Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Eris Gendei    13/02/2020    2 recensioni
[Finale alternativo Vento Aureo_Parte 5]
Chariot Requiem e Diavolo sono stati sconfitti, la Bucci Gang ha perso la sua guida e non sa come andare avanti. Cosa succederebbe se Gold Experience riuscisse per la seconda volta ad operare l'impensabile? E se vecchi e nuovi sentimenti venissero alla luce?
Piccola reinterpretazione super fluff e demenziale a tratti, perché soffro per la carenza di materiale BruTrish in giro.
[Angst_Fluff_POV_Headcanon; BruTrish_Giomis]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bruno Bucciarati, Giorno Giovanna, Guido Mista, Jean Pierre Polnareff, Trish Una
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV del capitolo: Bruno e Trish

L’oscurità lo avvolse come una carezza mentre si faceva avanti nella stanza. Solo una debole lama di luna riusciva ad insinuarsi attraverso le tende socchiuse disegnando una striscia sul pavimento; sembrava quasi una strada, un percorso.
Come se volesse dargli un’indicazione, il destino aveva tracciato per lui la via, che lo portava lontano dalla direzione che avrebbe realmente voluto seguire.
Sarebbe stato così facile mettere un piede davanti all’altro, lasciarsi guidare e calpestare quel chiarore così pulito, così puro…
Non c’erano incertezze nel nastro d’argento che si snodava davanti a lui, né dubbi o tentennamenti; la luna compiva il suo moto regolare senza curarsi di sapere se lui le avrebbe dato ascolto o no: forse era certa che lo avrebbe fatto, forse non le importava.
Immobile, la schiena appoggiata alla porta e gli occhi fissi a terra, il giovane inspirò piano: gli sembrava di sentire il suo cuore pulsare in ogni parte del corpo, lo percepiva guizzare nei muscoli e sulle tempie, irrequieto.
Se era tanto semplice andare avanti e lasciarsi tutto alle spalle come mai non si decideva a muoversi?
Il delicato profumo di frutta e fiori che aleggiava nella stanza lo solleticò, procurandogli uno strano nodo nel ventre: credeva davvero di poter resistere ad un richiamo tanto potente?
Sapeva bene che non si trattava di una mera questione di corpi; se è vero che la carne è debole, la sua era temprata da anni di privazioni di ogni tipo.
No, non si trattava di quello; tra le lenzuola  c’erano l’unica persona che avesse mai provocato in lui qualcosa di così inspiegabile e la possibilità di rivalersi su una vita che gli aveva tolto tutto.
Due vittorie in un colpo solo, un affare.
Si sentì male all’istante per aver pensato a Trish in quei termini. Lei non era un trofeo da guadagnare, un qualcosa da prendersi: era un dono che la vita gli aveva fatto. E lui stava pensando di rifiutarlo.
La brezza delicata della notte si insinuò attraverso la vetrata, scompigliando le tende e i pensieri di Bruno: il sentiero di luna tremò, turbato dall’oscillare della cortina che chiudeva la finestra, e il raggio arrivò a colpire per un istante il letto su cui riposava la ragazza.
Era così facile deviare la luce, bastava un minuscolo impedimento per cambiare completamente il suo cammino.
Anche la vita umana era così, un evento insignificante poteva defletterla per sempre.
Trish era la luce e lui l’ostacolo: avrebbe realmente avuto il coraggio di porsi fra lei e il suo futuro, alterando irrevocabilmente il suo destino?
Per un attimo sentì montare la rabbia all’idea che nessuno nella sua vita se lo fosse mai chiesto: non i malviventi che avevano tentato di uccidere suo padre, la polizia che l’aveva giudicato, Polpo che non aveva esitato a sfruttarlo, il suo patrigno, sua madre che se ne era andata, abbandonandolo…
Nessuno si era mai fatto alcuno scrupolo nel porsi sulla sua strada, cambiando le carte in tavola e chiudendo una delle tante porte che il futuro teneva aperta per lui.
Tutti avevano lo avevano costretto a deviare.
La luce che bagnava le lenzuola non poteva che essere una risposta, un segno.
I segni si cercano quando si è presa una decisione e si vuole sentirsi legittimati a portarla avanti.
