Anime & Manga > Violet Evergarden
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Autore: The Bride of Habaek    10/02/2020    0 recensioni
“Malato durante un viaggio –
sui campi riarsi i sogni
vanno errando”
Matsuo Basho (1644 – 1694)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dietfried Bougainvillea, Gilbert Bougainvillea, Violet Evergarden
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Violet Racconta - Ritorno alle origini

Verrà quest’anno la neve

che insieme a te
contemplai?

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

Sono già trascorse diverse stagioni dall'ultima volta in cui lo vidi. Ho sognato il suo volto intriso di sangue non so quante volte, una visione quasi surreale capace di svegliarmi nel cuore della notte in preda al delirio. Il Maggiore Gilbert era così forte, difficilmente mostrava le sue debolezze ma i suoi occhi lo facevano, occhi così espressivi da racchiudere l'intero Universo. Quel giorno durante l'ultima battaglia a Leidenschaftlich mi ha implorato di andar via, di scappare, altrimenti sarei morta anch'io... poi disse che m'amava dal profondo del suo cuore ed è scomparso fra le macerie della Roccaforte. Il suo corpo non è mai stato ritrovato ma la sua piastrina si. La sua tomba è vuota, non ho nemmeno un posto in cui poter tenere viva la sua memoria dopo tutto quello che ha fatto per me. Non sempre la vita ci rende giustizia, perciò ho deciso di lasciare il centro postale gestito dall'ex Tenente Hodgins, suo amico d'infanzia e compagno d'armi, per tornare nell'esercito.
"Generale Bougainvillea posso parlarle un secondo?"
Mi trovo nella base militare di Leiden, il luogo in cui sono cresciuta grazie alle attenzioni e all'addestramento del Maggiore Gilbert.
"Cosa vuoi? Non ti basta aver ucciso mio fratello?"
Dietfried mi riserva spesso parole d'odio, se potesse credo che mi priverebbe della vita con le sue stesse mani.
"Sono venuta qui per tornare sul campo di battaglia. Voglio onorare il ricordo del Maggiore Gilbert."
E' inutile controbattere le sue accuse non sono stata io ad ucciderlo, lo adoravo sopra ogni cosa: non avrei mai voluto che andasse a finire così.
"Perché vuoi tornare a combattere, forse è per il senso di colpa?"
Mi chiede con sarcasmo.
"In realtà voglio tornare per egoismo. So che non potrò riportarlo in vita né tantomeno dimenticarlo, perciò voglio continuare a lottare come avrebbe fatto lui. Sarò la vostra arma a doppio taglio come lo sono stata per il Maggiore. Lui si è sacrificato per proteggermi ed io difenderò ciò che amava."
La sua famiglia, le sue reclute, i suoi connazionali.
"Va bene, mi hai convinto. Ti manderò dall'altra parte del Mondo."
Afferma guardandomi con aria di sfida.
"Non sarà affatto semplice. Cerca di non morire... Gilbert ci teneva alla tua incolumità."
Aggiunge poco dopo schiarendosi la voce mostrandomi il suo lato debole: l'Amore incondizionato verso suo fratello.
"Vi ringrazio, farò del mio meglio per restare in vita."
Attraverso la Transiberiana raggiungo quel posto sperduto fra le montagne con una fitta foresta pervasa dalla neve. Non funzionano le comunicazioni ed il freddo rende difficile ogni cosa, persino spostarsi con agilità. Raggiungo l'accampamento militare, sono l'unica donna in mezzo a centinaia di uomini e mi guardano come fossi una preda. Il primo giorno plachiamo le rivolte causate dai ribelli che vogliono riprendersi i territori precedentementi confiscati dall'esercito, in quel luogo avevano creato un enorme deposito illegale di armi e altri strumenti. Il secondo giorno ha inizio la vera battaglia e mi ritrovo immersa in un conflitto a fuoco dove il triste mietitore aleggia fra gli alberi uccidendo soldati di ogni statura ed età. Il Generale Dietfried si mostra più dispotico ed ostinato del solito, ordina ai suoi di bombardare il nemico uccidendo i ribelli senza alcuna pietà. E' una guerra di posizione, non so quanto durerà forse giorni oppure mesi: essa è un nemico invisibile. Dopo una settimana di lotte, uccisioni e vendette, la nemesi sembra aver preso una pausa di riflessione. Torno nella mia tenda e mi addormento non appena poso la testa sul cuscino. Sono sola in questo spazio angusto e avverto un freddo terribile... se solo il Maggiore fosse qui, mi darebbe dei consigli preziosi oppure mi presterebbe la sua giacca per proteggermi dal clima rigido di questo posto. Chiudo gli occhi e lo sogno, è così bello, vorrei non svegliarmi mai più. Il Maggiore Gilbert indossa la solita divisa, mi guarda coi suoi verdi smeraldi e senza dire una parola tende una mano verso di me come per dire: "Violet, fidati di me." Poi tutto svanisce come in un miraggio e quando mi sveglio sono legata al mio letto con delle corde completamente nuda, con diversi occhi puntati addosso: i ribelli sono entrati nella mia tenda per farmela pagare.
"Vedo che ora non sei più tanto sicura di te, Violet Evergarden."
Se potessi gli sputerei in faccia, ma sono imbavagliata e non riesco a muovermi.
"Cosa preferisci, vuoi essere prima frustata e poi violentata o viceversa?"
Cerco di divincolarmi con tutte le mie forze ma il massimo che riesco ad ottenere è ferirmi ulteriormente.
"Vedo che ti dimeni è? Lurida sgualdrina. Fustigatela a dovere, poi le darò personalmente il colpo di grazia. Non colpite il suo bel visino miraccomando."
Dice il capo dei ribelli.
Vengo colpita con un frusta di cuoio ed il sangue schizza da ogni parte chiazzando le lenzuola che da bianche divengono rosso fuoco. Cerco di non perdere i sensi mordendo la benda che m'impedisce d'urlare, mi duole ogni parte del corpo e ci vedo sfocato, non faccio altro che pensare al Maggiore Gilbert anche in questo momento: forse riuscirò a riabbracciarlo nell'aldilà.

