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Autore: Storytime_Love    12/02/2020    2 recensioni
Alec si trasferisce in un nuovo liceo, uguale a tenti altri tranne che per la presenza di un gruppo di ragazzi speciali, la corte dei dorati, guidati da un Re e una Regina. Bellissmo, carismatico, forte e inavvicinabile per Alec Magnus Bane non è un re ma un drago, il suo drago.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ThornValley High - 1.3


La vita sembrava aver trovato il suo ritmo. Alec studiava, pranzava con Jace, Clary, Isabelle e la sua nuova fiamma - che in questo periodo era bel un ragazzo coi capelli lunghi, carnagione olivastra e il profilo leggermente aquilino di nome Meliorn - e aspettava il martedì. Jace giocava a football e pomiciava con Clary, Isabelle faceva shopping e si faceva desiderare da Meliorn, Max aveva scoperto Fortnite e passava il suo tempo libero online con gli amici.
Un lunedì di marzo Alec era andato a prendere i libri di biologia, nel corridoio c'era una strana atmosfera, alcuni ragazzi gli avevano dato una spinta, altri ridevano. Aveva cercato di ignorarli, in ogni scuola c'è qualche deficiente. Poi era arrivato all'armadietto. Sulla porta di metallo qualcuno aveva scritto FROCIO con lo spray nero. Si era girato di scatto ma era impossibile capire chi fosse stato, tutti lo fissavano e ridevano. Poi erano cominciati gli insulti. E l'inferno. In classe il suo vicino di banco si era alzato e aveva cambiato posto, se sfiorava qualcuno per sbaglio quello si puliva la parte contaminata. Per fortuna c'era l'intervallo: doveva uscire da quella maledetta classe. Un compagno di squadra di Jace lo aveva chiamato, il fratello aveva bisogno di lui giù al campo. Preoccupato, Alec lo aveva seguito di corsa. Dietro la palestra c'erano altri quattro ragazzi. Era stato un pestaggio veloce, efficiente e devastante. Avevano lasciato Alec a terra a boccheggiare e, dopo avergli fatto un paio di foto da postare su internet, se n'erano andati ridendo. Da lì, era solo peggiorata. Soprattutto perché Alec si era reso conto che c'era una sola persona che sapeva. Una sola persona che poteva aver lasciato quella scritta.

Alla fine della scuola era uscito per primo, non voleva vedere né Jace né Izzy. Che modo del cavolo per scoprire che avevano un fratello gay.

La madre era rimasta sconvolta quando era entrato in casa con la maglietta strappata, un occhio nero e le labbra spaccate. E non lo aveva visito senza maglia, aveva più lividi che pelle e respirare gli faceva un male cane. Si era chiuso in camera senza parlare, cosa poteva dire? Il ragazzo che amo mi ha sputtanato di fronte all'intera scuola? Hanno scoperto che sono un finocchio e me la vogliono far pagare? Si buttò sul letto e chiuse gli occhi. Qualcuno bussò alla porta ma lui non rispose. Bussarono di nuovo, poi una terza volta.
“Apri la porta Alec, tanto non me ne vado”. Tipico di Jace, con le buone si ottiene tutto. Però era inutile procrastinare. Girò la chiave nella toppa e aprì. Jace rimase ammutolito - il che per lui era molto, molto insolito.
“Ma sei più idiota di quello che pensavo! Perché diamine non sei venuto subito da me! Picchiano mio fratello e io devo venirlo a sapere a mensa?!”
Alec ne aveva avuto abbastanza di farsi insultare: “Cosa diamine avrei dovuto fare secondo te? Venire lì e dirti Ciao Jace, sai sono gay e tra l'altro mezza scuola vuole ficcarmi la testa nel cesso!? E tu cosa avresti fatto?” Mentre parlava non aveva potuto fermare le lacrime.
“Ma davvero pensavi che non lo sapessimo? Io e Izzy lo abbiamo intuito anni fa, lo sa addirittura Max. Aspettavamo solo che tu fossi pronto a dircelo”. Sospirò: “Comunque domani stai a casa, anche mamma è d'accordo, intanto noi vediamo cosa riusciamo a fare...”
Alec scosse la testa: “Grazie ma non posso. Domani ho da fare”.
Jace e Isabelle cercarono di convincerlo in tutti i modi, sua madre provò addirittura a vietargli di uscire ma Alec era adamantino. Era martedì, non poteva mancare. Il Re doveva sapere che non l'aveva distrutto.

