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Autore: Miriallia    08/02/2020    2 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Alla centrale di polizia, nel frattempo, era arrivato il piccolo Shadir. Era appena entrato nell'ufficio dove Sato e Takagi stavano cercando qualche indizio sull'accaduto tramite le testimonianze di Aoi. 
 
Poliziotto: «Eccoci, scusate il ritardo.» si mise sull'attenti.
 
Sato: «Non fa niente. Grazie del suo lavoro.» sorrise gentilmente. 
 
Poliziotto: «Dovere.» si mise di nuovo sull'attenti e andò via. 
 
Shadir: «Oooh!! Aoi-chan!!» la guardò sbalordito. 
 
Aoi: «Ciao Shad.» si alzò velocemente e corse da lui, saltandogli al collo e buttandolo a terra. «Finalmente sei attivato.»
 
Shadir: «Sì, il tempo che mi ci portassero!» la abbracciò fortissimo, nonostante fosse sbattuto con la schiena. «Non mi avevano detto che mi avresti aspettato qui!»
 
Aoi: «Come no?» si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Mi sei mancato un casino, Shad.»
 
Shadir: «Anche tu, Aoi-chan.» sorrise sghembo.
 
Sato: «Ehm… bambini, scusate se vi interrompiamo, ma avremmo bisogno delle vostre testimonianze. Magari i convenevoli li fate più tardi?» disse con una goccia di sudore che le scendeva giù dalla guancia. 
 
Takagi: «E infatti…» spostò una sedia dal tavolo. «Piccolino, che ne dici di venire qui? Così parliamo tranquillamente!»
 
Shadir: «Scusa, stai parlando con me?» si indicò. 
 
Takagi: «Sì, con chi altri, se no?» lo guardò perplesso. (Non mi dà nemmeno del lei… questo bambino come sarebbe stato cresciuto?) 
 
Aoi: «Lascia in pace Shad.» rispose secca. 
 
Sato: «Eh no!» si avvicinò ai due e si chinò. «Adesso voi due fate i bravi e vi sedete lì, perché abbiamo bisogno di conoscere la vostra situazione.»
 
Aoi: «A me interessa solo stare con Shad.» guardò il bambino. 
 
Shadir: (Mmmh!! Bona!!) osservò Sato a 360° e poi fissò Aoi-chan negli occhi. «Che ne dici se facciamo come dice questa bella signora?»
 
Aoi: «Sei solo un cretino.» si alzò bruscamente e tornò a sedersi dov'era prima. 
 
Shadir la seguì e si sedette anche lui. 
 
Shadir: «Cosa mi offrite?» chiese tranquillamente. 
 
Takagi: «Ah… se ti serve, un bicchiere d'acqua.» glielo porse. 
 
Shadir: «Io voglio qualcosa di buono!!» replicò facendo i capricci. 
 
Takagi: «Non siamo un distributore automatico, sai?» rispose cercando di stare calmo. 
 
Aoi: «Non ti daranno niente, Shad. Vogliono solo farti delle domande.» disse stoicamente, secondo ciò che avevano già fatto con lei. 
 
Shadir: «Che seccatura!! Non ho davvero niente da dire!!» sbottò quasi arrabbiato.
 
Sato stava per prendere parola, ma Takagi la anticipò. 
 
Takagi: «Ora basta!!» si sedette al suo posto. «Smettetela di lamentarvi e parlare tra di voi! Rispondete alle nostre domande!! Chiaro?!»
 
Ci fu un silenzio che durò circa un minuto. 
 
Shadir: «OK...» distolse lo sguardo, seccato. 
 
Aoi guardò Takagi freddamente, mentre Sato rideva sotto ai baffi. 
 
Sato: «Però… questa non me la sarei mai aspettata da Takagi-kun! Ma passando alle cose importanti…» incrociò le dita sotto il mento e guardò seriamente i due bambini, Shadir in particolare. «Allora… Come mai non hai avvisato nessuno che saresti stato via per tutto questo tempo? Non hai pensato che il tuo fratellino potesse sentirsi triste o avere bisogno di te?» fece uno sguardo più severo. 
 