Racconta il Maggiore Gilbert - Un sentimento rosso come il sangue

Non scordare:
noi camminiamo sopra l’inferno,
guardando i fiori.

Kobayashi Issa
(1763-1828)

E' l'ultima cosa che avrei sperato di vedere nonché la scena più raccapricciante a cui io abbia assistito da quando sono nell'esercito. Non sapevo che lei fosse qui, Claudia Hodgins mi aveva rassicurato dicendomi che Violet lavorava al centro postale fino ad una settimana e mezza fa, poi non sono più riuscito a mettermi in contatto con lui a causa di un grave guasto al sistema di comunicazione, in questo luogo dimenticato da Dio.
"Lasciatela bastardi!!"
E' ciò che sto urlando dentro di me. Per fortuna ho notato degli strani spostamenti durante il giro di ronda notturno e mi sono appostato per verificare cosa stava realmente accadendo. Una volta entrato nella tenda ho assistito ad uno spettacolo terrificante: Violet é stata legata alla sua branda e seviziata, il suo corpo è stato deturpato... ricoperto di tagli e lividi. Il suo sangue è sparso in ogni dove. Era questo uno dei motivi per cui mi sono dovuto allontanare da lei, per non assistere ad orrori di questo genere, per donarle una vita migliore di questa ma Violet ha scelto di tornare ed ora ne sta pagando il caro prezzo. Afferro i suoi aguzzini attirandoli fuori dalla tenda, uno ad uno, effettuo una vera e propria "esecuzione". Li sgozzo con un pugnale lasciandoli agonizzare a terra, donando loro una morte lenta e dolorosa. Quando rientro nella tenda e vedo il capo di quegli animali intento a palpeggiarla gli sferro un pugno in pieno volto e lo finisco spaccandogli il cranio con il calcio del fucile. Subito dopo slego Violet e copro il suo corpo avvilito con la mia giacca mimetica. E' una fatica immensa per me trattenere le lacrime, i miei sentimenti per lei mi rendono fragile ed imparziale... preferirei mille volte rendere la mia vita in cambio della sua. Prendo in braccio Violet facendo attenzione a dove poso le mani per paura di procurarle ancora più dolore e la porto nella mia tenda, dove conservo un kit di sopravvivenza. In questi ultimi anni, oltre ad essere diventato un vero esecutore, ho imparato le basi della medicina come curare le ferite da arma da fuoco e quelle da taglio, perciò porto sempre con me degli antidolorifici e dei sedativi. Richiudo le sue ferite dopo averla sedata, disinfetto i punti di sutura dopodiché la fascio con delle garze, ora non mi resta altro che attendere. Dovrebbe svegliarsi a momenti, spero solo di non essere arrivato troppo tardi. Dopo qualche ora d'agonia finalmente riprende conoscenza.
"Sto sognando oppure mi trovo in Paradiso? Posso toccare il tuo volto? Sembra quello del Maggiore Gilbert..."
"Si tranquilla, andrà tutto bene."
Violet non ci vede ancora bene, credo sia dovuto all'eccessiva perdita di sangue e al dolore, ma la sua vista dovrebbe tornare come un tempo. Mi abbasso concedendole di delineare con le mani i contorni del mio viso. Violet inizia a piangere e singhiozzare riuscendo a dire solamente: "Maggiore sei veramente tu..."
"Perdonami Violet, non ho avuto scelta. Hai visto cosa è accaduto oggi."
"Il Generale Dietfried ed il Tenente Hodgins lo sapevano... sapevano che eri ancora vivo?"
Ora che siamo faccia a faccia non posso più nasconderle la verità.
"Si, lo sapevano."
Sarò sincero con lei.
"La piastrina che è stata trovata fra le macerie di Leidenschaftlich, la tomba su cui ho pianto... era tutta una farsa?"
"Quelle sono vere, in pochi sanno che sono sopravvissuto a quel conflitto. Voglio che tu sappia una cosa Violet."
Nel frattempo lei mi guarda incredula e un po' incazzata, non sà più se fidarsi di me dopo che sono scomparso così bruscamente dalla sua vita.