La mattinata non andò esattamente male, Jace e Isabelle restarono al suo fianco fino alla campanella della prima ora e gli evitarono gli scherzi peggiori. In classe, a parte insulti più o meno velati, nessuno poteva fare molto e alla quarta ora Alec si rifugiò al terzo piano.
Quando la porta si aprì era pronto, la rabbia e il tradimento bruciavano, il dolore dei lividi era niente rispetto al male che gli faceva il cuore.
Magnus entrò con la solita aria scanzonata ma la luce nei suoi occhi si spense appena lo vide. “Non ti aspettavi che venissi vero, bastardo? Pensavi di avermi spaventato a sufficienza? Beh, ecco una notizia per te, non sono così debole”. Magnus aveva sempre giocato con lui, solo che ora aveva cambiato gioco.
Magnus si era avvicinato piano. Perché quegli occhi lo facevano stare ancora così male, perché sembravano pieni di tristezza? Voleva colpirlo, voleva fargli male, voleva... dio perché? Perché non riusciva a smettere di amarlo?
“Cucciolo, parlami, cosa ti è successo?” Le mani sfioravano l'occhio tumefatto, le labbra spaccate. Prima che se ne rendesse conto gli stavano sbottonando la camicia, mettendo a nudo i lividi sul costato.
“Sei stato tu. Puoi essere stato solo tu. Eri l'unico che lo sapeva. L'unico a cui l'avevo detto”.
E Magnus capì. Ancora una volta Alec sentì che il suo cuore e la sua vita erano un libro aperto.
“Non lo farei mai” gli disse prima di tirarlo a se e baciarlo quasi con violenza. Un bacio vero questa volta, lungo e profondo, che lentamente si trasformò diventando sempre più intenso e pieno d'urgenza. Magnus gli mordeva piano le labbra poi tornava a giocare con la sua lingua. Lo guidò fino al banco senza staccare le labbra dalle sue, alzò una gamba e gli si spinse contro. Alec si lasciò sfuggire un gemito.
“Mai, non ti farei mai del male” mormorò il drago, “Non a te”.
Fece un passo indietro lasciando che ogni livido e ogni ferita gli si imprimessero nella mente. Qualche goccia di sangue sporcava le labbra di Alec e Magnus allungò un dito, ne prese una e la portò alla bocca. “Questo mi serve per non dimenticare”. Gli occhi del drago si indurirono, freddi e metallici, si voltò facendo volteggiare il lungo spolverino nero che indossava, e uscì dalla porta.

Se Alec pensava di vederlo ancora rimase deluso. Magnus sembrava scomparso. All'ultima ora incrociò la corte dei dorati ma il re non c'era. Camille gli rivolse un'occhiata piena d'odio e tirò dritta.
Fu Jace, la sera, a raccontargli cos'era successo: “Eravamo nello spogliatoio, dopo la partita. Ci stavamo cambiando, molti dei ragazzi avevano ancora l'asciugamano intorno alla vita e si spalanca la porta. Era il Re, ma aveva uno sguardo che non avevo mai visto, te lo giuro Alec. Da paura. Si ferma in mezzo allo spogliatoio, aveva tutti gli occhi addosso, voglio dire, sai come fa quando vuole. Ci fissa uno a uno, vedo che si sofferma su Bobby e Mark - perché sono stati loro vero? Comunque li fissa un po' poi alza lo sguardo e sembrava che guardasse ognuno di noi personalmente. Non ha nemmeno alzato la voce, non ne aveva bisogno, era tagliente come un rasoio: Non osate toccare Alexander, mai più. Chi tocca lui, tocca me. Solo questo ma il resto era chiaro come il sole. Poi va alla porta e prima di uscire si gira come avesse dimenticato qualcosa, guarda di nuovo Billy e dice: E pulisci quell'armadietto. E il tono, come se stesse parlando a un animale e non a uno dei ragazzi più popolari della scuola. E Billy lo ha fatto davvero. Si è vestito, ha preso l'alcool e uno straccio dal bagno ed è andato a cancellare la scritta. Devo dire che me la sono goduta... C'era tutta la scuola, tutti radunati lì a guardarlo pulire. Alec ti assicuro che dopo questo nessuno ti darà mai più fastidio”. Fece una pausa per guardare il fratello. “Però me lo devi dire: come diamine... perché lo ha fatto? Voglio dire è ovvio che ti conosce, non era una cosa tipo non fare il bullo, era personale”.

