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Autore: reggina    10/02/2020    2 recensioni
Non è tutto oro quello che luccica. All’apparenza i Ross vivono una vita da sogno ma, sotto la superficie perfetta, in realtà non c’è dialogo ma solo incomprensioni e muto rancore.
Nell’arco di un pomeriggio tutto si sgretola. Julian e la sua famiglia si ritroveranno con una realtà tutta da reinventare.
Alla paura iniziale si sostituirà, poco alla volta, la meraviglia di ritrovare dentro di sé le risorse per fare il mestiere più difficile del mondo: il genitore.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le strade di Tokyo sono un caleidoscopio di effetti architettonici: palazzi a strutture triangolari, prismi a vetri e piramidi rovesciate dalle pareti traslucide.

I marciapiedi dai colori sgargianti sono territorio delle tribù di giovani che si riversano a fiumi nelle vie, corridoi di piccoli negozi.

Andy dribbla la folla con una specie di gimkana e aumenta il passo.

Percorrere la strada verso casa non l’ha mai messa così di buon umore.

Il suo sorriso sembra traboccare freschezza, un ritorno di serenità.

In effetti stamattina doveva discutere una nuova vertenza in tribunale ma la controparte ha nominato un legale di buon senso con il quale è riuscita a trovare una soluzione in cinque minuti.

Andy Fletcher ama il suo lavoro: non esiste routine e di conseguenza anche il rischio di annoiarsi è basso. Come avvocatessa ha conosciuto un sacco di persone, ognuna con una propria storia, che l’hanno messa davanti alle loro vite con fiducia e completezza.

Ha raccolto molte confidenze come farebbe un frate con i peccati.

Toccare così da vicino le miserie umane le ha permesso di vedere le cose sotto diversi punti di vista.

Sorride adesso pensando che, per lei, il pessimismo è sempre stata una specie di deformazione professionale.

Per lavoro ha abituato la sua mente a pensare in negativo e ha quasi finito per rovinare la sua vita privata.

Non è facile ma mentre Julian prosegue nelle sue terapie, in questo momento di incredibile vulnerabilità per tutta la famiglia, si è imposta di sostenerlo con un misto di fiducia e ottimismo.


Nel vialetto segue la linea definita su un tappetto d’erba in cui avanza senza fermarsi: la speranza dilata il tempo e il presente le sembra una promessa così perfetta da farle sentire dentro una spinta verso il futuro.

Le chiavi si muovono sul palmo della sua mano, trovano la toppa tremanti e il profumo di casa la investe.

Entra e si preme una mano sulla bocca, inorridita dalla scena che si trova difronte.

E allora si rende conto di essersi solo illusa di essere forse riuscita a sfuggire finalmente a quell’ombra che minaccia la loro serenità.


Julian è in ginocchio sul pavimento, accovacciato su sé stesso.

L’istinto di protezione, sempre pronto ad intervenire, in un primo momento fa credere a sua madre che abbia un malore.

Ma quando nota le spalle sconquassate dai singhiozzi, in qualche angolo profondo di sé Andy avverte una punta di dolore.

Un dolore primordiale, ignoto, che appartiene a tutte le mamme.

“Julian!”

Lui la fissa con gli occhi sgranati, gonfi e rossi di pianto, svelandosi fragile e indifeso.

Un insetto dentro un bicchiere.

Una cicatrice che eclissa definitivamente il buonumore e la positività di Andy.

Posa a terra la borsa e scatta in avanti, si china verso il figlio e lo avvolge in un abbraccio impacciato, disperato, completo.

Un abbraccio nel quale il ragazzo si rifugia in silenzio. Vuole restare così, senza suoni se non quelli interiori: dei pensieri, del battito del suo cuore difettoso, del respiro.

“Cosa ti è successo, tesoro?”

Tocca ad Andy scavare nelle zone più profonde di Julian, alla ricerca di risposte nel suo maldestro tentativo di ascoltare e trasformarsi in una speleologa dell’anima.


“Sono stanco. Stanco di pianificare nella mia testa cose che non succederanno mai, di programmare una vita che non vivrò mai perché quel futuro che sogno non esiste.

Come posso illudermi di diventare un grande calciatore? Guardami! Sono inerme, senza scampo, inutile…”

Quello di Julian non è soltanto uno sfogo, un lungo e inevitabile sospiro, ma anche un appello perché i suoi genitori non lo lascino solo ad affrontare un momento tanto delicato.

Non riesce più a chiudere le emozioni in scatole mentali, anzi si aggrovigliano e si mischiano come i fili sul fondo del cestino da ricamo della nonna.

Un unico pensiero, un unico filo, invece si stringe intorno al cuore di Andy: vuole essere una madre all’altezza del compito.

“Molte persone non sanno ciò che vogliono nemmeno da adulte. Tu sei diverso Julian, nel profondo lo sai, sei solo terrorizzato dall’idea di perdere tutto.”

“E se dovessi restare schiavo del mio cuore, della sua ribellione e dei suoi divieti?”

“Suvvia non è da te abbatterti in questo modo! Il peggio è alle spalle e, da quanto hai dimostrato negli ultimi tempi, non ti sei arreso con tanta facilità difronte a nessun avversario. Sei un ragazzino coriaceo, uno d quelli che vende cara la sua preziosa pelle!”

Julian ride, un riso tra lacrime strozzate, segno che la tempesta si va placando e si scioglie dall’abbraccio di sua madre.

“Mi sento così stupido a piangere come un bambino!”

Si stropiccia gli occhi con le mani per asciugarli ma Andy lo ferma.

“Non asciugare le lacrime. Bisogna lasciarle scendere, come la pioggia. Prima o poi si stancheranno.”

Lui le rivolge uno sguardo serio e profondo, in cerca di quelle rassicurazioni che soltanto una mamma può dare.

“E prima o poi mi stancherò di soffrire?”

Adesso il viso di Andy ha il fascino discreto di uno sguardo aperto, di occhi luminosi e di un sorriso dolce che non gli rivolgeva da prima che scoprissero della malattia.

La carezza che gli allunga sulla gota umida ha un tocco speciale: un gesto d’affetto ma anche un potente antidolorifico.

“Non farti mai frenare dalla paura dei tuoi limiti, Julian!”

   
 
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