiunse Claire. 
- Li hai contati? - Le chiese Leon sorpreso.
- Secondo voi novantotto persone come dovevano starci in quella stretta stazione? - Domandò Jill.
Nessuno parlò.
- Li hanno uccisi loro. - Continuò Jill. - Magari sono stati quei tre uomini. Certo, gran parte del lavoro l'avrà fatto la SWAT o gli zombie, ma sono stati loro tre ad abbandonarli fuori, quindi, è come se li avessero uccisi loro. -
- Vuoi dire che volevano cacciarci solo perché Leon era un poliziotto e poteva scoprire quello che avevano fatto? - Le chiese Oliver.
- Finalmente qualcuno sveglio. - Rispose Jill con un cenno di presunzione.
- Teorie. - Disse Leon. - Non hai le prove, Jill. -
- A che servono ormai le prove? - 
- Dici sul serio? Hai messo su un casino per trovare delle prove in quel laboratorio, e non credo tu le abbia trovate. Hai fatto solo incazzare un Tyrant che ci ha quasi uccisi. -
- Il Tyrant è una prova. - Aggiunse Jill con un piccolo sorriso di vittoria sulle labbra.
- Allora lo è per te anche il Nemesis. - Aggiunse Oliver. - Quindi non avevi bisogno di cercarle, quando quel coso ti inseguiva ovunque andassi ripetendo 'STARS'. -
- STARS? - Disse Claire aggrottando la fronte confusa. - Mio fratello è... -
- Il Nemesis è progettato per eliminare i membri della STARS. - Le rispose Jill.
Lara si accigliò. - Perché non ci hai detto niente? Oliver è quasi morto per colpa tua. -
Jill non rispose. 
- Allora mio fratello è in pericolo. - Aggiunse Claire sbarrando gli occhi.
- Quella in pericolo sono io, non tuo fratello. -
- E noi? Noi non corriamo nessun pericolo? Solo tu sei al centro di ogni cosa? - Le disse Leon che per la prima volta iniziava a irritarsi.
Jill sbuffò, e voltando le spalle, si allontanò da loro.
- E ora dove vai? - Le disse Claire.
- Lasciala andare. - Rispose Leon. 

Quando Jill sparì dietro l'angolo di un negozio alimentare, qualcosa urtò contro la cancellata dell'ingresso della Metro. Tutti si voltarono a guardare. C'era un bambino che batteva le mani sulla cancellata, susseguito da altri bambini che lo raggiunsero alle spalle: - Aiuto! - 
Leon scese velocemente i gradini, tappandosi il naso per il tanfo emanato dai cadaveri. - Che succede? -
- I mostri con le lingue lunghe. - Disse un bambino terrorizzato. - Stanno uccidendo tutti! - 
- I Licker... - Aggiunse Claire nel panico.
- Aiutateci! - Urlò il bambino, sovrastato dalle richieste di aiuto di altri bambini. Dietro le loro spalle cominciarono a sentirsi spari, ruggiti, urla di dolore e altre persone si aggiunsero dietro i bambini, calpestandoli.
- Oh mio Dio! - Disse Claire portandosi una mano davanti alla bocca. - Ma che cazzo fate? Sono bambini! -
Un uomo tirò una gomitata al bambino che aveva chiesto aiuto, allungando un braccio verso Leon. - Aiuto! Sono dietro di noi! -
Per un istante Leon ebbe un fremito omicida verso quell'uomo.
- Perché non escono da dove siamo usciti noi? - Urlò Oliver da sopra le scale.
- Oh no! - Gridò Lara indicando con un dito tremante la porta da cui era uscito il gruppo.
- Cosa c'è? - Le disse Claire risalendo rapidamente i gradini due alla volta.
Oliver volse lo sguardo in quella direzione; vide otto Licker sgusciare fuori e zampettare rapidamente lontano dall'uscita, arrampicandosi poi sulle mura degli edifici. Poco dopo, abbassando la testa, il Tyrant uscì lentamente dalla porta.
- Ci... Ci siamo dimenticati di avvisarli. - Disse Lara in lacrime, guardando donne, bambini e uomini riversarsi come un fiume in piena sulla cancellata. Molti dei bambini scomparvero sotto il peso di uomini e donne, schiacciati o soffocati dalla folla. Una folla che nella stazione non era sembrata così numerosa come questa.
- Ma da dove è uscita tutta questa gente... Sono a centinaia... - Si disse fra sé Leon.
La cancellata venne giù.
   
 
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