Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Juliet8198    12/02/2020    2 recensioni
Dall'incontro con una misteriosa ragazza, le vite e i sogni di ogni componente del gruppo non furono più gli stessi. Quale origine hanno le sue misteriose e fortuite apparizioni? Quale segreto si nasconde dietro la serie di avvenimenti in cui vengono coinvolti?
Ognuno di loro dovrà, volente o nolente, affrontare la verità che si cela dietro il suo mistero e l'ombra dei loro demoni che ha liberato.
Storia presente anche su Wattpad al profilo @GiuliaRossi321
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Impossibile."

I suoi occhi osservarono il televisore, le sue orecchie improvvisamente mute alle parole della giornalista. 

"Non può essere vero..."

Afferrò il telefono e aprì Twitter, con ansia e aspettazione. Il primo post che le si presentò davanti riportava l'articolo di un giornale online. Sotto una foto sorridente di Jimin il testo sciorinava i dettagli dell'incidente e alcune immagini  dell'edificio annerito della Big Hit. Chiuse l'articolo e continuò a scorrere la home, ma si trovò davanti una lunga serie di post, ognuno simile al primo. 

Sgomento. Confusione. Incredulità. Beatrice si sentiva chiusa in un vortice di emozioni che non voleva accettare. 

"Com'è possibile che a distanza di pochi giorni due membri incorrano in due incidenti mortali? Non ha senso...e le circostanze sono troppo strane per essere una coincidenza. Ma..."

"Che cosa faccio adesso?"

Emettendo un fiotto di aria dal naso, si afferrò i capelli fra le dita, passando più volte su ogni ciocca e tirandola leggermente. Dopo un po', la cute iniziò a farle male. 

"Posso salvarlo..."

"Ma funzionerà? Se mi butto adesso, in un giorno diverso dal quattro maggio, il loop ricomincerà?"

La verità che faceva fatica ad ammettere a se stessa era semplice. Aveva paura. Aveva paura di morire per davvero. Aveva anche paura di dover ripetere di nuovo gli stessi sei mesi della sua vita e di arrivare poi a fallire. 

"E se rimanessi incastrata nel loop all'infinito? E se fossi costretta a tornare indietro ancora e ancora...a morire ancora e ancora..."

Si morse forte il labbro in preda alla frustrazione. Verso se stessa e verso quella bizzarra situazione. Accese nuovamente lo schermo del telefono e fissò l'immagine di Jimin. Sorrideva in quel modo adorabile, con gli zigomi alti che gli facevano scomparire gli occhi. Scorrendo i post vide un'altra immagine. Gli altri membri stavano entrando in un edificio, sembrava il loro dormitorio. Erano accuratamente coperti da cappelli e mascherine ma i loro occhi erano comunque visibili. Lei li vide. 

Quelli di Jungkook erano arrossati e gonfi e Jin lo teneva per le spalle, come cercando di sorreggerlo oppure di sostenere se stesso. Taehyung era pallido come un cadavere e sembrava privo di anima. Namjoon era l'ultimo della fila e osservava con una profonda oscurità Hoseok in preda ai singhiozzi e Yoongi stretto in se stesso. 

Una voragine all'altezza del suo cuore risucchiava la luce intorno a sé. 

"Non posso guardarli soffrire sapendo che posso fare qualcosa."

"Non posso."

 

Il primo articolo che aveva trovato su Twitter sembrava il più ricco di dettagli e, dopo averlo letto attentamente, ne studiò altri cinque nel tentativo di raccogliere più informazioni possibile. Avevano trovato il corpo di Jimin nella sala prove perciò probabilmente si trovava lì al momento dell'incendio e non aveva fatto in tempo ad uscire. Le altre due vittime erano rimaste intrappolate negli uffici all'ultimo piano. Tutti gli altri si trovavano in caffetteria, in quanto era ora di pranzo, e per questo erano riusciti ad evacuare. Registrando attentamente le informazioni all'interno della sua mente, Beatrice si alzò con slancio dal divano. Ritrovatasi in piedi, osservò lo spazio circostante, aspettando che la testa smettesse di girarle per l'adrenalina. 

 

Ebbe un attimo di esitazione, prima di afferrare la ringhiera tra le mani. La paura era ancora nei recessi del suo inconscio, a bloccarle i muscoli e paralizzarla. Ma i suoi occhi videro l'obbiettivo. 

Un sorriso. 

Era tutto quello di cui aveva bisogno. 

 

Il sollievo di poter sentire il suo corpo e di vedere la sua vecchia stanza fu enorme. Il suo cuore fece una capriola. 

"Ha funzionato di nuovo. Non sono morta!"

Dando un cinque al proprio cervello, afferrò con determinazione l'ormai famigliare taccuino sul comodino e iniziò a scrivere freneticamente.

4 maggio 2020 

H 9:03 

Dormitorio 

Chiedere un autografo ad Hoseok. 

Una volta finito di scrivere i dettagli che ormai conosceva bene, passò alle informazioni che aveva più recentemente raccolto. 