"Non è stato semplice e non lo è tutt'ora. L'ho fatto per donarti una vita migliore dove non esiste la guerra, una vita normale in cui morire di vecchiaia e non per mano altrui. Purtroppo non avrei mai potuto offrirti un futuro simile, sono un militare come lo è mio fratello Dietfried, come lo è stato mio padre e non posso disertare lasciando una scia di morte e desolazione alle mie spalle. Vivere al mio fianco ti riserverà solo sofferenze, non cercare di rendere tutto ancora più complicato di quanto già non lo sia..."
"Sono andata da tua madre un po' di tempo fa. Era una donna distrutta, non faceva che parlare di te. Perché le hai nascosto la verità Maggiore? Perché mi hai gettata via?"
Le sue parole non sono dettate dal rancora, né tantomeno dall'odio. Violet si copre gli occhi con le mani per nascondere le lacrime.
"Un giorno o l'altro scomparirò, sono vivo per miracolo ma ho subito gravi perdite in battaglia. Come vedi ho perso un occhio, non voglio che le persone a cui tengo soffrano a causa mia. Io... non ti ho gettata via! Vuoi capirlo o no che l'ho fatto per salvarti?"
Urlo incapace di placare il fuoco che mi corrode dall'interno.
"Maggiore io..."
Cerca di dire Violet con lo sguardo perso nel mio occhio superstite.
"Non capisci che Ti Amo sopra ogni cosa??"
Violet resta in silenzio, incapace di corrispondere quel sentimento che ancora non conosce. Mi avvio verso l'uscita della tenda per prendere una boccata d'aria ma lei mi blocca avvolgendomi la vita con le sue braccia meccaniche.
"Non andartene. Io... Ti Amo!"
Quelle semplici parole bastano per placare il mio spirito inquieto.
"Dici sul serio?"
"Si. Ora so cosa significa."
Mi volto e Violet è lì, tremolante, tanto che riesce a malapena a tenersi in piedi. Negli ultimi anni mi sono sempre trattenuto a causa della differenza d'età, per le sensazioni che Violet non riusciva a comprendere, ma ora non mi tratterrò più. Sono stanco di tenermi tutto dentro. La inchiodo contro la parete sostenendola con le braccia, mentre lei si tiene a me con le sole forze che le rimangono.
"Se mai dovessi scomparire permettimi di seguirti. Voglio sprofondare insieme a te. Mi sono macchiata dei tuoi stessi peccati e voglio morire fra le tue braccia."
"Violet..."
L'oscurità nel mio cuore si è dissipata grazie a te. A quel punto la faccio distendere sul mio rifugio improvvisato e ad ogni mio tocco il suo corpo si surriscalda, vibra sotto il palmo delle mie mani. Con un gesto deciso m'afferra graffiando la mia schiena con le sue mani meccaniche.
"Maggiore ti ho forse ferito senza volerlo?"
Mi chiede imbarazzata.
"Sto bene tranquilla, ho la pelle dura."
Affermo per rassicurarla.
La invito a chiudere gli occhi nell'atto in cui le nostre labbra si uniscono per la prima volta.
"Violet cosa senti adesso?"
"E' una sensazione che non avevo mai provato... sono così felice. Ho il cuore in gola!"
Afferma con eccitazione.
Continuo a baciarla e lei risponde sempre con crescente trasporto fino a raggiungere insieme un punto di non ritorno. Sfioro la sua pelle candida con le dita accarezzando le sue intimità, la vedo aprirsi a me come un loto sul limitare delle acque e mi attira a sè mostrandosi in tutta la sua naturale bellezza. Afferro le sue mani spingendola verso il materasso lasciando ben aderire il mio corpo al suo, profano la sua verginità rendendola mia. Violet sussulta soffocando un gemito quando sono dentro di lei e la sento pervasa dalla passione, dalla voglia, il suo corpo caldo e bagnato è un richiamo peccaminoso a cui non riesco a resistere.
"Violet sto per..."
Raggiungo il culmine del piacere e vengo pervaso da un orgasmo, poi lei si accuccia contro il mio petto nudo e mi bacia con dolcezza. Provo sensazioni che non so descrivere a parole, so soltanto che voglio continuare a proteggere questo calore tenendola stretta fra queste braccia.
Per il resto dei miei giorni.
Fine.

Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conoscono
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci. -Jacques Prevert -





 
   
 
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