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Autore: Juliet8198    06/02/2020    2 recensioni
Dall'incontro con una misteriosa ragazza, le vite e i sogni di ogni componente del gruppo non furono più gli stessi. Quale origine hanno le sue misteriose e fortuite apparizioni? Quale segreto si nasconde dietro la serie di avvenimenti in cui vengono coinvolti?
Ognuno di loro dovrà, volente o nolente, affrontare la verità che si cela dietro il suo mistero e l'ombra dei loro demoni che ha liberato.
Storia presente anche su Wattpad al profilo @GiuliaRossi321
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sapere della morte e vedere la morte sono due esperienze completamente diverse. Beatrice se ne rese conto quando vide il corpo di Hoseok contro la macchina. Sentì il suono terrificante che fece il suo busto impattando contro il parabrezza. Lo vide scaraventato per terra, privo di sensi. Ne vide il sangue uscire copioso dalla testa e tingere l'asfalto di un carminio sporco. Vide il suo viso. Inerme, chiuso in un'espressione sofferente. Percepì i suoi ultimi respiri, dei piccoli rantoli penosi e inutili. 

I suoi occhi erano chiusi. Il suo petto smise di muoversi. 

Lei sapeva che era morto in quel modo. Lo sapeva. Ma vederlo in prima persona era stato come guardare in faccia il mostro sotto al letto e vedere che effettivamente era terrificante come se l'era immaginato. Beatrice non era pronta. Lo sentì in ogni fibra del suo corpo, paralizzata dalla paura, ghiacciata fino al midollo dai brividi di adrenalina. Dal terrore. Dall'angoscia. 

Sentiva le voci di persone intorno a lei dire qualcosa, chiedere cosa era successo, chiamare l'ambulanza. 

"È troppo tardi."

 

La porta del suo piccolo bagno sbattè violentemente quando lei la spalancò per fiondarsi sul water. Afferrandone i lati con dita cadaveriche e tremanti, tossì spasimante e liberò la colazione dal suo stomaco. Le bruciava la gola, graffiata dall'acido del suo vomito. Gli occhi erano chiusi, lacrimanti per lo sforzo. Non si preoccupò neanche del fatto che i suoi capelli sciolti le pendevano davanti, sporcandosi e appiccicandosi. 

La morte le rimase in bocca con un sapore amaro e disgustoso. Le lasciò la gola ferita e gli occhi rossi. Lo poté constatare non appena si alzò a fatica e con la testa vorticante per dirigersi verso il lavandino. L'acqua fredda le intorpidì ancora di più le dita quando la raccolse fra le sue mani e se la spruzzò sul viso. Ne bevve un po', nel tentativo di lenire il bruciore ma ne risultò solo una scia dolorosa che fece fatica a deglutire. Esausta, si asciugò e si trascinò in salotto, abbandonandosi sul divano rosso e leggermente consumato. Si prese la testa fra le mani e iniziò a fare respiri lenti e profondi. 

"Devo tornare indietro."

"Devo provarci di nuovo."

La sua mente tormentata e pulsante di dolore le fece ripercorrere gli eventi che aveva vissuto le volte precedenti. Il tempo si riavvolgeva non alla morte di Hoseok, ma alla sua. Quando lei cadeva dal terrazzo. 

"Il punto fermo non è la morte di Hobi."

"È la mia."

"Se non vado sul terrazzo, io sopravvivo e il tempo smette di riavvolgersi. E Hobi muore."

Lei però rifiutò quel pensiero con la velocità con cui l'aveva formulato. 

"Se posso salvarlo...ci proverò finché non ci riesco. E poi continuerò a vivere."

 

Non aspettò che si facesse sera. Non poteva. Non con gli occhi pieni degli ultimi istanti di vita di Hoseok. Non con le orecchie ridondanti del rumore di freni e pneumatici contro l'asfalto bagnato. 

Era la prima volta che vedeva Seoul di giorno dalla terrazza. In effetti, perdeva un po' di quella sua magica poesia, quando il tramonto e le luci della notte non la impreziosivano. Ma Beatrice non le dedicò più di qualche pensiero. Marciò determinata verso la palizzata e la strinse sotto le unghie, scrostando parte della vernice che la ricopriva. Prese un lungo respiro, guardando lontano, verso la strada dove si trovava poco prima. E si buttò con tutto il peso contro di essa. 

 

Quando aprì gli occhi, si mise prontamente seduta sul letto, come sollevata da una forza esterna. Il sonno le impastava ancora la mente, ma se lo scrollò via con fretta, strofinandosi le palpebre. Pose la mano sul comodino di legno decorato per fermare la sveglia e vide un taccuino. Senza rifletterci lo prese in mano, osservando i fenicotteri rosa sulla copertina. Gliel'aveva regalato una sua amica poco prima, affermando che quello fosse il pattern più "in" del momento. Beatrice aveva scosso la testa, non volendo questionare la sua somma conoscenza in fatto di mode e aveva sorriso, grata del regalo. 

