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Autore: LilithMichaelis    11/02/2020    1 recensioni
Tu mi ricordi una poesia che non riesco a ricordare
una canzone che non è mai esistita
e un posto in cui non devo essere mai stato.
(Efraim Medina Reyes)
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Una raccolta di One shots, senza pretese. Persone diverse, tempi diversi, luoghi diversi, la musica come unico denominatore.
1. Broken - Johnlock
2. No Time To Die - Sherlock Version
3. No Time To Die - John Version
4. The Only - Mystrade
5. I will go to you like the first snow - Mystrade
6. Melted - Eurus
7. All I Want - Johnlock
8. My Flower - Johnlock (angst)
9. Demons - Johnlock
10. Orbit_ - Parentlock
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Song: Broken - Isak Danielson
https://youtu.be/5cBpu1pPpzk
 

Do you need, do you need someone?
Are you scared of what's to come?
If you leave then who will the next one be?
Will he do the same or will he let you see?

John era in piedi sulla porta. Sherlock, l'uomo con cui aveva condiviso gli anni migliori della sua vita, le avventure più appassionanti e persino l'appartamento, sedeva sulla sua poltrona, con lo sguardo perso nel vuoto.
John non riusciva a sopportare l'idea di guardarlo, di accettare che i tagli, i lividi, tutte le cicatrici che decoravano il suo corpo - un tempo tonico e bellissimo, ora ridotto a un pallido fantasma - fossero il frutto degli sforzi di Sherlock di proteggerlo, di ricucire i rapporti tra di loro.
Parte di lui voleva parlargli, chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, di qualcuno che restasse con lui. Se avesse bisogno di lui, di John, del suo coinquilino, del suo migliore amico.
Aveva paura. Paura che la risposta potesse essere sì, che avrebbe ceduto e sarebbe tornato correndo a quella vita che tanto aveva amato, con quell'uomo che aveva ammirato, apprezzato, imparato a conoscere.
John aveva paura di ciò che sarebbe successo in quel caso. Sarebbe tornato tutto come prima? Ci sarebbe stato il fantasma di Mary tra di loro, come un terzo incomodo di cui sarebbero stati incapaci di disfarsi?
John ricontrollò l'ora. Molly sarebbe arrivata in 20 minuti. Sherlock sarebbe sopravvissuto, glielo aveva assicurato. Eppure John era ancora titubante. Una parte di lui, la stessa di prima, si chiedeva se Molly sarebbe stata in grado di prendersi cura di Sherlock come avrebbe fatto lui.
Sarebbe riuscita a fare aprire gli occhi a quell'uomo così testardo? A fargli capire che ciò che aveva appena fatto era stata, probabilmente, una delle azioni più pericolose e stupide che gli potessero venire in mente.
Stupido lui che ci aveva pensato e stupida Mary per averglielo suggerito.
Mary.
Il cuore di John saltò un battito. Fu in quel momento, guardando Sherlock, guardandolo davvero, per la prima volta dalla morte di sua moglie, di quanto Sherlock avesse sofferto per lei. Per lui. Per entrambi. Gli tornarono in mente le parole che aveva pronunciato mentre lo pestava sul pavimento dell'obitorio di Culverton Smith.
"Va bene. Gli lasci fare ciò che vuole. Ne ha il diritto. Io ho ucciso sua moglie"

You are broken on the floor
And you're crying, crying
He has done this all before
But you're lying, lying

È sempre così con lui. Sherlock si caccia nelle situazioni più impossibili, per provare a non si sa chi la sua intelligenza superiore... Ma a lui non interessa dei danni collaterali. A lui non interessa nulla.
E per questo Mary è morta.
O almeno, questo è ciò che si ripete per andare avanti. Che Sherlock Holmes ha ucciso Mary Watson, che è colpa sua e di nessun altro.
John sa che non è vero. Mary era così, nessuno poteva dirle cosa fare. È morta per salvare Sherlock, ma lo ha deciso lei.
Per la prima volta, John realizza davvero che per tutto questo tempo ha solo mentito.
Ha mentito a Mary. E ora lei è morta.
E così, John Watson crolla. Non gli interessa che Sherlock possa capire che per tutto questo tempo ha visto e parlato con sua moglie morta.
Ci sono cose che lui deve dirle. Prima di dirle addio.
Così riversa tutto il senso di colpa, la frustrazione, la rabbia, la tristezza, le speranze infrante. Le confessa tutto. I messaggi con E, il tradimento. Tutto.
E Sherlock resta lì, in silenzio. Ascolta tutto fino alla fine. Chissà se può dedurre le risposte di Mary.
E alla fine, quando tutto il fiume nero di parole che John ha cercato di contenere tutto questo tempo, finalmente si esaurisce, il medico scoppia a piangere.
Un pianto disperato, che aveva trattenuto troppo a lungo.
John piange la morte di sua moglie, la perdita del suo migliore amico, la fine della sua vita come la conosceva.
E Sherlock è lì, ad abbracciarlo. A ricomporre insieme i pezzi.
Con una straordinaria lucidità - insolita per un uomo che aveva passato un mese a distruggere il suo corpo e la sua mente con la droga - Sherlock pronuncia tutte le parole che John ha bisogno di sentire.
Siamo tutti umani, alla fine. Anche tu.