13 maggio 2020

H 12 circa 

Edificio Big Hit, sala prove

Incendio per guasto tecnico

 

Come suo solito, non era riuscita a farsi venire idee accettabili per un piano. Ci aveva pensato intensamente per giorni e giorni. Da quando era arrivata a Seoul non aveva fatto altro che studiare l'edificio pieno di uffici che da lì a poco sarebbe andato in fiamme, passandovi davanti ogni giorno con ostentata nonchalance e adocchiando con sgomento i bodyguard all'ingresso. 

"Primo ostacolo: entrare senza essere placcata o cacciata."

"Secondo ostacolo: fare scattare l'allarme antincendio prima che l'incendio cominci così che le vittime possano evacuare in tempo."

"Terzo ostacolo: assicurarsi che Jimin esca dalla sala prove."

"Semplice...semplicissimo...in confronto, salvare Hoseok era facile come una passeggiata per Gangnam..."

In effetti era stato così. Una volta ripassato il piano, le era bastato ripetere i passi che aveva già compiuto ed era riuscita a salvarlo senza problemi. Aveva perfino evitato di abbatterlo con un colpo di testa, come invece aveva fatto la volta precedente. Questa però si prospettava una sfida assai più ardua. 

Alle undici e trenta era già seduta su una panchina all'altro lato della strada rispetto al suo obbiettivo e studiava le porte scorrevoli che si aprivano ogni volta che qualcuno vi si avvicinava. Decise che avrebbe aspettato un altro po' prima di tentare di mettere in atto il suo piano. Più tempo passava dentro l'edificio, più avrebbe rischiato di attirare indebita attenzione. 

"La mia non è fifa, è solo...istinto di autoconservazione" si disse. 

Tutti gli articoli che aveva letto d'altronde non erano precisi riguardo all'orario dell'incidente. Alcuni dicevano intorno alle dodici, altri alle tredici, altri ancora dicevano solo "all'ora di pranzo". Doveva sperare in una buona dose di fortuna, perché se avesse attivato l'allarme troppo presto, avrebbero potuto fare rientrare le persone dopo l'evacuazione e dopo aver pensato che era un falso allarme. Se lo avesse fatto troppo tardi, Jimin non sarebbe riuscito a fuggire in tempo. 

"No pressure, comunque..."

 

Alle undici e cinquanta si costrinse ad alzare il sedere dalla panchina e a dirigersi con passi che dovevano sembrare determinati verso le porte scorrevoli dall'altra parte della strada. Si prese un attimo per lisciare la camicetta elegante e matura che aveva indossato nel tentativo di apparire professionale. Il piano era apparire naturale e fingere di avere un appuntamento. 

Drizzando la schiena e ondeggiando i fianchi con disinvoltura cercando di apparire sicura di sè, raggiunse a lunghe falcate l'ingresso. Dopo aver fatto un passo oltre le porte scorrevoli, iniziò a sentire l'adrenalina fischiarle nelle orecchie. 

-Mi scusi signorina, non vedo il suo pass. Chi è lei?- 

Il bodyguard a destra si era avvicinato minacciosamente, ma tenendosi comunque ad una rispettosa distanza. 

Con un sorriso aperto e cordiale, che in realtà era teso e pieno di panico, la ragazza volse lo sguardo verso l'interlocutore. 

-Ah, chiedo scusa. Sono una giornalista.-

"Beh... più o meno..."

-Ho un appuntamento per un'intervista.- 

"Fa che se la beva...fa che se la beva..."

L'uomo alto con i capelli rasati e piccoli occhi scuri la scrutò poco convinto. 

-Il suo nome?- chiese con tono basso. 

-Casadei Beatrice.- rispose lei con prontezza. 

-E con chi sarebbe il suo appuntamento?- continuò l'uomo. 

"Cavolo...che faccio? Invento un nome o..."

-Con Bang-PD-nim.- 

"Brava. Di tutti i nomi che potevi dire proprio quello del direttore?! Adesso sì che sei credibile!"

Mentre litigava internamente con se stessa e con la sua stupidità, il bodyguard si allontanò da lei, lasciandola sotto lo sguardo indagatore del suo collega. Cercò di sopprimere la tensione con una disinvolta scrollata di capelli, ma probabilmente non sortì un grande effetto, in quanto l'uomo continuò a fissarla con disprezzo. 

Dopo qualche istante, il suo primo interlocutore tornò e le rivolse un occhiata indecifrabile. 

-Mi segua.-

 

Beatrice osservava la larga schiena contenuta in una giacca scura che marciava davanti a lei da ormai qualche minuto. Bodyguard numero uno non si era premurato di spiegarle dove la stava conducendo e, per qualche motivo, lei dubitava fortemente che la sua destinazione fosse effettivamente l'ufficio di Bang Si-hyuk. I suoi dubbi furono confermati quando, dopo una serie di scale in discesa e un paio di svolte, fu condotta all'interno di una stanza sterile, priva di ogni ornamento eccezion fatta per una scrivania essenziale e due sedie. L'uomo la invitò a sedersi in una di esse e lui stesso si accomodò sull'altra. 