In un momento di lucidità, decise di aprire il piccolo cassetto del mobiletto e prendere una penna che teneva sempre lì a portata di mano. Sfogliò il taccuino, osservando la prima pagina intonsa. 

4 maggio 2020

Doveva scrivere il luogo e l'orario dell'incidente, così che non se li sarebbe dimenticati. La penna iniziò a segnare l'indirizzo del dormitorio. Poi si fermò. 

"Erano le nove...ma non ricordo altro, maledizione."

Con frustrazione, scrisse "9:05" e chiuse il taccuino, nascondendolo dentro al cassetto. 

"Stavolta ci riuscirò."

 

Beatrice si presentò alla fermata dell'autobus un quarto d'ora prima dell'incidente. Avrebbe evitato di aspettare un'ora e mezza in piedi sotto la pioggia. Osservando lo schermo del cellulare per controllare l'orario, ripercorse nuovamente la scena. Se lo avesse chiamato, si sarebbe buttato sulla strada.

"Devo afferrarlo?"

"Tirarlo indetto prima che attraversi la strada?"

La ragazza non era riuscita a trovare una soluzione migliore. Forse il suo gesto sarebbe risultato strano e invasivo. Provò a visualizzare la dinamica nella sua testa, calibrando come agire in quel momento. Era talmente presa dai suoi pensieri che non si era resa conto della figura che stava già uscendo dal portone e, china in avanti, avanzava sul marciapiede. 

Quando la ragazza alzò lo sguardo, Hoseok era ad un passo dalla strada. Abbandonò l'ombrello dietro a sé e iniziò a correre, protendendo già una mano in avanti. Il ragazzo aveva messo un piede nella strada, la macchina aveva iniziato a frenare inutilmente. 

Lei era dietro di lui, ma non riuscì ad afferrarlo. Allora, il suo corpo agì prima della sua mente. 

Si accasciò contro la figura davanti a sé, spingendola in avanti il più lontano possibile. 

Poi, Beatrice sentì l'impatto. Il metallo la schiacciò, riverberando fino alle ossa. Percepì il suo corpo sollevarsi e atterrare pesantemente sull'asfalto. Le faceva male la testa. Le faceva male tutto in realtà. Non riusciva ad aprire gli occhi. Non riusciva a respirare. Prese aria nei polmoni ma fu un timido e doloroso tentativo. 

Dopo un paio di respiri faticosi e strascicanti, si lasciò andare. 

 

Fu la stizza a svegliarla e a farla saltare dal letto. Profondamente irritata con se stessa, si afferrò le guance fra le mani con troppa violenza. D'altronde, voleva davvero prendersi a schiaffi. 

"Se non usi la testa non ne uscirai mai!"

"Se lo salvi ma tu muori non serve a niente! Dovrai rivivere tutto da capo!"

Questa volta decise che avrebbe provato un approccio più intelligente. Avrebbe dovuto trovare un modo per evitare che Hoseok raggiungesse la strada. Afferrò risoluta il taccuino appoggiato sul comodino e iniziò a scrivere con precisione indirizzo e orario dell'incidente. Poi, dopo un attimo di esitazione, aggiunse: 

NON chiamarlo da lontano. 

Avvicinarsi prima che attraversi la strada. Non spaventarlo. 

Chiedergli un autografo?

Urlare il suo nome poteva farla sembrare una fan impazzita. Ma chiedergli gentilmente un autografo per attirare la sua attenzione poteva funzionare. Punta da nuova determinazione, si alzò, pronta a mettere in atto il suo piano. 

 

Questa volta non avrebbe fallito. Doveva riuscire. Continuò a ripetersi inni motivazionali, soprattutto per calmare i nervi tesi. Con irritazione, cercò di concentrarsi sul piano. 

"Mi avvicino. Lo fermo per un braccio e gli chiedo un autografo. Fine. Non è difficile."

Certo, non era difficile. E sapeva che dalle sue azioni dipendeva la vita di tutti e due. Ma conosceva la causa del suo nervosismo e si sentì profondamente ridicola a rendersene conto. 

"Maledizione! Hai la vita di una persona nelle mani e tutto quello a cui riesci a pensare è il fatto che rivolgerai la parola al tuo bias?! Stupida!"

Dopo aver constato che prendersi a sberle da sola in un luogo pubblico poteva destare preoccupazione e sospetto nei passanti, cercò di fare pace con se stessa. Doveva accettare quella parte di sé che era effettivamente una fan e che stava per parlare con la persona che ammirava di più sulla faccia della terra. 

"Fai a patti col cervello, ragazza. Ne abbiamo bisogno."

Dopo questo pensiero, emise un respiro tremante e carico di aspettazione e osservò l'orario. 

9:00 

"Ci siamo."

