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Autore: Storytime_Love    11/02/2020    1 recensioni
Alec si trasferisce in un nuovo liceo, uguale a tenti altri tranne che per la presenza di un gruppo di ragazzi speciali, la corte dei dorati, guidati da un Re e una Regina. Bellissmo, carismatico, forte e inavvicinabile per Alec Magnus Bane non è un re ma un drago, il suo drago.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ThornValley - 1.2


Se ora Alec cercava in tutti i modi di evitare la corte, il destino pareva volersi beffare di lui. Girava l'angolo e quasi gli andava a sbattere contro, Jace lo convinceva ad andare a una festa, ed eccoli lì, scordava la maglietta negli spogliatoi e quasi gli veniva un infarto nel trovarsi davanti il drago a torso nudo... un torso splendidamente scolpito che lo avrebbe perseguitato nei sogni per giorni. E ogni volta Magnus gli lanciava uno sguardo complice, lo sguardo di chi condivide un segreto speciale.
Martedì era andato a rintanarsi nella solita aula, sicuro che questa volta sarebbe stato solo e invece... Magnus si era tolto le scarpe e sedeva a gambe incrociate sul tavolo, le cosce muscolose perfettamente delineate dai pantaloni neri con una fascia d'oro sul lato, il petto fasciato da una maglietta vinaccia con un profondo scollo a V., le collane scintillanti che si appoggiavano su quei pettorali da urlo.

“Alexander”.
Fu solo in quel momento che si rese conto che era la seconda volta che il drago lo chiamava per nome: “Come fai a sapere... ecco io non sono...” Discorso sconclusionato e assolutamente incomprensibile: complimenti Alec.
Ma Magnus aveva capito: “Se qualcosa mi interessa, faccio sempre modo di informarmi”.
Mentre Alec era impegnato ad arrossire Magnus batté un colpo sul tavolo accanto a sé: “Dai vieni, parlami un po' di te”.
Alec, in trappola come un coniglio abbagliato dai fari, non aveva potuto far altro che ubbidire. Parlare con Magnus era stranamente facile, ti guardava come se ogni parola fosse la più interessante che avesse mai sentito, si sporgeva in avanti ma stava attento a non fare troppe domande. Piano piano si trovò a raccontare dei mille traslochi, dei fratelli fantastici e sempre al centro dell'attenzione, dei commenti omofobi del padre...
“Ci sarà sempre qualcuno che non capirà Alexander, ma questo non deve fermarti. E' la tua vita, la tua felicità. Non puoi vivere una menzogna”.
Alec aveva scosso la testa: “Non puoi capire...”
Magnus aveva alzato il sopracciglio in quel modo così sexy che Alec aveva imparato a conoscere: “Non posso?”
“Ti ho visto con le ragazze, so della tua regina...”
“A volte mi dimentico quanto sei innocente. Davvero non sapevi che sono bisex?”
Alec era rimasto a bocca aperto. Non ci aveva nemmeno pensato, un ragazzo che ha una fidanzata è etero, punto. E invece, a quanto pare gli dei esistevano davvero. Non che questo gli desse qualche possibilità, ma almeno poteva sognare.
“Lascivo, ingordo, schiavo del sesso, infedele, disgustoso. Mi hanno detto di tutto Alexander quindi sì, ti capisco”.

L'appuntamento del martedì alla quarta ora era diventato quasi un rito, un momento che Alec aspettava tutta la settimana con trepidazione, tranne poi avvicinarsi all'aula con le farfalle nello stomaco e i palmi sudati. L'ultima volta Magnus aveva portato un pettine e il gel e aveva insistito affinché Alec si lasciasse sistemare i capelli. Lui si era ritratto ma il drago aveva un modo tutto suo di convincerlo a fare cose che mai avrebbe creduto possibili: si sedeva indietro e aspettava, limitandosi a guardarlo con quei meravigliosi occhi allungati, poi, quando Alec si era calmato, allungava una mano: “Vieni”. E Alec ubbidiva. Sempre. Quando la campanella aveva suonato, i capelli arruffati di Alec erano diventati un intrico di ciocche spettinate ad arte che, almeno a sentire Magnus, gli davano un aspetto molto più sexy. Quella parola, pronunciata dalla sua voce aveva un effetto devastante. Alec aveva dovuto chiudere gli occhi e deglutire forte, reazione che non era passata inosservata.
Alec non sapeva se erano amici o cosa, a parte quella singola ora settimanale non si vedevano mai, non si salutavano, niente, ma la vita era fantastica e lui se ne godeva ogni minuto.

