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Autore: anna900    11/02/2020    5 recensioni
Dal testo: “Prima hai detto che eri triste, posso chiederti il motivo?”.
Lei si ferma a fissarmi, come se volesse scavarmi l’anima.
“Scusa, so che non sono affari miei”, le dico stavolta davvero imbarazzato.
“No, non preoccuparti, mi fa piacere parlarne…”, mi rassicura: “Pensavo a una storia”.
“Una storia?”
“Sì”.
Non so perché, ma sono curioso: “ Dai...raccontami!”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PATRICIA

Torno a casa, sono veramente stanca. È stata una giornata impegnativa sotto molti punti di vista.

Da quando mio marito ha avuto l’incidente il mio mondo è cambiato.

FLASHBACK

“Ciao Holly a che punto sei con gli allenamenti?”, chiedo per telefono

“Sto per salire in macchina! Dammi dieci minuti di orologio e sono da voi!”.

“Ok, ti aspettiamo per andare al ristorante: è il sedicesimo compleanno dei nostri figli e hanno deciso di festeggiarlo con noi”, rido, è strano, Daibu e Hayate domani festeggeranno con i loro amici, ma oggi, che è il giorno della loro nascita, vogliono stare solo con noi. È una cosa bellissima!

“Non preoccuparti! Arriverò puntuale! Ti amo”.

“Non sei mai puntuale, comunque ti amo anch’io!”, e metto giù, convinta di doverlo sgridare per bene al suo rientro.

Ma quel rientro non avvenne dopo dieci minuti come mi aveva assicurato… dopo qualche ora di estenuanti telefonate e con i ragazzi che continuavano a ripetermi che non era normale questo ritardo, venni allarmata dall’ospedale:

“Signora Hutton?”

“Sì, sono io”

“E’ il San Paul Hospital di Barcellona, suo marito ha subito un incidente stradale”.

Io e i ragazzi, sconvolti e in lacrime, ci recammo in ospedale e scoprimmo che un automobilista ubriaco non si era fermato al semaforo rosso e lo aveva speronato.

Venne soccorso da altri automobilisti che passavano da lì e dopo le prime cure sul posto fu portato in ospedale.

Non aveva riportato grossi danni fisici, ma batté violentemente la testa contro il finestrino laterale dell’auto. Rimase in coma per due mesi, ma quando si svegliò non si ricordava più nulla né dell’incidente, né del suo passato da calciatore, né della sua famiglia… il mio Holly non c’era più…

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“Finalmente Patty! Eravamo in pensiero!”, si rivolge a me la mia amica Evelyn.

La fisso, ma non le rispondo, perché il mio pensiero torna a mio marito.

Dopo che Holly ebbe l’incidente, il suo cervello cominciò a lavorare in modo strano: quando riesce a ricordare qualcosa, iniziano dei malori che lo colpiscono sulle tempie e lo portano a delle crisi epilettiche, terminate le quali torna a dimenticare ciò che aveva iniziato a ricordare e ricomincia nuovamente il periodo di turbamento e di confusione.

I medici, vista la situazione, ci consigliarono di tornare in Giappone.

Ci dissero che un ambiente a lui noto, con la sua famiglia vicina, lo avrebbe sicuramente aiutato a ricordare. Ma così non è ancora stato, anzi le crisi epilettiche sono aumentate e un mese fa ci venne consigliato di ricoverarlo in una clinica per potergli dare il supporto necessario al momento giusto.

“Ciao mamma! Come sta papà?”, si avvicina a me Hayate dandomi un bacio.

“Come sempre. Domani andrò anche di mattina”.

“Come mai?”, mi chiede Daibu, strafottente come al solito.

“Perché mi va e poi oggi l’ho visto meglio”, gli rispondo con disappunto

“Non farti illusioni, papà non tornerà più come prima! Sono passati sei mesi da quel giorno e non ha mai fatto passi avanti”, prosegue lui con cattiveria.

Sto per esplodere, ma Eve mi ferma: “Io e i ragazzi abbiamo preparato la cena, sediamoci e mangiamo tranquilli!”.

La ringrazio con lo sguardo, ha evitato che litigassi nuovamente con Daibu.

Lui si sta tenendo tutto dentro …ha sofferto tantissimo per il trasloco qui in Giappone.

A Barcellona ha lasciato i suoi amici e la sua ragazza e questo l’ha turbato tanto, mentre Hayate, ha sempre avuto un’ adorazione per il padre e dopo l’incidente non ha desiderato altro che fare la scelta giusta per lui.

Dopo la cena, i ragazzi si preparano per uscire. Eve si è sposata con Bruce e ha due figlie: una di quindici e una di quattrodici anni.

Stasera è sabato, e insieme ad altri amici, andranno al cinema a vedere un film.

Dopo che i ragazzi sono usciti Eve mi chiede: “Ci sono novità?”

“Non saprei, non voglio illudermi… ma oggi Holly era diverso…”

“In che senso?”

“Di pomeriggio ha avuto un’ altra crisi epilettica… è stato sedato dall’ infermiera. Quando si è tranquillizzato si è alzato di scatto e ha cominciato a camminare… ha fatto più e più volte il giro della clinica e poi a un certo punto mi ha guardata e si è spontaneamente avvicinato a me!”.

“Beh, è una buona notizia!”.

Scambiamo ancora altre chiacchiere, poi lei torna dalla sua famiglia, io aspetto che i miei figli tornino e poi vado a dormire, sperando che passi in fretta la notte e poter rivedere il mio amore domani.

OLIVER

È notte, sono disteso con le braccia dietro la nuca, guardo il soffitto di questa camera.