Nel giro di due minuti, vide chiaramente la figura uscire dalla porta del dormitorio. Questa volta non fu colta impreparata e prese a passeggiare sul marciapiede, dirigendosi con nonchalance verso il ragazzo che si stava bagnando velocemente. Quando questo arrivò di corsa ad un passo dalla strada, il suo piede si fermò a mezz'aria non appena il suo braccio fu dolcemente afferrato dalla ragazza. Hoseok si girò sorpreso e incontrò il viso sorridente e sereno (o almeno questo era quello che lei sperava) di Beatrice. 

-Chiedo scusa...J-Hope-ssi.- disse lei timidamente, abbassando la testa in un inchino. 

"Non balbettare!"

-Posso...chiederle un autografo?- chiese infine esitante alzando lo sguardo giusto un momento e ritraendo velocemente la mano dal suo braccio. 

Vide un fulmine di consapevolezza attraversare gli occhi del suo interlocutore. Forse si era dimenticato di camuffarsi prima di uscire e stava cercando un modo per fuggire senza risultare scortese. Queste considerazioni persero velocemente importanza nella sua testa quando la ragazza percepì la macchina, proprio la stessa machina che stava per investire la persona di fronte a sé, sfrecciare sull'asfalto sollevando schizzi di fango. 

Con un sospiro leggero e tremante, riportò lo sguardo sul ragazzo la cui vita era ancora integra e lo osservò raggiante. 

Hoseok ebbe un attimo di esitazione, ma si riscosse e le rivolse un sorriso cortese. 

-Mi dispiace, sono di fretta. Important business.- rispose allora facendole un occhiolino che doveva stemperare la risposta. 

Suo malgrado, Beatrice sentì la fan che era intrappolata dentro di sè urlare impazzita e sventagliarsi per raffreddare i bollenti spiriti. Cercando di reprimere l'imbarazzo e mascherare quella parte che stava emergendo prepotentemente in superficie, fece un inchino senza accorgersi che il ragazzo aveva fatto lo stesso. Le loro teste si scontrarono fastidiosamente l'una contro l'altra con un rumore sordo e un dolore non indifferente. Immediatamente, entrambi si portarono le mani nel punto in cui avevano colliso, massaggiandosi con dei leggeri lamenti. 

"Voglio seppellirmi qui. Tremila metri sotto terra."

La ragazza sentì le guance scaldarsi per l'imbarazzo e si allontanò da lui, piegandosi in un altro profondo inchino e scusandosi. 

Davanti a sè, sentì Hoseok lasciarsi sfuggire una risata. 

-Tranquilla, è stata colpa mia. Non ti avevo vista.- disse prima di congedarsi nuovamente e girarsi verso la strada. 

 

Quel giorno aveva preso un permesso al lavoro per poter avere la mattina libera. Perciò, una volta che la figura si fu allontanata da lei ed ebbe attraversato la strada in sicurezza, decise di tornare a casa e riposarsi. 

Quando si accomodò sul divano, sentiva la testa immersa ancora nello zucchero filato. I neuroni erano diventati stringhe di caramelle gommose e i suoi pensieri erano dolci come caramello. 

"Gli ho salvato la vita." 

"E ho parlato con lui."

"E gli ho dato una capocciata."

Beatrice rammentò del punto dolente sulla sua fronte e si diresse a prendere del ghiaccio da appoggiarsi sopra. In bocca questa volta sentiva il sapore della vittoria. 

 

La sua vita era tornata alla normalità da allora. I suoi giorni erano un lento susseguirsi di lavoro, lavoro e altro lavoro. Andava ancora sulla terrazza sul tetto a sbirciare Seoul accendersi per la notte, ma non si avvicinò più al parapetto. E aveva continuato a vivere. 

Sentiva una certa nostalgia per quel brivido che aveva provato quando aveva scoperto del loop temporale. L'aveva fatta sentire speciale, in un certo senso. Ma era contenta di aver risolto la situazione. Aveva salvato la vita di una persona. Aveva salvato la vita di Jung Hoseok. Quel Jung Hoseok. E anche se lui non l'avrebbe mai saputo, la soddisfazione che provava le bastò. 

 

Come ogni sera, trangugiava la sua cena raffazzonata sul divano, cercando di non sporcare il tessuto rosso, mentre osservava il notiziario. 

-La TooTouch ha offerto centinaia di posti di lavoro grazie alla fusione con la multinazionale Unravelled, rendendola una nuova forza economica stabilmente affermata.-

La giornalista sembrò esitare, ascoltando qualcosa all'auricolare e riportando gli occhi seri sulla telecamera. 

-Abbiamo una notizia dell'ultima ora. È avvenuto oggi un incendio nel nuovo edificio della Big Hit Entertainment a causa di un guasto tecnico. Ad ora, si contano sedici feriti e tre vittime, tra queste anche il cantante del famoso gruppo BTS, Park Jimin.-

   
 
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