Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    12/02/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle comuni che, ormai autonome e adulte, condividono lo stesso appartamento, le stesse passioni e lo stesso passato burrascoso dovuto alla morte dei propri genitori. Elsa, pacata e tranquilla, è una promettente dottoressa mentre Anna, agitata e speranzosa, custodisce il sogno di poter utilizzare le sue competenze musicali per creare un lavoro più dignitoso. Il passato che cercano di nascondere, però, irromperà di nuovo nelle loro vite mostrandone imbrogli e segreti ai quali entrambe cercheranno di dare risposte e soluzioni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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CAPITOLO 14
 
“Anna, come ti senti?” sussurra Kristoff una volta accortosi del risveglio della fidanzata.

Anna tarda nel rispondere, troppo impegnata a mettere a fuoco la stanza e cercare di controllare i capogiri.

“Mi sento strana, che cosa mi hai dato?” biascica la ragazza portandosi le mani sulla testa come per stabilizzarla dai capogiri.

“Un calmante o rischiavi di impazzirmi” risponde Elsa, seduta accanto a lei nel letto.

“Ti preparo qualcosa di caldo” propone Jack allontanandosi per prepararle una bevanda rigenerante.

“Non era un sogno quello che mi avete detto prima vero?” chiede allora la ragazza guardando con occhi grandi il fidanzato sdraiato vicino a lei.

“No, è tutto vero” conferma Elsa accarezzando la fronte sudata della più piccola.

“Come è potuto succedere?” inizia a singhiozzare Anna non riuscendo più a trattenere le lacrime.

“Hans ha dato il consenso per l’adozione. Tranquilla sorellina, è un reato gravissimo quello di Hans, lo sbattiamo in galera” cerca di calmarla Elsa abbracciandola forte a sé e accogliendo il suo pianto.

“Voglio parlare con lui” sbotta Anna asciugandosi le guance bagnate.

“Che cosa? Sei impazzita? Lui aspetta solo questo!” si oppone Kristoff balzando seduto sul letto.

“Io potrei aver chiesto la cartella clinica in ospedale, cosa che sicuramente farò a prescindere, e venire a conoscenza della verità. Voglio che mi dica lui che cosa ne ha fatto del bambino” ringhia Anna con coraggio, fissando un punto preciso nel muro.

“Non andrai da sola! Quell’uomo è pericoloso, verremo anche noi con te” si propone Jack rientrato nella stanza con una tazza bollente tra le mani.

“Ora Anna, devi cercare di riposare. Risolveremo tutto!” conclude Elsa facendo segno alla sorella di bere qualcosa per poi coricarsi di nuovo.

Kristoff posa un dolce bacio sulla fronte della fidanzata per poi uscire dalla stanza insieme a tutti gli altri.

“Kristoff” lo chiama Elsa sottovoce in modo da non farsi sentire da Anna.

“Volevamo chiederti di trasferirti da Anna. Lei ha bisogno di te” continua la sorella maggiore ormai affezionata al papabile cognato.

“Dici sul serio? Me lo permetteresti?” chiede Kristoff con gli occhi lucidi per l’emozione.

“Sì, Anna ora è da controllare. Avrà incubi notturni, dei momenti di calo, ma soprattutto bisognerà aiutarla concretamente. Il bambino diventerà la sua ossessione sicuramente… da oggi ogni bambino di 6 anni che vede in giro per strada potrebbe collegarlo al suo” spiega Elsa preoccupata per il futuro della sorella minore.

“Penso sia normale una reazione del genere. Anna sarebbe una mamma fantastica e non si darà pace finché non troverà il bambino” risponde serio Kristoff guardando negli occhi la ragazza dai capelli biondi.

“Come facciamo a trovarlo?” domanda poi Elsa ignorante in materia.

“Le adozioni sono sempre chiuse, non si può mai risalire ai genitori biologici. In questo caso, però, bisogna subito aprire un processo ed è molto probabile che ci dicano dove si trovi il bambino. Hans ha torto marcio e ne pagherà le conseguenze” spiega Kristoff, fin troppo informato sull’argomento adozioni.

“Grazie Kristoff, te ne siamo grati” conclude poi Jack stringendo la mano del suo nuovo amico e sorridendogli.

6 anni prima…

“Anna, bentornata tra noi!” saluta un’infermiera dopo aver svegliato Anna dal coma in cui era rinchiusa da ormai tre giorni.

La giovane non riesce a parlare. Si sente la gola secca, gli occhi gonfi, il corpo debole e dolente ma, soprattutto, non avverte più il peso del pancione. La ragazza non ricorda niente dell’incidente ma sicuramente conosce bene le sensazioni della gravidanza e non sentire più la presenza del bambino dentro di sé, la terrorizza.

Anna spalanca gli occhi rossi e affaticati e subito si mette a scrutare la propria pancia, ormai molto più piccola e non più rialzata. Non sapeva perché ma sentiva come se qualcuno le avesse rubato qualcosa, se le avessero strappato la vita di dosso e l’avessero fatta partorire senza il permesso del suo corpo che non si era ancora abituato a quella mancanza.

“Dov’è?!” riesce a chiedere Anna cercando di lubrificarsi la bocca con la saliva per non provare più l’orribile sensazione della voce che gratta e le brucia la gola.

Hans, Elsa e Jack non riescono a trovare le parole per risponderle anche se, in quei tre giorni, avevano provato a ragionare su come far conoscere ad Anna la verità.