Shadir: «No.» scosse la testa. «Io voglio bene a mio fratello, ma una volta dentro l'ospedale, con la mamma…» distolse lo sguardo. «Non sono più riuscito ad andare via.»
 
Takagi: «Però, l'orario delle visite non dura per sempre. Chi ti ha detto che potevi restare in ospedale per tutto quel tempo?» chiese mentre si asciugava il sudore su una guancia. 
 
Shadir: «Nessuno. Mi hanno detto di andare via e così ho fatto.» ridacchiò. 
 
Sato: «Cosa ci sarebbe da ridere? Lo trovi divertente?» gli lanciò un'occhiataccia.
 
Aoi: «Smettila di guardare male Shad. Non ti ha fatto niente.» la guardò in cagnesco. 
 
Sato si mise una mano in faccia. 
 
Sato: «Lascia che mi risponda lui, piccola.» cercò di sorvolare sull'accaduto. 
 
Shadir: «No, cioè… sì. In un certo senso sì! Mi sono nascosto all'interno dell'ospedale e non mi ha notato nessuno!» disse trionfale. 
 
Sato: «…capisco.» cercò di riflettere. «Quindi sei rimasto lì finché non ti ha trovato qualcuno e ce l'ha comunicato.»
 
Shadir: «Sì… cioè, no! Sono stato io a uscire fuori perché sono troppo magnanimo!» affermò impettito. 
 
Sato: «…» lo guardò perplessa. (Va bene… questa è chiaramente una bugia.) 
 
Takagi: «Dimmi, piccolo. Come sta tua madre?» chiese pacatamente. 
 
Aoi: «Giusto, Shad. Come sta tua madre?» si alzò e si sedette su di lui. 
 
Sato: «È meglio se torni a sederti dov'eri, Aoi-chan. Fai la brava e non interrompere più la nostra discussione.» la rimproverò con tono severo. 
 
Aoi: «Ma io voglio stare con Shad.» rispose priva di intonazione. 
 
Sato: «D O P O.» scandì ogni singola parola per essere più efficace.
 
Aoi tornò a sedersi sull'altra sedia, sbuffando. 
 
Shadir: «Anche io voglio stare con te, Aoi-chan.» cercò di sbrigarsi a rispondere. «La mamma sta molto meglio!»
 
Takagi: «Ah, molto bene, ne siamo contenti!!» si sentì in parte sollevato. 
 
Shadir: «I medici hanno detto che tra un paio di mesi potrà tornare a casa!» agitò le gambe, dondolandole sotto la sedia. 
 
Takagi: «Ehm… scusa. Sta molto meglio e tornerà a casa tra un paio di mesi?» rimase a bocca aperta. 
 
Sato: «Mi sa che ci conviene parlare direttamente con i medici. Dobbiamo capire che fine farà questa donna, o non so, a loro volta, che fine faranno Shadir-kun e suo fratello.» scosse la testa. 
 
Takagi: «Eh, sa anche a me…» sospirò dispiaciuto. «E tuo padre?»
 
Shadir: «Mio padre cosa?» ribatté poco convinto. 
 
Takagi: «Tuo padre, solitamente, ogni quanto lo vedi?» aggiunse. 
 
Shadir: «Non tanto, ma capita che si faccia vedere.» annuì più volte. 
 
Sato: «Aoi-chan ci ha detto che non voleva che voi due steste insieme. Vedo che tu non eri d'accordo con questa sua scelta, no?»
 
Shadir: «Ma certo!! Come potevo essere d'accordo? Io amo un casino Aoi-chan, è così figa che non lo può capire nessuno cosa provo per lei! Nemmeno mio padre!» sbottò il bambino. 
 
Sato: «Calmo, non volevo farti arrabbiare! Era per capirne il motivo.» agitò le mani all'altezza del petto. 
 
Shadir: «Il motivo, eh?» distolse lo sguardo e poi lo posò su Aoi. «Mi ha detto che Aoi-chan è pericolosa. Che è posseduta… e che suo padre è un poco di buono. Ma a me non interessa affatto dei loro problemi!»
 
Aoi: «Shad…» gli strinse forte una mano. «Anche papà mi ha parlato male del tuo.»
 
