26. Sincerità
Kaminari abbassa la maniglia
nello stesso momento in cui lo fa anche Ojiro. E spariscono entrambi.
Solo che Kaminari si
ritrova davanti Jirou, e per un attimo gli manca la
terra sotto i piedi.
Cosa le deve dire adesso? E poi, accidenti, è
così difficile parlare con la ragazza che gli piace mentre, per di più, ha la
sua faccia!
E’ doppiamente strano. Assurdo.
E ancora di più quando Jirou
alza gli occhi su di lui e subito li riabbassa.
Ecco.
E’ la fine.
La coda continua a fare avanti e indietro e a
sbattere dappertutto e non riesce minimamente a fermarla. Ormai fa tutto da sé.
Stupida coda. E’ stato tutto per colpa sua, o
meglio di Shinsou, di Monoma. E della gelosia.
No, non è vero. E’ stata anche colpa sua, non
può fare scaricabarile di continuo. E’ stato un po’ tutto.
Deve prendersi le sue responsabilità.
“Jirou...ciao.”
“Ciao, Kaminari.”
Kaminari stira le labbra,
“Ecco...mh...stai bene?”
“Sì. Mi sto riprendendo, grazie.”
“Mi...mi dispiace. E’ stato il mio quirk, a volte è ingestibile e...ma mi fa piacere che tu
stia meglio, adesso...”
Jirou abbozza un sorriso,
“Sì, beh, non credo che sia colpa tua. L’importante è che non si è fatto male
nessuno, no?”
“Immagino di sì.”
Abbassano entrambi gli occhi e per un po’,
forse per troppo tempo, rimangono in silenzio.
Kaminari sente parlare dalla
stanza accanto, quella dove sono Shinsou e Ojiro nel corpo di Jirou, e la tentazione di andare da loro a chiedere
manforte o, meglio ancora, andarsene e basta, è tanta.
Ma non lo fa.
Per qualche motivo non si muove. I piedi non lo
ascoltano. La coda continua a sbattere ovunque.
Ed è quella che attira l’attenzione di Jirou, che incrocia le braccia strette al petto.
“Senti...” inizia, a disagio, “Quello che vi
siete sputati addosso prima, tu e Shinsou...”
Kaminari arrossisce fino alla
punta dei capelli cortissimi di Ojiro, la coda plana a terra con una forza tale
che gli si rizzano per un attimo i peli dietro la nuca. “Ignora tutto. Fai finta
che non abbiamo detto nulla! Non è una cosa...importante.”
“Ma a me sembra di sì, invece!” esclama,
risoluta, “In che cosa ti ha aiutato, Ojiro? Che avete fatto in quel bagno?
Cioè voglio dire...è super fraintendibile e...”
Kaminari è costretto a
prendere la coda con tutte e due le mani per tenerla ferma e non rischiare di strozzarcisi. Il corpo di Ojiro si sta opponendo con tutto
se stesso. E se non è possibile a lui sembra comunque così.
“Mi fai paura, così...”
“M-Ma no, Jirou-san...comprendimi, non è facile da dire!”
Jirou ha un brivido.
L’elettricità statica le percorre tutto il corpo, “-San? Allora è grave!”
“No!” sbotta Kaminari,
pieno fino a scoppiare, “Ma, ecco...beh, ecco...Cazzo! E tu, allora? Tu perché
hai iniziato ad ignorarmi?!”
Il cambio di argomento è così brusco e netto
che Jirou si ritrova spiazzata. Ma non è abbastanza
fredda in quel momento da farglielo notare e basta. “Io...beh, io mi
vergognavo!”
“Di...di cosa?”
Jirou deglutisce, “Beh
io...io ho...”
“S-sì?”
“Accidenti! Non ci riesco!”
E Kaminari, da quando
è entrato in quella stanza, abbozza appena un sorriso, “Non è facile da dire
eh? Adesso puoi capirmi.”
“Cosa dovrei capire, Kaminari?!”
Kaminari si morde la lingua.
Giocato con le sue stesse mani.
Continuare così è ridicolo. Tanto valeva essere
onesti, anche perché girarci intorno in quel modo fa male ad entrambi.