Sono sufficienti le loro esitazioni e il silenzio nel suo grembo per farle comprendere la cruda realtà. La ragazza comincia a piangere disperata anche se, per colpa del coma, le lacrime fanno fatica a formarsi. Elsa la stringe subito a sé e, unita al suo dolore, piange amaramente pure lei.

Trascorrono diverse settimane e per Anna la ripresa è lenta e difficoltosa. La giovane passa la maggior parte del tempo a letto con gli occhi vitrei e assenti, parla poco e non mangia. Hans faceva compagnia spesso ad Anna soprattutto di notte ma, da quando lei iniziò ad avere incubi e convulsioni, il ragazzo cominciò a stancarsi di non riuscire a dormire e di avere di fronte una giovane che non riconosceva più.

L’idea di non poter avere una fidanzata normale, con cui riposarsi e fare l’amore normalmente, lo mandava fuori di testa e la sua pazienza era ormai al limite.

“Amore, me lo fai un sorriso?” domanda Hans sdraiato accanto alla giovane in una delle tante notti che decide di trascorrere con lei.

“No, ho sonno” risponde secca lei girandosi dall’altra parte.

“Amore dai ti prego! Il modo migliore per riprenderti è reagire! Sono mesi che non lo facciamo, sicuramente può farti bene” propone Hans con fare languido per poi posare la mano sotto la vestaglia di Anna e risalirle la gamba.

Anna spalanca immediatamente gli occhi e, per la prima volta in vita sua, ha paura dell’uomo che si è scelta accanto. Quel contatto, infatti, indesiderato e improvviso, la fa rabbrividire e spaventare.

“Che cosa stai facendo?!” chiede lei arrabbiata togliendogli di scatto la mano che, ormai, era prossima a raggiungere la sua intimità.

“Perché non mi vuoi più?!” si lamenta lui con gli ormoni impazziti, guardandola con occhi roventi.

“Ma tu lo sai che abbiamo perso un bambino o no?! No ecco, perché sembra che sia morto solo per me! Perché tu te ne freghi?!” domanda lei perplessa guardandolo negli occhi.

“Io soffro tutti i giorni per nostro figlio ma, forse era destino che andasse a finire così. Non eravamo pronti e non possiamo passare la vita a incolparci per qualcosa che non abbiamo provocato noi! Bisogna andare avanti!” cerca di dire lui mostrandosi distrutto e deluso anche se, quell’espressione facciale, fa comprendere ad Anna di avere di fronte un ragazzo insensibile che non soffre alla sua stessa maniera.

“Amore, sei così bella! Perché non ti rilassi? Ti faccio sentire meglio io, fidati!” continua lui imperterrito fiondandosi sulle labbra della fidanzata e cominciando a toccarla in più punti del corpo senza il suo permesso.

“Hans, smettila, non voglio!” tenta di respingerlo lei spaventata, spingendolo via con violenza.

“Vedrai Anna, ti passerà tutto!” dice lui tenendola ferma mentre le abbassa l’intimo, intenzionato a possederla come mai prima.

Anna si dimena e cerca di respingerlo con tutte le forze che ha in corpo ed è quando lui è ormai prossimo a sovrastarla che riesce a colpirlo con un pugno in pieno volto.

“Ma cosa fai sei pazza?!” urla lui collerico, portandosi le mani sull’occhio colpito e dando il tempo alla ragazza di rivestirsi e alzarsi.

“Anna che cosa succede?!” chiede Elsa svegliata da tutto il trambusto. La sorella le si getta tra le braccia dando vita all’ennesimo pianto di paura e delusione.

“Non ti voglio più vedere! Da oggi in avanti dovrai sparire dalla mia vita, hai capito?!” urla Anna con tutta la voce che ha in corpo spingendo l’uomo, che pensava di amare, verso la porta.

“Anna, lasciami spiegare ti prego!” fa resistenza lui mostrandosi distrutto dall’accaduto.

“Un tentativo di violenza non è mai da spiegare! Vattene o ti denuncio!” grida ancora più forte Anna scaraventandolo fuori dall’abitazione e chiudendo a chiave la porta. Da quel momento Hans non riuscì più a contattarla perché le sorelle si trasferirono e Anna lo bloccò da tutte le parti.

Elsa le preparò subito qualcosa da bere e la fece rilassare sul divano. La maggiore non riusciva a figurarsi il motivo di tutte quelle disgrazie! Sapeva con certezza che Anna era ormai traumatizzata da troppe cose e non sarebbe stato facile risollevarla.

“Ho perso il bambino, ho perso lui, ho perso mamma e papà…cosa devo perdere ancora?” si lamenta la più piccola guardando un punto del piccolo caminetto del soggiorno.

“Hai la musica Anna…quella non ti abbandonerà mai” le dice Elsa accarezzandole i capelli rossi e mostrandosi, ancora una volta, calma e ragionevole.

Anna si alza dal divano e si avvicina al pianoforte nero. Ne accarezza il coperchio, si siede sul seggiolino di pelle e rivive in un secondo tutte le volte che aveva suonato il brano composto apposta per il suo bambino. Suo figlio rappresentava tutto per lei! Anche la sua fonte d’ispirazione musicale.

“No Elsa…ho perso anche la musica. Mio figlio era musica. Ho deciso…” annuncia poi Anna rialzandosi dallo strumento e avvicinandosi alla sorella.

“Mi iscriverò al conservatorio. Seguirò le lezioni e tutto quello che mi diranno di fare. In questo modo potrò allontanare dalla testa la mia creatività e studiare il repertorio classico. Da oggi non suonerò più nulla di mio, la mia musica è morta…come tutto il resto”
  
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