To yourself, that he'll find help
That he will change to someone else
But you're broken on the floor
Still, asking him for more

Non tutto è perduto. Questo è ciò che gli sussurra quell'abbraccio. Per loro due c'è ancora speranza. Basta solo che Sherlock torni pulito, allora ricominceranno ad affrontare i casi insieme, ad indagare, a vivere un'avventura dopo l'altra... Sherlock tornerà pulito, devono solo aspettare Molly...
Ma John sa che sta mentendo di nuovo a sé stesso. Sherlock non accetterà aiuto. Sherlock non lo fa mai.
Accetterà solo il suo aiuto. E John lo sa.
Sherlock non cambierà, non si trasformerà nella persona perfetta che John si merita di avere al fianco. Ma a lui va bene così.
Gli va bene perché sta piangendo, nel soggiorno di quella che era la sua casa, mentre il suo migliore amico lo abbraccia.
E, paradossalmente, tra tutti i pensieri che gli affollano la mente, il più rumoroso è il desiderio di continuare quell'abbraccio all'infinito. Di ancorarsi a quell'uomo così fragile e di non abbandonarlo più.
Mai più.

Will you leave or will you carry on?
Is your love from before still strong?
If you leave, will you keep the memory
That made night so long, that cut so deep?

Il messaggio ricevuto dal cellulare di Sherlock riporta tutti e due alla normalità.
Ovviamente Irene non poteva essere morta.
"Ci sarebbe voluto Sherlock per ingannarmi" aveva detto Mycroft.
Era così ovvio.
E così comprende. Lei gli ha sempre scritto durante le feste. Natale, Capodanno...
Il suo compleanno.
E così glielo chiede. È il suo compleanno, e lui non lo ha mai saputo.
È possibile che Irene sappia qualcosa che John non sa? Ciò che prova Sherlock per lei è davvero così forte?
E allora perché non coglie l'occasione? Perché non capisce?
E così si scaglia contro di lui. Gli urla in faccia quanto sia fortunato ad avere qualcuno che lo ama. Qualcuno di vivo.
Ma lui non lo ascolta. Non prende il telefono, non scrive ad Irene. Lui è lì, ad abbracciarlo.
Solo un attimo fa, John era lì, pronto ad andare via. Ora, invece, vorebbe restare, per sempre. Eppure, ha dei doveri, delle responsabilità. Rosie, il suo lavoro, la sua vita.
John resta lì, memorizza ogni dettaglio di quella situazione impossibile, mentre piange.
I ricordi del tempo passato al 221B di Baker Street riempiono la mente di John. Lui non li ha mai cancellti dalla sua memoria, ma era convinto che Sherlock lo avesse fatto. Che avesse buttato via tutto - come aveva già fatto con ciò che non riteneva utile - dal suo palazzo mentale, che lo avesse dimenticato, che avesse preferito il conforto datogli dalle droghe, invece della sua compagnia.
Ed è questo che, ora, lo ferisce. Quanto cieco doveva essere per non rendersi conto di aver abbandonato il suo migliore amico? Per avergli addossato colpe che non aveva, scaricandogli addosso il proprio dolore, oltre al suo. Sherlock aveva giurato una sola volta nella sua vita, e quel voto era andato infranto. Come poteva non aver considerato che anche Sherlock avrebbe sofferto?
Non aveva voluto pensarci durante le sue innumerevoli notti insonni, ma era impossibile evitarlo ora.
E, per tutto questo, John pianse.

You are broken on the floor
And you're crying, crying

"È tutto okay, va tutto bene" continuò a ripetergli Sherlock. Ma come poteva andare tutto bene? John aveva perso sua moglie, aveva quasi perso Sherlock, si era visto tutto ciò che amava scivolare via dalle dita.
"no, non è tutto okay" riuscì a dire tra le lacrime. John voleva spiegargli cosa gli stava succedendo, perchè non era tutto okay, ma non ci riusciva. Sapeva che Sherlock era incapace di comprendere le emozioni umane, ma in quel momento gli sembrava quasi che potesse capirlo. Capirlo davvero.
"No, non lo è. Ma è quello che è"

E così, ricominciava la vita. Con una torta per il compleanno dell'uomo più leale e incredibile che John avesse mai conosciuto. Con la promessa di andare avanti. Con mille ricadute. Con i lividi sul corpo di Sherlock. Con gli incubi e le insicurezze. Con le lacrime e i sogni infranti. Con i casi di persone disperate. 
Con una certezza: che non sarebbe importato nulla ai loro occhi, ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altro.

E questa volta, tutti e due avrebbero mantenuto la promessa.

   
 
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