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Autore: Keeper of Memories    09/02/2020    5 recensioni
Questa storia si sviluppa sessant'anni dopo la battaglia del sistema Sol dopo il finale "controllo" e ripercorre le vicende di tre personaggi, inizialmente slegati tra loro: Rebekha T'Soni, figlia di Liara e irruente cacciatrice asari, Edward Anderson, spettro e nipote del ben noto eroe umano, e Selius Victrilius, soldato turian ligio al dovere.
Una minaccia antica e ben nota farà incrociare le loro strade, una parola che ancora fa tremare di paura la Galassia: i razziatori.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nos Astra, Illium, 2246 EC

«Per la Dea, si può sapere cosa diavolo hai combinato Rebekha?»
Liara entrò trafelata nella stanza degli interrogatori, dove una poliziotta asari stava provando a ottenere informazioni da sua figlia, con scarsissimo successo.
«Calmati madre» rispose questa, tenendo lo sguardo fisso sull’agente seduta davanti a lei, «Sono qui solo perché ho fatto il lavoro della polizia meglio di questi incompetenti.»
«Dottoressa T’Soni, sua figlia ha sparato ripetutamente a un mercante» disse l’agente, alzandosi dalla sedia «è ricoverato all’ospedale in condizioni gravi.»
«Tu hai fatto cosa?» sibilò Liara, piantando uno sguardo infuriato su Rebekha.
«Era un trafficante» rispose la giovane Dama, roteando gli occhi color ocra «l’ho beccato mentre faceva affari.»
«Il suo compito signorina era riportare l’accaduto alla centrale, non ucciderlo» ribadì l'agente.
«Se avessi voluto ucciderlo sarebbe già morto.»
«Rebekha!»
«Che c’è? Ho mirato alle gambe.»
Liara sospirò esasperata. «Mi scuso per il comportamento di mia figlia. Non accadrà più.»
«Le scuse non basteranno, signora, sua figlia-»
«Non si preoccupi agente, ho già sistemato la faccenda con il suo superiore» la interruppe Liara, in un tono che non ammetteva repliche. L'agente sembrò capire.
«Capisco. Se è così, potete andare.»
 
Le due asari uscirono dalla sede della polizia e imboccarono una delle animate vie di Nos Astra, in silenzio.  Rebekha però sapeva che la madre si stava solo trattenendo.
«Credo tu mi debba delle spiegazioni.»
«Un viscidissimo volus mi ha chiesto se “volessi divertirmi con i miei poteri biotici”.»
«Sicura che-»
«Riconoscerei la puzza di Minagen ovunque, ed era palese fosse un rivenditore non autorizzato.»
«Okay, va bene» sospirò la Dama più anziana «Speravo solo di fare qualcosa di più interessante dello sbrogliare la burocrazia per tirarti fuori dai guai. È la prima licenza che ti prendi in vent’anni.»
Rebekha strinse le labbra. «Non sono qui per una vacanza. Dobbiamo parlare» disse, indicando un locale.
 
«Sono stanca di fare la cacciatrice» esordì Rebekha, sollevando lo sguardo dal bicchiere mezzo vuoto. Liara non disse nulla, si limitò a fissare la figlia per qualche istante.
«Non è passato neanche un anno dalla tua promozione.»
«Già»
«Vuoi darmi una spiegazione?»
Rebekha abbassò di nuovo lo sguardo sul bicchiere. «Lavoro meglio da sola.»
«Le Cacciatrici non lavorano da sole?»
«Io in coppia, per ora. Vogliono “tenermi d’occhio”» Rebekha roteò gli occhi «In ogni caso, nessuno vuole far coppia con la figlia di un krogan.»
«Ma tu non sei figlia di un krogan.»
«Ma non mi dire! E di chi sarei figlia, allora?»
Senza accorgersene, Rebekha aveva alzato la voce, attirando gli sguardi scocciati di alcuni avventori del locale.
«Abbassa la voce» sibilò Liara stizzita «Ne abbiamo già parlato.»
«Non abbastanza, madre. Ho il diritto di sapere chi fosse mio padre, soprattutto se è ancora vivo.»
Liara si fece sfuggire un sospiro esasperato. «Tuo padre non vuole farsi trovare.»
«È vivo?»
Liara non rispose, limitandosi a fissare la figlia.
«Lo sapevo! Puoi anche dirmi perché sono di questo colore?» chiese l’asari più giovane, indicandosi il volto color menta, un colore più che insolito per le asari. Liara però rimase muta.
«No? Va bene.»
Cadde un silenzio teso tra le due asari, silenzio che durò pochi minuti ma che a Rebekha parve un’eternità.
«Penso farò la mercenaria» disse infine, alzandosi dalla sedia «per qualche decennio almeno. Pensavo di mettermi in proprio, non mi piace l’idea di unirmi alle Eclipse o a qualche altro gruppo.»
«Hai detto che ti piace lavorare da sola, quindi…»
«Quindi?»
«Fai come meglio credi. Non sei più una bambina.»
«Molto bene» Rebekha svuotò il contenuto del bicchiere in un sorso e fece per uscire. «Arrivederci madre.»
«Abbi cura di te» rispose Liara, guardando la figlia uscire, un sorriso appena accennato in volto.
 
