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Autore: Lella Duke    13/02/2020    2 recensioni
Prima di andare avanti bisogna fare i conti con il passato.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel presente

 

Era notte, faceva freddo. Mulder era disteso nel letto, il suo sguardo vagava dal soffitto alla finestra inseguendo le ombre che la luna proiettava all’interno della stanza. Cercava di scacciare via i pensieri che gli affollavano la mente ormai da ore. Quel pomeriggio dopo essere praticamente scappato dall’ufficio, era salito in macchina e guidando a memoria, senza prestare la minima attenzione alla strada, era arrivato a casa. Aveva pensato di prepararsi la cena, ma aveva lo stomaco in subbuglio e non ci aveva neanche provato. Così aveva finito per buttarsi sul divano con una birra e un pacco di semi di girasole. Per mantenere fede all’impegno di una vita con orari regolari, verso le 10.30 aveva deciso di farsi una doccia e stendersi nel letto. Un’ora dopo era ancora lì sveglio ostaggio dei suoi pensieri.

Non era stato Ed Jerse a turbarlo, ma le conseguenze scatenate da quella visita. Erano state le parole di Scully a inquietarlo come non succedeva da tempo. Aveva ragione lei, come sempre. Non avevano più parlato di quello che era successo a Philadelphia, aveva scacciato via il ricordo di Scully che aveva rischiato di finire in un inceneritore; aveva preteso di dimenticare che lei avesse deciso di passare la notte a casa di un perfetto sconosciuto. Ed Jerse faceva di diritto parte dei mille argomenti di cui Mulder e Scully non parlavano. E la lista era lunga, iniziava con Melissa e finiva con William. Una volta era più facile abbandonare gli argomenti scomodi o difficili in un cantuccio, ma accantonarli non significava eliminarli, ormai lo sapeva. Prima o poi si ripresentavano, pesanti e ingombranti a reclamare attenzione.

Consapevole di avere di fronte una probabile notte insonne, decise di alzarsi e prepararsi qualcosa di caldo da bere. Raggiunse la cucina ed accese il bollitore. Prese una tazza dal pensile e vi depose dentro il filtro del tè. Mentre attendeva che l’acqua raggiungesse il grado di ebollizione, il telefono squillò. Rimase un istante a fissarlo prima di rispondere. Sapeva chi c’era all’altro capo, non aveva bisogno di parlare. Sollevò la cornetta e rimase in silenzio.

“Sono io.” Esordì Scully.

“Si lo so.”

“Non ti ho svegliato vero?”

“Non riesco a dormire, mi stavo preparando una tazza di tè, magari aiuta.”

“Neanche io riesco a dormire.” Mulder udì in sottofondo un picchiettare nervoso, probabilmente Scully stava tamburellando con una penna sul tavolo o qualcosa del genere. “Senti… mi dispiace per quello che ho detto oggi, non volevo che uscisse fuori come un rimprovero perché non è così.”

“Non l’ho preso come un rimprovero.”

“Ok, bene… allora perché sei andato via in quel modo?”

“Perché non avevo il coraggio di sentire cosa avevi da dire. Avevi ragione, non ho mai voluto sapere cosa è successo quella notte. Non ti ho mai dato la possibilità di parlare.”

“E io non ti ho mai dato spiegazioni.”

“Non me ne dovevi allora e non me ne devi adesso.”

“Ma io voglio dartene, Mulder. Sono stanca di presumere e dare tutto per scontato. Voglio parlare e voglio ascoltare.”

Mulder rimase in silenzio il tempo necessario per prendere coraggio: “ok, comincio io a parlare allora. Torna a casa.”

Scully fu colta alla sprovvista. Si concesse qualche istante cercando il modo migliore di dar voce a quel che stava pensando: “Mulder io… voglio tornare a casa, davvero. Lo farò, ma non ancora. Non siamo ancora pronti.”

“Parla per te.”