Alec alzò le spalle: “Ci vediamo ogni tanto, il martedì abbiamo la stessa ora buca...”
“E' stato lui!” saltò su Isabelle. “Quando sei tornato con quei capelli da urlo, quando poi mi hai chiesto di insegnarti a usare il gel. Era stato lui, vero?”
Alec sorrise e non disse niente.

Rimaneva il mistero di chi avesse rivelato il suo segreto, se Billy era il responsabile della scritta e del pestaggio, era anche ovvio che non era lui ad aver scoperto che era gay.
La risposta a questa domanda arrivò pochi giorni dopo. Alec era appena uscito dal bagno quando si era trovato davanti Camille. Aveva davvero uno sguardo che incuteva timore. La ragazza aveva alzato una mano, appoggiando un unghia rosso sangue appena sotto il suo pomo d'Adamo, graffiandolo appena.

“Non pensare di aver vinto, bellino. Lui è mio, ti do un consiglio spassionato, non avvicinarti più”.
Poi, senza lasciargli il tempo di rispondere se n'era andata lasciando solo una nuvola di profumo.

La scuola si avvicinava al termine, Magnus stava per diplomarsi, l'anno successivo sarebbe andato al college e Alec non l'avrebbe più visto. Doveva far tesoro di ogni momento insieme, ma la vita aveva altri piani.
La lite fra il Re e la Regina fece scalpore. Spesso Camille baciava qualche ragazzo, così, per divertimento, Magnus lo sapeva e sapeva anche che non era nulla di importante, che lei aveva bisogno di sentirsi libera. Ma questa volta era diverso, si era messa con uno studente universitario, una relazione stabile, lui era venuto a prenderla a scuola e Camille aveva sorriso a Magnus mentre se ne andava a braccetto con la sua nuova fiamma. Il giorno dopo la scenata era stata memorabile, ma ad andarsene col cuore a pezzi era stato il Re. Per quasi una settimana non si era visto. Alec, preoccupatissimo, si era sentito sollevato quando il martedì successivo aveva saputo che era tornato. Quando alla quarta ora era salito nella loro aula Magnus era irriconoscibile: i capelli bassi e spettinati, niente trucco, niente gioielli, una maglia sformata e jeans larghi. Lo aveva guardato con malcelato disprezzo, la voce dura: “Alexander. Mi hai rovinato la vita. Adesso, per favore, vattene”. Alec era rimasto immobile sulla porta. Lui gli aveva distrutto la vita? Perché? Era stata Camille a lasciarlo, a tradirlo, cosa c'entrava lui?

Magnus aveva fatto un passo avanti, minaccioso: “Vattene ho detto. Non farti vedere mai più!”
E Alec era scappato, era corso giù dalle scale confuso e umiliato, il cuore che batteva a mille. Camille lo stava aspettando sul pianerottolo con un sorriso serafico. “Allora, cucciolo, non puoi dire che non ti avessi avvertito. Dovevi stargli alla larga”.
Era davvero così priva di scrupoli? “Tu... hai distrutto lui per ferire me?”
“Diciamo che ho preso due piccioni con uno sciocco universitario. Tu dovevi soffrire e lui... lui ha osato minacciarmi. Per te. Ora, come dici tu, è distrutto. E la colpa è solo tua”. Passandogli accanto gli mise una mano sul braccio: “Volevo essere certa che lo sapessi”.

   
 
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