Shadir: «Lo so che mio padre è uno schifo… ma cosa ci posso fare? Gli piacciono i soldi e a me piaci tu, Aoi-chan, la mia ragazza. Non ti cambierei mai per niente di diverso al mondo.» ricambiò la stretta alla mano. 
 
Aoi: «…» lo fissò in silenzio. 
 
Sato: «Hai qualcosa da aggiungere, piccola?» la guardò determinata. (Sta nascondendo qualche dettaglio e sta riflettendo sul dirlo. Bene, ci siamo quasi!!) 
 
Takagi: (Sì!! Ci siamo quasi!!) cercò uno sguardo d'intesa con Sato che, troppo presa dall'osservare Aoi-chan, non lo ricambiò. (Non è serata…) 
 
Aoi: «In realtà…» restò in silenzio per qualche minuto, poi guardò Shadir negli occhi. «Prima che ci conoscessimo di persona, io sapevo già chi eri, Shad.»
 
Shadir: «Eh, ma io che ho detto sempre??» strabuzzò gli occhi. «Aspetta, cosa??» la guardò scioccato. 
 
Aoi: «È così. Mio padre mi ha sempre parlato male del tuo e della tua famiglia in generale. E poi… sapevo anche che aveva una certa antipatia per Itou-san.» disse priva di intonazione. 
 
Sato: «Perché aveva questa antipatia per lui?» controllò che il registratore stesse funzionando correttamente. 
 
Aoi: «Non lo so, esattamente. Però mi ha sempre detto di non fidarmi ciecamente di lui, perché era colpa sua se era morta la mamma. Ma anche se gli ho chiesto delle spiegazioni, non me ne ha mai date.» scosse la testa.
 
Takagi: «Dunque, conoscevi Shadir-kun perché tuo padre aveva a che vedere con la famiglia di Itou-san, e quindi, anche con quella di Tsukimi Ryu-san?» disse con tono serio. 
 
Aoi: «Sì, perché capitava che mi parlasse di loro e delle loro famiglie. C'erano delle volte che si soffermava anche a parlarmi tanto della figlia più grande di Itou-san, ma non so perché.»
 
Sato: «Ti ha mai detto qualcosa di particolare su di lei?» cercò di indagare meglio su questo nuovo dettaglio. 
 
Aoi: «No.»
 
Sato: «… Allora… come mai si soffermava a parlarti di lei, se finiva col non dirti nulla di particolare?» le scese una goccia di sudore lungo la schiena. 
 
Aoi: «Non lo so. Mi parlava tantissimo di lei in confronto a sua sorella.»
 
Takagi: «Di cosa ti parlava, esattamente? Tu le hai mai conosciute?»
 
Aoi: «Di quando giocava, a cosa giocava. Oppure cosa leggeva. I suoi gusti in fatto di cibo. Queste cose qui. No, io non ci ho mai avuto a che fare. Papà non voleva che le conoscessi. Non so perché.»
 
Takagi: «Tuo padre… è davvero un uomo misterioso…» si mise una mano in faccia.
 
Shadir: «Ma allora, se ti aveva vietato di stare con me, perché ti sei fatta viva?»
 
Aoi: «Perché sapevo che papà è bravo e volevo fidarmi di lui. Ma, allo stesso tempo, avevo capito che c'era qualcosa che non andava. Perché nell'ultimo periodo era più strano del solito e non vedeva l'ora che arrivasse il giorno del ballo. E tu non gli sei mai piaciuto.»
 
Shadir: «Solo perché non gli piace papà??»
 
Aoi: «Anche. Mi ha detto che sei truzzo per stare con me e non voleva che così piccola avessi un fidanzato.»
 
Shadir: «Come si permette, Aoi-chan?! Io ti amo un casino...»
 
Aoi: «Anche io, Shad. Ma non è questo il punto.» si voltò verso Takagi e Sato. «Cosa farete a papà?»
 
Sato: «Per prima cosa, lo interrogheremo come stiamo facendo con voi… poi vedremo.» disse cercando di non farle capire che stava mentendo. (In realtà, è molto più probabile che sia morto…) 
 
Aoi: «Lo metterete in carcere?»
 
Sato: «Non lo so… ripeto, dobbiamo prima sentire cosa deve dirci su ciò che è accaduto alla villa. Poi prenderemo la decisione migliore.»
 