Rebekha si aggirava per il mercato di Nos Astra da quasi un’ora, spulciando con scarso interesse le liste delle merci delle varie compagnie, quando il suo factotum l’avvisò di una chiamata in arrivo.
«Rebekha?» la chiamata era criptata ma la voce dall’altro lato era inconfondibile.
«È un piacere risentirti, Quilla» salutò la sua vecchia amica drell «Ti prego, dammi delle buone notizie.»
«Ho dato un’occhiata agli archivi dell’Ombra, si. È una fortuna che si fidi di me.»
«Altrimenti non ti avrebbe scelto come sua agente» aggiunse Rebekha, come se il soggetto della loro discussione non fosse affatto sua madre.
«Mio zio Feron è stato un buon insegnante. Ora, se vuoi ascoltarmi…»
«Hai la mia totale attenzione.»
«Ho ottenuto l’accesso agli Archivi dell’Alleanza e scaricato i file sull’equipaggio della Normandy. Ho evidenziato quelli presenti nel periodo in cui la dottoressa T’Soni si trovava a bordo. Dovrebbero esserti arrivati.»
Il factotum di Rebekha confermò le parole della drell. «Sei stata splendida, come sempre! Ti devo un favore Quilla.»
«Me ne devi già parecchi» ridacchiò «Però…»
«Però?»
«Due membri dell’equipaggio della Normandy erano krogan. Guerrieri del clan Urdnot, precisamente.»
A Rebekha non sfuggì il tono preoccupato dell’amica. Era sempre così, fin da piccole, quando lei combinava qualche guaio o aveva qualche problema, Quilla si premurava sempre di aiutarla, ricucendo le sue ferite sia fisiche che emotive. Questo almeno finché la differenza di specie non portò Quilla a diventare adulta, molto prima di lei; da allora, Quilla divenne agente dell’Ombra a tempo pieno e i contatti tra le due amiche divennero sporadici. Rebekha non l’avrebbe mai ammesso, ma le mancava molto.
«Non preoccuparti, so badare a me stessa» la rassicurò.
«Ho seguito i tuoi progressi da cacciatrice, non è la tua difesa personale a preoccuparmi.»
«Mi hai spiata?»
«Sono un’agente dell’Ombra, ricordi?»
«Giusto. Cosa ti preoccupa allora?»
«Quello che troverai su Tuchanka, quando arriverai lì.»
Rebekha si lasciò sfuggire un sorriso. «Mi leggi nel pensiero, adesso?»
«Ci conosciamo da una vita, Reb.»
«Allora immagino che tu sappia anche come farmi arrivare lì?»
Ci fu un attimo di pausa, prima che Quilla rispondesse. «Un mercante d’armi krogan parte tra qualche ora per Tuchanka. Lo troverai allo spazioporto mentre litiga con un volus.»
«Splendido. Non so come farei senza di te.»
«Rebekha?»
«Mh?»
«Se dovessi…»
«Si?»
«Chiamami se hai bisogno di me. Per qualunque cosa.»
«Me la caverò. Davvero.»
«Tu chiamami.»
«Va bene, ti chiamerò. A presto.»
«A presto.»
Come Quilla le aveva detto, Rebekha trovò il mercante krogan allo spazioporto. Stava discutendo animatamente con un volus e solo la presenza dell'agente di polizia accanto a lui sembrava frenarlo. Sentì qualcosa riguardo a una truffa, ma nulla che le interessasse. A discussione conclusa, l’asari avvicinò il mercante.
Due ore dopo si trovava sul mercantile, direzione Tuchanka.
 