-Allora signorina, mi potrebbe spiegare come mai ha tentato di entrare in questo edificio fingendosi una giornalista?- chiese senza mezzi termini. 

La sua domanda secca e diretta tolse il fiato alla ragazza, che rimase a fissare la persona seduta di fronte a lei con impotenza. Il cervello rallentato dalla paura non riusciva ad elaborare una riposta convincente. 

-Io...lavoro davvero per una redazione giornalistica. Se desidera, posso farla parlare col mio capo.- rispose con esitazione, rimpiangendo la risposta l'istante dopo che le era uscita dalla bocca. 

L'uomo continuò a fissarla con ostinata diffidenza.

-Beh...sarà anche così, ma lei certamente non aveva un appuntamento con Bang-PD-nim. Perciò la prego di dirmi il motivo della sua...visita.- disse lui, pronunciando l'ultima parola come un ringhio basso. 

-Io...- 

Le parole non uscivano. I pensieri non percorrevano la sua mente. Era bloccata, ferma davanti ad un camion che la stava per travolgere a ottanta kilometri all'ora e lei non riusciva a fare altro che fissarlo impotente. 

"Sei dentro l'edificio. Hai ancora una speranza di salvare Jimin."

Il pensiero risultò in qualche misura confortante e le diede quella piccola scossa di cui aveva bisogno per uscire dallo stato catatonico in cui era precipitata. 

-Stava cercando di incontrare i BTS? È un fan? Oppure era a caccia di uno scoop da diffondere?- chiese con tono più minaccioso il bodyguard. 

Beatrice abbassò gli occhi, fingendo vergogna, ma ne approfittò per puntarli sul polso, dove sfoggiava un piccolo orologio con il quadrante circondato di zirconi. 

12:05

"Cosa fare?"

"Aspetto a fare scattare l'allarme?"

"O provo ad uscire di qua e attivarlo subito?"

-La prego di rispondere, signorina.- 

La voce dell'uomo si intrufolò nella sua mente recidendo il corso di pensieri e valutazioni su cui era concentrata. Doveva prendere una decisione in fretta. 

"È più probabile che l'incendio sia avvenuto dopo le 12:30. Mi conviene aspettare e sfruttare l'interrogatorio per rimanere all'interno dell'edificio."

 

Con incredibili e insperate doti di attrice, Beatrice era riuscita a raccontare la storia di una fan disperata il cui unico sogno era solo quello di incontrare i suoi idoli. Alzando gli occhi al soffitto e fissando intensamente le luci fredde e abbaglianti, era perfino riuscita a spremere qualche lacrima dai suoi dotti lacrimali, rafforzando la credibilità della sua narrazione. L'uomo di fronte a lei fu preso in contropiede da questa sua ultima trovata e sembrò in difficoltà nel gestire la situazione. Allora, per rincarare la dose, aveva finto singulti e sospiri sconsolati, coprendosi la faccia con le mani per simulare un pianto ancor più disperato e abbassò nuovamente gli occhi sul polso. 

12:25

"È ora di agire."

-Cosa succederà adesso?- chiese fingendo di asciugarsi le lacrime. 

L'uomo sembrò rassicurato dalla domanda, forse perché era un fattore che poteva controllare e di cui sapeva la risposta. 

-Verrà condotta fuori dall'edificio e segnalata in modo che non possa più entrare e non possa accedere ai meet & greet. È la prassi per proteggere il gruppo.- rispose lui, con sicurezza. 

Detto ciò, si alzò dalla sedia, intimandole di fare lo stesso. Lei, fingendosi ancora scossa, lo fece e si avvicinò alla porta barcollando. Una volta usciti in corridoio, iniziò a camminare seguita a minima distanza dall'uomo. 

"Devo allontanarlo da me."

Iniziò a tastarsi la borsa. Con un'espressione di apprensione, la aprì e iniziò a rovistarci furiosamente dentro. 

-Il mio portafogli!- esclamò, facendo sobbalzare leggermente la persona dietro a sé. 

-Il mio portafogli non c'è! Sono sicura che prima di entrare ce l'avevo!- 

Con occhi sgranati, percorse la borsa fino a quasi rovesciarla interamente sul pavimento. Afferrò il cellulare e le chiavi di casa e se le infilò nelle tasche dei pantaloni. 

-Deve essere rimasto nella stanza di prima! Forse l'ho tolto cercando i fazzoletti!- disse con panico nella voce. 

-Per favore, può andare a vedere?- chiese sollevando lo sguardo sul bodyguard che la fissava dubbioso. 

Dopo un attimo di esitazione e un sospiro, l'uomo si girò e con un paio di passi fu di nuovo davanti alla porta da cui erano usciti. 

Non appena le aveva girato la schiena, Beatrice si era focalizzata sul suo obbiettivo. Un pugno sferrato alla sua destra con tutta la potenza e l'adrenalina che aveva in corpo. 

L'allarme antincendio riempì immediatamente il corridoio.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Juliet8198