Una donna col camice bianco mi ha spiegato che devo dormire qui e che ho un bagno di fianco. Mi piace questo posto, anche a cena ho chiacchierato con un po’ di persone davvero simpatiche, ma non riesco a togliermi dalla testa quella ragazza che mi ha tenuto compagnia in giardino.

Quello sguardo triste mi ha colpito tanto. Ha promesso che domani sarebbe tornata a raccontarmi quella storia, non vedo l’ora!

Con questi pensieri mi addormento e spero che la notte passi in fretta!

PATRICIA

Eccomi qui davanti alla clinica. Mi avvio all’ingresso e trovo una mia vecchia amica ad attendermi:

“Buongiorno Patricia!”.

La osservo e le rispondo col broncio: “Scusa Amy, perché mi chiami così?”.

Amy si è laureata in medicina e ha aperto la clinica dove è ricoverato Holly insieme a Julian, suo marito.

Anche lui è diventato medico, ma quando può, continua a giocare a calcio.

“Perché stamattina un certo Oliver non faceva che ripetere che aspettava una certa Patricia!”

“Si ricorda ancora?”, le chiedo con stupore

“Sì, non ha avuto nessuna crisi”.

Istintivamente iniziamo a ridere e poi a piangere di gioia come ragazzine…dopo circa dieci minuti, la mia amica mi dice: “Guarda chi c’è?!!”.

Mi volto e Holly è a una decina di passi da me. Mi guarda e sorride e io mi sento esplodere di gioia.

OLIVER

È tornata! Sono davvero felice e oggi la vedo più allegra rispetto a ieri. Mi avvicino a lei e alla ragazza col camice di fianco: “Ciao!”

“Ciao Oliver! Come stai?”.

Le sorrido e cominciamo a passeggiare.

“Continua il racconto di ieri!”, le chiedo, ma pare più un’ imposizione in realtà, ma a lei sembra non dispiacere. Riprende da dove si è interrotta ieri e i miei pensieri vagano immersi nelle sue parole: questo ragazzino è veramente bravo, ma se è riuscito ad arrivare alla vittoria, lo deve anche ai suoi compagni di squadra Tom, Bruce, Benji… sono tutti davvero eccezionali, soprattutto perché hanno avuto degli avversari davvero in gamba.

“A cosa pensi?”, mi chiede all’improvviso Patricia

“Che questo Mark è davvero uno sbruffone di prima categoria!”.

Scoppia a ridere e io con lei, poi si ferma, si siede su una panchina e mi dice: “Mark non è uno sbruffone, aveva solo dieci anni eppure si alzava tutte le mattine all’alba per consegnare i giornali. Aveva tre fratellini più piccoli e doveva aiutare la madre il più possibile, perché il padre era morto”.

“Davvero? Che situazione triste!”, ora mi pento della frase che ho usato poco fa.

Restiamo in silenzio un po’, poi le chiedo:

“La storia è finita?”

“No, ti ho raccontato solo fino alla vittoria del primo campionato, c’è ancora molto da raccontare, ma ora devo andare!”

“Sono felice che non sia finita qui, verresti anche domani?”.

“Certo Oliver!”.

Fa per alzarsi, ma quando si volta e mi fa un sorriso io ho un malore improvviso alle tempie.

Mi piego sulle ginocchia, sento dei suoni ovattati..

“Oliver!” “Guardami”, sento qualcuno che mi chiama, chi mi chiama?

Quel volto, quel sorriso, io lo conosco… ma chi è lei?

”Guardami! Guardami”, mi sento ripetere, ah sì Patricia, apro gli occhi e ancora: “Guardami guardami Oliver”,

La guardo, i suoi occhi tristi e spaventati mi colpiscono.. inizio ad ascoltarla:

“Mi senti?”, annuisco, lei parla di nuovo: “Va tutto bene Oliver, va tutto bene, ci sono io!”, e mi stringe a sé.

Sento come se mi avesse preso per un soffio, sento che stavo per stare davvero male, non so il motivo, ma tra le sue braccia sto finalmente bene. La stringo più forte a me, voglio sentirla addosso e sento dentro me il cuore accelerare, brividi intensi mi percuotono…ma che sensazioni sono? Non le comprendo, ma mi piacciono.

Dopo qualche minuto si stacca, la vedo con gli occhi lucidi, istintivamente le asciugo le lacrime sul volto e parlo: “Non piangere! È tutto passato, sto bene ora!”.

Lei ride e piange contemporaneamente, ma stavolta l’abbraccio io… sento il suo cuore battere all’impazzata, forse anche più del mio e questo mi fa stare davvero bene, potrei stare così per sempre, ma a breve lei andrà via e io attenderò un’ altra notte per sentire nuovamente la sua voce…

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Dettagli

In questo capitolo spero di aver spiegato bene cosa è successo: Holly ha avuto un incidente stradale sei mesi prima e dopo essere stato in coma per due mesi, al suo risveglio non ricordava più nulla. Ora si trova in Giappone con Patty e i figli adolescenti, e si sa gli adolescenti vivono una fase della vita particolare...

Patty sta raccontando a Holly la storia della sua vita nel tentativo che i ricordi riescano a riaffiorare.

Holly deve combattere contro se stesso: il suo cervello dopo l'incidente ha cominciato a causargli crisi epilettiche talmente forti da ridurlo nuovamente con la mente a tabula rasa. Al momento Patty, con la sola voce e lo sguardo è riuscita a tenerlo con sé... ma sarà sempre così?...

Grazie di cuore a tutti coloro che mi recensiscono e a coloro che si sono appassionati alla lettura!

   
 
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