Bucciarati tentò di mettere a tacere quella voce saggia e comprensiva nella sua testa, prima di rendersi conto che non poteva nascondersi, non da se stesso.
Non voleva la compassione di nessuno, men che meno la propria.
Se era deciso a toccare il fondo lo avrebbe fatto a testa alta, ammettendo le sue colpe e la sua bassezza, fronteggiando la sua stessa natura senza indulgenza.
Avrebbe perso la sua dignità in modo dignitoso; avrebbe sfidato la vita riprendendosi ciò che gli era stato tolto, lasciato che la sofferenza del suo sentirsi spregevole fosse si sciogliesse nel godimento di ottenere ciò che aveva tanto desiderato.
Un lampo scuro gli attraversò gli occhi, le pupille così dilatate che parevano avere inghiottito l’iride, due buchi neri senza fondo. Per la prima volta aveva il coraggio di ammettere la sua parte più negletta, soffocata con cura negli anni eppure ancora così viva e vitale.
Era parte di lui tanto quanto il suo lato buono e, ora l’aveva capito, non poteva farci niente.
Si sarebbe immerso nella melma della propria corruzione con un dolore che era quasi pari al piacere.

La brezza che spirava dalla finestra cambiò direzione, lasciando che le pesanti tende tornassero al loro posto oscillando leggermente.
Come se fosse un segnale, Bucciarati mosse un passo deciso verso il letto.
Sentiva una strana euforia montargli dentro, un’emozione crescente che cavalcava nelle sue vene, riempiendogli le orecchie di un ronzio insistente.
Per la prima volta nella sua vita stava facendo ciò che desiderava piuttosto che ciò che gli imponeva il dovere. Esaltazione e timore si mescolavano dentro di lui: sapeva ciò che voleva, ma non sapeva come prenderselo.
Si fermò accanto al comodino, le ginocchia che sfioravano il materasso, le gambe percorse da un tremito leggero.
Era la sua ultima possibilità di voltare le spalle a se stesso, scegliere ancora una volta la via migliore per gli altri, ma sapeva che non ne sarebbe stato capace: si era già arreso, aveva deciso di non combattere.
Trish si mosse nel sonno, voltandosi verso di lui e portandosi una mano al petto, come a voler nascondere qualcosa.
Non poteva più resistere.
Salì sul materasso senza darsi pena di essere delicato e si avvicinò a lei. Nel sonno era ancora più bella: delicata e vulnerabile, sembrava tornata ad un essere bambina.
Il suo volto, rilassato per la prima volta da tempo, e i lineamenti addolciti gli procurarono un piacevole formicolio. Mentre dormiva non poteva puntare su di lui quello sguardo indagatore e accusatorio che non riusciva a dimenticare; le sopracciglia distese e la bocca buffamente dischiusa in una “o” erano la cosa più tenera che il giovane avesse mai visto.
Si lasciò sfuggire un sospiro tremante e si distese accanto a lei, inoltrandosi per la prima volta nell’abisso del contatto fisico.
Sentiva il corpo minuto di Trish premere delicatamente contro il suo, la trama spugnosa dell’asciugamano che alterava e ammorbidiva i suoi contorni.  Adagiato al suo fianco cercò di farsi più vicino, vincendo la sua naturale reticenza a toccare e lasciarsi toccare: inesperto, non sapeva esattamente cosa fare del proprio corpo e di se stesso.
Per un attimo sentì i muscoli irrigidirsi e fu tentato di andarsene il più lontano possibile: l’amalgama di desiderio e disagio che lo scuoteva lo stava mandando in confusione; pensò che probabilmente avrebbe dovuto vergognarsi, alla veneranda età di vent’anni, di essere fisicamente ed emotivamente incapace di abbracciare un altro essere umano.
Trasse un profondo respiro per calmarsi. Un’occhiata al volto di Trish, pallido  e sottile nella penombra, bastò a rammentargli che quello era esattamente il luogo dove voleva stare e dove sarebbe rimasto.
Attento a non svegliare la ragazza intrecciò cautamente le gambe e quelle di lei, le ginocchia che si scontravano con altre ginocchia, la peluria leggera dei polpacci che sfiorava la pelle liscia di lei.