Aoi: «Quello che dico io influisce sul suo destino?» continuò a chiedere con insistenza. 
 
Sato: «Sì. Ma se vuoi che tutto vada per il meglio, devi dirci ciò che sai… o non potremo mai fare giustizia.» cercò di giungere al punto. 
 
Aoi: «OK.» guardò il soffitto, poi nuovamente Sato. «Ho deciso di stare con Shad perché avevo paura che il suo papà volesse fargli qualcosa. Dato che il mio era convinto che fosse una brutta persona, ho pensato che avrebbe potuto fargli del male e quindi mi sono avvicinata a lui.»
 
Mentre parlava, lo sguardo di Shadir si fece triste. 
 
Shadir: (Quindi… era la mia ragazza solo per questo…) 
 
Aoi: «Ma conoscendolo, mi sono perdutamente innamorata di lui. Io lo amo con tutto il cuore.»
 
Takagi: (Sembra il discorso di una ragazzina delle superiori…) la guardò perplesso. 
 
Shadir: «Davvero, Aoi-chan?!» le disse col cuore che gli esplodeva per la felicità. 
 
Aoi: «Certo, Shad. Non potrei mai mentirti. Tu sei il mio ragazzo e non ti abbandonerò mai. Starò sempre dalla tua parte, anche se si dovesse trattare di mio padre.» ammise con sincerità. 
 
Shadir: «Aoi-chan…» gli si riempirono gli occhi di lacrime. 
 
Sato: «Capisco…» fece un sorriso per aver realizzato che tipo di sentimenti c'erano tra due bambini delle elementari. 
 
Sicuramente non si potevano definire dei veri e propri sentimenti d'amore. Però, nella loro ingenuità, erano proprio la cosa che più si avvicinava a ciò che avevano dentro di loro. 
 
Takagi: «Quindi, come avevi deciso di proteggerlo?» disse interrompendo l'idillio che si era creato. 
 
Aoi: «Ho trascorso del tempo con lui e con suo fratello. E mandavo via tutti quelli che non mi piacevano. Oppure, li testavo per vedere se potevano essermi d'aiuto.» annuì convinta. 
 
Takagi: «In che senso…?» raggelò. (Fredda e calcolatrice, siamo messi bene per l'età che ha… dico sempre lo stesso, ma è davvero inquietante...) 
 
Aoi: «Ti faccio l'esempio di Edogawa Conan, il detective. Al contrario dei suoi amici, l'avevo capito che lui era davvero intelligente. Quindi gli ho proposto un trucco per capire se lo fosse davvero.»
 
Takagi: «Che genere…?» la guardò ancora più perplesso.
 
Aoi: «Gli ho detto che il mio cognome era Gyoku, così che capisse che avevo a che vedere con la storia dei gioielli di Itou-san e sarebbe venuto al ballo. Lui c'era, quindi aveva possibilmente capito tutte cose.»
 
Takagi: «In realtà… sì, credo che tu abbia ragione, anche se magari ci sarebbe andato lo stesso…» rifletté. «Ma stiamo pur sempre parlando di Conan-kun, quindi… direi che non ci sono dubbi.»
 
Aoi: «No che non ce ne sono.» annuì. «Anche se poi non l'ho più visto e spero che non sia morto. Avevo chiesto aiuto anche ad altre ragazze, ma poi siamo andati via, quindi…»
 
Shadir: «Perché doveva morire?!» balzò in piedi.
 
Sato: «Non ti hanno informato, ma qualcuno ha messo delle bombe alla villa di Itou-san stasera… E sono esplose tutte quante, distruggendo l'intera costruzione. Ci sono anche dei dispersi, ma tuo padre sta bene.» cercò di confortarlo. 
 
Shadir: «Meno male… adesso che la mamma si è quasi ripresa, non ci sarebbe voluta una cosa del genere!» tirò un sospiro di sollievo.
 
Sato e Takagi si sentirono male nel vedere gli occhi speranzosi di un bambino che avrebbe solo voluto avere una vita normale insieme alla sua famiglia. Sapevano che Tsukimi Ryu non sarebbe tornato a casa, non così presto come Shadir avrebbe desiderato. Ma la giustizia andava prima di qualsiasi altra cosa, quindi mandarono giù quel boccone amaro. 
 
