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Autore: Mysterious_Nightmare    11/02/2020    0 recensioni
[PRIMO LIBRO DELLA SAGA]
Quando Thyus decide di partire da Loder in cerca di una sua vecchia conoscenza, i suoi genitori decidono di cedergli un importante cimelio di famiglia.
Il pugnale che riceve in dono porta con sé una misteriosa incisione elfica che cambierà la sua vita e svelerà segreti tenuti nascosti da più di duecento anni dall'Imperatore degli Elfi.
Che cosa succederà quando la verità verrà a galla?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5 - L'ARCIERE SOLITARIO

Attorno a lui, il bosco verde e rigoglioso non c'era più. Un paesaggio triste e cupo si parava davanti ai suoi occhi, un silenzio desolato lo assordò. Scheletri neri di alberi inceneriti, la terra bruciata, per Thyus non c'era ombra di dubbio: un incendio aveva divorato quel luogo, lasciando dietro di sé il fantasma devastato della natura.

Sembrava che fosse da tutt'altra parte, eppure era certo di trovarsi ancora nel medesimo luogo; la posizione degli alberi era la stessa, così come la forma della radura e il cielo limpido e dal colore violaceo causato dal sorgere del sole, ma come il paesaggio fosse cambiato in quel modo nell'istante in cui aveva raggiunto la radura Thyus proprio non lo sapeva.

"Com'è possibile?" Si accovacciò e passò una mano sul terreno brullo, ispezionando il suolo in cerca di tracce di incantesimi.

Raccolse della terra e la fece scivolare dalle proprie mani; osservò i granelli cadere leggeri e lasciargli i palmi impolverati. Tutto pareva autentico e Thyus non percepì alcuna nessuna magia illusoria, così come, si accorse, non avvertì la presenza del suo Animale Spirituale.

«Irien?» chiamò, guardandosi intorno per cercarla con lo sguardo. Gridò più volte il suo nome, ma non arrivò alcuna risposta.

«Irien, dove sei?» provò ancora con voce insistente. Come prima, non ottenne alcun risultato.

Scrutò il bosco nella direzione dalla quale era arrivato, speranzoso di scorgere le sue piume nere. Tra gli alberi bruciati, scorse i soldati, sulle cui facce erano scolpite espressioni stupefatte e inquietate per l'improvvisa sparizione del mago; molti di loro avevano lo sguardo rivolto verso l'alto. Convinti che non potesse essersi volatilizzato nel nulla, pensavano che dovesse per forza trovarsi da qualche parte. Non vedendolo a terra, avevano decretato che fosse scomparso arrampicandosi sugli alberi.

Thyus ridacchiò piano, divertito dalla scena e dalla fiducia che i soldati avevano riposto nelle sue capacità fisiche.

Uno degli elfi corazzati decise di proseguire le ricerche altrove e iniziò ad avanzare verso la radura, nella speranza di trovare qualche traccia lasciata dal mago.

Thyus, non appena lo notò, iniziò a indietreggiare cautamente, pronto a fuggire il più velocemente possibile nel caso in cui il soldato si fosse finalmente accorto di lui. Ma quando quest'ultimo raggiunse lo spiazzo non mutò espressione, né sembrò notarlo.

"Perché non mi vede?" si chiese allora Thyus, che era convinto che una volta raggiunta la radura anche il soldato sarebbe stato sorpreso dal cambiamento. Provò, allora, ad avvicinarsi a lui e a passargli una mano davanti agli occhi per se così facendo si sarebbe accorto di lui e, quando non vide una reazione da parte dell'elfo, tentò di dargli una leggera pacca sulla spalla, ma nell'istante in cui la sua mano avrebbe dovuto appoggiarsi al soldato, questo si voltò di scatto e corse per raggiungere il gruppo.

Thyus osservò i soldati affannarsi con lo sguardo rivolto verso l'alto per seguire un grosso corvo. Strizzò gli occhi per accertarsi che non fosse Irien e si tranquillizzò quando constatò che non fosse il suo Animale Spirituale. Gli elfi, ignari, iniziarono a seguire il volatile, convinti che li avrebbe condotti dal mago.

"Che fortuna" pensò Thyus, tirando un sospiro di sollievo "Però vorrei sapere dove si trovi Irien."

Cercò ancora il corvo. Osservò a lungo e attentamente qualsiasi movimento tra i rami degli alberi, nel cielo e, preso dalla disperazione, la cercò anche a terra, nonostante sapesse quanto lei preferisse stare in alto.

Rassegnato all'idea che si fosse allontanata per sfuggire agli elfi, Thyus iniziò ad addentrarsi nel bosco incenerito, senza una meta precisa, ma in cerca di un rifugio e di spiegazioni.