La sensazione della pelle di un’altra persona sulla propria era sconvolgente, c’era un tale grado di intimità in quel contatto da lasciarlo senza fiato. Cercò di non pensare al fatto che né lui né Trish indossassero alcunché sotto gli asciugamani per non andare definitivamente nel panico.
Con tutta la lentezza di cui era capace avvolse le braccia attorno alla piccola figura, attirandola delicatamente contro il suo petto. I morbidi capelli di Trish gli solleticarono il collo, il suo profumo fruttato gli invase le narici: estasiato, affondò il naso in quella massa setosa e inspirò profondamente, attento a non lasciarsi sfuggire neanche un briciolo di quell’aroma.
Gli ricordava l’odore delle piante di limone che fioriscono in primavera, le foglie grandi e lucide che si tendono al sole, dei gelsomini che si imbiancano di boccioli nei porticati: era un odore di casa.
Se chiudeva gli occhi poteva immaginarsi in un vicolo assolato in Costiera, il riflesso abbagliante del mare negli occhi e la mano di Trish nella sua, coronamento di quel paesaggio perfetto.
Sarebbe potuto rimanere in eterno abbracciato a lei a sognare, al riparo da tutte le difficoltà del futuro, il resto del mondo per sempre fuori dalla questa stanza chiusa a doppia mandata.

E ci rimase.
Senza rendersene conto Bruno Bucciarati si addormentò al fianco di Trish Una, stretto al suo corpo piccolo e caldo, stordito da quella pletora di emozioni che dilagava dentro di lui.
La stanchezza immemorabile accumulata negli ultimi mesi e lo sconvolgimento dell’essere tornato in vita per ben due volte ebbero la meglio: i suoi sensi lo misero fuori combattimento prima che potesse correre nuovamente incontro al pericolo, intrappolandolo nel luogo più sicuro che potesse esserci.
Trish aveva placidamente reagito nel sonno a quell’abbraccio inatteso ma tanto desiderato: il suo braccio sottile si era posato sul fianco di lui e gli aveva donato una tale sensazione di protezione da sopraffarlo: dopo un’intera esistenza passata a sfuggire i peggiori pericoli immaginabili, non riusciva a credere che sarebbe bastata la carezza di una ragazzina a farlo sentire al riparo come nel grembo di sua madre.
Per lunghe e gloriose ore Bucciarati crebbe ed invecchiò in sogno con la persona che dormiva al suo fianco, ignara di quella incredibile dichiarazione d’amore che andava dipanandosi ad un passo da lei.
Sognò una vita intera insieme, passeggiate infinite sulla marina, mano nella mano, baci rubati sulla sabbia fredda della spiaggia di notte, Trish stesa al sole che legge una rivista di moda accanto a lui, Trish all’altare con un sontuoso abito rosa, Trish con in braccio una bambina che è la sua copia in piccolo, con un bambino che è la copia di lui, la somma di tutto ciò che di più bello hanno da regalarsi, Trish, i capelli ormai imbiancanti, che legge ancora riviste di moda, sorride commossa al ricordo di quanto aveva desiderato essere lei su quelle pagine e poi lo guarda, capisce ancora una volta di quanto sia stata fortunata a non finirci mai, perché il suo vero posto è sempre stato lì, accanto a lui…
Una lacrima solitaria sfuggì, non vista, dalle sue palpebre chiuse.
Non era soltanto Trish ciò che Bucciarati stava sognando: era la possibilità di scegliere, una vita in cui era finalmente libero.
Come spaventato dalla realtà, che minacciava di insinuarsi in quella bolla accogliente e delicata, il giovane strinse istintivamente a sé la ragazza, serrando le braccia intorno a lei.
Trish mugolò in risposta a quel trattamento poco delicato, aprendo appena un occhio.
Non poteva dirsi sveglia, ma il movimento di Bruno e la luce del sole, che si allungava sempre di più nella stanza filtrando dalla tenda socchiusa, l’avevano portata in quel limbo fra sonno e veglia in cui la coscienza è più desta di quanto sia la mente.
Per un attimo si chiese dove si trovasse e cosa fosse successo, consapevole che confusione e spavento erano in agguato nella parte di lei che ancora dormiva, ma l’odore familiare che la colse le bastò a capire che non doveva allarmarsi, era soltanto Bruno che aveva invaso il suo lato del letto.