Scully sospirò: “questo si che sembra un rimprovero.”

Mulder si portò istintivamente una mano sul viso a coprirsi gli occhi. Scully era andata via da casa, è vero, ma non lo aveva mai abbandonato. La sua era stata una decisione presa per il bene di entrambi. Gli ci era voluto un po’, ma aveva finito per capire e accettare quella decisione come l’unica sensata. Aveva capito che soltanto separandosi avrebbero potuto sperare di guarire, ognuno per sé le proprie ferite.

Scully sentì le lacrime risalire e bruciarle gli occhi: “non ti voglio ferire, non l’ho mai voluto. Non sai cosa significa per me vederti ristabilito, sapere che hai ripreso in mano la tua vita. Io sto facendo lo stesso con la mia. Se fossi rimasta a casa tutto questo non sarebbe successo. Ci siamo dati una possibilità, non sprechiamola.“

Scully prese un profondo respiro, fece del suo meglio per ricacciarsi indietro le lacrime, non voleva piangere, ne aveva abbastanza di amarezza e ombre. Come se Mulder le avesse letto nel pensiero, ruppe il silenzio riportando l’attenzione sull’argomento Philadelphia: “a proposito di Jerse… in quell’occasione ciò che mi ha veramente destabilizzato è stato rendermi conto che avevi tutto il diritto di avere una tua vita privata. Ho realizzato che prima o poi sarebbe potuto arrivare un altro ‘Ed Jerse’ e avrebbe potuto portarti via. Se fossi stato un uomo meno accentratore, ti avrei spinta fuori da quel seminterrato vietandoti di rimetterci piede, ti avrei allontanata da me. Mi dispiace, sono solo un indegno egoista. Sono fatto così.

“Se fossi stato un uomo diverso non mi sarei innamorata di te.”

Mulder sorrise nel sentire quelle parole, chiuse gli occhi e il viso di Scully gli si materializzò davanti come fossero stati l'uno di fronte all'altra invece che in due case diverse. Vide i suoi occhi azzurri grandi e onesti, le efelidi libere dal trucco e quelle labbra che avrebbe dato qualunque cosa per poter baciare ancora una volta.

Scully si prese un attimo ancora prima di continuare: “per rispondere alla domanda che non mi hai mai fatto… non è successo niente quella notte a Philadelphia. Sono rimasta a casa di Ed  perché era molto tardi, avevo bevuto un po’ e fuori nevicava. Mi ha lasciato il suo letto e lui è andato a dormire sul divano.” Fece una piccola pausa e poi continuò: “da quando ci sei tu nella mia vita, non c’è più stato nessun altro.”

Mulder rilasciò il respiro che non si era accorto di trattenere. Non avrebbe mai potuto spiegare a parole la gioia che provò nel sentire quella dichiarazione. Avrebbe voluto ricambiare subito tanta sincerità, ma Scully lo precedette: “è tardi, domani ci aspetta una giornata piena in ufficio. Sarai stanco, dovresti andare a dormire.”

Mulder si rigirò la tazza che aveva tra le mani: “si, il tè deve aver funzionato, mi sento molto più disteso ora. Credo che mi addormenterò in fretta.” Il tono finalmente leggero produsse subito gli effetti sperati.

Scully si lasciò sfuggire un sorriso: “dormi bene. A domani.”

“A domani.” Mulder terminò la telefonata e rimase a fissare il telefono. Quella notte aveva avuto la conferma che a breve avrebbe riavuto Scully a casa. Doveva avere ancora un po' di pazienza. Era solo questione di tempo. Non l’avrebbe mai più data per scontata, era un errore che non avrebbe mai più commesso. In passato aveva aspettato sette anni per darle un bacio, aveva atteso che lei fosse pronta e che non ci fossero dubbi in quella sua meravigliosa mente.

Avrebbe aspettato ancora.

L’avrebbe aspettata per tutta la vita.

   
 
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