Rassegnato all'idea che si fosse allontanata per sfuggire agli elfi, Thyus iniziò ad addentrarsi nel bosco incenerito, senza una meta precisa, ma in cerca di un rifugio e di spiegazioni

Aveva tentato più volte di raggiungerlo. Aveva sorvolato le zona numerose volte senza mai riuscire a scorgere i suoi capelli neri e arruffati o il suo scuro e impolverato mantello; aveva intravisto fra le fronde una figura esile e subito aveva pensato di averlo trovato, ma le sue speranze erano svanite quando aveva sentito la voce stridula del viandante, per nulla simile a quella del suo Custode. Non si aspettava di ritrovarlo così facilmente, era chiaro, ma una parte di lei non vedeva l'ora di riunirsi con il mago. Dopotutto, era ancora strano per lei essere separati, soprattutto in quel momento, dato che non sapeva quando si sarebbero visti nuovamente.

Planò dolcemente e si appollaiò su un cartello apposto sulla strada che indicava la via da seguire per raggiungere la capitale.

"Thyus, dove sei?" Irien non riusciva a vedere il filo che legava le loro anime ed era molto inquieta. Essere lontani non era una tortura così grande se sapeva di poterlo trovare seguendo la traccia, ma senza quella era perduta. Si sentiva un normale corvo, senza una voce e senza identità. Sorte volle che proprio uno di quei volatili atterrasse poco lontano da lei. Il corvo iniziò a gracidare nella direzione di Irien, cercando di attirare la sua attenzione. Con sdegno, l'Animale Spirituale decise di volare via.

Sorvolò un'ultima volta il bosco, concentrandosi sulla radura verso la quale aveva diretto Thyus, nella vana speranza di intravederlo e provò ancora una volta a sorpassare quella sottile barriera magica impercettibile e impenetrabile.

Ovunque fosse, finchè lei era viva sapeva che il suo Custode era al sicuro e questo la tranquillizzò.

Decise di allontanarsi dal bosco. Non sapeva quando il filo dell'anima sarebbe ricomparso e rimanere lì ad aspettare le sembrava una perdita di tempo. Decise, dunque, che sarebbe stato più produttivo iniziare a cercare Zhenya, la ragazza che tanto aveva fatto disperare Thyus.

"L'ultima volta l'hanno avvistata nelle terre bruciate" rifletté "Di sicuro non la troverò lì. Conoscendola sarà già partita in cerca di un nuovo nascondiglio. Non mi resta che cercare nel posto meno visitato al Mondo" Non era entusiasta, ma per il suo Custode avrebbe fatto qualsiasi cosa.

E così, con il sole che ancora si alzava verso il mezzogiorno, iniziò a volare verso Ovest. Il Bosco degli Spiriti la stava aspettando.

Aveva vagato tra quegli alberi neri per ore, deciso a raggiungere le montagne prima che si facesse troppo buio

Aveva vagato tra quegli alberi neri per ore, deciso a raggiungere le montagne prima che si facesse troppo buio. Non aveva armi con sé, il pugnale era ancora perduto, e il suo bastone magico era ancora in mano alle guardie della prigione, probabilmente gettato senza cura in un armadio pieno fino all'orlo di oggetti confiscati. Doveva trovare un rifugio sicuro il prima possibile, oppure avrebbe rischiato di venire aggredito da creature minacciose, come i Goblin che aveva incontrato la prima notte del suo viaggio.

Durante la sua ricerca, quando ormai il sole iniziava a calare, una voce armoniosa e maschile si fece sentire forte e chiara non poco lontano da lui.

«Per gli Spiriti, dove sei finita? Sidhil vuole che torni indietro!»

Thyus seguì le voce e raggiunse la sua fonte. Un Elfo piuttosto alto dai lunghi capelli biondo platino intrecciati, chiamava a gran voce qualcuno che, evidentemente, non aveva voglia di farsi trovare. Attaccati alla sua schiena, una faretra e un arco ondeggiavano leggermente a ogni suo aggraziato movimento.

Thyus si nascose dietro il tronco semi bruciato di una quercia e osservò lo sconosciuto tentando di non farsi notare. Non sapeva se quell'Elfo stesse cercando davvero qualcuno o se, in realtà, stesse solamente recitando una parte per convincerlo a farsi aiutare per poi catturarlo e condurlo di nuovo a Mitfeld.

Lo scrutò in silenzio, seguendo con lo sguardo ogni suo movimento, fino a che non lo vide fermarsi e voltarsi proprio verso la sua direzione. Thyus si immobilizzò e nascose la testa dietro all'albero.

«Puoi anche venire fuori da lì, è da quando ti sei avvicinato che so dove ti trovi» disse l'Elfo quasi schernendolo. Thyus sentì alcuni passi muovere nella sua direzione «Inoltre, ti si vede il mantello.»