Il complesso intreccio che le si sfocava davanti agli occhi doveva essere suo il tatuaggio: ora che finalmente vedeva il giovane senza la consueta giacca si rese conto di quanto fosse esteso ed elaborato, un elegante inviluppo che lo avvolgeva quasi completamente.
Percorse pigramente la trama di inchiostro con la punta dell’indice, attenta a non perdere mai la traccia: il contatto con la pelle di lui le trasmetteva una piacevole sensazione di formicolio, il suo corpo era così caldo e solido, così accogliente…
Le sua dita strapparono a Bucciarati un sospiro tremolante; il ragazzo si strinse ancora di più a lei, serrando le gambe intorno alle sue, come se volesse intrappolarla.
Trish sorrise contro il suo petto e chiuse gli occhi, deliziata da quella reazione così genuina e spontanea: in fondo non aveva molta fretta di svegliarsi e liberarsi dall’abbraccio di Bruno…
L’abbraccio di Bruno…
L’abbraccio di Bruno.
Se un istante prima era assonnata e semi-cosciente, Trish si trovò di colpo totalmente sveglia, gli occhi spalancati come un gufo. Si sollevò di scatto, acchiappando per un pelo l’asciugamano che minacciava di scivolare via, e abbassò lo sguardo sulla figura ancora serenamente addormentata al suo fianco.
Bucciarati
dormiva
nel suo letto.
Con lei.
Vicini.
Peggio che vicini, abbracciati!
Bruno Bucciarati aveva dormito tenendola stretta, senza che lei se ne rendesse conto.
Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi lusingata, sembrava avesse finalmente ottenuto ciò che tanto desiderava, ma nella realtà dei fatta sentiva solo una rabbia incandescente montare dentro di lei.
A che gioco stava giocando quell’idiota?
Prima recitava la parte del santarellino pudico e pieno di buoni principi, poi se lo ritrovava abbarbicato addosso come una cozza sullo scoglio, per di più mezzo nudo!
E pure lei era mezza nuda, a ben pensarci.
Una cocente sensazione di vergogna la fece arrossire fino alla radice dei capelli scompigliati: dopo la doccia si era semplicemente avvolta in un telo proprio perché sapeva che avrebbe dormito sola; e se l’asciugamano si fosse spostato durante la notte??
Se avesse dormito a bocca aperta?
Magari con il rivolo di saliva che cola, come nei cartoni animati.
E se, non voleva neanche prendere in considerazione l’idea, avesse russato??
Di solito non succedeva, ma chi può mai dirlo?
Era troppo da sopportare appena sveglia, non si trattava certo della più rosea delle mattine.
Quasi senza pensare liberò con uno scatto le gambe dalla presa di Bruno, che reagì sobbalzando e raccogliendo le ginocchia al petto, disturbato da tanta mal grazia, e calò la mano con quanta forza aveva sul viso del ragazzo.
Quel che è troppo è troppo.




Nota dell'autrice: Ed eccoci di nuovo. Dovete perdonare il terribile ritardo nella pubblicazione, ma il tempo non mi assiste e questa parte della storia si sta rivelando più complessa del previsto da mettere in parole.
E' possibile che in futuro l'assetto di alcuni capitoli, questo ad esempio, si modifichi: vorrei cercare di organizzare i brani in modo che abbiano una lunghezza omogenea (fin'ora ce ne sono solo un paio un pò più consistenti) e in questa sezione non è per niente facile; questo capitolo in principio era davvero lunghissimo, cosa che mi stava creando difficoltà sia per la stesura che per la pubblicazione (ci sto impiegando una marea di tempo a concluderlo)...rischiavo di metterlo online fra mezzo secolo!
Così ho deciso di spezzare per esigenze tecniche, ma non sono del tutto convinta ed è probabile che più avanti la ripartizione cambi.
Spero di riuscire a pubblicare almeno il capitolo speculare 11A al più presto, ma purtroppo per un paio di settimane dovrò sospendere tutto.
Nel frattempo vi lascio questo piccolo passo avanti nella questione fra Bruno e Trish...non temete, abbiamo quasi finito di litigare! (ve lo giuro, nella seconda parte di questo capitolo si risolve tutto)
Grazie per la lettura e per la pazienza, ci vediamo presto!
Enjoy

  
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