Sato: «Aoi-chan, per caso c'è altro che devi aggiungere?»
 
Aoi: «Credo di no.» rifletté. «Io voglio stare con Shad.»
 
Sato: «Questo lo definiremo più avanti. Non sta né a me, né a Takagi-kun deciderlo, quindi non ti posso promettere niente.»
 
Aoi: «Non ho bisogno di promesse, lo leggo nei tuoi occhi che sei brava.» distolse lo sguardo. «E non come il mio papà… lui… volevo solo convincermi che fosse così.» si strinse due lembi del vestito. 
 
Shadir: «Aoi-chan…» si avvicinò a lei. 
 
Aoi: «Lo so che papà non è bravo come speravo che fosse… ma…» si morse il labbro inferiore. «Non voglio che muoia… voglio stare con lui… è pur sempre il mio papà…»
 
Aoi scoppiò in un pianto che sembrava quasi senza fine. Nemmeno lei aveva la benché minima idea di quando fosse stata l'ultima volta che avesse pianto. Eppure, non riusciva a fermarsi in alcun modo perché aveva paura che suo padre fosse morto e non l'avrebbe mai più rivisto. Tra di loro non c'era più in rapporto sincero da tempo, e chissà, forse non c'era mai stato. Però era indubbio che l'affetto li legasse, anche se in modo contorto. In quel momento, Shadir fece del suo meglio per stringerla tra le sue braccia e consolarla, mentre veniva circondata anche da Sato e Takagi che preferirono non intervenire, se non in un secondo momento. Cercarono di confortarla con incoraggiamenti in cui non sapevano nemmeno loro se credere o meno. Ma sapevano per certo che nel loro cuore, la cosa che più speravano, era che quella bambina potesse tornare a sorridere. Anche se a quel punto, dubitavano che l'avesse mai fatto dal profondo del suo cuore.
 
A un tratto, sentirono bussare alla porta. 
 
Sato: «Avanti…!» accarezzò la testa ad Aoi e poi tornò a sedersi dov'era. 
 
Chiba: «Scusate se magari vi stiamo disturbando…» entrò nella stanza e poi si fece da parte per far passare qualcun altro. 
 
Hakuba: «Buonasera… o meglio, buongiorno. Ormai è quasi l'alba.» disse con un sorriso beffardo sulle labbra. 
 
Takagi: «Ehm, ciao…?» volse lo sguardo su Chiba, non capendo cosa stesse facendo lì. 
 
Chiba: «Il sovrintendente Kuroda mi aveva chiesto di portarlo all'ospedale e così ho fatto.» chiuse la porta alle sue spalle. «Dopo di che, l'hanno medicato e, in seguito…»
 
Sato: «È sconvolgente vederti qui, Hakuba-kun… ne sono lieta.» sorrise felice. «Spero che ti abbiano detto che stai bene.»
 
Hakuba: «Grazie per l'interessamento.» annuì. «Sì, è tutto a posto, a parte qualche graffio e qualche escoriazione. Ma niente di che.»
 
Takagi: «Aspetta… ma tu eri il ragazzo che era insieme a Tsukimi Akihiro-san… come hai fatto a uscire vivo da lì?!» sbottò scioccato. 
 
Hakuba: «Beh…» alzò lo sguardo su Aoi, implicando di non credere di poter parlare. 
 
Aoi: «Per favore… dimmi come sta il mio papà.» lo guardò con le lacrime ancora negli occhi. 
 
Hakuba chiese con lo sguardo a Sato se potesse rispondere o meno e lei annuì, sudando freddo. 
 
Hakuba: «La villa di Itou-san era costruita in un modo particolare. Alla base c'erano delle stanze che erano state costruite contro ogni genere di bombardamento. È grazie a questo che io e Hattori-kun ci siamo salvati la vita.» scosse la testa. «Qualche secondo prima dell'esplosione, Tsukimi-san è entrato all'interno della botola dove aveva previamente posizionato le bombe e si è chiuso lì.» strinse i pugni. «Purtroppo non c'è stato modo di poterlo fermare… per salvarlo a sua volta. A quanto pare, gli ordigni non erano solo quelli, ma erano seminati anche in diverse parti della villa. Mi dispiace molto, piccola…» si chinò verso di lei, abbracciandola. «Il tuo papà non ce l'ha fatta.»
 