“Io...capire che, insomma...cazzo...ecco...-”
“Insomma io ero sola!” lo interruppe lei, “Non
ho coinvolto nessuno a parte te! Cioè...me...insomma...oh cazzo!” sbotta, per
poi sospirare, “Dovremmo smetterla di dirlo....”
Kaminari sgrana appena gli
occhi, “Sì ma non..cioè non...Ojiro non ha fatto niente, voglio
dire...era...fuori....non riuscivo, solo, perché ero nervoso, voglio
dire...uffa, che palle!”
Jirou si copre il volto
con le mani, ormai al colmo del rossore, “Dovremmo davvero finirla, Kaminari. Anche se....beh sì. Diciamo che ti capisco,
ecco.”
“Sì. Hai ragione,” annuisce anche Kaminari, tirandosi su la coda fino praticamente a sparirci
dietro.
“Il fatto è che mi sentivo in colpa per Ojiro
quella mattina! Poveretto gli ho anche fatto fare una figura di mer...ehm, pessima figura e poi c’eri tu che...”
“In fondo era il corpo di Ojiro-kun
e...”
“...che mi avevi negato il saluto e...”
“Aspetta! Che c’entro io adesso, scusa?!”
Kaminari si blocca, “Ma come,
non l’hai ancora capito?”
“No! Cosa dovrei capire?!”
Accidenti. Si è fregato da solo.
Se solo fosse stato zitto, forse...
Ma ormai è tardi. Ormai ha parlato.
Che fare? Uscire e andarsene significa anche
rischiare di non avere più un’occasione con Jirou.
Restare vuol anche dire spifferarle tutto e
rischiare, però.
E’ abbastanza eroe da rischiare? E’ questo che
deve chiedersi.
Ma in fondo è una domanda inutile.
Per Jirou farebbe
tutto.
“Non...è che Ojiro mi ha aiutato perché era il
suo corpo. E’ stato perché...insomma, perché era te. La tua...la tua voce. E’
per questo anche che...insomma...oh, al diavolo! Stavo pensando a te!” sbotta
alla fine, tutto d’un fiato.
E’ la verità.
Inutile nascondersi.
“A...a me?”
“S-sì.”
“E...perché?”
Kaminari sgrana gli occhi.
Oh, andiamo! Possibile mai!
Jirou è intelligente!
Entrare nel suo corpo deve avergli fatto male sul serio se si ritrova a non
capire cose così palesi!
“P-perché mi piaci,
okay? P-p-per questo mi...mi è...ti prego dimmi che
hai capito perché sennò ti giuro che mi butto dalla finestra e tanti saluti a
tutti quanti!”
“E’ il corpo di Ojiro...”
“Eh,” sospira.
Anche Jirou sospira,
ma stavolta sorride anche. Timida, appena. “Anche tu mi piaci, Kaminari. E...e anche io stavo...stavo...” deglutisce.
Dirlo. Deve dirlo. Kaminari l’ha fatto. E’ stato
onesto. “Anche io stavo pensando a te, quando...Quando ho...fatto...”
Ma Kaminari ormai ha
già staccato la spina.
Non è sicuro di aver capito.
Anzi, sì. Ha capito che sta sognando. Ad occhi
aperti. Presto si sveglierà e sarà nel suo letto, e tutta quella storia di
scambi e erezioni non volute e altre cose imbarazzanti saranno...sparite.
Volatilizzate nel nulla.
Per forza. Deve essere così per forza.
“Cos’è che hai...detto?”
“Ho detto che...non è stato perché è normale.
Io...ero nel tuo letto, fra le tue cose, e...e il tuo odore. E mi
sono...agitata. Ecco. E’ andata così!”
Ojiro lo perdonerà se adesso sviene. Gli ha
perdonando l’imperdonabile, un bernoccolo non può essere così grave, tutto
sommato.
“Oddio! Pichacku!”
Dall’urlo, probabilmente è svenuto sul serio.
E’ strano, però. La coda continua a fare come
gli pare. Scodinzola bellamente come una forsennata.
Di sicuro non sa nascondere la sia felicità. Né
la coda né Kaminari.