Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Roe Jaeger    06/02/2020    2 recensioni
Lì, davanti ai suoi quadri, lì nella stanza dove non faceva entrare nessuno. Si baciarono lì, mentre la luce del tramonto entrava dalla finestra aperta e baciava i loro volti.
Dedicata a Shakana per il suo compleanno!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per l'iniziativa dei compleanni de "Il Giardino di EFP" la flashfic è dedicata, per il suo compleanno, a Shakana per i suoi vent- ehi, non si chiede l'età a una donna! Auguri cara, spero che ti piaccia questa flash che - curiosità superflua - conta 424 parole citazione iniziale compresa, mentre senza sono 399!
Buona lettura a tutti!


 

Quadri

 
“Non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro.
Tutto ciò che amo lo amo di un unico amore.” - Marina Cvetaeva


Quando disegnava, Levi metteva l’anima in quello che faceva. Durante la sua giornata faceva di tutto pur di ritagliarsi delle ore da passare nella più completa solitudine nella stanza dove dipingeva; a volte spegneva anche il cellulare e si isolava dal mondo. Eren provava sempre a telefonargli tre volte, a intervalli regolari di quindici minuti: se alla terza chiamata non avesse ricevuto alcuna risposta, avrebbe saputo che l’unica cosa da fare era andare a citofonargli a casa. E, forse, avrebbe ottenuto l'essere ricevuto.
In quel momento Levi era fortemente tentato di non rispondere al citofono, ma si convinse a posare i pennelli e ad andare ad aprire.
«Jaeger. Sempre al momento giusto, eh?» sorrise Levi sulla porta, mentre l’altro entrava.
«Ackerman. Sempre più cordiale, noto.» gli buttò le braccia al collo, prima di baciarlo con passione.
«Prima o poi dovremmo smetterla di chiamarci con i cognomi. Dall’esterno sembriamo due estranei.» disse Eren, buttandosi a sedere scompostamente sul divano.
Levi si sedette accanto a lui e gli scompigliò affettuosamente i capelli. «Quando vuoi tu, amore.»
Eren si stupì e non poco, mai Levi l’aveva chiamato così. Soprattutto, mai Levi era stato tipo da smancerie.
A un certo punto il più grande si alzò, facendo cenno all’altro di seguirlo. Eren non si mosse neanche di un centimetro.
«Hai perso l’uso delle gambe?» chiese il padrone di casa, spazientito.
«Come mi hai chiamato?»
Levi odiava che gli si rispondesse con un’altra domanda.
«Amore. Ti suona tanto strano? Ti muovi o no?» Levi lo sollecitava sorridendo e lui scattò in piedi, incuriosito dal dove l’altro volesse condurlo. In genere, lo riceveva sempre in soggiorno, o al massimo nella stanza da letto, che però era dall’altra parte dell’appartamento.
«Volevo mostrarti i miei quadri.» disse amorevolmente Levi, circondando le spalle di Eren con il suo braccio.
Il più giovane seguì il padrone di casa nella stanza in cui era solito isolarsi per dipingere e si stupì di vedersi, innumerevoli volte, ritratto nei quadri di Levi.
«Ultimamente non dipingo altro, sei tu la mia ispirazione.» si giustificò Levi, appoggiato allo stipite della porta.
Eren boccheggiava, era senza parole.
«Chiudi la bocca, o andrà a finire che ti verrà invasa dalle mosche.» scherzò Levi, prima di baciarlo.
Lì, davanti ai suoi quadri, lì nella stanza dove non faceva entrare nessuno. Si baciarono lì, mentre la luce del tramonto entrava dalla finestra aperta e baciava i loro volti.
   
 
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