Fu Isabelle a sganciare la bomba sulla via di casa: “Ehi ragazzi, avete saputo che domani torna la Regina?”
“Non vedo l'ora di vederla, dicono che sia veramente stupenda”. Replicò Jace, per poi rendersi conto che il commento poteva venir frainteso e aggiungere: “Ovviamente mai quanto Clary”.

Alec e Izzy si guardarono e presero ad abbracciarsi e mandarsi bacini finché Jace non lì colpì con lo zaino.
Nonostante fingesse indifferenza, l'arrivo della ragazza di Magnus lo aveva colpito come un pugno allo stomaco. Sapeva,come chiunque altro, che Camille Belcour stava frequentando un quadrimestre in Francia e che prima o poi sarebbe tornata ma era riuscito a relegare la nozione in un angolo sul fondo del cervello. E ora...
Camille era tutto ciò che Alec temeva, bellissima, provocante, altera, sicura di sé, una regina nata. A differenza di Magnus che accettava l'attenzione della corte con un sorriso ironico, Camille se ne beava, la pretendeva e se qualcuno non la trattava la dovuta deferenza sapeva vendicarsi con gelida precisione. Eppure Magnus sembrava non vedere questo lato del suo carattere, rideva delle sue battute, le teneva la mano intorno ai fianchi sottili, la baciava senza curarsi degli sguardi di studenti o professori...
Ogni tanto, quando si incrociavano, Magnus gli faceva ancora l'occhiolino, ma il più delle volte era troppo preso da Camille per notarlo. Per questo rimase così sorpreso quando quel martedì, entrando nell'aula del terzo piano, lo trovò ad attenderlo. Fino all'ultimo era stato indeciso se andarci o meno, Jace lo aveva invitato a prendere qualcosa da bere in caffetteria e lui aveva quasi accettato. Però quando aveva saputo che c'era anche Clary aveva inventato una scusa: se sei giù di morale l'ultima cosa di cui hai voglia è di fare il terzo incomodo con due neo-fidanzati. Quindi eccolo qui, pronto a deprimersi nella stanza che gli ricordava Magnus.
“Ehi Alexander, sei in ritardo, cos'è successo?”
Tanto per cambiare Alec aveva balbettato qualcosa di completamente fuori luogo e aveva potuto godersi la risata di Magnus. Il drago rideva spesso con gli amici, ma mai in maniera così spontanea, così libera, come quando erano soli.
Erano rimasti in silenzio per un po', Alec sapeva bene che Magnus stava aspettando lui, rispettando i suoi tempi. Si fece coraggio: “Dimmi di lei. Se ti va”.
“Camille... Lei è come la vedi: bella, intelligente, arrogante, affascinante. E' in grado di incantare chiunque quando lo vuole. E di spaventare anche l'uomo più coraggioso con uno sguardo. L'ho incontrata due anni fa, a una festa di ragazzi dell'ultimo anno. Erano tutti ai suoi piedi. Indossava un vestito nero, lungo, di velluto e pizzo, fra i capelli un diadema di un'altra epoca, le labbra scarlatte giocavano con i loro cuori...” Magnus si era perso nel ricordo e Alec desiderava solo essere altrove. Perché diamine glielo aveva chiesto?
“L'ho vista là in mezzo e ho deciso che doveva essere mia. Avevo sedici anni ma forse avrai notato che sono piuttosto bravo a ottenere quello che voglio”. Ancora quel dannato occhiolino, quello sguardo capace di spazzare via ogni malumore, ogni reticenza, ogni briciolo di amor proprio.
Alec si era arreso e aveva annuito, andava bene così, meglio essere l'amico con cui condivideva qualche flirt innocente che niente. Una scossa elettrica lo percorse quando il drago posò la mano sulla sua coscia, sentì un fuoco alla bocca dello stomaco anche se era un gesto casuale senza alcun intento, senza alcun secondo fine. O forse no. Magnus mosse il pollice leggermente verso l'alto e aspettò di vederlo arrossire. Gli piaceva, anzi adorava farlo eccitare e metterlo in imbarazzo e Alec ne era perfettamente consapevole, eppure, chissà perché, glielo lasciava fare.

   
 
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