Nemmeno Aoi sapeva cosa pensare o dire. Restò in silenzio. Chiuse gli occhi. Tutto ciò che avrebbe voluto dire a suo padre sarebbe rimasto lì dov'era. Non avrebbe più avuto la possibilità di fargli sapere che gli voleva bene. Il dolore non faceva altro che attraversarle il corpo, rimasto inerme, perché non capiva esattamente come comportarsi. 
 
Chiba: «Tra l'altro… Questo ragazzo mi aveva fatto presente che Tsukimi Akihiro-san sembrava totalmente impazzito… e che, in tutta probabilità, avesse seminato delle bombe anche nella sua abitazione. Mentre lo stavano visitando, ho telefonato al sovrintendente e gli ho chiesto di poter inviare una squadra sul posto e ha acconsentito… Quindi si sono recati lì in qualche istante.» gli scese una goccia di sudore lungo la schiena. «Hakuba-kun ha insistito per fare lo stesso anche noi, perché voleva vedere con i suoi occhi cosa fosse accaduto. E così ho fatto, insomma… mi sono fidato.»
 
Takagi: (Ovvero, cioè facciamo sempre un po' tutti anche se sappiamo che non dovremmo.) annuì. 
 
Chiba: «Arrivati lì, era tutto a posto, per fortuna! La scientifica è rimasta comunque a fare un sopralluogo per essere del tutto certi che non ci fosse niente di sospetto.» guardò l'ora. «Immagino che controlleranno tutto il resto, già che ci sono… per cercare delle prove. E, a proposito di queste! Noi abbiamo preso degli oggetti che secondo questo ragazzo potrebbero contenere degli indizi importanti.» 
 
Sato: «Ovvero?» guardò Hakuba. «Avevamo intenzione di inviare una squadra domattina, il tempo di raccapezzarci. Dunque, non capisco tutta questa fretta.»
 
Hakuba: «Lo chiamerei il sesto senso di un detective.» rise come suo solito. «Non si poteva mai sapere che magari avesse dei complici o qualcosa del genere, no? Quindi ho preferito fare da me e, per mettermi al sicuro, ho preso degli album fotografici che sicuramente ci potranno dare qualche indizio in più.»
 
Sato: «Aaah.» sospirò mettendosi una mano in faccia. «Il tuo modo di fare è piuttosto autoritario e non lo approvo per niente. Tuttavia… avevamo l'approvazione del sovrintendente… certo, non so se potevate anche prendere degli oggetti arbitrariamente, ma… Ciò significa che sai quale fosse il movente?» acuì lo sguardo. 
 
Chiba: «Li abbiamo consegnati alla scientifica per maggiori approfondimenti, comunque!!» gesticolò. 
 
Hakuba lo guardò e poi riprese il discorso con Sato. 
 
Hakuba: «Sì, prima di impazzire del tutto, ha rivelato la verità a me e ad Hattori-kun.» ammise rammaricato. 
 
Sato: «Va bene, allora… Chiba-kun, per favore, porta i bambini altrove, noi ascolteremo la sua deposizione per poter fare chiarezza sul caso.» disse dispiaciuta. (Spero che arrivino presto delle notizie anche su tutti gli altri…) 
 
Chiba: «D'accordo!» prese i bambini con sé.
 
Shadir: «Aoi-chan…» la guardò sconsolato mentre lei non gli rispose. 
 
Chiba: «A più tardi, allora.» disse con un'espressione tristissima sul viso. 
 
Takagi: «A do--»
 
Un poliziotto aprì la porta di scatto ed entrò nella stanza. 
 
Poliziotto: «Mi dispiace disturbare così! Anf…» si mise sull'attenti. 
 
Sato: «Cos-... Si calmi!! Cosa sta succedendo?!» lo guardò perplessa.

Poliziotto: «Ci hanno appena contattato alcuni membri della scientifica da casa di Tsukimi Akihiro-san… Anf… E tutto… Sta bruciando.»
   
 
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