A quel punto, Thyus si rassegnò e uscì allo scoperto con le mani alzate in segno di resa. Vide l'Elfo fargli cenno di avvicinarsi e rimase sorpreso quando questo gli tese la mano sorridente.

«Non ti farò del male» lo rassicurò «Dopotutto sarebbe sleale combattere un mago disarmato e inesperto.»

«Chi ti dice che io sia inesperto?» Thyus provò a intimidirlo con falsa sicurezza.

«Se non lo fossi allora ti darei del codardo; quei Goblin non erano poi così minacciosi.»
Thyus strabuzzò gli occhi e posò lo sguardo sull'arco. Fu in quel momento che lo riconobbe: era l'arciere che, insieme ai due spadaccini, aveva sconfitto quelle creature dalle quali si era nascosto.

«Dov'è il mio pugnale?» chiese subito, ricordandosi che era stato proprio lui a intascarselo e a portarlo via con sé.

«Quel pugnale non ti appartiene» puntualizzò l'Elfo «È un'arma degli Elfi Raminghi e risale a un tempo che non conosci.»

«È un cimelio di famiglia da generazioni!» ribatté sicuro Thyus.

«È stato rubato a un nostro Generale» rispose calmo «Ma non è questo il luogo adatto per parlarne. Se sei entrato nella nostra Area di Protezione significa che sai qualcosa su di noi. Sarà la mia Signora a decidere cosa fare di te, dopotutto non rientra nei miei poteri farti uscire.»

L'Elfo si incamminò, lasciandosi il sole alle spalle, e gli fece cenno di seguirlo. Thyus, tuttavia, non era sicuro di ciò che volesse fare: da un lato era solo e senza possibilità di difendersi e l'arciere aveva provato di essere un combattente letale; d'altro canto, però, non sapeva se fidarsi di lui o meno. Non aveva mai sentito parlare di Elfi chiamati Raminghi e gli unici individui appartenenti a quella razza lo stavano cercando per imprigionarlo.

«Andiamo?» gli chiese l'arciere voltandosi.
Thyus si decise a seguirlo. Non ancora del tutto convinto, ma fiducioso che dicesse la verità.

 Non ancora del tutto convinto, ma fiducioso che dicesse la verità

Camminarono per molto tempo in rigoroso silenzio. L'Elfo, poco davanti a Thyus, era concentrato sul cercare il percorso più veloce e semplice da seguire, mentre il mago teneva gli occhi fissi su di lui per non perdere il minimo movimento.

«Il mio nome è Lunian» si presentò a un certo punto l'arciere «Cosa porta un mago disarmato ad addentrarsi in un bosco come questo?»

«Sono fuggito dalla prigione di Mitfeld» iniziò «I soldati dell'Imperatore mi stanno cercando e se non fosse stato per il mio Animale Spirituale a quest'ora sarei di nuovo rinchiuso.»

«Fuggire da Mitfeld non è un'impresa facile» Lunian tentò di celare il suo stupore «Come sei finito lì dentro? Hai ucciso qualcuno per caso?» scherzò.

«Ho rubato un libro proibito alla biblioteca» spiegò Thyus alzando le spalle «Non pensavo fosse un crimine così grave, ma a quanto pare lo è. E ora mi ritrovo qui senza il mio bastone magico e senza Animale Spirituale.»

«Gli Animali Spirituali non possono entrare qui. Percepiscono la magia, ma non vi è modo di oltrepassare la barriera se non con il marchio del Fuoco Azzurro» spiegò Lunian, scavalcando il tronco di un albero caduto «E che cos'è un bastone magico?»

Thyus si stupì della domanda «Serve a incanalare l'energia magica dal corpo verso l'esterno per produrre incantesimi» tentò di semplificare la questione.

Lunian scoppiò a ridere, lasciando il mago perplesso.

«Un mago che non può far magie senza un bastone?» La sua risata cristallina infastidì Thyus «Questa è la cosa più stupida che io abbia mai sentito! La mia Signora si divertirà molto a sentire questa storia.»

«Non ci vedo nulla di divertente» sussurrò indispettito il mago. Non capiva cosa ci fosse di così divertente; non era strano che un mago non potesse fare incantesimi senza il proprio bastone magico. Persino i maghi più esperti dovevano servirsene.

«Comunque» cambiò discorso Lunian «io ti ho detto il mio nome, ma ancora sto aspettando di sapere il tuo.»

«Il mio nome?» pensava di averglielo già riferito «Io sono Thyus.» Per un impercettibile momento, gli parve di vedere l'Elfo impallidire, ma fu così breve che pensò fosse stata solo una sua impressione.

«Bene... Thyus» disse Lunian fermandosi davanti a una porta di pietra incassata nella parete della montagna che si stagliava dinanzi a loro «Siamo arrivati.»

  
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