Urdnot, Tuchanka
«Sparisci asari. Non puoi entrare qui» ringhiò il krogan davanti a lei, stringendo la presa sul fucile a pompa.
«Devo parlare con il tuo capo, Urdnot Wrex. Digli che la figlia di Liara T’Soni vuole parlargli.»
«Se Urdnot Wrex dovesse ascoltare le richieste di tutti i pezzenti che si presentano alla sua porta non gli basterebbe la sua vita krogan! Ora sparisci.»
In una frazione di secondo, la guardia krogan si ritrovò la canna di un Acolyte sotto il mento e il volto furioso di Rebekha a pochi centimetri di distanza dal muso.
«Dimmi bestione ti sembro un fottutissimo pezzente?» sibilò la dama.
«Che cosa sta succedendo qui?»
Una voce femminile particolarmente autoritaria costrinse Rebekha a rinfoderare la sua pistola. Dietro di lei, un salarian abbastanza anziano e due femmine krogan la scrutavano con sospetto.
«Spero abbiate un buon motivo per puntare un’arma alla guardia del Palazzo dei Clan, giovane asari» continuò la più anziana delle krogan, avvolta nei variopinti abiti della sua gente.
«Urdnot Bakara, questa asari si inventa storie per parlare con Urdnot Wrex» intervenne la guardia.
«Non mi sto inventando niente, bestione.»
«Basta così» li zittì Bakara «Dicci chi sei e perché sei qui, giovane asari.»
«Il mio nome è Rebekha T’Soni, figlia di Liara T’Soni. Sono qui per parlare con Urdnot Wrex e Urdnot Grunt.»
«Inaspettato, davvero inaspettato» mugugnò il salarian.
«Puoi provarlo?» chiese l’altra krogan, più giovane di Bakara e armata fino ai denti.
«E come dovrei provarvelo?»
Bakara si avvicinò a Rebekha ed abbassò la voce. «Data la professione di tua madre, dovresti avere delle informazioni su di me, giusto?»
Rebekha ripensò ai dossier che Quilla le aveva fornito e che si era premurata di leggere durante il viaggio. Da quello che aveva appena detto, dedusse che Bakara era stata a bordo della Normandy, quindi le tracce del suo passaggio dovevano esserci per forza. Ma dove?
Alle spalle della krogan, il salarian la guardava incuriosito. Ma certo, il salarian, pensò quello che ha curato la genofagia ha usato una femmina krogan!
«Ditemi Urdnot Bakara, sessant’anni fa qualcuno vi chiamava Eva?»
Gli abiti femminili krogan coprivano parte del muso, eppure dalla luce che illuminava gli occhi di Urdnot Bakara, Rebekha poteva quasi giurare che stesse sorridendo.
«Benvenuta su Tuchanka, Rebekha T’Soni. È un piacere conoscere la figlia di Liara.»
«Uhm, piacere di conoscerti Urdnot Bakara. Posso parlare con Urdnot Wrex?»
«Ehi» intervenne la krogan più giovane «mia madre è saggia e in quanto figlia di Liara T'soni ti ha offerto ospitalità. Non abusarne.»
«Rilassati Mordin, le dame asari sono note per la loro impulsività» intervenne Bakara, quindi si rivolse a Rebekha «Urdnot Wrex e Urdnot Grunt sono impegnati, ma puoi attenderli assieme a noi se può farti piacere.»
«Va bene, accetto.»
Bakara annuì appena, quindi fece cenno alla guardia di farli entrare. Il Palazzo dei Clan, il luogo gestito dal clan Urdnot in cui tutti i capi dei clan si riunivano per discutere del futuro dei krogan, era un grosso edificio quadrangolare su tre piani, di cui il primo serviva da sala d’attesa, per grossi gruppi di persone a giudicare dalle dimensioni. È qui che Bakara li portò, accomodandosi per prima su una panca marmorea, imitata immediatamente dal suo seguito.
«Giovane Rebekha, ti presento la mia primogenita, Urdnot Mordin» disse indicando la krogan più giovane «nonché figlia di Urdnot Wrex.»
«Piacere» mormorò Mordin.
«Questo invece è l’ambasciatore salarian Jehort Solus.»
«Mordin… Solus? Come quel Mordin Solus?»
«Bisnonno, precisamente. Unico salarian accettato dai krogan, unica discendenza ben accolta su Tuchanka» spiegò Jehort.
«Il dottor Mordin Solus è un eroe qui, per questo ho chiamato la mia primogenita col suo nome. La più forte della cucciolata non poteva chiamarsi altrimenti.»
«Urdnot Bakara!» urlò qualcuno dall’altra parte della porta, poco prima che un massiccio krogan la sfondasse senza troppe cerimonie. Ad una seconda occhiata, Rebekha si accorse degli squarci sulla corazza e delle ferite sporche di sangue misto a sabbia e sporcizia del nuovo arrivato.
«Grunt?»
«Abbiamo un problema, Urdnot Bakara.»
«Di cosa si tratta?»
«Razziatori.» A parlare era stato un giovane salarian che faceva capolino dai resti della porta «Urdnot Grunt li ha identificati come Bruti.»
«Eheh ne ho fatto fuori più del salarian! Come ai vecchi tempi.»
«Mio figlio è scaltro, non getta sua vita come bestia arrabbiata» ribatté l’ambasciatore salarian, riferendosi a quello che Rebekha intuì essere suo figlio.
«Mordin, raduna la tua squadra» ordinò Bakara.
«Subito madre» rispose questa, alzandosi e uscendo immediatamente dall’edificio con passo rapido.
«Giovane Solus, puoi fare da guida a mia figlia e alla sua squadra?»
«Certamente» rispose il salarian più giovane «le mie ferite sono superficiali.»
«Verrò anch’io» aggiunse Grunt.
«Lo sconsiglio, Urdnot Grunt. Sei arrivato qui solo grazie all’uso sconsiderato di stimolanti.»
«Taci salarian. Se voglio combattere, combatterò.»
«No Grunt. La tua corazza è distrutta e hai bisogno di cure mediche.» Lo sguardo e il tono di Bakara non ammettevano repliche.
«Se permettete» s’intromise Rebekha, alzandosi «vorrei unirmi alla squadra.»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui tutti i presenti fissavano stupiti l’asari.
«E perché un’asari vorrebbe far parte di una spedizione krogan?» grugnì Grunt.
«Nulla di che» rispose Rebekha con un mezzo sorriso «pensavo di mettermi in proprio, un po' di pubblicità mi farebbe comodo.»
 
   
 
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